Hazlitt. Capitolo 22 – Il miraggio dell’inflazione
La moneta e la politica monetaria sono legate in modo indissolubile al processo economico.
In questo capitolo Hazlitt pone la questione delle ragioni dell’ampio consenso accordato nel corso della storia alle politiche inflazionistiche e alle loro conseguenze, e lo fa sottolineando come la confusione tra denaro e ricchezza sia un classico errore, il quale si trova anche nella Ricchezza delle Nazioni di Adam Smith ed è alla base delle politiche inflazionistiche.
In realtà, la vera ricchezza cresce con il benessere prodotto dalla capacità di produrre e consumare, mentre le illusioni che generano inflazione distolgono dall’analisi dai principi basilari del processo economico.
Alle mercé di interessi particolari, molti autori intendono l’inflazione come uno strumento per correggere quella misteriosa “debolezza del sistema” secondo la quale l’industria non sarebbe sistematicamente in grado di distribuire in modo efficiente il denaro, così che i produttori possano riacquistare da consumatori i loro prodotti. Questi sostenitori del “credito sociale” propongono soluzioni che dicono “scientifiche” e in grado di apportare gli aggiustamenti necessari ad aumentare la capacità d’acquisto di alcuni gruppi, ponendo rimedio alla presunta “deficienza” del mercato.
In verità, il sistema non viene riparato ma danneggiato, e i danni da cui sono esclusi inizialmente alcuni gruppi alla fine peggiorano anche la loro condizione, dato che vengono stravolti i normali rapporti di un’economia stabile.
Gli inflazionisti mirano a far uscire il Paese dalla depressione, ma ne trascurano le vere cause, che risiedono sempre nel rapporto disarmonico tra salari, prezzi e costi di produzione. Superata una certa soglia critica, tale disarmonia soffoca la produzione. Hazlitt spiega come l’inflazione non faccia altro che distorcere ulteriormente simili rapporti, accelerando il calo della produttività, quindi l’occupazione e la ricchezza, nonostante ci si proponga di “rimettere in moto il dinamismo dell’industria” e determinare la piena occupazione. Eppure ogni generazione e ogni Paese inseguono la stessa chimera, mentre il favore popolare legittima le politiche inflazioniste.
Hazlitt sottolinea anche come l’inflazione sia una forma di tassazione occulta e imprevedibile, che alza un velo su tutto il processo economico, travolgendo i normali rapporti che dovrebbero regolare un’economia sana.
1) Non ha senso parlare di iinflazione senza parlare di deflazione.
Inflazione è l’immissione sul mercato di una quantità di denaro di valore complessivo superiore alla capacità del sistema economico di produrre e consumare beni e servizi.
Se questa quanntità è eccessiva, i prezzi aumentano, e l’inflazione diventa una forma di tassazione occulta.
In genere una certa dose di inflazione fa diminuire il tasso di disoccupazione, originando quindi un sistema sì instabile, ma, se l’inflazione non è eccessiva, nello stesso tempo con ridotte ricadute sociali.
Al contrario la deflazione è l’esistenza sul mercato di una quantità scarsa di denaro, inferiore alla capacità del sistema di produrre e consumare beni e servizi.
In questo secondo caso i prezzi scendono un poco, ma è soprattutto l’economia a fermarsi, non esistendo liquidità per onorare i pagamenti degli scambi commerciali.
Credo che questa oggi sia con ogni evidenza la situazione dell’Italia.
La vera sfida della politica monetaria dovrebbe essere il garantire la circolazione di un giusto quantitativo di moneta, in modo da non creare fenomeni inflattivi, ma neppure di blocccare l’economia.
Dovendo scegliere un punto di equilibrio fra inflazione e deflazione, io lo sceglierei non sullo zero, ma leggermente spostato verso qualche punto di inflazione.
Lo stare sullo zero è troppo vicino al blocco dell’economia, mentre qualche punto di iinflazione risulta sopportabile dal sistema e benvenuto se consente di aumentare l’occupazione e, quindi, di valorizzare al meglio le potenzialità produttive del paese.
2) Nell’analisi di Hazlitt sull’economia reale non si tiene minimamente conto della variabile impazzita della finanza internazionale, che non dobbiamo dimenticare fa girare capitali di 13 volte superiori all’intero PIL annuo mondiale.
E in questo le banche, le quali tramite il meccanismo della riserva frazionaria e del moltiplicatore monetario creano di fatto più del 95% della moneta circolante.
Date le strette interconnessioni del sistema bancario con la speculazione finanziaria, il rischio maggiore dell’economia è proprio una eccessiva o di una carente immissione sul mercato di “moneta elettronica” da parte delle banche, con conseguenti fenomeni di inflazione o di deflazione che non potranno che essere subiti dall’economia reale.
Solo una nota finale: mi pare che nel paniere dei beni su cui viene calcolato l’indiice di inflazione, i costi dei prodotti finanziari non siano mai presi in conto, pur incidendo essi in modo rilevante sui prezzi dei prodotti e servizi commercio.
Alla politica monetaria si dà troppa importanza. Presto o tardi le teorie di Hayek sulle monete s’imporranno all’ordine del giorno. Credo che gli istituti finanziari più seri non abbiano bisogno del permesso di nessuno per coniare monete “private” con circolazione internazionale, si tratta solo di aspettare che gli utilizzatori siano pronti ad accettarle.. e le monete “statali”, avendo già perso buona parte della loro affidabilità, stanno accelerando il processo.
I problemi sono due:
1) Che le tasse vanno comunque pagate nelle valute locali, quindi il corso di evntuali “monete private”sarà comunque limitato
2) Quale sarebbe il valore di riferimento di queste monete? Se fossero ancora (come accade oggi) dei titoli di stato, allora la base di riferimento sarebbero sempre le politiche monetarie (o di titoli) degli stati.
scusami tanto cara Redazione.. ma studi troppa teoria..
LA VERA SUPER INFLAZIONE (che rimanr seminascosta ancora x qualche anno) da Mega Bolla Monetaria Occidentale (ora pure della Bce con LTRO stile Fed con i QE) era l’unica strada perseguibile nei sistemi Democratici Occidentali = Consenso..
così Puliranno i prox anni Salari & Risparmi PRivati (= Debiti Pubblici) ..
pensaci bene… NON C’ERA ALTRA STRADA x aggirare il Consenso..