I consumi americani resteranno deboli. Ma per 25 anni forse no
Il paper appena uscito di Menzie Chinn e Jeffrey Frieden sta suscitando un certo dibattito sui blog USA. È molto utile perché aggiorna e rafforza la tesi che qui più volte abbiamo espresso, in merito al periodo forzatamente lungo che occorrerà per vedere i consumi americani tornare ai livelli degli anni 2002-2007, stante la necessità di riequilibrare il deficit delle partite correnti Usa e di riallineare la propensione al consumo al reddito disponibile. Ma poiché Chinn è un noto liberal clintoniano e keynesiano, trovo abbia ragione Arnold Kling che su EconLog è insorto, vedendo puntare il dito contro il deficit negli anni di Reagan. Chinn ha reagito duramente, la cosa si è risolta con scuse reciproche, ma è sano un paese dove gli osservatori economici ricordano esplicitamente a lettori ed opinione pubblica che la scuola di appartenenza “conta”, eccome se conta. Da noi non avviene, per il semplice fatto che al 99% sono tutti nel mainstream keynesiano. Utile anche la lettura di Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph. Una sana polemica contro Krugman e gli iperdeficisti che spingono per altri pacchetti pubblici di sostegno all’economia, in cui viene citato anche il caso italiano: ma in senso opposto a Krugman, che ormai usa spesso l’esempio tricolore come argomento a sostegno dell’innocuità di altissimi debiti pubblici. Mi pare che l’ottimo Ambrose sbagli un po’ troppo per eccesso di pessimismo, affermando che occorreranno forse 25 anni per rimettere le cose a posto. Diciamo che dipende da quanto deficit e debito farà davvero Obama, e se davvero metterà in essere gli oltre 9 trilioni $ di debito aggiuntivo sin qui promessi.