Hazlitt. Capitolo 8 – Lavorare meno, lavorare tutti
Dalla falsa credenza per la quale il ricorso alle macchine produrrebbe disoccupazione segue un corollario, altrettanto falso, secondo cui nel mondo esisterebbe solo una determinata quantità di lavoro, il quale andrebbe ripartito fra il maggior numero di persone, tramite piani che di fatto rendono meno efficiente l’organizzazione del lavoro. La regolamentazione che viene così introdotta genera necessariamente sprechi di quelle risorse che potrebbero essere diversamente impiegate in produzione o consumi.
Hazlitt spiega come in un’economia di scambio si possa ottenere la massima diffusione del lavoro soltanto quando i prezzi di vendita, i costi di produzione e i salari sono fra loro in un rapporto armonico. Quando questa armonia manca a causa dei limiti fissati alla produzione, allora finisce per aumentare proprio quella disoccupazione che si vorrebbe ridurre con imposizioni di tipo restrittivo.
La quantità di lavoro da distribuire non ha limiti. A essere limitate sono invece le risorse che, se sfruttate nel modo più efficiente, portano benefici al sistema complessivo: incluso il lavoro.
Non ci voleva molto per arrivarci.
Le macchine o le nuove tecnologie liberano forza lavoro per fare dell’altro e produrre più beni e servizi per tutti.
Storicamente siamo passati da 100% della popolazione impiegata a mettere insieme la pranzo e cena (solo agricoltura, preistoria), ad agricoltura + industria (ed artigianato) ad agricoltura + industria + servizi e sui campi è rimasta una piccola parte della popolazione. Via via si riduce la quota di forza lavoro per le “vecchie” attività, ormai soddisfatte da poche persone per tutti e la forza lavoro si sposta verso nuove attività. Per fortuna è così.
Più che il rapporto armonico, che si stabilizza da solo in un mercato, credo che il problema sia quando una parte eccessiva della forza lavoro liberata dal progresso, invece di essere impiegata per produrre nuovi servizi è impiegata per rompere le balle agli altri che rimangono per produrre: si chiama burocrazia. Oggi sono decisamente troppi quelli che non solo non contribuiscono a produrre la torta complessiva da spartire ma addirittura ci impediscono con futili motivi motivo di produrla.
Paradossalmente (ma mica tanto), se tutta quella gente che ci rompe i cosiddetti con richieste di pratiche, certificati ed altra carta inutile se ne stesse a casa pagata per non far niente sarebbe meglio.
Vabbè, questo Hazlitt è fuori di testa: si veda la quantità di lavoro impiegato dalla rivoluzione industriale.
Come dice Sergio Ricossa: “Maledetti economisti. Le idiozie di una scienza inesistente”.
@Laurent
100%?!?!??!?!?!? Ma che diavolo sta dicendo?
Nel mondo occidentale lavora a fatica il 50% della popolazione.
Smettiamola di dire idiozie, suvvia.
X Marco Tizzi
1) Tenga conto che il libro è stato scritto almeno 20 anni fa e più probabilmente 30 (Halitt mori nel 93 e aveva 100 anni…). Credo che quando l’aveva scritto queste conclusioni fossero condivisibili! ovviamente gli enormi progressi della tecnologia e cambiamenti della struttura del mercato cambiano un attimino le cose…
2) Comunque io concordo con quest’ultima tesi (ovviamente non su quella precedente). Credo infatti che tu non abbia capito bene cosa significhi concretamente: spesso quando le aziende erano/sono in difficoltà e dovevano licenziare, i sindacati (e persino la chiesa) proponeva lo slogan idiota: “lavorare meno, lavorare tutti”.. cioè invece che licenziare alcuni e far lavorare gli altri per es. mettere tutti a part time… questa è una follia ed è quello che intente dire Hazlitt! Primo perchè non sposta i lavoratori da settori improduttivi a quelli più produttivi o in espansione, secondo perchè non permette la meritocrazia cioè ai migliori di emergere e guadagnare di più e dunque da pessimi incentivi ai lavoratori ecc, terzo lavorando poco nessuno ha uno stipendio sufficiente e l’azienda non si ristruttura e non tornerà mai competitiva! Il fatto che pochi lavorino e tendenzialmente la disoccupazione aumenterà semmai rende ancora più urgente fare efficienza, non il contrario!
PS1 Giustamente scrivi che pochi lavorano soprattutto in occidente e nei paesi già sviluppati mentre nei paesi emergenti le cose sono diverse… però ti chiedo: adesso che la robotica sta raggiungendo livelli e prezzi estremamente competitivi non credi che saranno soprattutto i paesi emergenti a risentirne pesantemente visto che impiegano milioni di posti di lavoro nella manifattura e attività ripetitive e a basso valore aggiunto? Per es. Foxxcon pianifica di sostituire in 2-3 anni almeno 1 milione di dipendenti! Se questo avverrà moltissime altre aziende seguiranno a ruota (anche solo per non andare fuori mercato) e l’offerta di tecnologia robotica e di automazione aumenterà moltissimo sia in termini di qualità che di prezzo… con conseguenze difficili da prevedere non solo economiche ma anche sociali in Cina (là se l’economia non cresce e non si generano continuamente posti di lavoro ci sono rivolte vere e proprie e non hanno l’articolo 18)! Che fine farà il vantaggio competitivo dei paesi emergenti (sopratutto lavoro a basso costo)? Per me i veri assets saranno materie prime, tecnologia e know how assieme ad un mercato libero per sfruttare al massimo le 3 cose! Quindi vedo gli USA estremamente favoriti altro che sorpasso cinese..
PS2 Da un primo sommario guardo a zeitgeist (ma non potevano scegliersi un nome meno impronunciabile?.. cmq prometto che guarderò i video!) c’è un accento sulle risorse naturali e la sostenibilità! Un punto sensibile è per es. quello dell’energia ma secondo me sottovaluti la capacità dei nostri scienziati e imprese di risolvere questo problema! Per es. se l’energy catalyzer effettivamente funzionasse anche questo settore verrebbe totalmente rivoluzionato!
@LucaS
1) Se una teoria oggi è superata dai tempi, perché ne stiamo parlando? Non serve a nulla. Superiamola, andiamo oltre questa roba vecchia. Quando Draghi mi dice “avevamo un problema sistemico e la situazione è peggiorata” mi dice che non esiste una via di uscita se non quella di cambiare sistema.
Nel cambiarlo, mi auguro che il nuovo sistema non venga architettato dagli stessi individui, questi economisti, che hanno inventato il sistema attuale, che non funziona. Gli stessi economisti che da tempo governano il mondo.
2) Innanzitutto è falsissimo che la riduzione dell’orario di lavoro rende meno efficiente il lavoro stesso. E’ anzi assolutamente vero il contrario: chiunque abbia lavorato anche solo un giorno in azienda (e agli economisti, ripeto, questo evento accade molto raramente, di solito mai nella vita) sa che una persona che viene posta ad un minor stress e che può affermarsi in ambiti extra-lavorativi avrà rendimenti di gran lunga superiori durante l’orario di lavoro.
Microsoft, Google, le aziende nordeuropee sono regine nella gestione delle risorse umane in quest’ottica.
Il problema è che in Italia le aziende non possono utilizzare più persone per meno tempo, perché le regole del mercato del lavoro sono talmente folli da non consentirlo. Alle aziende avere 2 persone che lavorano 4 ore al giorno costa di più di una persona che ne lavora 8. Questa è pura follia.
Nel momento in cui la tecnologia e/o la diminuzione consapevole dei consumi porta alla minor necessità di lavoro, è giustissimo che le aziende possano licenziare.
Ciò che non è giusto è che se l’offerta di lavoro supera la domanda non ci sia uno Stato che interviene per sopperire invece che far crollare i salari e gli stipendi.
Il problema sta tutto qui.
E si torna alla questione del “concetto” di lavoro: perché lo Stato non prende i disoccupati, se ne fa carico, e fa svolgere loro servizi sociali? Ce n’è molto bisogno. O più semplicemente potrebbe pagarli per lavorare in aziende private che abbiano bisogno, “regalando” lavoro alle imprese. Perché non si fa?
Ancora una volta perché i padroni del mondo, gli economisti, hanno deciso che la piena occupazione è il male assoluto e che il disoccupato deve esistere e deve soffrire.
Per fortuna qualcuno si sta svegliando, si vedano i lavori di Randall Wray in proposito.
Richard Buckminster Fuller, quello sì che era un genio, altro che gli economisti, diceva: We must do away with the absolutely specious notion that everybody has to earn a living. It is a fact today that one in ten thousand of us can make a technological breakthrough capable of supporting all the rest. The youth of today are absolutely right in recognizing this nonsense of earning a living. We keep inventing jobs because of this false idea that everybody has to be employed at some kind of drudgery because, according to Malthusian-Darwinian theory, he must justify his right to exist. So we have inspectors of inspectors and people making instruments for inspectors to inspect inspectors. The true business of people should be to go back to school and think about whatever it was they were thinking about before somebody came along and told them they had to earn a living.
Per quanto riguarda il tuo PS1: la Cina ha semplicemente un problema numerico: dato che sono oltre un miliardo, quando vedranno che le macchine sostituiscono gli uomini avranno una quantità enorme di gente senza lavoro. Quindi dovranno per primi affrontare la questione di petto. E magari capiranno epr primi che è un non-problema.
Sulle materie prime la lotta tra Cina e USA è molto più pesante di quel che sembra perché la Cina si sta comprando mezza Africa e gli USA consumano 8 pianeti l’anno (cioé: se tutto il mondo consumasse come gli USA servirebbero 8 pianeti).
PS2: vengo adesso da un incontro. Continuo a ritenere che sia l’unico movimento di informazione che tratta i problemi con serietà.
L’E-Cat potrebbe essere un’arma a doppio taglio: oggi l’energia è la risorsa più scarsa, ma se quella diventa abbondante le altre vanno presto nei guai!
@Marco Tizzi
Sinceramente non capisco queste affermazioni.
“Ciò che non è giusto è che se l’offerta di lavoro supera la domanda non ci sia uno Stato che interviene per sopperire invece che far crollare i salari e gli stipendi.
Il problema sta tutto qui.
E si torna alla questione del “concetto” di lavoro: perché lo Stato non prende i disoccupati, se ne fa carico, e fa svolgere loro servizi sociali? Ce n’è molto bisogno. O più semplicemente potrebbe pagarli per lavorare in aziende private che abbiano bisogno, “regalando” lavoro alle imprese. Perché non si fa?”
Siccome lo Stato sono le tasse che pagano coloro che producono, quello che tu dici significa che coloro che producono dovrebbero pagare tasse per farsi carico di coloro che non partecipano al processo produttivo.
E non è forse ciò che già avviene (dovrebbe avvenire) in una famiglia, magari con i genitori che si fanno carico del figlio disoccupato? O dei figli che si fanno carico dei genitori anziani?
C’è bisogno di stabilirlo per legge?
Quando non esistevano i servizi sociali “gratuiti” (nota le virgolette, perché gratuiti non sono), erano le famiglie che si prendevano cura di chi non poteva provvedere a se stesso. Certo, magari capitava pure che ci fosse qualche disgraziato che se ne fregava. Ma al mondo non siamo tutti onesti, ci sono pure i ladri e i disgraziati.
E allora cosa si è fatto per risolvere i problemi creati da qualche disgraziato? Assistenza “gratuita” per tutti, con il bel risultato che oggi più o meno tutti gli anziani vengono abbandonati a se stessi. Magari hanno i mezzi economici per sostenersi, ma sono disperatamente soli.
E ugualmente nessuno genitore si sente in dovere di insegnare un lavoro produttivo al figlio e di dargli gli strumenti per crescere, ma piuttosto va a cercare una raccomandazione per farlo diventare impiegato al catasto, pensando in questo modo di avere assolto al suo dovere parentale
@Vincenzo
Ci risiamo. Spesa pubblica = tasse.
Dove sta scritto? chi l’ha detto?
Ormai ci hanno talmente infilato in testa che il potere monetario non è più in mano agli Stati e che è giusto così che non ci rendiamo conto che il problema è tutto lì.
Parlamento = eletto, Governo = eletto, banca centrale = non eletto.
Trovare l’errore.
Si legga i lavori di Randall Wray. La piena occupazione è possibile e desiderabile.
La moneta è solo un mezzo, non può mai essere un problema. Non è un problema. Ce lo stanno inventando come problema, non mi è ben chiaro il perché, probabilmente perché stavamo troppo bene e questo è peccato mortale. O forse solo per metterci definitivamente la testa sotto la sabbia.
Siamo entrati in una folle corsa verso la povertà, fermiamoci.
@Laurent
Mai in vita mia ho letto un simile cumulo di assurdità L’armonia delle componenti si realizza da sola? E allora perché l’antitrust? Perchè i sindacati e le norme sullla sicurezza del lavoro? perché le leggi contro la conocrrenza sleale?
Ciao,
mi spiace utilizzare i commenti in maniera forse inappropriata ma non sapevo in che altro modo contattarti. In ogni caso sarei interessato ad approfondire le teoria da te esposte, potresti cortesemente fornirmi dei riferimenti più specifici? Puoi scrivermi a daniele [dot] maccari [at] gmail [dot] com (per sicurezza esplico: [dot] sta per punto e [at] per chicciola ;))
Grazie e di nuovo scusate.
@Marco Tizzi (e un’informazione a Daniele Maccari)
Ho letto quello che dice Wray (neweconomicperspectives.blogspot.com) e sicuramente è interessante.
Peraltro Wraay, e altri autori della stessa linea, notano come l’emissione di moneta possa avvenire a condizione di:
a) non creare inflazione
b) purché l’aumento della circolazione non ecceda l’aumento della produttività
E per quanto riguarda il programma ELR (Empoyer of Laast Resource – Datore di Lavoro di Ultima Istanza) specifica che i lavori socialmente utili dovrebbero essere pagati al minimo di mercato (per chiarirsi, in Italia sugli 800-900 € al mese) e chi è impiegato in questi lavori sarebbe immediatamente licenziabile se sgarra – non certo gli inamovibili e superpagati (per quello che fanno) impiegati pubblici nostrani.
Riguardo all’equivalenza spesa pubblica = tasse sottolineo che se qualcuno non produce nulla che a me, e a chiunque altro, interessi, che io o chiunque altro abbia voglia di scambiare con il prodotto del mio de dell’altrui lavoro, quel qualcuno vive a ricasco mio e di altri.
Saremo io e tante altre persone che produrremo il cibo, la benzina, i vestiti, i mobili per lui e lui non ci darà niente in cambio.
Ora, io ho interesse che mi tengano pulite le strade, posso avere un interesse indiretto, e quindi di minor valore rispetto al primo, perché in città ci siano i mezzi pubblici, anche se non li uso, perché altrimenti il traffico sarebbe pazzesco, posso ancora accettare che gli enti pubblici spendano soldi per spettacoli che non vado a vedere (la cultura è comunque importante – ma chissà perché sono sovvenzionati i teatri e non gli scrittori), ma sinceramente non ho il minimo interesse, e penso nessuno lo abbia, per mantenere in piedi baracconi come quello della difesa ormai chiaramente sovradimensionati oppure le migliaia di auto blu (e mi fermo qui per carità di patria). Che faranno poi generali e autisti di auto blu? C’è tanta terra da zappare per farsi l’orto e il pollaio e mettere il pasto in tavola.
@Vincenzo
Grazie 😉
@Vincenzo
No, ma aspetti, non voglio in alcun modo essere frainteso: il sistema italiano è da rifondare da capo a piedi. Lungi da me la difesa del sistema attuale e dello statalismo all’italiana.
Io sostengo solo che, nel rifondare il paese, non può diventare un problema la moneta. Per questo un sistema come la MMT oppure, più semplicemente, un sistema monetario come quello giapponese (che il mondo incredibilmente vuole cambiare a tutti i costi invece che copiarlo) può essere l’uovo di Colombo.
Una volta adottato, le mie (personalissime e non originali) ricette sarebbero:
– riduzione spesa pubblica con l’eliminazione dell’apparato burocratico inutile (comunità montane, fondazioni pseudo-partitiche, province, quantità di parlamentari e consiglieri regionali, etc. etc.);
– privatizzazione di tutte le aziende pubbliche che non siano infrastrutturali;
– tetto massimo per gli stipendi e le pensioni pubbliche a 5000 euro netti/mese (aggregati);
– riduzione all’osso degli eserciti, che siano solo transnazionali (EU, UN);
– riduzione delle tasse su reddito personale al 20%;
– riduzione delle tasse su reddito da impresa al 20%;
– ulteriore riduzione del 10% tasse su reddito da impresa per quelle imprese con più di 50 dipendenti che abbiano un rapporto tra stipendio più alto e stipendio più basso <= 10;
– ulteriore riduzione del 10% tasse su reddito da impresa per quelle imprese che estendano la garanzia sui propri prodotti a 10 anni;
– libertà totale di licenziamento con 12-24 mesi di buonuscita, anche per i dipendenti pubblici;
– reddito di cittadinanza pari al doppio della pensione minima, con occupazione obbligatoria: i soggetti in occupazione obbligatoria vengono distribuiti innanzitutto alle aziende (con un massimo del 5% dei dipendenti per azienda) e quindi alle associazioni di volontariato. Le aziende e le associazioni stesse, tramite un sistema di warning, possono togliere il contributo (per es.: dopo 3 warning ciao ciao contributo). I soggetti non possono rifiutare lavori salariati se non rifiutando anche al reddito di cittadinanza.
Questo per cominciare, poi ovviamente bisogna fare aggiustamenti, ma con lo scopo finale di una piena occupazione nel rispetto delle risorse.
Sinceramente non riesco a capire cosa non possa funzionare in questo sistema.
@Daniele Maccari
Se vuoi puoi dare un occhio a zeitgeistitalia.org, in particolare potresti guardarti i tre documentari di Peter Joseph (Zeitgeist, Addendum, Moving Forward) che sono gratuiti su youtube.
Per quanto riguarda la modern monetary theory e i lavori di Randall Wray, ti consiglio anche di visitare il sito di Paolo Barnard, paolobarnard.info che ne sta diventando un po’ il divulgatore in Italia.
Devo dire che, personalmente, ritengo Barnard un po’ estremista, ma leggere “il più grande crimine” apre gli occhi su molte cose, soprattutto sull’Euro.
Come sempre una lettura critica aiuta a stabilire le proprie posizioni 🙂
@Vincenzo
Aggiungo una cosa: lei dice, giustamente, che la sopravvivenza di chi non lavora nell’economia reale essenziale è garantita da questi ultimi.
Questo è corretto, ma ci rendiamo conto che, con la tecnologia odierna, queste persone sono pochissime?
Ma davvero poche.
Purtroppo ha ragione Fuller (genio assoluto): noi inventiamo lavori su lavori per il solo fatto che vogliamo che tutti “si guadagnino da vivere”.
Le faccio un esempio chiaro e concreto: si parla spesso di costi della sanità. Ora io le racconto una mia esperienza: ho lavorato per un’azienda che produce degli apparecchi medicali (tralascio chi e cosa). Questi oggetti costano alla sanità (pubblica o privata che sia) 800 euro l’uno. Il costo di produzione era di pochi euro, facciamo una decina in tutto. Io mi sono chiesto: e il resto?
Ho pensato: ricerca. Ma la ricerca ho scoperto pesa pochissimo, pochi euro. I costi sono il merketing (si veda il docuemntario “inventori di malattie” su youtube), ma soprattutto le certificazioni.
In pratica le certificazioni medicali/farmaceutiche non sono standard internazionali. Quindi se vuoi vendere in USA devi avere la certificazione della FDA, In Europa quella europea (non so come si chiama), in Giappone quella giapponese e così via.
Barriere all’ingresso.
Creando uno standard internazionale o, più semplciemente, rendendo reciproche le certificazioni, tutto il mondo risparmierebbe miliardi su miliardi e si salverebbero un sacco di vite umane perché si ridurrebbe mostruosamente il time to market.
Questo per dire che inventiamo lavori inutili che non solo non servono, ma fanno enormi danni ai lavori che servono. Sembra una descrizione della finanza, ma io non ho detto nulla 🙂
@Marco Tizzi
1) Ho letto ciò che scrive Barnard. Si definisce persona non affetta da complottismo e invece imbastisce un complotto che fa addirittura partire dai primi del ‘9oo. Mi sembra francamente troppo. Quel che penso io è che gli uomini fanno, hanno sempre fatto, sempre faranno, un mare di stupidaggini. In mezzo a queste stupidaggini c’è qualcuno che se ne approfitta per il proprio tornaconto, non c’è bisogno di complotti. Un esempio tipico è l’euro. E’ stato una stupidaggine introdurlo, non in assoluto, ma realtivamente ai meccanismi utilizzati. Per esempio, scegliendo la cosa più semplice da capire, si sarebbe dovuta mantenere la doppia circolazione considerando le valute precedenti come frazioni di euro, per ben più di due mesi, in modo che la gente si abituasse ai rapporti di cambio e di evitare che molti se ne approfittassero per scrivere l’uguaglianza 1 € = 1000 lire. A Roma, in molti bar, il caffè si pagava 700 lire, oramai è anche difficile trovarlo a 70 centesimi, il doppio. Vero che sui mercati delle commodities il caffè è salito di prezzo, ma considerando quanto se ne usa per una tazzina proprio non ci siamo. In sostanza, i bar si sono approfittati di una situazione, la mancanza della doppia circolazione, per farsi gli affari loro, nessun complotto.
2) La questione certificazioni è un po’ come la questione delle spine elettriche, ognuno c’ha le sue. Vero che unficarle semplificherebbe le cose, ma per farlo servirebbe un super-ente mondiale. Non ci basta l’esperienza con i burocrati di Bruxelles?
3) Vero che per produrre “cose” oggi basta poco personale, basti pensare all’agricoltura. Il grosso dell’economia è fatta da servizi. Ma devono essere servizi utili e graditi. Gradisco il ristoratore, non gradisco il burocrate.
4) Le sue proposte mi confermano quanto già pensavo. La MMT è un modo (probabilmente il più intelligente che sia stato finora pensato) per vendere al mainstream keynesiano-mercantilista la visione liberale dell’economia. Basti pensare che sia MMT che scuola austriaca sono assolutamente contrarie all’adozione di tariffe doganali. Peraltro gli MMTers aggiungono, e questo mi ssembra giusto, che bisogne evitare di subappaltare lavoro in paesi dove non c’è il minimo rispetto delle regole. O anche al fatto che la MMT, dopo avere fatto tutto il preambolo sul fatto che lo Stato può creare moneta a volontà, dice che questo può avvenire a condizione che non ci sia inflazione. La differenza con gli austriaci è che questi propongono di prevenire a monte qualsiasi rischio di inflazione tornando allo standard aureo.
5) D’accordissimo sul discorso del rapporto degli stipendi in un’azienda. Ma quello è un problema di mancata vigilanza o, peggio, di stupidaggine da parte degli azionisti dell’azienda. J.P. Morgan, non esattamente un pericoloso comunista, diceva che un’aziend che paga troppo i manager è destinata al fallimento. La cosa buffa è che chiamiamo banchiere il CEO/AD di una banca, mentre andrebbe chiamato bancario, essendo un impiegato, sicuramente meglio pagato, al pari del cassiere. Una cosa che farei sicuramente sarebbe una riduzione generalizzata delle aliquote sul reddito delle persone fisiche con l’eccezione, perché in quel caso prevederei un sostanziale aumento, fino al 90 %, delle aliquote sui redditi dei lavoratori dipendenti e assimilabili (calciatori, notai) eccedenti un certo limite (duecentomila, trecentomila, un milione? da discutere, può essere variabile in funzione della categoria). In questo modo non sarebbe più possibile pagare, al netto, certe cifre assurde. Ugualmente eliminerei le stock options a breve per il management di livello elevato, rendendole esercitabili solo dopo 10 anni come minimo. Lo stesso farei per i bonus, mantenndoli solo per i livelli bassi che richiedono incentivi. Il manager è già pagato per la sua competenza con attraverso un sostanzioso stipendio, non ha bisogno di incentivi. La prego di notare che io sono un lavoratore dipendente. Comunque, ripeto, queste azioni già potrebbero essere intraprese, in larga misura, dagli azionisti di qualsiasi azienda. Se questi sono così fessi da mettere su schemi di compensazione dei manager che incentivano questi a depredare l’azienda ci si può fare ben poco.
@Vincenzo
1) Sono d’accordo, le teoria complottistiche per quanto mi riguarda servono per riderne con gli amici. Infatti Barnard lo prendo con le molle, ma fa un grosso lavoro di ricerca e ha il grande pregio di proporre delle soluzioni sensate, cosa molto rara al giorno d’oggi. Se pensiamo che la soluzione proposta dal professore è che i cittadini paghino il debito pubblico, con l’incredibile appoggio di tutti, ben venga Barnard.
Piuttosto è vero che mai nessuno ammette di aver sbagliato, quindi di sicuro chi ha creato l’euro, così come chi ha sempre sostenuto il sistema delle banche centrali e la riserva frazionaria difficilmente dirà “ho sbagliato tutto”. Per questo se le persone son sempre le stesse le ricette son sempre le stesse.
2) Esiste l’ente sovranazionale, si chiama ISO e funziona, bene o male, per tutte le altre certificazioni. Ma nel caso di quelle medicali/farmaceutiche è tutto molto più semplice: basta che un’area accetti la certificazione dell’altra. Alla fine perché un farmaco/strumento medico che va bene negli USA non dovrebbe andare bene in Europa e viceversa?
3) Infatti sono da evitare tutti i lavori che mettano i bastoni tra le ruote agli altri lavori. Non è facile discernere, ma si può. Mi vengono in mente, per esempio, le società di lavoro interinale: legalizzare il caporalato non lo rende una cosa buona e giusta. Bisogna quindi superare l’idea che tutto ciò che è pubblico è male e tutto ciò che è privato è bene o viceversa.
4) la MMT è un sistema monetario: la politica si costruisce poi sopra. Può essere socialista agli eccessi, come liberista agli eccessi. Io per esempio non sono contrario alle tariffe doganali, semplicemente utilizzerei altri parametri per imporli: mi piacerebbe che fossero alti nei confronti di paesi inquinanti e/o con pochi diritti umani. Ma, ripeto, per fare politica seriamente, sia da una parte che dall’altra, serve un sistema monetario che funzioni.
5) Purtroppo sperare nella capacità dei consigli di amministrazione… è un po’ un’utopia. Come spesso dico, il problema di questo Paese è innanzitutto la classe dirigente, pubblica o privata che sia.
Per questo inserire delle defiscalizzazioni aiuta. E ragionare in termini di rapporto stipendio max/min aiuta a far crescere tutti: se vuoi uno stipendio di 10 milioni l’anno basta far guadagnare a tutti un milione! Allora sì che sei un bravo manager 🙂
@Marco Tizzi
1) e 5) Se ci fosse più partecipazione al processo di selezione della classe dirigente, sarebbe più facile selezionare i migliori. Non a caso negli anni ’50, e in parte anche ’60, quando i partiti di massa avevano milioni di iscritti, da esse è uscita una classe dirigente tutto sommato buona. Lo stesso vale per le aziende: se anche i piccoli azionisti partecipassero alle assemblee e alla vita aziendale, qualcosa cambierebbe
2) Lasciamo perdere l’ISO che fissa norme in base alle quali tu hai un certificato di qualità per produrre m… basta che tu la produca sempre nello stesso modo controllabile. E’ solo una macchina ruba soldi con tutti i vari enti certificatori (qualcosa ne so). Relativamente all’accettare con reciprocità le norme emesse in altri paesi, ti dico che sono spesso talmente differenti che sarebbe impossibile. Non s se ultimamente la situazione sia cambiata, ma fino ad alcuni anni fa vendere in Italia prodotti chimici contenenti parafenilendiammina era praticamente impossibile, stante tutte le regolamentazioini cui si doveva sottostare, mentre negli altri paesi UE era quasi come vendere un bicchiere d’acqua (esagero un pochino ovvamente). Non sto giudicando chi avesse torto o ragione, dico soltanto che una certa cosa veniva considerata estremamente pericolosa e comunque necessaria del massimo controllo in Italia e non nel resto d’Europa. Credo che il tutto derivasse dai disastri combinati dalla famigerata ACNA di Cengio.
3) Le società di lavoro interinale possono avere la loro utilità. Se uno sa fare una certa cosa che alle aziende serve ma solo per un limitato periodo di tempo, per quella persona può essere difficile, a meno che non sia un guru riconosciuto ad alto livello, passare da un’azienda all’altra laddove la sua prestazione è utile. La società di lavoro interinale, cui è più facile conoscere le necessità e fare conoscere le proprie capacità, svolge questa funzione. Alla fin fine è la stessa cosa che fanno, ad esempio le società di ingegneria. Quando qualcuno deve farsi progettare e qualcosa potrebbe reclutare per il tempo necessario gli ingegneri necessari i quali, una volta finito il lavoro presso quell’azienda, passerebbero altrove. Il tutto sarebbe abbastanza farraginoso. La soccietà di ingegneria ovvia a questo essendo per lei più facile farsi conoscere sul mercato e potendo poi utilizzare per il determinato progetto le competenze necessarie. Ma lo stesso vale per un ospedale. Se uno sta male potrebbe pure cercarsi i medici specialisti per quella determinata malattia; tempo che li trova è già defunto. In ospedale trova riunite le varie professionalità.
4) Perfettamente d’accordo che l’attuale sitema monetario sia da buttare nel cestino
@Vincenzo
2) l’ISO era un esempio, è ovvio che non puoi gestire il medicale e il farmaceutico come si gestisce la “””Qualità”””” (ne so qualcosa anch’io…), saremmo tutti morti! L’accettazione reciproca delle certificazioni, in quello specifico ambito, alla fine c’è. Probabilmente la FDA è un po’ più stretta, ma basterebbe che tutte si allineassero verso l’alto. Purtroppo, però, ci si scontra con interessi enormi ed forte spinte isolazioniste. Che nell’ambito della salute dell’essere umano dovrebbero, a mio parere, essere messe da parte al di là delle considerazioni di mercato, perché si parla di un bene superiore.
3) Per me nel 2012 basterebbe un sistema come linkedin.