13
Ago
2009

Germania e Francia meglio: attenti all’errore

Ok ok, listini europei a go go oggi dopo i dati venuti da Parigi e Berlino con una crescita del Pil dello 0,3% nel secondo trimestre, meglio del previsto e con un ritorno al segno positivo per la prima volta da inizio 2008. Negli Usa, al contrario, le vendite al dettaglio a luglio sopno state peggiori del previsto, e ancora con un segnale negativo rispetto a giugno. Faccio rispettosamente presente ai lettori che dopo questo dato che completa quelli degli altri Paesi dell’eurozona, la crescita 2009 complessiva prevista per il 2009 passa dal -4,2% al -4%. Non mi pare ci sia un granché da festeggiare. Oltretutto, il contributo che viene al dato del secondo trimestre tedesco dalla ripresa dell’export germanico è veramente modestissimo. Il più è venuto dalla ripresa di accumulo di scorte che si erano ormai esaurite, dopo quattro trimestri, mentre alta è la componente del settore auto, drogato dagli aiuti di Stato.

Se consideriamo un secondo le serie storiche, ne otteniamo che i quattro maggiori episodi recessivi dell’eurozona dal 1974 a quello odierno registrarono cadute annuali medie del Pil pari al’1,1%, alle quali succedettero riprese della crescita pari a 4,7 punti percentuali sommando il biennio seguente. Per capirci poiché la frenata dell’eurozona 2009 resta oggi prevista tra i 4 e i 5 punti percentuali, occorrerebbero per tornare ai livelli precrisi crescite pari al 10% tra 2010 e 2011: semplicemente nessun istituto di previsione, oggi,  fa di questi numeri. Sarà grasso che cola se il 2010 complessivamente per l’eurozona avrà segno positivo, con l’Italia come al solito – prevedono tutti – nella posizione di fanalino di coda. La crisi ha colpito con tanta durezza che nessun Paese esportatore – Cina, Germania, Italia – può facilmente contare a breve su una consistente  ripresa di domanda estera. E naturalmente a stare relativamente peggio in questa gara saranno quei Paesi esportatori a valuta “forte”  come l’euro, non certo i cinesi, che continuano oggi ad avvantaggiasi del dollaro debole al quale la loro valuta è collegata, e ancor più lo faranno in futuro visto che le prospettive del biglietto verde sono declinanti, con il deficit federale USA alle stelle. Sui consumi interni americani e su come siano spiazzati dalla FED più volte vi ho intrattenuto, dunque non mi ripeto. Quando poi leggo che i commenti a queste notizie, sui siti dei quotidiani italiani, anche oggi si risolvono nove volte su dieci in contese tra lettori che danno la colpa o il merito a Berlusconi, mi viene solo da piantarla di scrivere.  Consiglio di leggere i pareri dell’ampio e bipartisan panel di economisti interpellati oggi dal Washington Post, intorno a che tipo di ripresa ci attenda.  Personalmente condivido il giudizio di Kenneth Rogoff:

Probably the next five to seven years won’t be like the boom years before the financial crisis. With housing prices likely to be soft for years, credit much tougher to come by (we hope there will be some regulation!), and unemployment stubbornly high, consumers are likely to remain cautious. At some point soon, too, they will wake up to fact that, one way or the other, the government’s tax take is going to have to go up dramatically to pay for soaring national debt and ambitious new social programs.

Cinque-sette anni di vacche magre! È un giudizio sull’America, ma chi pensa che non ci riguardi immagina un mondo che non esiste.

You may also like

Alitalia: “Capitali coraggiosi” per una storia tutta italiana – di Stefano Simonelli
Trump sbaracca i guru presuntuosi, e vecchie leadership da seppellire
La ripresa non arriverà il prossimo anno: quello dopo.
Una moneta più sana con le cripto-valute

2 Responses

  1. Luca

    Caro Oscar,
    non trova anche lei che la presente “euforia” sui mercati finanziari sia pericolosa? A parte gli indici borsistici, il prezzo delle obbligazioni è al massimo da anni mentre ancora il mercato non è stato bonificato dai titoli tossici. Per il mercato immobiliare italiano ci si attendono grossi cali.
    Ma fino ora il mercato ha fatto di “testa” sua. I complottisti parlano di manovre dei grandi players (GS in particolare) che preparano un imminente crollo, altri di iperinflazione (da “carta”), altri di perdurante deflazione.
    Come dice lei nel titolo, “attenti all’errore”…che forse potrebbe portare molte famiglie “re-fiduciate” sul mercato con troppa disinvoltura…
    Cordialmente
    Luca (BG)

  2. VINCENZO ACCURSO

    Il dato ,secondo il quale per tornare ai livelli precrisi e’ necessaria una crescita del
    10% tra il 2010 e il 2011 mi sembra oltremodo preoccupante ,soprattutto dal punto
    di vista del nostro paese che non appare per nulla attrezzato a produrre tali tassi di
    crescita.Esistono vie d’uscita?

Leave a Reply