Gobba a levante debito calante, gobba a ponente…
Il debito pubblico italiano che cala, in rapporto al Pil e persino in valore assoluto, seppure in un solo trimestre, è un fatto così raro che merita di ritornarci sopra a distanza di pochi giorni da un precedente post. In esso si metteva in guardia il lettore, invitandolo a non fidarsi delle apparenze, amplificate da quello che gli organi d’informazione andavano trionfalisticamente sostenendo. A ridursi nel terzo trimestre 2013 era stato infatti il debito pubblico lordo dell’Italia, così come definito dal trattato di Maastricht e rilevato trimestralmente dall’Eurostat a supporto della Commissione U.E. Al netto della liquidità disponibile del Tesoro, dei depositi presso la Banca Centrale, dei conferimenti ai meccanismi europei salvastati, quello che si può chiamare debito pubblico netto era invece tutt’altro che sceso. Purtroppo, con la sola rilevante eccezione del Foglio, nessun giornale ha ritenuto di dover ricordare ai suoi lettori che non è tutto oro quello che luccica.
Considerando che Eurostat riportava nella sua nota trimestrale l’andamento del debito pubblico sino a settembre 2013 e che invece, in base alla nota mensile sul debito e fabbisogno della Banca d’Italia, si può aggiornarne la dinamica sino a novembre, ecco rappresentate nel grafico sottostante le differenti dinamiche del debito lordo e di quello netto sino a tale mese.
Cosa è successo dunque al debito italiano tra giugno e settembre 2013? Come già ricordato in precedenza:
- Nella sua versione lorda esso è passato da 2.076,4 a 2068,7 mld., con una riduzione di 7,7 miliardi.
- Nella sua versione netta è invece passato da 1.922,2 a 1.951,1 mld., con un incremento di 27,9 miliardi.
E tra settembre e novembre? In soli due mesi:
- Il debito lordo è cresciuto di 35,4 miliardi (da 2.068,7 a 2.104,1 mld.).
- Il debito netto è invece aumentato di 13,8 miliardi (da 1.950,1 a 1963,9 mld.)
Gli incrementi del debito netto, rapportati al numero di mesi in cui si sono verificati, appaiono decisamente maggiori rispetto alla media del precedente biennio/triennio, sicuramente per effetto dell’accelerazione da parte della P.A. del pagamento delle fatture pregresse. Se si considera l’intero triennio 20011-13, l’incremento medio mensile del debito netto è stato di 5,2 miliardi.
Questo dato ha importanti implicazioni in relazione al progetto di ‘privatizzazione’ del 40% di Poste Italiane. Considerando che i ricavi previsti dalla cessione oscillano tra i 4 e i 4,8 miliardi, nella prima ipotesi essi verrebbero bruciati in 23 giorni di funzionamento della P.A. italiana mentre nella seconda in 28 giorni.
Rebus sic stantibus ormai da almeno vent’anni, il trend di crescita del debito pubblico condanna inevitabilmente l’Italia al default. Un Governo serio e intellettualmente onesto dovrebbe prenderne ufficialmente atto e comunicare ai dipendenti pubblici e quelli delle aziende partecipate dagli enti pubblici di iniziare a cercarsi un altro lavoro.
e che vuoi commentare…
Egregio Arrigo,
Non fà una piega, purtroppo non mi stupisco più, i tentativi di svicolarsi dalle responsabilità da parte del governo oramai sono giornaliere.
Utilizzare anche le bugie si confà al livello dei profili presenti, partendo da Letta in su e in giu. Compreso Napolitano che con la scusa della stabilità delle istituzione continua a creare oscenità politiche.
Cordiali saluti.
RG