16
Mag
2014

Gli eBook tornano a essere libri (ma non del tutto)

Al pre-Consiglio dei ministri di ieri, il ministro dei beni culturali Dario Franceschini ha presentato una bozza di decreto legge avente ad oggetto varie misure per il rilancio del turismo e relative alla gestione e al trattamento fiscale dei beni culturali, di cui sul blog ha già parlato qui Filippo Cavazzoni. Tra queste ultime pare riscontrarsi, finalmente, la proposta di riduzione dell’IVA su eBook e riviste elettroniche.

In un paper pubblicato poco più di un mese fa dall’Istituto Bruno Leoni, avevamo già sottolineato l’iniquità dei diversi regimi IVA per libri tradizionali ed eBook (i primi tassati al 4%, i secondi al 22%): la notizia, pertanto, è da salutare con deciso favore.

Il fatto che i prodotti editoriali siano considerati come portatori di un valore intrinseco, di natura culturale, che li rende meritevoli di maggior tutela e promozione rispetto ad altri beni e servizi (e quindi suscettibili di essere tassati con aliquote minori), può essere messo in discussione. Ma, ammesso e non concesso che sia così, il fatto di distinguere tali beni tra cartacei e digitali non può essere giustificato in alcun modo.

Se il riallineamento dell’IVA sugli eBook costituisce o meno una ventata d’aria fresca per lo sviluppo di un settore, quello dell’editoria digitale, che fuori dai confini europei sta crescendo a dismisura, resta tuttavia un interrogativo.

Il decreto pare prevedere la riduzione dell’IVA sugli eBook al 10%, e non al 4%. Il mantenimento dell’IVA ordinaria al 22%, tutt’al più, poteva essere considerato come una lacuna normativa che il legislatore aveva “dimenticato”, in questi anni, di colmare. Nel momento in cui ci si mette mano, tuttavia, mantenere, pur riducendola, la disparità di trattamento dal punto di vista tributario non ha alcun senso. Visto che siamo ancora in una fase iniziale dell’elaborazione di questo riallineamento di aliquote, c’è solo da sperare che, una volta per tutte, sia portato integralmente a compimento.

Twitter: @glmannheimer

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3 Responses

  1. ALESSIO DI MICHELE

    Oltretutto, gl’ italiani comprano i libri non certamente per leggerli, ma solo perché li hanno visti in televisione o per far sfoggio di Qultura, per tacere poi degli autori spesso più comprati; visto che il libro tradizionale è un insulto all’ ecologia, e visto che, almeno quando andavo all’ università, la carta è la terza voce dell’ import italiano, la mia tentazione sarebbe quella di fare i kindle all’ 1% ed i libri tradizionali al 38%.

  2. Effettivamente la distinzione tra libro in formato digitale e libro stampato appare anacronistica e del tutto priva di significato. In primo luogo vien da chiedersi se acquistando un libro digitale e poi stampandolo a casa non si dovrebbe rientrare nella dizione di libro stampato e quindi ottenere l’agevolazione fiscale e, parallelamente, se il risparmio di carta, elettricità e toner non dovrebbe essere considerato, in un’ottica ecologica tanto in voga ai giorni nostri, un’azione meritoria e degna di maggior tutela? In questo senso, la differenziazione delle aliquote potrebbe avere un fondamento logico, purché sia invertita rispetto alle previsioni: IVA sugli ebook al 4% e IVA sui libri stampati al 10%!

  3. roberto

    come scrivere un ebook, come pubblicizzare un ebook ! insomma, mi date delle dritte per guadagnare scrivendo articoli e creando un mio “ebook” ? grazie in anticipo !

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