16
Giu
2009

Gianfranco Fini nostro fratello?

Personalmente, ho sempre avuto grandi perplessità sulla reale consistenza di Gianfranco Fini come uomo politico. Considerato uomo di rottura con il passato recente del centro-destra per l’enfasi sui temi etici che pone da un po’ di tempo in qua nei suoi interventi, alla ricerca di uno spazio  autonomo, non ho mai capito se la sua fosse tattica o strategie. E, ad ogni buon conto, Fini non si era per nulla allontanato dallo statalismo che è purtroppo moneta corrente nel centro-destra, economia sociale di mercato e quelle robe lì. Fino ad oggi. Perché con il suo intervento introduttivo alla relazione annuale dell’Antitrust, Fini dice cose che sono lontane anni luce dal pensiero comune sulla crisi.

E che se qualche altro politico di prima fila le pensa, sta ben accorto a tenerle per sé. Riporto di seguito i passaggi più significativi:

Una prima importante considerazione, in tal senso, riguarda le cause stesse della crisi, da più parti imputata al mercato, ai suoi princìpi e valori di riferimento e alla sua asserita, strutturale inidoneità a coniugare la logica del profitto con l’interesse generale a una crescita sostenibile e a una distribuzione non sperequata della ricchezza. In questa stessa prospettiva, è stata, da più parti, rivendicata la superiorità dell’intervento pubblico e si è invocata una più estesa presenza dello Stato nell’economia, unitamente all’introduzione di vincoli più stringenti alla libertà di iniziativa economica. Questo diffuso atteggiamento appare quanto meno singolare a fronte di una crisi alla cui genesi hanno contribuito, in misura assolutamente non secondaria, scelte pubbliche errate o insufficienti; in particolare, una inefficace e lacunosa disciplina dei mercati finanziari e politiche monetarie incautamente accomodanti. Il concorso di questi errori ha prodotto una miscela perversa di opacità, conflitti di interesse e distorsioni nel meccanismo di formazione dei prezzi dei titoli. Un vasto numero di intermediari finanziari ha così potuto trasferire su soggetti terzi i rischi eccessivamente elevati – ma non riconoscibili e valutabili dal mercato – assunti nel perseguimento di politiche imprenditoriali fortemente orientate ai risultati di breve periodo piuttosto che ai canoni di una sana e prudente gestione. Le degenerazioni conseguenti a questo assetto squilibrato non possono dunque essere imputate al mercato e alla concorrenza, ma a quell’insieme di fattori distorsivi che ha seriamente alterato quelle condizioni di contesto essenziali al loro corretto funzionamento. Diversamente, finiremmo per confondere cause e sintomi, rischiando di aggravare ulteriormente una situazione già difficile e densa di incognite. Avere ben chiaro come stanno le cose appare oggi tanto più rilevante alla luce dei cambiamenti che la crisi stessa ha determinato, in termini di assetto e prospettive, nel sistema di rapporti tra Stato e mercato. Le necessità dettate dalla fase emergenziale hanno infatti prodotto una significativa inversione di tendenza, dilatando ovunque, e in modo significativo, la presenza pubblica nell’economia, come risposta immediata, e senza alternative, alle esigenze di stabilità dei sistemi bancari, di tutela del risparmio, di protezione sociale e di sostegno alle famiglie e alle imprese.
(…) Occorre, innanzitutto, consolidare i progressi sin qui realizzati in direzione di una maggiore liberalizzazione e apertura concorrenziale dei mercati, mettendo al riparo quanto già acquisito da inopportuni tentativi di restaurazione.

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5 Responses

  1. Piercamillo Falasca

    Caro Mingardi,
    ho avuto modo di dirglielo in più occasioni: Gianfranco Fini è in piena ricerca politica ed intellettuale. Non importa che le sue opinioni siano o meno “sincere” (ma poi, cosa è in politica la sincerità?) o “robuste”, conta l’evidente volontà del presidente della Camera di contribuire alla modernizzazione della sua parte politica.

  2. Fini, l’eterno secondo (assomiglia ad un certo Gordon), fa il super partes con i voti del Berlusca e dice quelle cose perchè in questo momento non ha bisogno di cercar consenso. Quando sarà il momento tornerà quello che è sempre stato: una cosa inutile!

  3. Mah…
    io rimango un po’ perplesso sulle idee politiche di Gianfranco Fini…

    Sebbene non molti sembrano volerlo ricordare, rimane l’autore della vergognosa legge Fini-Giovanardi sulle droghe, che ha condannato come delinquenti-terroristi-assassini-criminali tante brave persone “colpevoli” di possedere modestissime quantita’ di cannabis e simili!

    Fratello liberista?
    Cugino proibizionista!

    — Davide

  4. Enrico

    Fini, è vero come dice Falasca che si trova in una fase di ricerca politica, ma è così personale che non sempre risulta evidente il filo della stessa. Altro è l’ obbiettivo e cioè quello di accreditarsi come nr 1 nel nuovo PPE. Mister B è in salute ma ha almeno 15 anni di più pertanto diciamo che Fini ha come minimo altri 6/8 anni per continuare a cercare. Pertanto Fini furbescamente punta con un ecumenismo che in qualche volte sfora nel cerchiobottismo) molto gradito in Europa a fare il primo in Gallia, dove Mr B non ha molti intressi. L’ unico ostacolo nell’immediato è la candidatura italiana alla presidenza del parlamento Europeo per ovvi motivi di spartizione. Dopo il raggiungimrento di questo obbiettivo, il biglietto da vistia sarà perfetto : politico di lungo corso, uomo delle istituzioni ed eminente personalità politica in campo internazionale. nel frattempo il governo B sarà finito ci sarà stato un intermezzo “dalemian pdellino” più lungo di un governo Balneare , del resto le corceer in barca a vela duran di più di una giornata sotto l’ ombrellone L’ unico ostacolo a quel punto sarà ” solo ” Tremonti s e non è stato buttato giù dal veliero.

    Un saluto

    EB

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