20
Feb
2014

Gli LSU e le scuole occupate: triste parabola delle non-scelte pubbliche

E’ rientrata dopo due giorni in tutta la Campania, l’emergenza dell’interruzione di pubblico servizio scolastico da parte dei lavoratori ex LSU addetti alla pulizia degli istituti. Iniziamo a dire che si tratta di un reato, e come tale andrebbe perseguito. Aggiungiamo che non è stata questa, la riposta delle istituzioni. Né di quelle locali, a cominciare dal sindaco di Napoli De Magistris, che ha pregato solo al secondo giorno chi picchettava le scuole di lasciarle funzionare, visto che “l’emergenza occupazione era stata segnalata”. Né della stessa amministrazione scolastica, visto che il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale Bouchè ha ritenuto di sensibilizzare i dirigenti scolastici a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine solo in “nuovi casi” di occupazione.

Ma parliamoci chiaro: l’occupazione delle scuole senza reazioni immediate da parte delle istituzioni non rivela solo il venir meno, anche nella scuola, di quel principio di ininterrompiblità del servizio pubblico essenziale che dovrebbe essere pilastro di una società ordinata, ma in Italia non lo è. E non è questione che si risolva ora in una raffica di denunce penali, visto che di fatto sono i vertici stessi delle amministrazioni territoriali e scolastiche – come a genova furono quelle dei trasporti – a “comprendere” benissimo chi ha impedito le lezioni ad allievi e docenti.

La vicenda degli ex LSU, la loro protesta e la reazione che ha suscitato, apre uno squarcio di luce assai più ampio dell’ormai inesistente senso dello Stato. Inquadra una delle maggiori difficoltà italiane. L’incapacità di assumere decisioni chiare, numeri alla mano da una parte e vite delle persone dall’altra. E’ in realtà una delle scelte più difficili ma insieme più necessarie della politica, decidere nelle difficoltà. In Italia, per decenni si è preferito il rinvio, la protrazione di una promessa a tempo. Costosa per il contribuente. E tale da indurre dipendenza nei beneficiari a tempo, invece di indurli a propria volta a scelte per il propruio meglio.

E’ di questo tipo, infatti, la storia dei più di 24 mila ex Lavoratori Socialmente Utili, categoria creata in Italia non all’interno di una organica riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, ma tre decenni fa per tentare di assorbire in grandi città del Mezzogiorno almeno una parte dei disoccupati di lungo periodo, ormai specializzatisi nell’esercitare pressioni sulla politica e nei macrocontesti urbani attraverso autocoordinamenti stabili nel tempo e molto attivi. Napoli ne sa qualcosa, per anni e anni le “liste storiche” dei disoccupati sono state una costante dei blocchi stradali cittadini. Senza preavviso, ovviamente.

Nel 1994-96 due esigenze si incrociarono. Anche in quel caso, non attraverso una scelta meditata e stabile nel tempo. Da una parte il sistema scolastico si piegava al fatto che il personale tecnico ATA – quelli che un tempo si chiamavano bidelli, ora per carità parola da non usare sotto pena d’interdetto– non era adeguato alla necessità che aveva espletato per decenni, pulire le scuole. Di conseguenza, si sarebbero utilizzati con rapporti a tempo gli ex LSU e non solo loro, diverse decine di migliaia di lavoratori esterni che oggi guadagnano circa 850 euro al mese. Gli ex LSU, per parte loro, vedevano eternata una vita precaria, arrangiandosi facendo anche altro. Ma era meglio di niente, in un sistema pubblico che per decenni continua a offrirti rapporti né formativi né di ricollocamento.

La spesa nazionale per questa sola voce giunse ad assommare a oltre 600 milioni, fino al punto in cui nel 2012 la crisi obbligò il Ministero a un’altra scelta. Occorreva una gestione efficiente e trasparente dei servizi di pulizia scolastici, e anche in grado di pretendere standard di efficienza verificabile, come con gli ex LSU è di fatto da sempre impossibile. Per questo il compito venne affidato alla CONSIP, che nel 2013 ha diviso l’intero territorio nazionale in 13 lotti di gara, e ne ha banditi 10.

Quando si è trattato di bandire la gara in Campania, dove si concentra oltre la metà degli ex LSU, guarda caso a un burocrate è scappato di penna un pasticcio, che ha determinato un primo annullamento. A quel punto la legge di stabilità aveva però stabilito che a fine febbraio 2014 le risorse per gli ex LSU della scuola si sarebbero esaurite. Ecco perché sono partiti i blocchi delle scuole, a Napoli e in Campania. E che cosa ha fatto la politica? Ha saputo dare una risposta adeguata al pasticcio accumulato nel tempo, e a quello aggiuntivo che si compie oggi? No, il ministro Carrozza ha reperito nell’urgenza 20 milioni, e così si tira avanti un altro mese. Dopo quasi vent’anni di LSU nella scuola, non sono loro a poter offrire prezzi e standard competitivi con le imprese specializzate che partecipano alle gare. Ma è anche vero che lo Stato non li ha formati per questo, li ha solo eternati come spazzini. E loro dall’altra parte vogliono essere assunti come personale scolastico ATA a tutti gli effetti. Ormai cinquantenni e oltre, è tutta una vita che inseguono il posto fisso.

In quanti altri casi italiani, la politica per decenni non ha saputo scegliere tra una riforma equilibrata ed efficiente del welfare, e il costo umano della delusione di dover dire “ rispecializzati per un tempo limitato e ricollocati”, piuttosto che promettere contratti a tempo privi di formazione da rinnovare dopo ogni elezione? Lo sappiamo, tantissime volte. Chissà se l’Italia di Renzi saprà adottare scelte di questo tipo. E’ necessario, come è avvenuto con i pacchetti Hartz in Germania. Non tanto e solo perché le scuole non interrompano le lezioni. Il punto è che a furia di non scegliere, la politica ha trattato quei disoccupati per troppo tempo come se fossero dei mendicanti di Stato, e il danno inflitto alle loro vite e alla loro dignità in venti e più anni è irrisarcibile.

 

4 Responses

  1. Giuseppe Morrone

    Caro Giannini, mi perdonerai se mi prendo la confidenza di chiamarti per nome, premetto che non amo molto i tuttuologi, ma vanno ascoltate, in questo caso, lette, le opinioni di tutti. seguo spesso tuoi interventi, sopratutto in politica, mi affascinano gli individui che si sono fatti da soli, per quanto riguarda quello che hai scritto sugli LSU, condivido solo la parte che lo stato avrebbe potuto e dovuto formarele persone e non solo fargli fare gli spazzini, ma credo che in italia bisognerebbe formare parecchie persone che utilizzano finanziamenti a pioggia, sia essi diretti che sotto forma di ammortizzatori, vedi alitalia, fiat, decreti salva banche ecc. uindi è fin troppo semplice attaccare il più debole, la questione LSU non la possiamo liquidare in modo semplicistico, ha rappresentato un aiuto minimo ai lavoratori e alle loro famiglie ed è stato reso un servizio fondamentale alle istituzioni scolastiche ( intanto stanno risparmiando oltre 1200 stipendi per altrettanti posti accantonati) e comunque tutto si riconduce ad un torbido connubbio, politica affari , in questo calderone è facile capire che c’è di tutto. mi fermo qui e spero di poter avere altro spazio perdimostrare che gli LSU sono i danneggiati e non il danno,,,, grazie

  2. Mike_M

    E vogliamo parlare della pratica vergognosa delle c.d. “stabilizzazioni” dei precari, senza pubblico concorso aperto agli esterni e comunque in barba al principio costituzionale di buon andamento della pubblica amministrazione, per cui abbiamo sempre pagato e continuiamo a pagare noi contribuenti italiani?

  3. Mike_M

    … o dei dipendenti dei partiti politici licenziati, neocategoria di “mantenuti di Stato” – ovvero, sempre a carico di noi contribuenti?

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