23
Ago
2012

Guarguaglini, Finmeccanica, la conferma del perché si debba privatizzare

Avete letto l‘intervista scoop di Giorgio Meletti a Pierfrancesco Guarguaglini, pubblicata stamane sul Fatto? Fareste bene a leggerla, anche se magari non siete appassionati alle vicende del conglomerato pubblico italiano tra i maggiori gruppi mondiali nels ettore della difesa e tecnologie di sicurezza.  Nelle parole del manager di lungo corso di Finmeccanica – è lui ad averla guidata per miolti anni con piglio deciso, facendola entrare nel mercato britannico acquisendo Wstland e in quello USA acquisendo DRS – poi dimissionato a dicembre scorso dall’attuale governo dopo un’anno e mezzo di inchieste giudiziarie (ancora pendenti) sulla gestione sua e di sua moglie che era a capo della controllata SELEX – qualunque cosa possiate pensare di ciò che Finmeccanioca è ed è diventata, e delle stesse idnagini che sin trascinano da anni senza produrre ancora conclusioni chiare sulle responsabilità penali personali e della società ex lege 231, c’è infatti la miglior conferma del perché debba cadere uno dei non possumus più cari alla poltiica italiana di destra, sinistra e centro: vendere le quote di controllo delle grandi società ancora pubbliche, restando in possesso della sola golden share. E’ una delle modalità attraverso le quali noi di www.fermareildeclino.it ci proponiamo di abbattere il debito pubblico mediante cessione di attivi patrimoniali altrettanto pubblici, e non privati mediante tasse patrimoniali. E’ un punto essenziale del nostro programam dis volta per riprendere il sentiero della crescita.Se infatti non liberiamo il conto economico pubblico dal gravame di dover produrre avanzi primari nell’ordine di 5-6 punti di Pil l’anno per chissà quanti anni a questio livello di spesa e ressioen fiscale ammazzaPaese, se non abbttiamo il debito per via di cessioni pubbliche invece che per via fiscale, ogni esercizio a favore della crescita – per esempio alcune delle pur apparentemente utili misure di cui di discute domani in Consiglio dei miistri – hanno un effetto poco più che palliativo.

Entro brevissimo entreremo nel merito del come e che cosa cedere dell’attivo pubblico, con quali procedure per evitare gli errori del apssato – Scip1, 2 e 3 sotto tremonti oper i mattoni, per esempio – con quali strumenti ordinari e straordinari e affidandone a chi la gestione del processo di ricognizione di valore prima e cessione poi, in modo che ai mercati e partners europei il pacchetto appaia tecnicamente percorribile, irreversibile nella sua decisione iniziale come nei suoi esiti (che chiedono tempo quinquennale, ergo nessuno deve pensare che l’Italia fa la furba e poi ci ripensa), realistico e di mercato nelle sue modalità e nell’identità e professionalità di chi lo gestisce (se dite CDP come ha fatto l0’attuale governo, il mercato capisce solo che sempre di Stato si tratta, sorride fa spallucce  e gira le spalle, lo dico con rispetto per i manager che lavorano in Cdp).

Faticosamente negli ultimi mesi – dopo anni in cui samo rimasti inascoltati – si fa avanti anche nella politica l’idea di cedere i mattoni pubblici. Tranne anche qui restringerne sempre più l’area cedibile. Basta paragonare le stime del Tesoro del settembre 2011 con quelle di giugno scorso, si scende da più di 400 miliardi di valore a poco più di 40, con la scusa che il resto è strumentale alla PA centrale e periferica, come se il probena non fosse PROPRIO quello di imporre allo Stato di restringere ANCHE i suoi palazzi o di affittarli a prezzi di mercato, se proprio vuole restarci dentro: la risposta della Ragioneria è stata l’autodiminuzione degli affitti pubblici pagati a privati del 15% posta nella prima spending review, un vero cazzotto in testa dato ai privati prioprietari degli immobili, nonché a ogni italiano che certo non può autodiminuirsi affitti e mutui per decreto come invece fa lo Stato ladro.

Ma sin qui praticamente tutti continuano a  considerare incedibili le quote di controllo delle partecipate pubbliche quotate, nonché le migliaia di società a controllo pubblico del variegato socialsimo municipale nella cui difesa e proliferazione sin sono uniti tutti i questi anni , dalla Lega a Rifondazione passando per Pd, Pdl e Udc. Sono società strategiche e di interesse nazionale! Ma che cosa volete, regalare anche queste sottocosto a privati come si è fatto con Telecom ai tempi del noccioliono Fiat! vade retro banche d’affari internazionali, avanguardie delle cupole finanziarie anglosassoni! Questio gli argomenti usati, per emttere in berlina noi sparuti privatizzatori.

Leggete Gurguaglini, allora. Leggete come nelle società a controllo pubblico la prassi della nomina di amministratori loottizzati per partito non sia MAI cessata, altroché discontinuità tra prima e seconda Repubblica. Ovviamente i manager apicali di Finmeccanica, Poste, Fs, Enel, Eni etc sinché sono in carica tendono a negare. Ma ora che Guarguaglini è fresco di pensione,  la lingua si libera dai vincoli dovuti di opporunità, e la verità riaffiora.

Cedere le quote si può e si deve. Imparando dagli errori del passato per non ripetere casi come Telecom (e Italsider-Ilva, per restare alla stretta attualità). E senza rinunciare alla golòden share per le ristrette aree in cuid avvero sono in ballo interessi strategici (che ci sono eccome sia per la difesa sia per l’energia, settori ad alta intensità di fattore geopolitico). La golden share è stata sin troppo appesantita, dal recente intervento governativo di due settimane fa. Ma tra società pubbliche nazionali e locali sono in ballo più di cento miliardi di euro di debito pubblico abbattibile. Levando i partiti e i loro manutengoli e trombati da posti dove costano, sono inefficienti, e dove come spiega Guarguaglini per aggioduicarsi commesse e ingraziarsi clienti otenziali pagano a intermediari ricchissime mediazioni che spesso tornano in tangenti sull’estero agi uomini dei partiti stessi, alle loro correnti e danti causa.

Per farlo, bisogna solo avere i consensi necessari. Eb idee chiare su come si fa, per evitare errori e risate monduiali. Ed è quello che ci proponiamo, con fermareildeclino.it

 

 

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44 Responses

  1. francine

    A prescindere di quanto renda la vendita e’ imperativo vendere non solo per mettere un po di soldi a detrazione dell’enorme debito pubblico accumulato ma proprio per tagliare il piu’ possibile le unghie a questo Stato pluritentacolare.Meno Stato piu’ liberta’ economiche:Giannino sono perfettamente d’accordo con Lei.La scusa che si ricavera’ poco non regge..

  2. adriano q

    Teoricamente il discorso non fa una piega e mi piace,salvo verifica dei dettagli promessi.Rimangono dubbi sulla fattibilità , sui tempi di realizzazione e sulla consistenza della manovra se paragonata alle esigenze dell’emergenza attuale.Personalmente aggiungerei anche proposte non convenzionali in grado di introdurre qualche altra variabile.Fra le tante,l’ipotesi di studio e determinazione delle procedure di uscita dall’euro in previsione della mancata soluzione degli attuali problemi strutturali della moneta.

  3. Fra

    Concordo Signor Giannino ma fino a quando rimarrà in piedi la mole di strumenti finanziari attuale sarà difficilmente realizzabile. Perchè non ci saranno investitori con liquidità necessaria da investire e perchè avranno un alternativa più remunerativa, e veloce rispetto alla produzione. La finanza toglie liquidità al sistema bancario e peggiora la condizione dei tassi d’interesse. Oltre a causare cicliche voragini mega miliardarie quando beccano l’asimmetria informativa che fa crollare tutti i modelli costruiti. Le banche centrali, BCE e FED hanno già stampato troppo …. Senza riforme sistemiche di portata europea almeno, non andiamo da nessuna parte. Che non significa criticare il modello anglosassone completamente !

  4. DDPP

    Buongiorno, credo che la vicenda di questi giorni dell’ILVA sia un esempio. L’ILVA fu (appararentemente) venduta nel periodo in cui erano di moda le privatizzazioni, In realtà Italsider cedette un cespite fallito, improduttivo, bisognoso di ricapitalizzazioni imponenti solo per la normale produzione. Se non ci fosse stata la famiglia Riva con un’indubbio progetto industriale l’area dell’acciaieria sarebbe oggi un deserto infestato da scarafaggi mutanti. Altro che risanamento ambientale!!
    La cessione dell’acciaieria ha fatto risparmiare non solo le perdite strutturali di Finsider, ma anche le prebende che si dovevano pagare a tutti i faccendieri che ruotavano intorno al Ministero dell’Indistria (dipendenti, consulenti e sedicenti esperti). Questo risparmio netto ora potrà essere forse investito negli interventi necessari per ridurre l’inquinamneto rpoduttivo.
    Mi permetto per ultimo una coda velenosa- Ricordo che, gli stessi sindacati che ora si stracciano le vesti e fanno cortei contro la fermata degli impianti a continuo, nell’anno 1987 inddissero uno sciopero che portò alla fermata di un altoforno con solo “3” (TRE) gironi di preavviso. Da quella volta Italsider non si riprese.

  5. Francesco_P

    In Europa il gruppo Finmeccanica occupa uno spazio di mercato incompatibile con la concentrazione in mani tedesche francesi e britanniche del settore difesa/aerospazio. Finmeccanica è un conglomerato piuttosto eterogeneo, ma il cuore degli appetiti europei sono proprio il settore trainante.

    La brama di affarucci dei partiti da un lato, certe inopportune inchieste e certi scoop giornalistici dall’altro, stanno facendo il gioco di chi vorrebbe veder collassare i settori chiave di Finmeccanica. Vendere, vendere subito mettendo in concorrenza gli USA con i Russi e i Cinesi è l’unica strada per evitare di disperdere un patrimonio unico. La fase di mercato sfavorevole non influenza i prezzi nel casi si tratti di acquisire o non far acquisire tecnologie militari avanzate.

    Oggi, con un po’ pelo sullo stomaco per giocare al rialzo, Finmeccanica vale molto, quanto un consistente abbattimento del debito pubblico. Fra due o tre anni non varrà più nulla, indebolita da inchieste, dalle piccole ruberie dei politici e dall’astensione dell’Italia dalla politica estera, come impostoci da Berlino e Parigi.

  6. Laurent

    … a condizione di vendere più del 51% e niente golden share.
    La vendita ai privati di una parte di una quota di azienda con il controllo che resta in mano pubblica è solo una raffinata forma di tassazione occulta.
    E’ un cappio che può accettare solo chi ha modo di rifarsi…
    Fuori lo stato dalle attività economiche al 100%.

  7. mick

    In gran parte sono d’accordo col suo articolo ma francamente mi è sfuggito il nesso (il passaggio logico) fra un’intervista a uno dei più duri, immangati (politicamente) manager pubblici italiani, per di più fresco di estromissione dal quello che considerava il suo feudo personale, e le virtù della privatizzazione.
    Le bustarelle ai politici e affaristi di turno non mi paiono un’esclusiva delle società pubbliche.
    Altro discorso il fatto di vendere per rientrare da parte del debito.
    Sul fatto che poi il controllo di Finmeccanica, debba rimanere attraverso la golden share nella sua nuova veste appena approvata dal governo Monti ci può stare.

  8. mick

    @Francesco_P
    Scusi non vorrei smebrare scortese, ma che significa “incompatibile con la concentrazione in mani tedesche francesi e britanniche”?
    Finmeccanica, anche grazie a Guarguaglini, si è creata uno spazio e ha assunto dimensioni più che sufficienti a competere sul piano internazionale. Certo che poi risente delle debolezze italiane ma questo è un altro discorso.
    Vendere, vendere addirittura a russi e cinesi …. assolutamente impensabile. Per una montagna di ragioni talmente ovvia ed evidente che mi pare superfluo elencarle.

  9. Francesco_P

    @mick

    In Europa negli anni scorsi si è assistito ad una forte concentrazione del settore difesa / aerospazio. Il mercato si è contratto ed al tempo stesso richiede investimenti crescenti per mettere a punto tecnologie sempre più sofisticate. L’Italia, grazie anche a Guarguaglini, è un quarto incomodo che sottrae fette di mercato. L’Italia, inoltre, non può avere una politica estera autonoma.

    A chi vendere? Finmeccanica non è vendibile in Europa perché i Paesi europei non ne hanno la possibilità economica e non trarrebbero un significativo vantaggio dall’acquisto. I nostri partner possono aspettare il collasso del gruppo che potrebbe richiedere neanche troppo tempo fra:
    – inchieste e campagne mediatiche ostili;
    – ingerenze varie;
    – IDV e sinistra estrema che vorrebbero cancellare il programma F35 in Italia, cosa che ci costringerebbe a pagare i danni per le compensazioni industriali ricevute;
    – ecc.

    Non resta che vendere solo fuori dall’Europa. Come spuntare un buon prezzo? C’è un solo modo, porre i potenziali compratori in concorrenza anche perché il settore difesa / aerospazio USA è già sovradimensionato e continuerà ad esserlo anche se novembre dovesse essere eletto Romney.

    Lo stesso discorso vale per ENI. Anche è ENI è imbarazzante per i rapporti con i partner europei. Credete forse che Berlusconi sia caduto perché non è stato capace di far funzionare l’Italia? O forse non è caduto in seguito alla firma dell’accordo ENI-Gazprom per South Stream ed alla posizione assunta in ambito NATO nella guerra in Libia, quando si schierò con USA e GB per limitare le iniziative francesi? Eppure senza le basi in Sicilia e – soprattutto i Tornado ECR – Gheddafi sarebbe ancora al suo posto. E forse D’Alema non è stato “fatto fuori” per la leale partecipazione italiana alla guerra del Kossovo nel ’99? E potrei citare anche Prodi, che fu il primo a volere South Stream, anche se gli accordi furono firmati dal suo successore. E non è forse Monti, il grande uomo delle istituzioni europee, così nullo fuori dai confini europei da farsi ridicolizzare dall’India sulla vicenda dei marò?

  10. mick

    Mi scusi ancora,
    M dispiace per EADS e BAe se Finmeccanica sottrae quote di mercato, ma francamente, a meno di non essere il ceo di una delle due non vedo il problema!
    L’Italia non può avere una politica estera autonoma? E chi l’ha detto. A parte che in teoria nessuno ha una politica estera “autonoma” neanche gli USA (e di certo non la Francia ne ancor di più Germania e UK) l’Italia farà quello che può come tutti gli altri.
    Tra l’altro importanti pezzi di Finmeccanica (vedi DRS, ma anche Selex UK , la parte inglese di Agusta, etc.) non sono affatto vendibili a chi pare e piace, come ovvio per un paese serio (gli altri), .
    Sono poi d’accordo sulle attuali, ma superabili difficoltà politche giudiziarie di finmeccanica, ma dire che il futuro di finmeccanica dipenda dall’F35, del quale avrebbe fatto volentieri a meno!, mi pare un cicinino esagerato. Non ci sono state compensazioni nel vero senso della parola, l’italia ha “partecipato” allo svilupo versando più di 1 miliardo di € nelle casse del Pentagono.
    Comunque vendere a qualsiasi costo sarebbe il modo giusto per passare da avere la seconda azienda elicotteristica al mondo a chiudere gli stabilimenti! Bella politica industriale!
    Tralascio qui ENI e gli scenari geopolitici. Solo un appunto: le vicende South Stream e NATO puntano proprio in due direzioni diverse ed anzi in un certo senso si potrebbe supporre che si compensino, ammesso che dire questo abbia un senso.
    Più in generale dal tono dei suoi post sembra che Roma sia già una provincia di Francia e Germania… ASPETTIAMO ALMENO L’ARRIVO DELLA TROICA!

    P.S. Va bene che i Tornado ECR sono stati assai utili ma da li a dire che Gheddafi sarebbe ancora al suo posto!

  11. Marco Tizzi

    Considerazione in diretta radio: una consigliera comunale di Milano sostiene che non c’è niente di male a che i consiglieri abbiano i biglietti per le partite di Milan e Inter perché “lo Stadio è NOSTRO”.

    Attenzione che questa è una confessione: la signora dice che lo Stadio è dei politici del Comune, è una proprietà privata.

    E chiaramente dice che LO STATO NON SIAMO NOI, LO STATO SONO LORO!

  12. Francesco_P

    @mick

    Se i nostri vicini influenti del condominio Europa non vogliono che l’Italia abbia una sua reale autonomia in politica estera è tanto colpa loro quanto colpa nostra. La loro parte di colpa è rappresentata dalla strenua difesa degli interessi strategici nazionali, anche a danno dell’Europa nel suo complesso. La nostra parte di colpa è rappresentata dalla debolezza del sistema Italia e dalla diffusione di fenomeni corruttivi unitamente ad ingerenze indebite nell’ambito di asset industriali strategici per la sicurezza nazionale. Chi non è in regola non può pretendere di avere voce in capitolo quando deve difendere le politiche nazionali dalle ingerenze degli altri condomini.

    La privatizzazione del gruppo Finmeccanica (eventualmente previo scorporo perché i compratori potrebbero essere più di uno) è quanto mai urgente ed opportuna a patto che gli acquirenti siano stranieri ed influenti.

    Quanto all’uscita dal programma F35, l’Italia non perderebbe solo le quote di supporto alla R&D già versate alle industrie statunitensi, ma perderebbe pure l’assemblaggio dei velivoli e la manutenzione di terzo livello per l’area Mediterraneo / sud Europa oltre ad una serie di altri contratti con gli USA non direttamente legati al programma. La soglia critica è di 100 velivoli fra quelli per l’aviazione e quelli a decolli verticale per la Marina. Compresa la manutenzione si tratta di almeno 30-40 anni di lavoro assicurati! La nostra inaffidabilità come Paese ci porterebbe a perdere commesse importanti anche nel settore dei radar per uso civile, sei sistemi di controllo del volo, ecc., che non sono legati in alcun modo all’F35; infatti, un fornitore che fa retromarcia a fronte di impegni pluriennali diventa automaticamente “inaffidabile”. In certi settori l’affidabilità del fornitore è tutto!

    Vi sarebbe un danno strategico a lungo termine. Le linee di volo dei Tornado e degli AMX sono ormai giunte alla fine della loro vita operativa. Fra 7-8 anni ci troveremo praticamente con la sola linea degli Eurofighter, di cui solo il batch III avrà limitate capacità aria suolo. Non potremo più partecipare attivamente ad operazioni internazionali che richiedono un forte impegno aereo. Vuol dire contare sempre meno.

    Cordiali saluti

    P.S.
    Quanto alla situazione libica ci sarebbe tantissimo da dire. Ma si andrebbe troppo fuori tema.

  13. Rodolfo

    Egregio Giannino, la BAE, societa privata della difesa Britannica, e’ sotto inchiesta perche’ finita nel caso di tangentii al governo dell’Arabia Saudita.Il governo ha posto il veto alla magistratura.E’ sicuro che le industrie della difesa siano veramente private?Si possono davvero comprare nel libero mercato?

  14. marco

    Che si debba privatizzare i normali (senza pelli di salami come lenti) lo predicavano da decenni ed il paradigma è il demerito Guarguaglini che si permette il lusso in questo paese di trovare un sedicente giornaliata che gli dà voce quando da lustri sarebbe al mercato ortofrutticolo di un qualsiasi paese anglosassone per aver avuto l’ardire di nominare la propria consorte al vertice di una controllata legittimo se la controllante fosse di sua proprietà ma illegittimo in un’azienda pubblica dove lui è stato imposto da forze politiche indifferenti alle sue capacità (che oggi dovrebbero essere per lui capo di imputazione) come ben dimostra il Bel Sito in Fincantieri in canottiera come da padrino padano (e con risultati poco dissimili)

  15. Piero from Genoa

    condivido analisi su malagestione imprese pubbliche..
    aggiungo che molte private nn sono molto meglio (nel senso che anche loro succhiano dal pubblico come le pubbliche).. ed alcuni che si apprestano a scendere in campo come salvatori hanno altarini che non qui cito x amor di patria..

    ma vendere partecipazioni Azionarie OGGI è un suicidio strategico..
    borsa italiana dal 2007 ha perso 65% e nel 2013 adrà ancor più giu..
    vendere in questi anni è follia.. si tratterebbe di perdere qualche decina di miliardi di valore… un conto è metterle in un fondo a Garanzia dei finaziamenti esteri (temo insieme all’Oro) che nel 2013 saremmo costretti a chiedere anche noi dopo la Spagna.. un conto è Vendere..
    la Golden Share lascia un pò di controllo ma non evita perdite da decine di miliardi che subiremmo x sempre.. nessuno di voi lo farebbe con il PROPRIO patrimonio.. ma è ben disposto a farlo con quello dello Stato che siete anche Voi ma non ve ne rendete conto.. non vi rendete conto che il Vostro Patrimonio Privato (nessuno escluso) in buona parte è nato grazie al Mega Debito Pubblico, Direttamente od Indirettamente..

    si compra ai Minimi e si vende ai Massimi.. voi volete fare il contrario..

    il sonno della ragione genera mostri
    Goya

  16. mario unnia

    Caro Giannino, non credo che tutti i tuoi Mille condividano quello che sei andato a raccontare a Rimini agli amici di Formigoni: mi sa che presto ti presenteranno i Conti.

  17. Massimo LR

    Le privatizzazioni e le liberalizzazioni hanno distrutto la civiltà, tutti i servizi resi dalle privatizzzate sono aumentati anche del 400% rispetto all’inflazione, la povertà è aumentata ed il debito pubblico lo stesso, mentre la civiltà offerta ai cittadini continua a diminuire. Se poi si guardano le società privatizzate le troviamo piene di metastasi finanziarie e proseguire su questa strada significa tornare al medioevo, obbiettivo appunto di Giannino e di tutti i quackanomics liberisti.
    Appare invece evidente che la dove l’economia reale cresce e la ricchezza si diffonde, si trovano politiche dirigiste e ATANTO STATO, tanti investimenti pubblici come in Cina, Korea, Russia o Argentina, questa è la semplice realtà.

  18. elegantissimo

    Personalmente non credo che la vendita del patrimonio dello Stato(di noi tutti italiani) risolva o risolverà la situazione attuale del debito pubblico, infatti pur di monetizzare a breve, stanno pensando di vendere a bassissimo prezzo i gioielli di famiglia(patrimonio aziendale e immobiliare), per favorire gli amici degli amici.E’ arcinoto la svendita dell’IRI (con tutto il suo patrimonio di aziende strategiche)fatta dal Prof/On. Prodi negli anni ’70, salvo poi ricomprarli a caro prezzo. Credo, anche, che la bolla(truffa) finanziaria mondiale non cambierà sistema, è di un recente studio autorevole che le banche hanno ripreso a comprare i titoli subprime, cioè ancora una volta mettono a rischio il risparmio di famiglie e pensionati. Penso invece che tutti i sistemi corrotti: banche, malavita, finanzieri ed intermediari senza scrupoli, abbiano deciso in un progetto comune di fare cartello e dettare le regole di vita per il prossimo secolo. Ebbene un principio della fisica ci ricorda che: “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, a tale proposito, vale la pena ricordare, che nelle commissioni parlamentari stanno discutendo da tempo di cambiare la legge elettore(cioè cambiare tutto per non cambiare nulla, purchè rimangano ancora lor signori), invece è necessario far capire che la musica è cambiata. Se è vero che in Italia la democrazia è compiuta , non ci sono derive ideologiche e le dinamiche economiche sono decise collegialmente, perchè non proporre elezioni all’anglo-sassone: il partito di maggioranza relativa(cioè quello che prende più voti và al governo e dedide per tutto il paese salvo essere rieletto).

  19. Fra

    Questa mattina Giannino in trasmissione ha detto che qualsiasi riforma della finanza va presa a livello mondiale perché altrimenti i capitali fuggirebbero verso alcuni mercati. Vero ma già era capitata l’occasione per parlarne. Questi mercati finanziari tenderanno comunque al fallimento. Quindi possiamo scegliere in autonomia, a livello europeo. Se poi Stati Uniti, Inghilterra o chi per loro hanno istinto suicida peggio per loro. La Germania seguendo le sue regole morali e infischiandosene parzialmente della finanza è andata avanti benissimo. Gli altri paesi per salvarsi dai fallimenti dei mercati finanziari dovranno continuare a stampare moneta svalutandola periodicamente. Noi Europa avremmo solo da guadagnarci a liberarcene il prima possibile. Ecco perchè non concordo con l’idea di Giannino. E’ solo una questione politica.

  20. Marco Tizzi

    @Fra
    Scusi, ma questa idiozia che la Germania se n’è fregata della finanza dove l’ha letta, per cortesia?
    Oltre il 70% del PIL tedesco è costituito da servizi, il 30% finanziari.
    Il settore finanziario tedesco è indebitato per l’87% del PIL e un gigante come DB ha il 40% dei propri attivi in derivati (quarantapercento!!!!).

  21. Fra

    Marco Tizzi :
    @Fra
    Scusi, ma questa idiozia che la Germania se n’è fregata della finanza dove l’ha letta, per cortesia?
    Oltre il 70% del PIL tedesco è costituito da servizi, il 30% finanziari.
    Il settore finanziario tedesco è indebitato per l’87% del PIL e un gigante come DB ha il 40% dei propri attivi in derivati (quarantapercento!!!!).

    Primo: Cosa c’entra che il 70% del pil è in servizi con la mia osservazione?
    Secondo: “Il 30% sono finanziari”. Quindi? Bisogna vedere di che tipo.
    Terzo: “Il settore finanziario tedesco è indebitato per l’87% del PIL e un gigante come DB…. “Appunto per questo oltre al fatto che avevo scritto “infischiandosene parzialmente della finanza”. Vediamo casi di banche locali e del rapporto con il tessuto industriale della regione.

  22. Marco Tizzi

    @Fra
    Mi scusi, secondo lei un’economia che per un terzo è fatta da finanza è un’economia che “se ne infischia parzialmente della finanza”?!?!?!?

    E’ in corso una mitizzazione del sistema tedesco che porta a credere cose che non sono assolutamente vere.
    Il sistema tedesco è deindustrializzato come quello del resto del mondo occidentale e statalizzato come tutti quelli dell’eurozona. Anzi direi più della media. Le “casse locali” sono centri di potere politico peggio che in Italia e senza i ricorsivi salvataggi statali sarebbero serenamente con le chiappe per terra. Secondo lei perché la sig.ra Merkel non vuole assolutamente che finiscano sotto il controllo della BCE?

    Sono più bravi a spendere i soldi, sono più bravi a far rendere i debiti, i tedeschi hanno tantissimi pregi innanzitutto come singole persone, ma dire che la Germania è a capo dell’economia reale contro il mondo anglosassone che invece vuole solo la finanza è un mito assolutamente non fondato sulla realtà dei numeri e dei fatti.
    E’ in atto una guerra tra mondo finanziario anglosassone e mondo finanziario tedesco e tra l’economia del futuro (Apple, Google, Microsoft) e quella del passato (VW, BMW, Mercedes), ma è una guerra tra sistemi assolutamente simili, se non identici. Combattuta innanzitutto a suon di moneta.

    Abbiamo già sbagliato due volte il secolo scorso nella scelta del nostro alleato, vogliamo davvero sbagliare ancora?

  23. Egr. Sig. Giannino
    E dopo che avremo venduto tutto… cosa faremmo? L’anno prossimo saremo punto e a capo. E poi scusi… mantenere la golden share? Per un discepolo del lassez faire la golden share dovrebbe essere un peggio di una pugnalata alla schiena, che strano. Sono d’accordo con il fatto che i problemi non si risolvano aumentando l’austerità e innalzando le tasse, ma allo stesso modo son convinto che da questa crisi si esca solo aumentando la base imponibile, aiutando le aziende a creare posti di lavoro, reali e non fittizi. In Italia ci sono fior fiore di aziende in settori iper innovativi, che hanno mercato che già creano ricchezza e ne creerebbero ancor più ricchezza, se potessero istituire dei distretti industriali, ma non possono, per le pastoie della burocrazia. Togliere la burocrazia non costa nulla, intervento a costo zero.

  24. mick

    @Francesco_P
    Mi scusi se replico ancora ma questa prometto(!) è l’ultima.
    Prima di tutto non mi pare che il discorso F35 sia centrale nella sicussione ed in ogni caso tutti i benefici industriali per forniture di servizi a paesi terzi di cui parla sono tutti da dimostrare e assai dubbi (Turchia? dubito molto visto che vorrebbero una loro linea di assemblaggio, Israele? … lasciamo perdere! L’unico accordo al momento è con l’Olanda) Come le ricadute negative di cui lei parla. Che centra la credibiilità dei fornitori? un’eventuale decisione governativa di uscire non comporterebbe affatto in automatico un disimpegno dei fornitori i quali sarebbero ben contenti di proseguire con i contratti che però verrebbero quasi certamente cancellati dal Pentagono e riassegnati (anche perchè onestamente non si tratta di forniture insostituibili!). Comunque non c’è dubbio che il programma ormai vada portato a termine anche perchè a questo punto non abbiamo alternative sensate (anche se tecnicamente alternative ci sono). Chiudo qui sull’F35. Sono già stato anche troppo prolisso e non tornerò sull’argomento, marginale in questa sede.

    Una cosa mi ha lascaito stupito in quello che scrive: lei in pratica considera un danno strategico l’uscita dal programma F35 (al limite direi operativo!) e non la vendita all’estero (leggi dissoluzione) di Finmeccanica. Direi che questo è un po’ troppo!

  25. Francesco_P

    @mick

    L’F35 lo ho citato come esempio perché è il programma di maggiore impegno, maggiore durata e con i maggiori ritorni diretti ed indiretti. inoltre tanto l’AM che la MM ne hanno bisogno come il pane per mantenersi operativi oltre il 2020.

    La dissoluzione di tutta Finmeccanica non viene dalla cessione ad uno o più soggetti stranieri che avrebbero tutto l’interesse a far funzionare gli impianti in Italia per ottenere un ritorno d’investimento. La dissoluzione viene dal lasciare in mano di politici/faccendieri un patrimonio tecnologico ed industriale altamente diversificato. La dissoluzione può essere la conseguenza di eventuali scelte imporvvide del Governo che rendono l’Italia inaffidabile sullo scenario internazionale. Siamo già marginali, se poi veniamo classificati in un certo modo diventiamo vere e proprie pezze da piedi. I prodotti del gruppo sono principalmente beni la cui durata va vista a lungo/lunghissimo termine. I contraenti della difesa sono direttamente altri Governi, quelli della cantieristica sono soggetti privati di grandi dimensioni che ragionano a lungo termine, ecc. Nessuno fa contratti con un’impresa condizionata da politiche ballerine del governo.

    In caso di pesante ristrutturazione o di fallimento, sarebbero a spasso migliaia di ingegneri e tecnici specializzati, molti dei quali a conoscenza di tecnologie sensibili, pronti ad essere assunti a poco prezzo da qualsiasi Stato, compreso l’Iran! Le altre decine di migliaia di dipendenti e lavoratori dell’indotto sarebbero semplici disoccupati senza speranza.

    Se gli impianti funzionano e rimangono in Italia, il fatturato contribuisce al PIL italiano e gli stipendi vengono pagati (e spesi per la maggior parte) in Italia; solo gli utili d’esercizio vanno all’estero. In compenso avremmo abbattuto il debito pubblico di un bel po’ di miliardi!

  26. Fra

    Marco Tizzi :
    @Fra
    Mi scusi, secondo lei un’economia che per un terzo è fatta da finanza è un’economia che “se ne infischia parzialmente della finanza”?!?!?!?
    E’ in corso una mitizzazione del sistema tedesco che porta a credere cose che non sono assolutamente vere.
    Il sistema tedesco è deindustrializzato come quello del resto del mondo occidentale e statalizzato come tutti quelli dell’eurozona. Anzi direi più della media. Le “casse locali” sono centri di potere politico peggio che in Italia e senza i ricorsivi salvataggi statali sarebbero serenamente con le chiappe per terra. Secondo lei perché la sig.ra Merkel non vuole assolutamente che finiscano sotto il controllo della BCE?
    Sono più bravi a spendere i soldi, sono più bravi a far rendere i debiti, i tedeschi hanno tantissimi pregi innanzitutto come singole persone, ma dire che la Germania è a capo dell’economia reale contro il mondo anglosassone che invece vuole solo la finanza è un mito assolutamente non fondato sulla realtà dei numeri e dei fatti.
    E’ in atto una guerra tra mondo finanziario anglosassone e mondo finanziario tedesco e tra l’economia del futuro (Apple, Google, Microsoft) e quella del passato (VW, BMW, Mercedes), ma è una guerra tra sistemi assolutamente simili, se non identici. Combattuta innanzitutto a suon di moneta.
    Abbiamo già sbagliato due volte il secolo scorso nella scelta del nostro alleato, vogliamo davvero sbagliare ancora?

    Un terzo è già meno della metà. Ci sono Stati con proporzioni molto più sbilanciate. Inoltre quel 1/3 andrebbe visto nel dettaglio. Non tutte le casse locali saranno rose e fiori ma il loro timore verso il controllo della BCE è dovuto al non sapere sotto quale modello regolamentare dovranno stare. Non ho capito poi la distinzione che fa tra aziende del futuro o meno. Secondo me saranno tutte competitive ed innovative.

  27. mario unnia

    Oscar Giannino sa a cosa mi riferisco a proposito del suo intervento a Rimini, e questo è tutto. A tali mick e Gian che mi chiedono un’opinione, rispondo che non mi curo di chi firma con i nomignoli.

  28. Fra

    @Marco Tizzi

    Ci sono paesi molto più sbilanciati che vanno oltre il 30% in servizi finanziari. Iniziate a scendere sulla terra e ad occuparvi d’economia reale. Le casse locali tedesche sono preoccupate perché non sanno cosa la BCE stia preparando da un punto di vista di regolamentazione. Infine credo che tutte le società che Lei ha citato continueranno ad essere sul mercato, competitive ed innovative.

  29. Marco Tizzi

    @Fra
    Quindi secondo lei il mondo IT ha lo stesso futuro nel mondo automotive?
    Questa idea non è confermata dai numeri già oggi: il primo è in crescita esponenziale, il secondo in crollo. Inoltre:
    – la rivoluzione elettrica è alle porte e a quel punto i motori non conteranno più, quindi si aspetti tra poco che la Apple lanci l’icar e che abbia lo stesso successo degli altri prodotti. Il costruttore di automobili conterà sempre meno;
    – l’esportazione verso la Cina è un mito: il trasporto incide troppo, è solo una questione di tempo;
    – l’auto è un’industria fondata sul credito al consumo. Non è un caso se le case automobilistiche hanno grandi finanziarie nel gruppo. E ad oggi, giusto o sbagliato che sia, nel mondo occidentale i debiti sono talmente demonizzati che la gente ci pensa non una, ma tre volte.
    E comunque le ricordo che il Regno Unito produce già oggi più automobili dell’Italia.

    Le casse “locali” tedesche sono un mix pubblico-privato che “funziona” per fornire aiuti di Stato mascherati alle imprese. E’ ovvio che i tedeschi non vogliano che qualcuno ci metta il naso, perché salterebbero in aria.
    Curioso, però, che impongano agli altri il controllo della BCE su tutto il sistema bancario (vedi Spagna) o addirittura che impongano agli Stati di pagare i bond della banche fallite (vedi Irlanda) mentre loro vogliono fare quello che gli pare. A me non sta bene, a lei?

    Ripeto: si sta mitizzando un Paese. Non per quello che è in realtà – la Germania ha tanti pregi, anche se penso che pochissimi siano importabili in Italia – ma per quello che la propaganda tedesca vuole dipingersi. Lo scopo è sempre il pangermanismo, non ci illudiamo.
    Forse sarebbe il caso di dare un occhio ad un Paese, gli USA, che tre anni fa era in ginocchio e oggi si è ripresa, cresce e può permettersi di lamentarsi di cose che per noi sono un miraggio.

    P.S.
    Se fa una “citazione” di un post con un “rispondi” va in moderazione. Basta che cancelli il riferimento alla risposta.

  30. mick

    @mario unnia
    Lei faccia pure come crede, risponda pure a chi vuole, la domanda era totalmente scevra da qualunque critica o dubbio nei suoi confronti, semplicemente non ero / eravamo informati. Io ho visto oggi un video molto strimizito e parziale su repubblica.it che in effette non mi lascia molto tranquillo, ma sicuramente è lingui dal poter consentire alcuna conclusione anche parziale.
    Se invece di rispondere piccato si fosse limitato a esporre i passaggi incirminati ne avremmo tutti guadagnato.
    Comunque se è così interessato al mio nome io mi chiamo Michele Pileri e continuerò a firmarmi con il mio nick , se vuole sapere altro mi faccia sapere.
    Cordialità

  31. Gianluca Accornero

    @mick

    Oscar lavora x Radio24.. Confindustria ha paura della patromoniale imposta da fuori al 50% degli Italiani (tra cui i Ricchi).. la sua discesa in campo col supporto non sò quando esplicito della Marcegaglia è orientata ad evitar la mazzata che in buona parte peserebbe proprio su di loro (spera di sostituirla con tagli alle 13° e privatizzazioni di massa).. l’altra sera ad In Onda su LA7 Mingardi (dell’Isituto Bruno Leoni) ha detto che Comprerebbe solo Tempo.. in linea generale ha ragione.. ma dimentica che abbiamo in Costituzione il Pareggio di Bilancio.. dimentica che il Tempo è Strategico.. e non si accorge che se Riusciamo ad Arrivare in uno o due anni prima alla Bce che Stampa e poi agli EuroBond con Accentramento Poteri a Bruxells il gioco è fatto.. avremmo probabilmente una lunghissima stagflazione ma non il fallimento.. ed è un pur triste discreto risultato tenendo conto dove siamo e cosa rischiamo (fallimento + Lira + svalutazione ricchezza cartacea ed immobiliare del 50% dalla sera alla mattina)..

    ora però pare che Oscar si allei col Partito-Confessionale di CL & Formigoni & Friends..
    che ha gestito la regione bene numeri “aggregati” alla mano, un pò meno se si entra nel dettaglio delle pratiche clientelari (non ho sentito parlar né di San Raffaele né di Svizzera : ) , cmq la media sopra la media è quella che conta.. ma se Oscar si sposta c’è il Rischio che Confindustria gli si rigiri contro.. questo è quello che penso io..

    PS: spero questo commento venga pubblicato.. la Libertà di Opinione è garantita dal Liberalismo della Testata ChicagoBlog (unici vincoli Maleducazione e Diffamazione)..

  32. Gianni F

    @Marco Tizzi . Grazie di questo post, che mi conferma nell’idea che c’è in atto una gigantesca farsa di egemonia culturale sinistrorsa tesa a ridare falsamente un’idea di Stato comune, di tutti. Poi, chi amministra sono sempre loro

  33. Fra

    @Marco Tizzi

    Il settore dell’auto continuerà, per ora nessuno tornerà alla bicicletta. Sarà necessario innovare e vedere se possibile di staccarsi da forme di propulsione consolidate. A nessuno gioverebbe un calo di produttività derivante dalla riduzione di velocità di circolazione… L’analisi degli scenari resta comunque difficile per gli stessi soggetti che vi operano, sarebbe meglio lasciare certi discorsi. Le casse tedesche sono già funzionanti con il loro modello. Lasciarsi andare nelle mani della BCE così senza sapere nulla prima e agitando solo lo spettro dei paesi mediterranei spendaccioni è un gioco che non giova a nessuno. La base di partenza è che il modello tedesco funziona, in Italia va peggio. Draghi deve presentare qualche cosa che sia più efficiente per tutti.

  34. Marco Tizzi

    @Fra
    Il settore auto nel mondo occidentale è morto e sepolto, non so cosa deve succedere peggio di avere una sovracapacità produttiva dell’ordine del 40% per dimostrarlo.
    E le rivoluzioni tecnologiche non fanno prigionieri: dire “nessuno tornerà alla bicicletta” è come se qualcuno avesse detto 15 anni fa alla Kodak “nessuno tornerà agli acquarelli”.
    Kodak era un’azienda ben più forte di VW o BMW o Mercedes 15 anni fa. Nokia lo era anche solo 5 anni fa.

    Anche il modello-Italia funzionava un anno e mezzo fa: nessun salvataggio necessario del sistema bancario, bassa disoccupazione, alto reddito, altissima aspettativa di vita e qualità della stessa tra le più alte al mondo.
    Questa crisi non fa prigionieri: il sistema di welfare europeo funziona solo a botte di debito pubblico e le Germania non è un’eccezione, ma anzi la dimostrazione vivente.

    E cmq se il modello-Germania funziona i numeri dicono che il modello anglosassone, nonostante tutto, sta ancora funzionando meglio.

    Ne riparliamo comunque tra un annetto, quando finalmente anche la Germania si prenderà in faccia la recessione che merita.

  35. Fra

    @Marco Tizzi

    La Germania se frena è perché frena l’economia mondiale. Sulla sostenibilità del welfare concordo con lei. Circa il modello anglosassone senza finanza funzionerebbe ancora meglio. Anche li per ora non sono tutte rose e fiori. Ne riparliamo tra un anno quando assisteremo una volta terminata la crisi dell’euro a l’inizio di quella del dollaro.

  36. Luigi

    Egregio sig. Giannino, condivido in linea generale le sue ipotesi e quanto esposto nel programma sul sito “fermareildeclino”. Pur tuttavia mi permetto alcune osservazioni sulla attuabilità del programma, soprattutto in funzione dell’attuale mole di leggi che governano il nostro Paese. Leggi vecchie, farraginose, spesso equivoche ed inapplicabili, quindi dannose ed inutili. A mio avviso tentare di riformare lo Stato per renderlo veramente competitivo, e Dio sa se ne abbiamo risorse intellettuali e materiali sufficienti, con l’attuale contesto di leggi è pura utopia. Mettere mano anzitutto ad una radicale riforma dei codici Penale e Civile, lo stato della giustizia in Italia lo conosciamo e lo assaporiamo giornalmente, la stessa Europa non perde occasione per rammentarcelo. Una Giustizia vera, rapida efficiente, degna di un moderno stato di diritto. Chi sbaglia deve pagare fino in fondo. Meno carceri, pochi in attesa di giudizio e quelli condannati in via definitiva, in tempi brevi, al lavoro e non a spese della collettività. Ci sono tante miniere dichiarate improduttive che potrebbero essere proficuamente riaperte. Pene esemplari per coloro che gestendo bene pubblico ne approfittano per proprio tornaconto. Deputati, Senatori e Ministri inclusi. A mio avviso poi sarebbe indispensabile anche un piccolo ritocco all’art. 75 della Costituzione della Repubblica, la dove cita espressamente [ Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali]. Ora, al di là della pur opinabile liceità a permettere solo referendum abrogativi, ritengo che ci siano altri interessi strategici per lo stato per i quali il referendum non può né debba essere ammesso. Il riferimento è al complesso sistema energetico nazionale. Tutti i cittadini ed il sistema produttivo nel suo insieme, paga l’energia di cui ha bisogno oltre il 30% in più degli altri stati nostri concorrenti. Nel 1986, sotto l’onda emotiva dell’incidente di Chernobyl, venne eliminata con un referendum ogni possibilità di indipendenza energetica, possibile solo attraverso la costruzione di nuove centrali nucleari, obbligando la dismissione delle poche esistenti. Disgraziatamente lo scorso anno sempre sotto l’onda emotiva dello tsunami giapponese si è perseverato nello stesso errore. È paradossale e purtroppo tragico constatare che l’energia nucleare per scopi pacifici, scoperta dall’italianissimo Fermi venga ampiamente utilizzata da tutti i paesi industrializzati meno che in Italia.
    Dipendiamo in modo vergognoso dal ricatto energetico dei produttori di petrolio e dalle compagnie petrolifere (le famigerate sette sorelle contro le quali si oppose e cadde Enrico Mattei) che facendo cartello continuano ad imporre il loro prezzo, oltre naturalmente ad uno stato sempre più vorace che ad ogni occasione trova il pretesto per aumentare la gabella sui carburanti.
    A volte mi chiedo cosa sarebbe l’Italia se fosse energeticamente autosufficiente. Con l’energia prodotta dalle centrali nucleari in completa sicurezza, potremmo climatizzare le nostre abitazioni a prezzo accettabile, le nostre industrie produrre manufatti a basso prezzo, produrre idrogeno o basso costo per tutti i tipi di trasporti, incentivando la riconversione dei motori da benzina-gasolio ad idrogeno con benefici enormi per l’ambiente e la salute di tutti. Con tali presupposti lo stato potrebbe più velocemente risanare i debiti pregressi, diminuire la pressione fiscale e rilanciare, non solo a parole l’economia dell’intero paese.
    A medio termine, vista la distribuzione geografica dell’Italia, si potrebbe ipotizzare un forte incremento del trasporto commerciale via mare attraverso la costruzione e/o il potenziamento dei porti. Navi cargo spinte con turbine ad energia nucleare potrebbero effettuare in modo conveniente tutti i trasporti a medio e lungo raggio che ora avvengono via terra attraverso i tir con enormi risparmi in termini di inquinamento e di traffico con costi sociali (incidenti causati da mezzi pesanti) enormemente ridotti. Le autostrade liberate dal traffico pesante sarebbero più che sufficienti alla restante circolazione. Tutto ciò è pura utopia? Probabilmente si, fin tanto che le potentissime lobby condizioneranno pesantemente la vita del nostro paese credo proprio che non ci sia alcuna speranza.
    Nel ringraziarla per l’attenzione la saluto cordialmente.

  37. Gianfranco

    A Oscar Giannino,
    mi permetta una piccola osservazione: Lei pretende di scrivere con la stessa velocita ‘ con cui parla e cosi’ commette parecchi errori.
    Venendo al tema della smobilitazione dei patrimoni pubblici, quando avremo venduto i beni disponibili e ammesso che il ricavato sia riversato a decurtazione di debito pubblico, di cui copriremmo una infinitesima parte, mi dice con che cosa garantiremo la rimanente montagna di debito se i gioielli di famiglia li abbiamo mangiati per vivere a go-go?
    Non potrebbe succedere che i portatori dei rimanenti titoli si allarmassero e si presentassero a riscuotere?
    Io sono dello avviso che la nostra salvezza stia nella sensibilizzazione di tutti i fattori della produzione di PIL per un massiccio rilancio della produttivita ‘ del sistema, integrando il tutto con le necessarie riforme.

  38. Piero

    @Gianfranco

    è la stessa cosa che dice Tremonti.. e che penso pure io..

    senza contare il Deprezzamento del 65% vs 2007 delle Partecipazioni Azionarie Italiane mentre quelle Tedesche ed Americane saranno ad un -20%.. e tale differenza non si giustifica certo con i Fondamentali.. è solo Speculazione..

    il progetto dell’Europa (che nn è quello di Oscar & Confindustria) è di Istituire un Fondo di Assets PUBBLICI (forse anche i 200 mld Oro) Vincolati a Garanzia x i finanziamenti che anno prox ci daranno in cambio di Ulteriori Salassi tra cui 13° dipendenti pubblici/pensionati + Patrimoniale PRIVATA x il 50% degli Italiani (infatti la Germania non ci ha messo nella lista di quelli da espellere xrchè abbiamo 8000m mld di attivo)..

    in sintesi.. don’t worry x i Pubblici.. but worry x i Privati..

  39. Sono contrario alla golden share, che espone gli investitori privati a ricatti da parte dell’azionista pubblico. Ricordate Ferruzzi Enimont?
    Gardini aveva la maggioranza, ma era costretto a subire i condizionamenti del governo. Ricordate anche come finì? La golden share è un compromesso all’Italiana.

  40. Che la privatizzazione degli asset degli enti pubblici sia un passo necessario per trovare il denaro per abbattere il debito pubblico è una verità scontata. Ma può essere anche un motivo di rilancio economico e di creazione di posti di lavoro stabili.
    L’indegna ” caciara ” a cui stiamo assistendo in questi giorni riguardo all’annoso problema di Linate e Malpensa è lì a dimostrarlo.
    Come si faccia a non capire che continuare a consentire ai vettori stranieri di imbarcare passeggeri sui voli intra -europei da Linate che vanno ad alimentare gli hub del Nord Europa significa non sviluppare il traffico di lungo raggio per il nostro paese.
    Quando in francia venne inaugurato il nuovo aeroporto Charle De Gaulle, venne chiuso a tutti i voli internazionali l’aeroporto di Orly e nessuno si oppose o fece ricorso ai tribunali.
    Come si possa pensare che un vettore (Alitalia ? ) possa investire nell’Hub di Malpensa con voli a lungo raggio se poi si consente agli altri vettori stranieri di drenare traffico “ricco ” verso i loro aeroporti di riferimento ??
    Come risolvere il problema senza causare troppi danni economici alla SEA e di conseguenza alla proprietà ?? Molto semplice : basta non autorizzare più l’emissione delle doppie carte di imbarco. Così facendo il passeggero se vuole utilizzare, per dei voli a lungo raggio, altri aeroporti in Nord europa, una volta arrivato in quello di transito ( Francoforte, Londra, Parigi ,Amsterdam, etc. ) dovrà fare di nuovo il check in e la consegna dei bagagli allungando i tempi di transito nell’hub di riferimento.
    Linate potrà agevolmente recuperare il traffico passeggeri perso in favore di Malpensa aumentando quello su tratta secca, magari spostando una low cost da MXP a Linate ( Easy Jet ? ) o incrementando i voli a basso costo di Airone/Alitalia verso destinazioni a medio raggio ( entro le 3-4 ore ).
    Così a Malpensa si incrementerebbero i voli intercontinentali ed extra UE con un aumento degli addetti e del fatturato e consentirebbe all’Alitalia di investire in aeromobili e rotte abbandonate da tempo e recuperare utili e posizione nel ranking nel panorama mondiale dei vettori aerei.
    giorgio

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