7
Mar
2020

I costi del Coronavirus

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Luca Vitale

CASO CORONAVIRUS

La teoria economica ha sempre fatto uso di alcuni concetti fondamentali per tentare di allineare i risultati suggeriti dai modelli micro e macroeconomici alla ben più complessa realtà. L’idea di shock esogeno riveste in tale ottica un ruolo centrale, presentandosi come un evento inaspettato e non prevedibile, esterno al sistema economico, che ne influenza in modo negativo o positivo l’andamento. Gli esempi ricorrenti nelle aule universitarie fanno riferimento a fenomeni naturali quali terremoti, alluvioni, carestie e, non ultimo, epidemie. Appare evidente, infatti, che un’epidemia non sia determinata da variabili economiche ma che allo stesso tempo ne possa condizionare l’andamento. Nelle ultime settimane, il diffondersi del nuovo Coronavirus ci sta fornendo un esempio reale di ciò che uno shock esogeno negativo può causare.

OCSE

Sebbene le conseguenze sull’economia del nuovo Covid-19 siano al momento difficili da stimare, in quanto legate ad aspetti tutt’ora aleatori quali la durata e la portata del virus, l’OCSE ha pubblicato un dossier attendibile basato sulle informazioni ad oggi disponibili. In particolare, gli esperti dell’istituto forniscono i dati di due possibili scenari: base-case scenario e domino scenario. Nel primo caso si fa riferimento ad una situazione in cui il contagio non si diffonda eccessivamente nei paesi occidentali. Si analizzano quindi le conseguenze di uno shock di breve periodo, concentrato particolarmente sull’economia cinese. Il primo dato da sottolineare è la crescita del PIL mondiale: prima della diffusione del covid-19 tale indicatore era stimato al 2.9% mentre in questo particolare scenario è tagliato di circa mezzo punto, assestandosi al 2.4%. Gli effetti sulle economie degli altri paesi sarebbero da studiare in relazione ai rapporti commerciali di quest’ultimi con la Cina: il sud-est asiatico sarebbe perciò l’area più colpita mentre l’Europa e gli Stati Uniti ne uscirebbero quasi illesi.

Gli ultimi sviluppi e le ultime notizie di cronaca ci portano però a tenere maggiormente in considerazione il secondo scenario proposto dall’OCSE: il cosiddetto domino scenario in cui il virus si diffonde molto più intensamente in Asia e nelle economie occidentali. In questo caso i dati sarebbero ovviamente molto più preoccupanti, con una riduzione del GDP globale di circa un punto mezzo nel 2020. Nonostante l’OCSE sottolinei le possibili dinamiche deflattive che uno shock esogeno negativo possa generare, l’opinione generale è più cauta. Una contemporanea riduzione di domanda e offerta non dovrebbe infatti avere effetti importanti sui prezzi. La naturale conseguenza di questi effetti sarebbe la riduzione dei tassi di interesse da parte delle banche centrali (la FED ha già abbassato, abbastanza inaspettatamente, i tassi di circa un punto, suggerendo che lo scenario da tenere in considerazione sia ormai quello della più ampia diffusione). Ovviamente, la riduzione della ricchezza avrebbe effetti di medio termine anche sul mondo del lavoro, con un naturale calo dell’occupazione, soprattutto nei settori più colpiti.

I suggerimenti dell’OCSE ai governi dei paesi vanno da un supporto fiscale ai sistemi sanitari fino a un’azione coordinata sovranazionale per affrontare l’eventuale crisi. Sarà anche importante, sottolinea il report, garantire alle banche adeguata liquidità nel brevissimo periodo, in modo da rifornire attraverso prestiti piccole e medie imprese che dovranno affrontare inevitabili problemi di cassa.

ITALIA

Guardando più nello specifico al nostro paese, bisogna concentrare lo sguardo sulle tre regioni più colpite: Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. La “fortuna” che ad essere maggiormente colpite siano state le regioni con la sanità più efficace ed efficiente viene infatti bilanciata dalla ‘’sfortuna’’ che tali regioni costituiscano complessivamente il 40% del PIL italiano. Il settore più colpito è ovviamente il turismo, con picchi di disdette fino all’80% nel capoluogo lombardo. Una stima «prudenziale» di Federturismo, l’associazione di categoria, a fine febbraio, stimava una perdita di 5 miliardi di euro su scala nazionale. Il bilancio finale potrebbe ora essere anche più drastico. Il settore metalmeccanico, con circa 6000 operai fermi causa Coronavirus, e il settore automotive, fortemente dipendente dall’economia cinese, sono due filiere ad alto rischio. La perdita nell’export sarà una variabile chiave, considerando che le vendite fuori confine delle zone più colpite ammontano a circa 138 miliardi di euro, il 30% dell’export nazionale. Una stima di Coldiretti su dati Istat ha rilevato un calo dell’11,9% delle esportazioni di prodotti italiani in Cina solo nel gennaio 2020.

Il governo italiano ha già iniziato con timide iniziative a fronteggiare la situazione. Si fa riferimento in questo caso al decreto del 2 marzo 2020, contenente disposizioni riguardanti soprattutto la cosiddetta zona rossa, composta dai 10 comuni del lodigiano e da Vo Euganeo in Veneto. Le misure prese sono sostanzialmente assistenziali nei confronti delle comunità in difficoltà:

  • sospesi i pagamenti di bollette di acqua, gas ed energia elettrica;
  • sospesi i versamenti relativi a cartelle di pagamento, avvisi di pagamento emessi dagli enti previdenziali ed assicurativi, atti di accertamento esecutivi emessi dagli enti locali e dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli;
  • sospeso il versamento, per 12 mesi, dei ratei dei mutui agevolati;
  • sospeso il pagamento dei diritti camerali;
  • estensione della cassa integrazione ordinaria per le unità produttive operanti nei comuni elencati e per i lavoratori ivi domiciliati;
  • indennità di 500 euro al mese, per un massimo di tre mesi, per i lavoratori che hanno rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, per gli agenti commerciali, per i professionisti e per i lavoratori autonomi.

A tali provvedimenti specifici vanno aggiunte delle misure più ampie in favore dei soggetti che risentono delle conseguenze, anche indirette, dell’emergenza sanitaria (che si traducono sostanzialmente in uno stanziamento aggiuntivo di fondi per le piccole-medie imprese).

CHE PROVVEDIMENTI ADOTTARE

È evidente che il Ministero dell’Economia dovrà intervenire con disposizioni più significative per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Bisognerà però aspettare e capire se l’Italia rimarrà l’unico paese europeo più colpito o, come più probabile, il virus si diffonderà in tutto il continente. In questo caso, infatti, la BCE interverrà quasi certamente per iniettare (ulteriore) liquidità nel sistema, sulla scia di quanto fatto dalla FED negli Stati Uniti. Il punto chiave dell’eventuale recessione sarà infatti la trasmissione della crisi dall’economia reale ai mercati finanziari: già nel mese di febbraio abbiamo assistito ad un aumento dell’incertezza e ad una certa instabilità dei mercati. Se questo trend dovesse continuare la portata della recessione sarà ben più ampia. Nel caso in cui la crisi rimanga solo nell’ambito dell’economia reale possiamo sfruttare l’esperienza passata (SARS su tutte) per immaginare gli sviluppi futuri. Nei casi classici di epidemie, la crisi ha effetti piuttosto ampi nel breve periodo, ma che vanno ad affievolirsi abbastanza velocemente con poche, se non nulle, conseguenze nel lungo periodo. Nel caso di contagio diffuso sarà molto probabile un allentamento dei parametri di Bruxelles in sede di legge di stabilità. Sarà importante sfruttare tale discrezionalità con investimenti ben gestiti e riforme utili: meno burocrazia, più efficienza nella giustizia civile, una spesa pubblica senza sprechi che consenta di ridurre la pressione fiscale. Come ha scritto Alberto Mingardi sulla Stampa, l’insieme di questi provvedimenti dovrebbe avere il compito di ostacolare il meno possibile l’iniziativa privata. La ricostruzione, infatti, dovrà inevitabilmente passare da comportamenti individuali, una voglia di recuperare i danni subiti e creare nuova ricchezza. L’unico precedente da cui trarre, in parte, lezione può essere lo scenario del secondo dopoguerra: il governo De Gasperi attuò proprio politiche di questo stampo per rispondere al calo vertiginoso del PIL pro capite e i risultati furono più che positivi. Inoltre, misure di questo genere contribuirebbero anche a rassicurare i mercati finanziari e ad evitare sviluppi ben più ampi dell’eventuale crisi.

Il virus covid-19 ha sconvolto la nostra quotidianità nelle ultime settimane. La priorità rimane esclusivamente l’aspetto sanitario di riduzione del contagio e di tutela della salute dei cittadini, tuttavia, bisogna attrezzarsi per evitare che il virus si ‘’diffonda’’ e contagi fortemente anche la nostra economia.

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