“Genova per noi che stiamo in fondo alla campagna” (P.Conte)
Lasciare le nebbiose e cupe lande padane per la Liguria dei “girasoli impazziti di luce” vale decisamente la pena. Ma poi, quando arrivi a Genova, come ti muovi?
“ Se non hai una moto o lo scooter non vai da nessuna parte” ti dicono tutti . E’ vero, Genova è una città meravigliosa che è un po’ tutto un su e giù come le montagne russe, ma che è anche un po’ russa nella testa, specie in quelle di alcune sigle sindacali e dei rappresentanti politici che li sostengono, come dimostra il milionesimo sciopero e pure selvaggio durato 4 giorni, dei dipendenti dell’ Azienda Trasporti Provinciali. La rivendicazione ha per oggetto la restituzione del 30 % dei compensi del contratto integrativo aziendale, come pattuito in sede di concordato fallimentare della società partecipata, nelle mani di Città metropolitana di Genova e AMT Genova S.p.A. e ora con l’ingresso di un socio finanziatore privato fortemente criticato ed osteggiato.
Era l’anno 2014, quando il nostro ex presidente del consiglio proclamava la rivoluzione nel campo delle municipalizzate. Ricorderete il documento “Programma di razionalizzazione delle partecipate locali” preparato dal gruppo di lavoro coordinato dal commissario alla spending review : c’era un bel capitoletto dedicato ai trasporti pubblici locali (tlp) che è bene ricordare nei suoi punti salienti per capire cosa sta succedendo oggi, oltre ai rapporti e gli studi redatti in anni ancora precedenti anche dall’ IBL.
“Il tpl presenta diverse criticità”, si diceva, “come emerge anche dai raffronti internazionali: lo caratterizzano l’elevato livello dei costi operativi unitari, la bassa qualità di alcuni servizi, la bassa incidenza dei ricavi da traffico rispetto ai costi operativi , l’esistenza di un significativo eccesso di offerta rispetto alla domanda. Il risultato di queste criticità è un settore in costante perdita, richiedente un elevato livello di compensazione pubblica sia in termini di costi unitari sia i termini assoluti (…)Per migliorare l’efficienza del settore e ridurre il peso per i conti pubblici occorre intervenire su diversi piani relativi sia ai ricavi che ai conti di gestione. Intervento sui ricavi: un aumento dei ricavi può essere essenziale nel breve periodo per ridurre il peso del settore sulla finanza pubblica .Interventi mirati includono: rimodulazione tariffaria riguardanti gli abbonamenti mensili ed annuali del trasporto urbano , forme per le quali il divario con le tariffe europee è più pronunciato : dati relativi all’anno 2013 – Londra abbonamento mensile € 1428, Parigi € 679,80, Berlino € 710, Madrid € 546, Roma € 250, Milano € 330 . Misure per la riduzione dell’evasione tariffaria concentrata soprattutto nel trasporto su gomma e nelle regioni del sud : ad es. attribuzione agli agenti accertatori la qualifica di pubblici ufficiali e possibilità di accesso per le imprese all’anagrafe nazionale, obbligo di validazione del biglietto ad ogni singolo accesso, introduzione di sistemi elettronici di conteggio dei passeggeri(…).Un intervento sui costi è essenziale a causa della scarsa efficienza produttiva del settore rispetto ai principali paesi europei, sia nei valori del load factor, sia della produttività misurata dalle vetture – km per addetto: 20.000 vetture per km per addetto in Italia contro le circa 27.500 che si riscontrano in media in Francia, Spagna, Germania ed Inghilterra. Riguardo al trasporto su gomma -la modalità prevalente del tpl italiano – si osserva che sulla sua bassa produttività influiscono negativamente sia le condizioni di congestione delle città italiane che determinano una bassa velocità commerciale di bus, sia le generose condizioni normative – piuttosto che salariali – stabilite dalla contrattazioni aziendali a favore dei dipendenti. La strategia di riforma deve passare per l’introduzione di costi standard come strumento di verifica della congruità delle compensazioni stabilite per gli esistenti contratti di servizio pubblico affidati senza gara , in coerenza con il regolamento europeo, con obbligo eventuale di rinegoziazione del contratto non congruo(…); rendere l’affidamento per gara la modalità tipica di affidamento del servizio restringendo o disincentivando il ricorso agli affidamenti in house e diretti (…). Impiego del costo standard come base di gara . Le nuove gare dovrebbero dare la possibilità di rinegoziare il vigente contratto integrativo aziendale negoziato dall’incumbent. Riduzione degli eccessi di offerta di servizio rispetto alla domanda.(..)”.
Non credo sarebbe difficile analizzare i numeri di ATP Liguria alla luce di quelle indicazioni e capire che oggi le recriminazioni dei più incandescenti dei dipendenti sono la conseguenza dei tragici errori economico- finanziari ed industriali commessi in quel settore dalle società pubbliche. Perché risultava e risulta evidente che si dovranno necessariamente rinegoziare i contratti integrativi aziendali. Ma ognuno deve fare la sua parte, certamente, non solo i dipendenti. Rivedere i piani tariffari è indispensabile, come emerge dai raffronti con le altre realtà europee. Ma si sa, sono di più gli elettori alla fermata del bus di quelli che li guidano. E’ vero, però, che i dipendenti si sono sempre rifiutati di modificare i loro orari di lavoro e di rendersi flessibili nello svolgimento delle loro mansioni. Questa circostanza è causa di un’inefficienza non più tollerabile: gli autisti del resto d’ Europa macinano molti più chilometri e lavorano di più. Purtroppo si è perso, inutilmente, tanto tempo. Il 18 novembre scorso la Camera, nel corso dell’iter di conversione del “Decreto fiscale”, ha impegnato il Governo a determinare, in tempi brevi, i costi standard del TPL ed a rivedere i criteri di riparto delle risorse fra le Regioni superando il criterio della spesa storica : sono passati oltre 2 anni dalle indicazioni del rapporto sulla spending review, chi vivrà vedrà o , molto probabilmente, rimarrà cieco dalla rabbia, perché si è dolosamente sprecata una grande occasione di immediato intervento.
Ma continuiamo così, con autobus che girano a vuoto per pochi spicci ma con grandi costi per la collettività, che vagano, semi vuoti, per chilometri, per raccogliere 4 o 5 persone, da qualche casupola nascosta tra limoni e mimose, mentre nelle ore di punta i passeggeri sono tutti schiacciati l’uno sull’altro, come alici nell’arbanella. Con quel ghigno sornione e sardonico che solo i liguri sanno avere nel dirti “Ti ghe sprescia?” mentre scalpiti, impaziente che il corteo di scioperanti si dissolva, alzi la mano per fermare l’autobus che sta arrivando all’orizzonte, manco fossi a New York. Ma il bus non si ferma, c’è una scritta rossa a caratteri cubitali sul parabrezza: “Fuori servizio”.