14
Gen
2010

Gazprom v. Eni. Occhi su E.On

Il gruppo tedesco E.On è in piena rinegoziazione dei contratti di lungo termine per l’approvvigionamento gas. Dall’altra parte, stanno i russi di Gazprom. Per ora, gli altri stanno a guardare: i paesi produttori (a partire dall’Algeria) hanno di fatto delegato la tutela dei loro interessi a Mosca (nel senso che probabilmente si accoderanno alle sue decisioni); le altre grandi compagnie (Eni su tutte) aspettano di inserirsi nel cuneo aperto da Berlino, se riuscirà. Altrimenti, saranno probabilmente botte (legali).
Ieri il direttore finanziario di E.On, Marcus Schenk, ha dichiarato (per abbonati) che “sono stati compiuti sensibili progressi sulla base di una relazione costruttiva di lungo termine” per la rinegoziazione dell’80 per cento dei contratti di lungo termine che il gruppo ha in portafoglio. L’obiettivo è ottenere una “limitata flessibilità addizionale” e “obblighi minimi di ritiro stringenti ma gestibili”. Traduzione: i tedeschi chiedono ai russi di mettersi una mano sul cuore e l’altra sul gasdotto, e ridurre i contingenti di metano assoggettati alla clausola “take or pay”, almeno temporaneamente e fino alla ripresa dei consumi post-crisi. La tempistica che i tedeschi hanno in mente è piuttosto chiara: nel 2009 la domanda è crollata, con una punta di -25 per cento rispetto all’anno precedente ad aprile. Questo ha prodotto, a partire dall’inizio dell’anno scorso (contestualmente al crollo delle quotazioni petrolifere) un disaccoppiamento dei prezzi del gas e del greggio. Disaccoppiamento trainato dall’eccesso di offerta, e che incide pesantemente sulle entrate del gruppo (che a gennaio-settembre ha registrato un dimezzamento dell’Ebit delle sue attività non regolate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Non si sono però ridotti in egual misura i costi del gas: da qui, il disastro, meno volumi e margini ristretti o negativi. Secondo le previsioni degli strateghi di E.On, il riaccoppiamento avverrà tra il 2012 e il 2013. Quindi, quello che Berlino chiede a Mosca è di chiudere un occhio per un paio d’anni.
Non sono noti né il dettaglio delle richieste, né le risposte di Gazprom. Ma quanto è trapelato sembra confermare le impressioni che avevamo già avuto dopo la firma dell’accordo tra il Cremlino e Ankara: ed è qui che sono dolori. Ai russi, infatti, interessa presidiare i volumi, più che i prezzi. Cioè: i russi sono flessibili sui prezzi, gli europei vorrebbero flessibilità sui volumi. Se sia possibile trovare un equilibrio, dipende da due cose: quanto sconto vorranno concedere i russi, quanti volumi sono disponibili a ritirare gli europei. O, in altre parole, quanto vale (nella testa di E.On, e in seguito di Eni), in termini di sconto equivalente, un metro cubo importato in più, tenendo conto dell’effetto depressivo che esso ha sui prezzi di rivendita. Risolvere l’equazione è complicato: ma le parti sono obbligate a trovare una composizione. Occhi aperti su San Donato, nelle prossime settimane.

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2 Responses

  1. Tobe Hooper

    che l’algeria pensi di accodarsi è possibile. se però la russia sia un buon delegato da cui farsi rappresentare è da vedere. l’anno scorso a limitare i volumi ci ha pensato l'”ancora” che ha tranciato una linea del gasdotto transmed. ma non durerà per sempre. se la domanda resterà bassa (e resterà) da qualche parte bisognerà tagliare. e se la russia tiene troppo duro a ridurre dovrà pensarci qualcun altro (nel 2009 l’import da norvegia e olanda è calato più di tutti, per dire). in ogni caso per ora la sonatrach ha altro a cui pensare, con il vertice praticamente tutto indagato per corruzione.

  2. fausto tomei

    Stagnaro, lei sguazza sempre in tecnologie d’antan (ga, petrolio, nucleare) e non mi ha mai risposto. Pettegolezzi, russia, libia, algeria, e intanto 50 anni di fisica moderna vanno a ramengo. Io sono un po’ stufo, di questo paese che merita forse di andare in malora. Intanto io la caldaia la tengo spenta, tanto i vecchi sotto e sopra consumano a tal punto da scaldare anche il mio, di appartamento.

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