Hazlitt. Capitolo 11 – A chi giovano i dazi doganali?
La solita rete di errori determinati dalla miopia intellettuale e dalla pressione di interessi particolari fa sì che le teorie contrarie ai dazi doganali siano spesso ignorate.
Hazlitt sostiene che quelle protezionistiche sono barriere arbitrarie, schierate a tutela di alcune minoranze e a danno della maggioranza. Infatti, per ogni industria che viene protetta (o creata) con il mantenimento (o la creazione) di un dazio, ne vengono danneggiate altre 100 poiché, tramite i dazi, i consumatori sovvenzionano alcune industrie e impediscono lo sviluppo di molte altre, nazionali e straniere.
L’autore spiega come la politica dei dazi modifichi la struttura della produzione, distorcendo il processo di specializzazione e riducendo quindi la produttività, con la compressione complessiva del commercio a tutto danno di imprese e consumatori. In una situazione di libero scambio internazionale, invece, si assiste nel medio-lungo termine a una distribuzione più efficiente della manodopera, a un incremento del commercio, a un aumento dei salari e a un abbassamento dei prezzi.
Ad esempio, se viene abolito un dazio di 5 dollari che aveva permesso a un settore di sopravvivere alla concorrenza straniera, è possibile che i produttori di quel settore falliscano e che i loro lavoratori perdano il posto. Ma nel complesso il mercato se ne avvantaggia, perché se prima i consumatori dovevano pagare 15 $ per un prodotto e adesso pagano 10 $ per lo stesso, è vero che si si paga la manodopera straniera, ma ci sono anche 5 $ in più con cui pagare quella interna. I 5 $ aggiuntivi andranno a incrementare la produzione interna, che inoltre si specializzerà.
No, non è vero , non ci restano 5$ in più per pagare la manodopera interna (o per incrementare la produzione interna), questo sarebbe vero se la capacità di spesa ( interna) restasse di 15$ anche dopo tolti i dazi, il che è falso perchè la capacità di spesa interna cala per il fatto che i produttori interni sono falliti e i lavoratori interni hanno perso lo stipendio. Certo, è vero che il mercato globale(nella sua totalità cioè interno+esterno) ne trae un beneficio ma questo a vantaggio solo del mercato estero e a danno del mercato interno! E la realtà ci sta dimostrando che i paesi a basso costo di manodopera migliorano le loro condizioni di vita mentre noi andiamo in miseria e disoccupazione! Ma perchè nessuno tiene conto dei deficit commercio estero dei paesi europei e dei paesi emergenti? Perchè nessuno guarda in faccia alla realtà?
Perché facciamo parte del WTO, quindi non possiamo applicare dazi agli altri membri. Perché si possono contingentare le importazioni con trovate come OGM, tonni pescati senza ammazzare i delfini e simili amenità. Perché, per quanto i Paesi “emergenti” possano migliorare le loro condizioni, sono ancora lontani da noi. Perché quando avranno esaurito i contadini che si inurbano volentieri per lavorare a $1 al giorno, sempre meglio che lavorare nei campi, faranno come noi, che, finita l’immigrazione di terroni negli anni ’70, abbiamo rallentato parecchio. Perché non c’è peggior sciagura che non avere uno stimolo per migliorare.