16
Gen
2012

Go, Monti go!

Liberalizzare è necessario. L’Italia è in recessione e la manovra più semplice e a costo zero per rilanciare l’economia è senza dubbio quella di aprire alla concorrenza.

Liberalizzare tutto e velocemente, senza tappe intermedie. È obbligatorio, altrimenti si rimane in un limbo dove tutte le categorie si mettono di traverso per evitare di perdere una rendita da posizione dominante.  

La protesta dei taxi sarà forte, così come quella delle farmacie, ma non devono spaventare il Governo. Sono solo due delle piccole categorie dove esistono dei limiti d’accesso molto forti, ma chiaramente non sono le uniche che necessitano maggiore concorrenza.

E la prima bozza del decreto liberalizzazioni sembra andare nel verso giusto; certo qualche cosa in più potrebbe essere fatto, ma tutti i settori economici sono toccati, dalle autostrade fino alle assicurazioni, dal trasporto pubblico locale fino ai notai e gli avvocati.

Non è bene parlare prima di quando il decreto sia definitivo, soprattutto in Italia, dove nemmeno il definitivo è definitivo, ma è bene fare pressione affinché il Governo sia incisivo.

Il 19 gennaio sarà una data cruciale per il destino dell’Italia, come ci ha giustamente ricordato Standard & Poor’s che ha provveduto a far cadere di due gradini il grado di solvibilità del nostro paese.

Quali le motivazioni di tale bocciatura? I soliti motivi, si potrebbe dire. In primo luogo l’elevato livello di debito, che ci fa pagare un differenziale con la Spagna (che fino ad un mese fa aveva un interesse sul debito uguale al nostro) tra un punto e mezzo e due punti superiore.

Secondo, ma non meno importante, la lungaggine nell’arrivare a tale “decreto liberalizzazioni”. I mercati si sono innervositi a vedere che la prima manovra Monti è stata troppo incentrata ad aumentare la pressione fiscale, senza intaccare gli sprechi e le inefficienze del nostro sistema paese.

È possibile che le nostre imprese paghino il 68 per cento di tasso totale di tassazione?

È possibile che la burocrazia sulle start up costi fino a mezzo punto percentuale di prodotto interno lordo all’anno?

È possibile che ogni anno vengano buttati due miliardi di euro per finanziare un trasporto pubblico locale caratterizzato da costi doppi a quelli svedesi o della Gran Bretagna?

È possibile che per le auto blu vi siano costi per lo Stato di diversi miliardi di euro l’anno?

Ora, mentre alle ultime due domande il Governo sta rispondendo con l’eliminazione di gran parte delle auto blu e una liberalizzazione del trasporto pubblico locale, sul tema tasse e diminuzione della burocrazia ancora molto, tutto è da fare.

Non è ancora finita la fase due del Governo Monti, ma dopo la prima di “più tasse”, la seconda di “più liberalizzazioni”, è bene passare velocemente ad una terza di “meno burocrazia” e meno “patrimonio pubblico”.

È bene inoltre procedere velocemente alle privatizzazioni di una parte importante del patrimonio pubblico (molto di più di quanto è stato fatto nella prima manovra Monti), per abbattere velocemente il debito e dunque diminuire la spesa per  il debito che potrebbe sfondare i 100 miliardi di anni nei prossimi anni.

Se infatti i tassi d’interesse dovessero mantenersi a lungo intorno al 7 per cento, è facile che la spesa per pagare il nostro debito (1900 miliardi di euro circa) possa crescere nel prossimo quinquennio fino alla fatidica soglia appena segnalata.

Dice un proverbio che non è bene mettere troppa carne al fuoco, ma l’Italia ha bisogno velocemente di una fase due e di una fase tre del Governo Monti, se vuole evitare di fare la fine della Grecia.

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32 Responses

  1. Pask

    Ok per le liberalizzazioni ma i settori di cui si parla sono un groviglio di regole che penalizzano anche i cd privilegiati. Ad esempio le ADSL “vendono” dei farmaci tolti D’Alema disponibilità delle farmacie. I tassisti di fatto non hanno voce in capitolo sulle tariffe. Per quanto attene i grandi monopolinn c’è nulla di serie. Ad ogni buon conto il paese ha bisogno di banda larga e wi-fi; farmacie taxi edicole e benzinai sono la classica battaglia di retroguardia.

  2. Diana

    Liberalizziamo tutto e velocemente… Ok…
    La saggezza popolare insegna che “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi”….
    Le “riforme” frettolose dell’attuale “governo tecnico”, dal mio personale e inutilissimo punto di vista, a tutto sono servite tranne a che a “centrare il punto”: non sembra produrranno una crescita – anzi -, non sono servite ad acquisire la benchè minima credibilità presso i mercati, che “stranamente non hanno abboccato” (!), dismissione del patrimonio pubblico nemmeno nel mondo dei sogni, ma in compenso si sta lacerando quel minimo di tessuto sociale su cui si poteva ancora costruire qualcosa.
    Capisco “l’urgenza”, anche l’urgenza di dimostrare all’Europa che “ci siamo attivati”, ma se invece ci prendessimo un attimo di respiro per provare almeno a spiegare – visto che di professori si tratta, dovrebbe essere il loro campo – all’Italia perchè è necessario liberalizzare, magari si eviterebbero forme di protesta “più o meno forti” e potremmo evitare di ritrovarci con un Paese disgregato… Potrebbe essere utile spiegare a chi si è fatto un mazzo tanto per accedere a un albo professionale perchè si ritrova in mano un pezzo di carta senza alcun valore o a chi ha venduto un appartamento per comprare la licenza al figlio, perchè agli effetti quell’appartamento l’ha buttato sostanzialmente via… Non è il mio caso, però penso a chi vive queste situazioni: non si tratta nè di economisti, nè di studiosi nè di professori, si tratta di PERSONE, persone arrabbiate perchè non capiscono il motivo di tali scelte. Qui per correre dietro ai numeri si tende a dimenticare che si tratta della vita e del futuro delle persone. Provate a spiegare, invece di tapparvi le orecchie per non sentire le proteste.
    E’ giusto liberalizzare, ma non mi aggrada “il tono” dell’articolo: suona tanto come “Smettete di piagnucolare, va fatto, ci aspettiamo delle proteste, ma facciamo bene a non ascoltare”. E che sia, però il rispetto è dovuto e se l’atteggiamento è questo, si dovranno accettare le conseguenze.
    Grazie

  3. Marco Tizzi

    Ma davvero questa lenzuolata di liberalizzazioni può servire a crescere abbastanza per convincere i mercati?
    Ho molti dubbi.

    E, invece, in tema di liberalizzazioni: il patrimonio immobiliare, se buttato di botto sul mercato, uccide un mercato che già è più che fiacco. Se scoppia il mercato immobiliare a catena partono le banche e il resto del paese. Inclusi tutti quelli che hanno un mutuo sulla casa, che si ritrovano un debito infinitamente superiore al valore dell’immobile.
    Le aziende pubbliche? Se si vendono quelle che fanno utile i conti pubblici peggiorano. Per quanto possa essere personalmente d’accordo non mi pare un vantaggio a livello di conti pubblici.
    Quelle che non fanno utili… ben venga la privatizzazione! Ma c’è qualcuno che le compra?

    Temo che il problema, per S&P e non solo, sia l’Euro. E finché non si risolve quello, ci restan solo le lacrime (il sangue è finito).

  4. André

    @Diana
    Brava Diana,
    hai ragione da vendere.
    A me, personalmente, queste liberalizzazioni della mutua danno fastidio perché del tutto arbitrarie e mirate. Posto che ogni privilegio legale è, in qualche modo, un furto a danno degli utenti – non accetto di buon grado che un governo sicario delle banche si metta a fare la morale (e le scarpe) a tassinari e farmacisti. Parlo da anarco-capitalista, libertario. Nel mio mondo ideale non esistono licenze o attività contingentate. Ma, ragazzi, tutto va contestualizzato.
    Non si dica : da qualche parte bisogna pure cominciare! Ma davvero la gente non nota che un governo espressione di alcuni privilegi quando abbatte altri privilegi non lo fa certo pro bono? Davvero c’è chi batte le mani quando il ladro col bottino più grosso taglia la borsa al ladruncolo e gli fa rendere il mal tolto? Ma per favore!

  5. Roberto

    Tra le ristrutturazioni, dalle quali si otterrebbe risparmio ed efficienza, ci sarebbero i tagli alla spesa pubblica, che purtroppo significa anche licenziare.! Capisco che non sia il massimo dei piaceri, ma qui non stiamo parlando dei “normali” costi della democrazia tali da far chiudere un occhio, ma parliamo di un numero spropositato di persone che stanno lì giusto per fare numero! mi si spiega perché in alcune Regioni del sud nel settore della Sanità, il rapporto dipendenti/cittadini ha raggiunto livelli tali che non sono più accettabili nè sopportabili!? senza calcolare la qualità pessima dei servizi offerti al cittadino.

  6. Serse

    1 – le liberalizzazioni portano ad un aumento dei prezzi;

    2 – le liberalizzazioni portano alla distruzione di posti di lavoro ed all’abbassamento
    degli stipendi dei lavoratori e dei fatturati delle piccole imprese;

    3 – la liberalizzazione-privatizzazione dell’impresa pubblica nel periodo
    1992-2000 non è stata conseguenza dell’inefficienza economica;

    4 – i processi di liberalizzazione-privatizzazione non hanno minimamente
    migliorato la capacità produttiva italiana;

    5 – le liberalizzazioni favoriscono i concentramenti di capitale in poche
    ricchissime mani;

    6 – il rendimento finanziario delle aziende privatizzate è stato peggiore
    rispetto alla generalità del mercato finanziario italiano.

    Quindi tutto il contrario di quanto affermato dai liberalizzatori: ovvero
    diminuire i prezzi, rilanciare la crescita.

  7. Marco

    Io non vedo ancora i notai scioperare per strada. Quando vedremo i notai scioperare vorrà dire che è cominciata una nuova stagione di speranze per questo Paese disgraziato.

  8. Francesco

    Ma perchè nella liberalizzazione non colpiamo anche l’assurdo balzllo della data valuta e le assicurazioni sull’assicurazioen auto obbligandole ad assicurare la persona e non il veicolo.
    Prendendo ad esempio quanto succede in Stati Uniti dove sono molto pratici:
    1) sugli assegni si guarda al momento dell’incasso e l’addebito corrisponde all’incasso del beneficiario. Tutto semplice la banca paga pochi interessi, come in Italia, ma non fa la cresta.
    2) sulle assicurazioni auto si assicura la persona (indipendentemente dal numero di auto che si possiede).
    Costi più bassi.
    Polizze trasferibili da un’auto all’altra (anche perchè non risulta che vi sia alcuno in grado di guidare due auto allo stesso tempo).
    Concorrenza tra le compagnie assicuratrici e sistema più semplice e non gravato da troppe tasse.

    Almeno non si colpirebbero solo i soliti noti (tassisti, benzinai, piccoli commercianti, ecc.), lasciando altri (banche, assicurazioni, giornalisti, commercialisti, ecc.) difesi dalle loro forti e ricche caste.
    Non si chiede il far west , nè un abbassamento della qualità professionale e/o del servzio (che mi sembra alta sia in UK che in USA). Si vuoel solo un po’ più di concorrenza vera dove gli utili sono esageratamente alti protetti da leggi ottocentesche.Saluti

  9. Dorian

    Liberalizzazioni il nuovo slogan! Fino alla settimana scorsa era lotta all’evasione. Poi chissa’!!! Solo demagogia e fumo negli occhi agli idioti. Commuove e fa scompisciare dalle risate sentire parlare i Monti boys, se la prendono con S&P che declassa e si affannano a dire che ci vuole tempo per le riforme serie. Ma spiegatemi che cosa c’e’ di difficile nel tagliare la spesa pubblica di questo paese disgraziato? Occorre fare la spending review? Perche’ non sappiamo dove tagliare una spesa che si mangia oltre la meta’ del pil? Lo sanno tutti gli analfabeti e non lo sanno gli economisti? BASTA prendere in giro. Gli operatori ecologici,gli operai e la classi deboli le lasceremo morire lavorando. Gli autonomi li faremo sparire criminalizzandoli e incentivandoli a lasciare il Paese, gli industriali se ne sono gia’ andati e non torneranno. Meno male che ci saranno i dipendenti pubblici a tenere in piedi il Paese!!! Infine le liberalizzazioni alla buona e non come dovuto le ha gia’ fatte in passato Bersani, il risultato nel commercio e’ visibile a tutti: i prezzi non sono scesi, la qualita’ e’ diminuita e sul mercato sono rimasti o i grandi gruppi o gli extracomunitari. O nessuno di voi si e’ reso conto della progressiva desertificazione e abbruttimento delle nostre citta’?

  10. martino

    Non sono tassista, ne farmacista, ne notaio. Ma queste liberalizzazioni mi puzzano un po’. Più taxi=tariffe più basse? Non è che più taxi= meno corse =>prezzi più alti? Vedo che con i bar è successo così: in alcune zone ci sono attvità una di fronte all’altra, ma non si fanno la lotta sul prezzo del caffè, anzi, visto che il totale dei clienti rimane lo stesso ma se lo spartiscono in più esercenti, per far tornare i conti il prezzo deve salire. Su farmacie e notai, visti i loro ampi guadagni, ci sarebbero maggiori margini. Però io preferirei proprio non andarci dal notaio: in altri stati i passaggi di proprietà si fanno con moduli prestampati (auto) o agli sportelli dei corrieri espressi (case). Per cambiare sede legale di una ditta non basterebbe un timbro comunale o un modulo online? E via dicendo. Lo stesso dicasi per commercialisti, avvocati, ecc. Insomma, io vorrei semplificazioni e meno norme che creano lavoro per alcune categorie.

  11. Aldus

    @Dorian, hai detto bene, aggiungi pure che si fa di tutto per aumentare “rumore e depistaggio”. L’obbiettivo è eliminare piccoli singoli imprenditori per trasferire il businnes alla GDO -grande distribuzione organizzata. Tutto per favorire le grandi catene francesi (nostri nuovi padroni) e le mitiche COOP rosse.
    Tutto qui.

  12. francy marcell

    Ritengo quanto esposto demagogico e con poca progettualità e prospettive. non si considerano le cause effetto di queste manovre e liberalizzazioni.
    Invece di deprimere sempre più l’economia reale si continua a dar retta alla FINANZA padrona (vedi standard & poor). Stanno distruggendo il tessuto produttivo dell’Italia per non tagliare i costi dell’apparato statale e politico e per difendere Banche e Finanza.

  13. Questa volta devo dire un articolo molto superficiale e demagogico pieno di “è possibile qui”, “è possibile là” e che parte giustficando scelte stupide e di facciata. La sostanza dei problemi italiani non viene e non verrà minimamente toccata da un’elite di persone che ha da sempre, come unico vincolo reale verso la propria produttività, il passare dall’ufficio personale una volta al mese a ritirare lo stipendio.
    Monti, brancolando nel buio della propria supponenza professorale, sta facendo come Bersani che mise in prima pagina del suo decreto lenzuolate i Taxi ben sapendo che quanto scritto sarebbe stato inapplicabile ed avrebbe scatenato il putiferio per nascondere la sostanza, la ciccia, che era nelle pagine interne in cui dava alle COOP, finalmente, i farmaci da banco. Liberalizzare non vuol dire dare un colpo ai benzinai ma poi dargli le sigarette togliendole ai tabaccai e così via. Vuol dire entrare col taglione in banche, assicurazioni e municipalizzate. Togliere le regioni autonome. Tagliare i 300.0000 posti clientelari pubblici in meridione. E lo farebbe questo tizio? Ma per piacere….

  14. cristina

    Purtroppo per noi, avete ragione tutti. Ciò che avete asserito nei commenti si realizzerà perchè in Italia, ciò che è giusto fare, viene sempre fatto male, non pensando alle conseguenze globali nel tempo, ma solo all’immediato che, per forza di cose, è a favore di pochi. Le ingiustizie si allargheranno a dismisura e si arriverà alle rivolte di massa. Fino ad allora………

  15. Marco

    Solidarizzo con tutti coloro che finalmente hanno deciso di scioperare: tassisti, giornalai, benzinai, autotrasportatori. Spero che si aggiungano presto anche liberi professionisti, commercianti ed operai (prima o dopo, si toccherà anche l’art. 18). Questo governo non rappresenta il Paese, ma solo i banchieri, gli speculatori finanziari, i proprietari dei media, e coloro che pagano le tasse in Lussemburgo. Monti & C. si dimettano. Meglio il default dello stato che dei cittadini.

  16. Dorian

    Monti non deve andare a casa, deve mettere in pratica quello che insegnano in Bocconi e per farlo non deve aver paura del Parlamento e dei politici. Deve impedire ai tedeschi di crearsi facili alibi per comportamenti doppiogiochisti altrimenti a Marzo addio Grecia e poi addio Italia. S&P e’ manipolata? Indubbio, ma le riforme vere in Italia e in Europa non le stanno facendo, quindi liberalizzazione dei comparti strategici (per intenderci non di quelli di cui si parla in questi giorni che sono tutto tranne importanti) e tagli con la scure! Poi Merkel all’angolo creando asse con francesi ed inglesi.

  17. Antony

    Buona sera Dott. Giannino, sono un straniero. Io invece vorrei dire che non c’è bisogno di dare un’altra licenza ai tassisti se non vogliono, ad una sola condizione di introdurre la ricevuta fiscale obligatoria. Se poi l’incasso dei tassisti superano 5 volte piu di quello che hanno dichiarato nel ultimo anno( non sto esagerando, perchè in passato non lontano ho pagato €900 di affito per la licenza di taxi) dovrà essere ritirato la licenza consegnando a che tocca veramente.Poi mi domando, se non c’è lavoro a roma sufficente per tutti tassisti, allora per quale motivo la licenza costa più di un appartamento? Da ignorante ho sempre creduto che le cose costano perche la richiesta è piu della offerta.Se non c’è tanto lavoro come dicono, allora la licenza non doverebbe costare cosi tanto 0 no? La stessa cosa vale anche per la n.c.c. Grazie, La ascolto dommattina alla Radio24

  18. claudio

    Ci sono diversi commenti freddini e pieni di distinguo sulla opportunità delle liberalizzazioni, alcuni sono addirittura contrari.
    A questi commentatori piace l’idea di un Autorità che dica loro quando e come possono lavorare, hanno bisogno di qualcuno che dica loro come e dove possono spendere. A loro piace uno Stato che metta sistematicamente il becco tra adulti consenzienti che si vogliono scambiare un servizio.
    Questi commentatori non provano disagio al cospetto di un’Autorità che li faccia sentire dei un po’ sudditi: perché è questa la loro indole più intima e inconfessabile… la sudditanza.

  19. Incollo qui un articolo del Prof.Ugo Mattei, ordinario di diritto civile all’Università di Torino ed alla University of California, apparso su “Il Manifesto” del 30 dicembre 2011.

    “Incurante dei referendum, il governo dei professori avanza nella battaglia contro le «lobby» che frenerebbero il libero mercato.
    Bisogna rompere l’egemonia di una cultura che fa presa anche a sinistra. E dire che non tutto può essere piegato alle esigenze della crescita e della produzione

    Con una mancanza di fantasia e di senso della realtà davvero sconcertante, il governo tecnico dichiara di voler incardinare la fase 2 della sua azione sulle liberalizzazioni. Fra i massimi responsabili della crisi globale e del degrado italiano, ai soliti notai e taxisti romani, si aggiungono così, con Repubblica in prima fila, anche i farmacisti, gli avvocati, gli edicolanti.
    Incurante del senso politico del voto referendario che chiedeva di “invertire la rotta” proprio rispetto al trend neoliberale di privatizzazioni e liberalizzazioni, il governo dei professori, promette di dare battaglia alle lobby che minano la nostra capacità di “crescere e di competere” sui mercati globali. Con toni diversi sono intervenuti in questi giorni Massimo Mucchetti sul Corriere e Luigi Zingales sull’Espresso. Il primo avanza dubbi quantitativi (condivisibili) sull’urgenza e l’importanza delle liberalizzazioni nei detti settori, che riguarderebbero poche centinaia di milioni di euro, rispetto alla vera “ciccia” che sta altrove, in particolare nel mercato dell’energia e in quello dei trasporti pubblici dove “ballano” le decine di miliardi (qui per la verità balla pure l’esito formale del referendum contro il decreto Ronchi che non riguardava affatto solo l’acqua: ma di questo dopo Napolitano anche Monti pare volersene fare un baffo).
    Il secondo, con il solito tono di gratitudine sconfinata per quel sistema universitario americano che lo ha salvato dal precariato accademico, racconta di un’Italia profonda in cui i “i notabili” (farmacisti, avvocati, notai e banchieri provinciali) perdono il loro tempo a prendere l’aperitivo al bar (dove non si rilascia lo scontrino) per piazzare i propri figli, invece di “produrre” facendo crescere il Pil e partecipare davvero alla competizione globale.
    Purtroppo anche sul nostro giornale Pitagora non era stato troppo distonico (per fortuna ci siamo riscattati con un Robecchi insolitamente amaro): di liberalizzazioni si parla tanto ma poi non si fanno, proprio come se si stesse parlando di roba per sua natura giusta e desiderabile ma che le contingenze del mondo reale (soprattutto del mondo italico) snaturano e corrompono. Mala tempora currunt se questi discorsi si sentono anche a sinistra (e non intendo il Pd che ne è brodo di coltura).
    È dunque una vera e propria cultura egemonica, un’ideologia ci dice Mucchetti, quella che va superata. Un’ideologia ben più pervasiva di quella un po’ estremista e tutto sommato innocua dei Chicago Boys de’ noantri (gli stessi bocconiani al governo sanno che la politica non è una tabula rasa e in qualche modo trattano) che pervade anche chi ben sa (come lo stesso Mucchetti o come Pitagora) che l’economia politica non è un esercizio di astrazione matematica. Per essere intellettualmentre liberi e critici occorre oggi sforzarsi di superare la visione competitiva dell’esistenza, che misura la vita con parametri quantitativi, inducendo senso di colpa in chi non produce o produce meno di quanto potrebbe.

    Bisognerebbe finalmente rendersi conto che un mondo bello non è una miniera in cui viene premiato il compagno Stakanov ed in cui le menti migliori, come ci dice Zingales, piuttosto che fare i notai fanno gli investment bankers come i più bravi fra i suoi studenti di Chicago. Bisogna che ci si renda finalmente conto che in questo nostro mondo si produce già fin troppo e che il nostro problema non è quello di produrre di più per offrire merci e servizi a costi sempre più bassi, ma di distribuire meglio quanto prodotto, creando tutti insieme un mondo in cui l’esistenza sia per tutti libera, solidale e dignitosa.
    Certo che il taxi può costare meno, se i taxisti invece di essere parte di un ceto medio-basso che, lavorando duramente, porta a casa uno stipendio decoroso (certo non altissimo) fossero dei lavoratori a cottimo sfruttati che dormono per strada! Ma io credo sarebbe meglio farlo crescere questo ceto medio, piuttosto che umiliarlo laddove esiste.
    Certo che un pallone di cuoio, cucito a mano da un bambino a Giacarta, può costare anche molto meno al supermercato… ma che criterio di valutazione sociale è mai quello della soddisfazione del consumatore? E poi, al di là della questione etica, oggi sappiamo bene che i beneficiari storici delle liberalizzazioni sono da sempre i grandi oligopoli. Un oligopolio di grandi compagnie con centinaia di taxisti dipendenti, di grandi studi professionali, di banche e assicurazioni o di grande distribuzione colma gli spazi di mercato che le liberalizzazioni aprono. Sappiamo anche bene che i prezzi diminuiscono (forse) in un primo momento ma poi aumentano a dismisura, così come a dismisura aumentano sfruttamento dei lavoratori, stress e dipendenza degli utenti, proprio come avvenuto con il mercato della telefonia mobile. E allora, investire su una riconversione sociale che mette al centro la qualità e la giusta distribuzione significa apprezzare la pace di spirito che deriva dall’acquistare un immobile sapendo che non verrai truffato dalla banca che ti presta i soldi (a questo serve da noi il controllo notarile ed è una fortuna che giovani e bravi giuristi si avvicinino a quella professione), pagare tasse sufficienti a che un trasporto pubblico a buon prezzo (non liberalizzato) possa raggiungere tutti gli angoli delle città, garantendo mobilità diffusa ecologica e accessibile a tutti; apprezzare il variopinto colore delle edicole nel cuore delle città e la dignità degli edicolanti che vogliamo parte del ceto medio (possibilmente che vendano anche giornali che non resisterebbero alle pressioni del mercato ma che fanno informazione di qualità); godere di dieci minuti di conversazione col farmacista, sapendo che costui ha sufficiente tempo per studiare ed aggiornarsi e non è un povero commesso sfruttato.
    Insomma respingere le liberalizzazioni come ideologia significa apprezzare un mondo slow in cui si è contenti che le banche italiane, per incapacità dei loro managers, non si fossero avventurate di più nella competizione globale (anche se non mi piace vedere al governo manager incapaci nel loro campo), o in cui non si è contenti che un governo, fintamente tecnico, sia un migliore esecutore degli ordini odiosi della Bce. Preferisco prendere il taxi sapendo che chi guida ha la pancia piena e non è alla diciottesima ora di lavoro, ma ancora di più preferirei poter prendere un autobus elettrico, guidato da un dipendente pagato il giusto, che mi porta dove devo andare. Quest’ultimo servizio il privato, con la sua logica del profitto, non potrà mai darmelo. Per costruire un mondo migliore non è necessario distruggere quanto funziona di quello che abitiamo. L’ideologia della liberalizzazione non riconosce questa massima di buon senso.
    Credo che vada detto una volta per tutte. Non possiamo oggi parlare di liberalizzazioni senza tener conto dell’esito del referendum del giugno scorso in cui gli italiani hanno detto di preferire la logica dei beni comuni rispetto a quella della concorrenza. Inoltre, dobbiamo smettere di ritenere che si possa essere di sinistra auspicando un mondo in cui ogni spazio di vita si piega alle esigenze del mercato, della crescita e della produzione.”

  20. Marco

    Francesco :
    Ma perchè nella liberalizzazione non colpiamo anche l’assurdo balzllo della data valuta e le assicurazioni sull’assicurazioen auto obbligandole ad assicurare la persona e non il veicolo.
    Prendendo ad esempio quanto succede in Stati Uniti dove sono molto pratici:
    1) sugli assegni si guarda al momento dell’incasso e l’addebito corrisponde all’incasso del beneficiario. Tutto semplice la banca paga pochi interessi, come in Italia, ma non fa la cresta.
    2) sulle assicurazioni auto si assicura la persona (indipendentemente dal numero di auto che si possiede).
    Costi più bassi.
    Polizze trasferibili da un’auto all’altra (anche perchè non risulta che vi sia alcuno in grado di guidare due auto allo stesso tempo).
    Concorrenza tra le compagnie assicuratrici e sistema più semplice e non gravato da troppe tasse.
    Almeno non si colpirebbero solo i soliti noti (tassisti, benzinai, piccoli commercianti, ecc.), lasciando altri (banche, assicurazioni, giornalisti, commercialisti, ecc.) difesi dalle loro forti e ricche caste.
    Non si chiede il far west , nè un abbassamento della qualità professionale e/o del servzio (che mi sembra alta sia in UK che in USA). Si vuoel solo un po’ più di concorrenza vera dove gli utili sono esageratamente alti protetti da leggi ottocentesche.Saluti

    Salve io sono un agente di assicurazioni e mi sento di dissentire con lei almeno in parte, innanzitutto perchè la concorrenza nel mio settore è veramente alta, ci sono circa 200 compagnie in italia e ci sono tutti i prezzi per tutti i gusti.
    Il problema è un altro ed è la scarsa trasparenza nei contratti per cui spesso i clienti sono chiamati a fare paragoni tra due contratti rca senza capire se stanno comprando le stesse medesime condizioni, di solito ad un prezzo più basso corrispondono meno garanzie.

    Detto questo il problema RCA esiste e per ovviare a quanto sopra bisognerebbe fare quanto segue (almeno a mio modestissimo avviso):
    1) Obbligare gli Intermediari assicurativi (come il sottoscritto) ad acquisire almeno un altro mandato di altra compagnia (Così che l’intermediario qualificato a capire cosa vende sia chiamato a spiegare al cliente la situazione);
    2) Introdurre una franchigia relativa (significa che superati i 3 punti scopare) di 3 punti sui danni fisici;
    3) Mettere un tetto sopra a 5/6000 euro all’indennizzo diretto, passati i quali la compagnia soccombente deve rimborsare il costo del sinistro a quella vincente;
    4) Introdurre come parametro di valutazione una classe di rischio legata alla patente dell’utilizzatore o assicurare il guidatore come suggeriva;
    5) Eliminare la possibilità con il famose decreto bersani, di ripartire a classe uno con l’acquisto di una nuova macchina, (è sfruttato da chi fa i bidoni)

    Per quanto riguarda le banche, è giusto che la smettano di imporre prodotti assicurativi, obbligando il cliente all’acquisto all’atto del mutuo, ma l’unica vera liberalizzazione sarebbe di trasformare l’IBAN in una sorta di numero di telefono, che rende possibile cambiare banca così come cambio il gestore del telefono.

  21. arturo

    TANTI DISCORSI QUALUNQUISTI DI CHI HA POCO DA FARE OD OPERA COME VASSALLO PER I GRANDI FINANZIERI INTERNAZIONALI A SCAPITO DEGLI ITALIANI…UN TASSISTA

  22. Trevisani Giuseppe

    Ha detto bene sig. A. Giuricin: bisogna fare pressione perchè il governo senta consenso alle spalle e non guardi in faccia a niente e a nessuno, questa è la strada perchè il nostro paese divenga un paese normale!
    Abbiamo bisogno di investimenti esteri, e perb attrarli ci vuole concorrenza “leale” non paraleale come siamo abituati. Monti sta incontrando in questo momento i potenziali investitotri esteri e sta offrendo loro i suoi provvedimenti, le sue liberalizzazioni.
    Speriamo ed incrociamo le dita che ques’incontroi porti buoni frutti, per l’Italia, che puo offrire in cambio, Know how e competenze tecniche , culturali e di “indastrial-enginnerig oltre che di manufacturing” uniche in Europa.

  23. Marco

    Favole……. Quali sarebbero questi investitori esteri? A Babbo Natale non credono più neppure i bambini. Comincino ad uscire i soldi i signori che pagano le tasse in Lussemburgo, e che, tramite i loro ventriloqui che si autodefiniscono giornalisti, riempiono i giornali di prediche e terapie anticrisi. “Fate presto….”, “Salvate l’Italia….”, “combattete le caste”, e tutti, giù contro tassisti, farmacisti, notai, giornalai, benzinai, liberi professionisti. I problemi veri dell’Italia sono altri: sono i 9 milioni di processi pendenti, una pubblica amministrazione asfissiante, le delocalizzazioni produttive, gli industriali che anzichè investire spostano i loro profitti nei paradisi fiscali, i politici perennemente in vacanza (e spesso in compagnia dei loro padroni confindustriali) alle Maldive o in “barca”. Si pretende che i “cervelli in fuga” vengano assunti dalle università, mentre dovrebbero essere le industrie a farlo, per innovare e colmare lo spread più grosso con la Germania, quello dell’ I N N O V A Z I O N E.
    Solo l’ignoranza e la mancanza di senso della realtà, o peggio la malafede, possono far credere che le liberalizzazioni risolverebbero i problemi dell’Italia.

  24. Luciano Pontiroli

    @Eugenio Stucchi
    Citare Mattei va bene, ma bisogna conoscerlo, perché altrimenti si attribuisce autorità a prese di posizione molto particolari. Il prof. Mattei, persona colta ed istruita, è peraltro un comunista nel senso proprio della parola, nostalgico dell’URSS e oggi alla ricerca di un’economia fondata, appunto, sui beni comuni.
    Ciò non toglie che le sue osservazioni meritino attenzione, però non sono articolo di fede.

  25. Mattei è stato un mio maestro, assieme al prof.Sacco, e lo conosco personalmente. E’ uno dei massimi esponenti in Itaia dell’analisi economica del diritto, Law & Economics, che proprio a Chicago, per citare questo blog, ha visto i suoi primi sviluppi. Intellettuale carismatico e fine giurista.
    Il suo discorso non mi pare pero’ ne’ di destra ne’ di sinistra, quanto piuttosto di buon senso. Liberi ovviamente di non condividere, di distinguere, solo non si pensi che il mantra delle liberalizzazioni sia universalmente condiviso dagli intellettuali e nemmeno dai cittadini.

  26. Luciano Pontiroli

    @Eugenio Stucchi
    Non per fare polemica, ma scrivere sul Manifesto un articolo che termina rievocando il glorioso referendum sull’acqua come bene comune rappresenta una presa di posizione politica ben precisa. Che il prof. Mattei sia uno dei massimi esponenti della Economic Analysis of Law è una valutazione comparativa nella quale non intendo entrare (come pure mi astengo da quella sul suo carisma): quello che è certo è che l’EAL, ancorché nata a Chicago, non è necessariamente liberale o libertaria e, pertanto, il fatto che Ugo Mattei ne sia seguace non contraddice il suo orientamento politico.

  27. Luciano

    LA GIUSTA E MERITATA VITTORIA DEI TAXISTI
    I tassisti hanno vinto la giusta battaglia in difesa della dignità del lavoro e delle condizioni di vita.
    All’asfissiante mantra delle liberalizzazioni non crede più nessuno.
    Dalla deregulation dei mercati solo grandi profitti per il grande capitale a danno dei lavoratori e dei consumatori.
    I paladini della fallimentare ortodossia liberista incassano un’altra sonora sconfitta. Una buona notizia per tutti.

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