I 5 decreti sul federalismo: addio alla promessa di costi standard sanitari
Da domani – il ministro Calderoli illustra ai relatori di maggioranza e minoranza della commissione bicamerale attuativa per il federalismo le varianti del governo apportate al decreto sul fisco municipale – comincia la maratona che dal 17 al 23 gennaio dovrebbe condurre all’approvazione dei cinque decreti attuativi restanti, in cui è stata accorpata tutta l’intera materia non compresa nei primi tre già approvati, relativi al federalismo demaniale, a Roma capitale, e ai fabbisogni standard di Comuni e province per superare il vecchio criterio della spesa storica. Nella commissione l’equilibrio numerico è di 15 a 15 tra attuale maggioranza e opposizione, con il finiano Baldassarri a fare la differenza. L’Udc ha votato contro il federalismo, il Pd ha votate a favore di Roma capitale, ma presenta moltissimi emendamenti ai decreti in via di esame. Il parere della commisione non è vincolante, ma in quel caso è dura per il governo andare avanti. Vla cosa a mio giudizio più grave è che l’intero perimetro del federalismo fiscale è costruito sull’obiettivo di far restare sostanzialmente eguale – al netto degli sfodbnamenti contestati dall’Economia su sanità, in via di rientro coatto – il livello di spesa pubblica complessiva e lem risorse totali provenienti da gettito fiscale. In più, i costi standard sanitari, dopo 15 anni di promesse al Nord per ottenere che fossero i costi delle prestazioni più economiche ed efficienti a far testo, sono stati invece del tutto abbandonati. Senza che nessuno lo riconosca a cominciare dalla Lega, che continua a parlare di costo standard quando invece si recuopera la spesa storica precedente. Ha vinto il Sud e in generale l’inefficienza, pur di estendere l’area di consenso ai decreti attuativi e proclamare poi – sempre che ci sia – una vittoria che a me pare di Pirro. Perché è vero che a regime, sempre che ripeto la legislatura non s’interrompa, le Autonomie avrebbero più risorse proprie. Ma i tanto opredicati risparmi di spesa non ci sarebbero. E se non ci sono come obiettivo quantificato, si può solo essere certi che la spesa crescerà, e di conseguenza la seguirà il livello di prelievo. Sedici anni di polemiche valevano tutto questo? No. Vediamo comunque i principali problemi aperti.
Fisco comunale. Opposizione e Baldassarri hanno sollevato un primo problema sull’IMU, l’imposta municipale unica che dovrebbe costituire la fonte primaria dell’autonomia finanziaria comunale. Il governo respinge la stima che essa farebbe venire meno alle casse comunali rispetto ad oggi – 21,5 miliardi ai Comuni – almeno 2,5 miliardi di euro, confermando cioè a regime i tagli biennali ai Comuni della scorsa manovra estiva, che il governo si era invece impegnato a ripristinare proprio col federalismo. Calderoli replica che l’aliquota IMU non è ancora fissata nel decreto (anche se dai calcoli allegati si poteva desumere in 10,6 per mille sugli immobili di di proprietà interessati, e al 5,3 per mille per quelli d’impresa e dati in affitto: c’è naturalmente il problema – visto che la rendita si calcolerebbe sui valori catastali – dekll’aggiornamebntod el catasto che in due terzi d’Italia è indietrissimo, per questo i Comuni sono incentivati a farlo trattenendo quote parte proporzionali all’emersione, c’è da contare che le polemiche copi proprietari esploderanno, per recuperare gettito) ). Il governo ha altresì respinto la stima di 450 milioni in meno per i soli Comuni del Sud. Accolta invece l’obiezione secondo cui l’IMU, tenendo escluse le prime case in coerenza all’abolizione dell’ICI, finirebbe per premiare troppo i Comuni turistici, incoraggiando per di più attribuzioni proprietarie di comodo ad altri membri della famiglia. Il rischio è che manchino 5 miliardi all’appello. Calderoli ha annunciato un meccanismo anti-frode per le intestazioni di comodo, e proporrà un abbattimento del 2% dell’aliquota d’imposta sui trasferimenti immobiliari, dal 45 al 25 per la prima casa e dal 10% all’8% per la seconda. Ai Comuni resterebbe per intera l’IMU di possesso, e solo un quinto di quella di trasferimento. Recuperato in questo modo almeno metà di ciò che l’opposizione stima mancante, il governo pensa per il resto ad innalzare la compartecipazione IRPEF. La TIA, scelta da un solo Comune su 8, verrebbe abolita, la TARSU sui rifiuti ancorata alla rendita e non alla superficie: respinta l’idea del PD di accorpare i tributi in un’unica imposta sui servizi immobiliari anche sulla prima casa.
Altro nodo su cui le opinioni divergono è quello della cedolare secca al 20% sugli affitti. Baldassarri e Fli hanno proposto invano di stralciarla e vararla con decreto autonomo. Le obiezioni riguardano il fatto che l’aliquota prevista al 20% non scoraggerebbe abbastanza il fenomeno degli affitti in nero, poiché gli inquilini non avrebbero vantaggi alla denuncia. Il governo pensa di tenere l’aliquota al 20% solo sui canoni concordati, innalzando al 23% quelli si canoni liberi e lasciando il 3% di differenza come deduzione d’imponibile a vantaggio degli inquilini, per incoraggiarli a segnalare il nero.
Fisco regionale e provinciale, costi standard sanitari. Il 16 dicembre la Conferenza Stato Regioni ha dato il via libera al testo che attribuisce alla regioni un’ampia compartecipazione IVA, un’addizionale IRPEF fino al 3%, la possibilità di azzerare l’IRAP. Resta aperto il contenzioso sui saldi finali, rispetto ai tagli pluriennali della manovra estiva dopo il recupero ridotto a soli due terzi di quelli previsti per il 2011. Per i costi standard sanitari, è stato definitivamente abbandonato ogni criterio che si riferisca alla prestazione di servizi secondo costi unitari nelle Regioni più efficienti: mancavano i dati da parte di molte Regioni, e per quelle più lontane dall’efficienza avrebbero comportato tagli che, di fatto, dopo tanti anni di promesse vengono invece a cadere. Si sceglieranno 5 Regioni di cui almeno 3 con i conti in ordine e 2 no, delle quali si farà media dei fabbisogni storici – cioè della spesa sanitaria procapite – riparametrandola secondo coefficienti demografici, come percentuale di anziani, immigrati e caratteristiche orografiche e di dispersione territoriale. Si resta al costo storico, per quanto rivisto e corretto. Questa si chiama: presa per i fondelli. Almeno al paese mio.
Armonizzazione dei bilanci. Comuni Province e Regioni vengono obbligati finalmente a redigere bilanci secondo principi contabili comuni – oggi non è così -, a formulare un bilancio per missioni e programmi come quello dello Stato, ad adottare un consolidato comprendente i conti di tutte le aziende e società controllate. Non ci dovrebbero essere grandi problemi: ma attenti a vedere se il consolidato sia solo proforma o civilistico a tutti gli effetti.
Premi e sanzioni. Si introducono premi alle amministrazioni virtuose, sanzioni fino all’ineleggibilità per chi arriva al default. A parole tutti d’accordo, ma resta da vedere se l’ineleggibilità passa davvero: al Sud è molto temuta. Molti nelle Autonomie temono che il conto si presenti solo a chi è eletto a situazione già pregiudicata.
Infrastrutture. L’ultimo decreto attuativo fissa i nuovi criteri per le politiche di coesione in materia di fondi comunitari e FAS, oggetto di innumerevoli polemiche i questi anni, e sulla perequazione infrastrutturale. E’ uno dei capitoli del piano per il Mezzogiorno su cui ha lavorato Fitto. Le opposizioni sostengono che il Sud resta troppo svantaggiato, visto l’abbattimento maggiore di spesa per investimenti pubblici degli ultimi anni. Il decreto attuativo fissa princìpi generali: servono invece cifre e proporzioni dell’ammontare concreto, conh tanto di meccanismi di responsabilità in caso di inadempimento.
Come volevasi dimostrare. La politica italiana è una cloaca. Non resta che tirare lo sciacquone.
Sul federalismo fiscale e sulle ispirazioni.
Eroicamente sopravvissuto
alla lettura dei 22art. della proposta di legge Calderoli,
e successivi decreti,
sull’introduzione del Federalismo Fiscale,
rimasi folgorato sulla via di Damasco,
realizzando chi ne fu l’indubitabile ispiratore: Luxuria.
………
Chiose a latere.
Nessuno é autorizzato a pensar male in quanto
Luxuria é riconosciuto e conclamato come assoluto competente in materia,
…..coram populo.
Lapalissiano sostenere che chi non viene folgorato sulla via di Damasco,
rischia di rimanere ustionato,
con inevitabili danni collaterali,
sulla via di Sodoma e Gomorra.
Sempre di itinerari biblici si tratta.
Serenissimi Saluti
Martino
no al federalismo!
nel 2001 avete distrutto la costituzione e guardate in che macello siamo ridotti!
stiamo vivendo un processo di BALCANIZZAZIONE latente, voluto dai soliti poteri forti contro il volere del popolo!
Mi spiace Giannino ma sono costretto a contraddirla, almeno in parte.
Il problema principale per il calcolo dei costi standard in sanità è soprattutto di tipo tecnico! La domanda di servizi sanitari segue delle dinamiche profondamente differenti rispetto alla domanda di qualunque altro bene/servizio di consumo. Definire un livello standard di domanda, un livello “giusto” per un determinato servizio è semplicemente impossibile, ameno in tempi ragionevoli.
Un esempio: mettiamoci nei panni di una Asl che vuole allocare i costi fissi di una campagna di prevenzione contro il fumo (o di una macchina per la diagnosi preventiva di tumori al seno). Quale è la domanda “giusta”, standard, per questo servizio erogato? quante donne dovrebbero eseguire questo esame? tutte quelle sul territorio di competenza? quelle attualmente servite? e se faccio una campagna di sensibilizzazione sul territorio?
Inoltre, come quantificare il costo standard di tutti quei servizi erogati da un’azienda ospedaliera non inclusi nei DRG?
A mio parere, il calcolo dei costi standard è un problema mal posto. L’utilizzo della spesa pro-capite delle regioni virtuose è senza dubbio un compromesso pieno zeppo di limiti, ma, perlomeno, permetterà di smuovere le acque in un settore in cui i margini di efficientamento sono enormi.
Danilo Minelli
studente 1° Master economia e management delle aziende sanitarie, Sole 24 Ore
preludio:: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-01-10/coda-sperando-futuro-diverso-101622.shtml?uuid=AYcd3dyC
….E vai SUDAN…prossimamente Belgio..(.. dopo Ceco-Slovacchia & Kossovo)……
La secessione non è un tabù. In Sudan è festa !!!.
Si è molto dibattuto di federalismo, di Italia, e per ovvie ragioni elettorali di LN….visto ke sono in Veneto.
….Parole tante, troppe. Numeri poki, zero.
….Ma consentitemi, berlusconianamente, di porgere alcuni numeri.
Il primo riguarda il concetto di italia e relativi festeggiamenti in Veneto.
Eloquentissimo il sondaggio promosso dal Corriere..
==>> vedi:: http://corrieredelveneto.corriere.it/appsSondaggi/votazioneDispatch.do?method=risultati&idSondaggio=8373
……………..laddove :: E’ giusto che i veneti festeggino l’unità d’Italia? …
Numero votanti: 3020 Risultati sondaggio CORRIERE al 9.1.2011 ore24.00 ::No=70.2%; Sì=29.8%.
sembrerebbe dunque ke il 70% dei 3000 partecipanti al sondaggio sia fieramente avversa ai festeggiamenti….
Ricordiamo che Veneto e Lombardia furono le uniche 2 regioni che approvarono a maggioranza plebiscitaria..alias ..bulgara..il referendum sulla DEVOLUTION….Guarda caso le uniche 2 regioni che pagano le scorte eleganti alle altre 18….
…ma questo è dunque un preludio alla secessione.???..auspicabilmente siiiiii!!!!.
Possiamo arguire che un qualsivoglia sondaggio, foss’anche del Corriere, non significa alcunché.
…Tuttavia, LN pesa qui(=in Veneto) ed ora il 37% dei voti . I venetisti duri&puri pesano 1,5%. DATI Regionali.2010.
….ERGO, ieri=Reg2010 LN+venetisti pesava in cabina elettorale circa il 38,5%.
….Oggi, con LN in crescita dobbiamo ipotizzare in Veneto un LN+venetisti oltre il 40-42%.
……Come a dire che le prossime Reg2015 le vincerà LN.Zaia da sola…….
Difficile esimersi,qui in Veneto, dalle discussioni sul FEDeralismoFIScale.
….
La cosa esilarante sarà capire, “il giorno dopo”, se un Veneto leghista applicherà integralmente l’Art.1 dello STATUTO della LN, che, per Vs. comodità riporto::
Art. 1 – Finalità
Il Movimento politico “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” (=LN), ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana.(ndr=SECESSIONE !!!!!…..????????)
In altre parole, raggiunto forse??, il FedFis, faremo la rivincita Unionisti vs. Confederati a ruoli=poli invertiti?.
As usual..
Serenissimi Saluti
Troppe parole.I problemi sono semplici.Andrebbero affrontati uno alla volta con chiarezza.Esempio.C’è la questione dei costi standard?Benissimo.Venga elaborato il provvedimento relativo.Che bisogno c’è di diluirlo in un contesto universale?Quando si complica significa che ci sono obiettivi diversi dalle soluzioni.La conclusione consueta è che le associazioni private che si chiamano partiti continuano a mangiarsi il paese.Fino a quando potrà durare?Chissà,non poniamo limiti all’umana disperazione.
Dottor Giannino, complimenti per il blog e grazie perché uno dei pochi momenti di godimento che ho nella mia giornata è quando leggo i suoi articoli!!! Purtroppo i liberali in Italia sono merce rara e lei è l’unico che sostiene autenticamente e in modo molto corretto le ragioni del libero mercato!! Se dipendesse da me la farei capo del governo o ministro delle finanze!! E grazie anche perché è l’unico giornalista non di sinistra che dice la verità sul federalismo e cioè che non farà ridurre la spesa ma la aumenterà!! LA VERA RIVOLUZIONE NON E’ PASSARE DAL PUBBLICO CENTRALE AL PUBBLICO LOCALE, MA DAL PUBBLICO AL PRIVATO!!!! Grazie per quello che dice e continui così!!!
Che siano stati abbandonati i costi standard è una tragedia, una duplice tragedia. Primo perché la contabilità a costi standard è una pratica obsoleta, ormai abbandonata dalle aziende sane, che non consente di ridurre i costi in modo efficace. Secondo perché fa venir meno un riferimento, sia pure approssimativo, su cui misurare l’efficienza delle USL. Non c’è speranza di salvezza da questa classe di politicanti.
Federalismo, materia interessante e complicatissima ma ricordiamoci che, stato federale o meno, se non riduciamo la Spesa Pubblica Corrente tagliando la parte inutile e dannosa della PA e non diamo fiato ed incentiviamo l’iniziative privata e la produzione di beni e servizi, il Debito Pubblico continuera’ ad aumentare e quindi anche la spesa annua per onorarlo e saremo sempre qui a combattere la guerra tra poveri, sempre piu’ poveri.
Chi fosse interessato all’argomento puo’ leggere “Se Gesu’ fosse Tremonti…” sul blog
http://www.segesufossetremonti.blogspot.com
Anton
il federalismo ha senso se si attua una semplificazione della struttura della P.A. e diminuzione dei costi della spesa corrente per stipendi. Perchè non si accorpano i piccoli comuni? Non hanno senso 8000 e + comuni.Altrettanto dicasi per le Province che dovevano già essere abolite, anzichè aumentarle come è stato fatto.Da decenni si parla dell’abolizione degli Enti inutili, ma in realtà credo che sia finito il tutto nel dimenticatoio e anzi molti siano ritornati ad essere Enti utili sotto altro nome o natura giuridica.Mi piacerebbe che il Dr Giannino approfondisse questi aspetti dello sperpero di denaro pubblico.
Ci prendono tutti per il culo.
Se passa il federalismo come faranno per esempio in Sicilia a pagare tutti gli stipendi alla PA & C. OLUS (organizzazione lucrativa di utilità sociale) ?? faremmo la fine di Tunisi..
Facciamo prima a fare il referendum per chiedere l’annessione alla svizzera 😉
ma usare il correttore ortografico?
Due piccoli commenti
Questa legge non c’entra assolutamente niente col federalismo, che è tutta un’altra cosa. Dai, fate un pò di tam tam : per favore smettiamola di abbinare questa “roba” alla parola federalismo.
Vedo qui in alto che il debito pubblico italiano è arrivato a 1.871 miliardi di Euro. Magari! State dimenticando che il present value, scontato, attualizzato del debito pensionistico è debito pubblico a tutti gli effetti. Lo avevo fatto dichiarare anche dall’Ocse a Parigi nel 1994. Il suo valore attuale è di circa altri 3.000 miliardi di Euro.
Fino a quando non si istituiranno degli organismi indipendenti a controllo pubblico che siano in grado di valutare l’efficienza delle diverse strutture sanitarie e rendano il tutto trasparente agli occhi dei cittadini ( un sito internet con scritti dei dati inequivocabili…non bla bla bla politichese) non si avrà alcun risultato.
Il Sud è in molte aree un disastro totale nella sanità.
Vi sono anche molti sospetti sulla decantata efficienza Lombarda.
Purtroppo la giunta ciellina di Formigoni controlla il sistema delle strutture private accreditate e il Nos della Regione deputato a controllare i rimborsi al privato convenzionato è stato inquisito più volte dalla magistratura.
Hanno lo stesso numero di cardiochirurgie della Francia nella regione Lombardia ( la cardiochirurgia e altre specializzazioni mediche come ortopedia rendono tanto in termini di rimborsi dello Stato a strutture private).
La trasformazione inoltre di strutture pubbliche in fondazioni (per avere meno freni nell’amministrazione della struttura e meno controlli pubblici) desta molte perplessità.
Chi pensa che la sanità lombarda sia un modello provi a pensare che uno dei maggiori azionisti di RCS è Rotelli con le sue cliniche.
I profitti investiti sono semplicemente un rigiro delle vostre tasse e di soldi pubblici.
ciò che serve è EFFICIENZA TRASPARENZA e dei veri manager della sanità (non nominati dai partiti).
Quanto prima ci accorgeremo che il federalismo e uno slogan elettorale e qualche aiuto ai morti che fatturano ancora un po nonostante la globalizzazione a nostre spese tanto prima lo butteremo nel cestino TEMA GIUSTO ma SVOLGIMENTO APPROSSIMATIVO giudizio senza appello RESPINTO, consiglio CAMBI CORSO DI STUDI si dedichi alla pubblicita! l’economia e una materia da pignoli curiosi ed intelligenti 3 qualita rarissime nella nostra classe politica anche ricercandole singolarmente, tutte e 3 insieme mi sentirei di dire che sono totalmente assenti non solo da quei cervellini ma anche dai loro interessi prossimi e remoti Nella virtuale tavola degli elementi per loro, combinati, son piu rari del Tantalio
@martino
Certo in effetti Sudan, Cecoslovacchia e Kosovo sono degli ottimi esempi a favore della secessione ….
Anche il Belgio che se non avesse la Cee sarebbe area depressa
Riguardo al sondaggio, premesso che e’ inaccettabile come vengono usate le risorse al Sud, lei e tutti i veneti dovreste ricordare le valanghe (meglio montagne) di soldi che il cattivissimo stato centrale ha investito per trasformarlo da area sottosviluppata ad area industrializzata.
La sanità è deventato un business per le solite lobby, in Lombardia Formigoni e CL sono l’asso pigliatutto. Avete mai provato ad avere bisogno del pronto soccorso a Milano…se andate per esempio per un sopracciglio rotto e avete bisogno di un paio di punti? Beh aspetta e spera che qualcuno di dia i punti in un lasso di tempo ragionevole. Ho aspettato 9 ore e poi preso ormai dallo sconforto ho chiamato un amico veterinario e sono andato via e mi sono fatto “cucire da lui”….solo se sei vicino a crepare ti danno assistenza, Viva l’Italia!!