Gas, la guerra degli hub – di Gionata Picchio
Chi rema contro il mercato unico?
Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gionata Picchio.
La frase pronunciata da Jack Nicholson in una celebre scena di Easy Rider – “Tutti parlano della famosa libertà individuale, ma quando vedono un individuo veramente libero, allora se la fanno sotto” – si può ben applicare anche al mercato unico europeo dell’energia. Il caso del gas naturale ce ne offre due esempi da manuale.
Primo: per anni importare gas dall’Austria all’Italia è stato quasi un sogno proibito per chi non si chiamasse Eni o pochi altri, detentori di contratti di trasporto di lungo termine che saturavano tutta la capacità del gasdotto Tag, anche quando questa non veniva utilizzata. E per anni il differenziale di prezzo tra la “borsa” austriaca di Baumgarten e quella italiana del Psv è rimasto alle stelle. Poi a marzo di quest’anno una piccola rivoluzione: il semplice cambiamento di una regola – l’obbligo per i titolari di capacità di cederla giorno per giorno se inutilizzata – ha cambiato le cose in poche settimane: il differenziale di prezzo, che nel 2011 era stato in media di circa 5 €/MWh, con punte di circa 10 €, a marzo scendeva a circa 3 € dagli 8 di febbraio. Ad aprile era a poco più di 2 € e a luglio addirittura intorno a 1 €, praticamente il costo del trasporto da Baumgarten a Tarvisio.
L’accesso alle infrastrutture transfrontaliere è uno dei concetti cardine del mercato unico europeo voluto dalle direttive europee e nel caso dell’Austria si è visto che funziona benissimo. Anche troppo forse. Come in un sistema di vasi comunicanti infatti mentre i prezzi italiani scendevano quelli austriaci, di contro, sono aumentati di qualcosa. E a quel punto forse a qualcuno il mercato ha iniziato a piacere meno. Sta di fatto che poche settimane fa l’Authority austriaca per l’energia E-Control – teoricamente custode dei principi della concorrenza al pari delle altre autorità europee – ha deciso di alzare vertiginosamente le tariffe di trasporto per i soli flussi dall’Austria all’Italia, rendendo – se le sue proposte saranno confermate – l’importazione nel nostro paese molto più onerosa.
Secondo caso: nel quadro dello sviluppo di una rete europea del gas sempre più integrata, i gestori delle reti gas di Italia (Snam), Svizzera (FluxSwiss), Francia (GRT) e Germania (Open Grid) hanno sviluppato un progetto infrastrutturale per favorire il trasporto di gas da Sud (Italia) a Nord (Francia e Germania) attraverso il gasdotto svizzero Transitgas. Snam affida (anche) a questo progetto la sua ambizione di fare dell’Italia un hub gasiero del Sud Europa. Bene anche in questo caso non si può dire che la Francia abbia fatto ponti d’oro. L’Authority locale, la CRE, ha infatti decretato che il progetto non è strategico per il Paese e che, pertanto, il costo del trasporto all’ingresso in Francia da Sud costerà 3-4 volte di più degli altri.
In questo caso la materia può sembrare più sfuggente: la scelta della CRE è stata di non mettere a carico delle tariffe pagate da tutti gli utenti un progetto dalle ricadute dubbie. E resta anche da capire, a proposito del famoso “hub italiano”, quali forze economiche potranno mai spingere il gas italiano, oggi parecchio più costoso, verso i mercati del Nord, dai prezzi in questi anni ben più competitivi. Ma resta il fatto che la possibilità di flussi più liberi in tutte le direzioni difficilmente potrà tradursi in un danno per i consumatori francesi ed europei. E soprattutto è difficile pensare che l’apparente ostruzionismo transalpino non abbia a che fare con l’aspirazione della Francia a diventare a sua volta un hub sud-europeo.
La morale delle due vicende – ancor più amara se si pensa che protagoniste sono due autorità di regolazione – è che agli europei il mercato piace solo a parole?
No. La morale è che l’Europa politica non esiste (e non esisterà mai).
A volte mi chiedo: cui prodest questa Europa ? …..
L’unica possibilità è trasformare le nostre regioni ingrandendole in modo da farle governare da persone qualificate che possano negoziare da posizioni di competenza e forza al fine di condizionare il monopolista (che sarebbe bene privatizzare) per trasferire i vantaggi ai contribuenti regionali.
@Giordano & Mike l’Europa dobbiamo vederla pro tempore -diciamo 20 anni- con pochi stati POI a mio parere come gli US 50 MACROREGIONI (da 6 a 12 milioni di abitanti ciascuna) Fiscal Compact regionale e istituzioni federali per Finanza, Difesa, Giustizia amministrativa e criminale, Ricerca e istruzione superiore, Sanità e Welfare di base mantenuto con un 15-20% del prelievo fiscale federale sul reddito. IVA e altre tasse a livello macroregione con evidenti implicazioni di competizione fiscale
@marco
Caro Marco il tuo modello (quello USA) funziona se da NY a LA, da Chicago a Key West se parli la stessa lingua, studi le stesse cose, hai gli stessi interessi economici, hai la stessa storia, mangi gli stessi cibi, giosci per gli stessi eventi, hai la stessa cultura (o non cultura), vai nelle stesse università ecc.ecc… In USA quando arrivi, ti fanno giurare sulla costituzione e li tu accetti di essere in quel modo. Se non ti vabene, fuori dalle balle. Tu ce lo vedi un macellaio di Berlino che si assimila ad un contadino di Tessalonica (o di Molfetta, o di Valencia)? E un manager della Buba che si assimila a Francone Fiorito? O, per converso, un pizzaiolo napoletano con un cacciatore di renne lappone? Troppo, troppo, troppo diversi. Nemmeno fra un secolo e nel frattempo saremo divorati dagli altri. Molto meglio sarebbe stressare le eccezionali particolarità di ogni nazione (ricominciamo a chiamarci così, perchè lo siamo) europea, e l’Italia è la più peculiare di tutte. Chi ha detto che se non diventiamo un obeso superstato vecchio dobbiamo perire? Ci sono un sacco di nazioni piccole e medie che vanno alla grande. In Europa la Norvegia, in Asia la Corea, il Vietnam. L’Europa è “contronatura”. E non ci stanno facendo fare il referendum che avrebbe dovuto essere di legge, quando uno stato nazionale rinuncia ad alcune delle sue prerogative (e quella di battere moneta, di fare politica economica e sociale lo sono) solo per poi proiporlo mettendoci di fronte al fatto compiuto. Una porcata. E sulle porcate, al massimo, si costruisce un salame, non una patria comune. Saluti
@Giordano 150 anni fa stavano messi peggio e si prendevano a fucilate tra stati dell’unione e quelli della confederazione , alla fine sono diventati simili. Loro avevano persone che sognavano e volevano dimenticare gli errori irlandesi e spagnoli e tedeschi-
In 100 anni hanno ricevuto e ospitato i reietti d’Europa i senza soldi e senza professione.
IO quindi credo che i mediocri siamo noi (o meglio i nostri politici) che non riusciamo a concepire che si debba lavorare. Sull’Italia si affaccia un paese da cui agli inizi del 20^ secolo venivano a lavorare i loro braccianti si chiama SVIZZERA che per diventare un popolo ha cominciato dalla scuola dove si insegnano 4 lingue. Invece noi pretendiamo di gestire la lombardia col LUMBARD e il lazio col romanesco e via ccosì colle lingue da proteggere. Fa pena vedere come non riusciamo a interagire, adagiarci sulla rassegnazione o sui facili miti porterà l’Europa o a una dura dominazione tedesca o a una disgregazione autoconservativa VALE A DIRE ad essere al servizio dei più forti, dopo aver redistribuito le influenze in Africa Cinesi, Indiani, Arabi e Coreani incominceranno a colonizzare aree della grecia, italiche, balcaniche e iberiche SE VI PIACE COSI’ proseguite pure io preferirei RESISTERE
molto cordialmente KEEP SURVIVING
@Giordano
però definire il Vietnam “medio”, con quasi 90 milioni di abitanti mi sembra un pò forzato
Per gli USA io ho parlato di lingua, tradizioni, cultura delle origini. E le avevano uguali (immigrati inglesi). Su quelle hanno inserito il popolo bisognoso di turno. Nell’ordine cronologico tedeschi, scandinavi, irlandesi, italiani, ispanici. Ognuno ha giurato sulla costituzione e ha accettato quello che trovava, comprese le ridicole bottiglie di whisky nel cartoccino di cartone. Sugli USA non mi può insegnare nulla, ho metà della mia famiglia là da 50 anni. I mediocri siamo noi che abbiamo votato dei politici a nostra immagine e somiglianza. Siamo mediocri perchè non abbiamo uno straccio di idea che sorregga una qualsiasi azione e corregga i nostri difetti. Il resto, comprese le 50 macroregioni, sono corollario al problema vero che è questo. Prima si fa il progetto di una casa (dove, come, quanto alta, quanto larga, perchè li eccc) e poi si scelgono le finestre. L’Europa come è stata concepita da una minoranza di una minoranza è una operazione plutocratica priva del benchè minimo riscontro elettivo e non si sa nulla di essa. P.S. Gli svizzeri sono quelli che mettevano i cartelli fuori dai negozi con su scritto “Vietato l’ingresso ai cani ed agli italiani”, quelli che riciclano i soldi dei narcos e della mafia ed anche quelli dell’oro dei denti strappati agli ebrei prima di gasarli. Io avrei scelto un altro paragone. Ma se le piace così……
@marco
Non ho la classifica mediana delle popolazioni mondiali ma il Vietnam è un’ pò più grande dell’Italia (non molto) ed ha cinque milioni di abitanti più della Germania. Entrambe si ritengono medie. Per me è medio anche lui, ma veda lei….. @Silvio
@Giordano
I suoi due scritti sugli USA (e l’europa…) sono impeccabili, sacrosanti, e per me quasi commoventi.
Gionata Picchio: esatto! AGLI EUROPEI IL MERCATO PIACE SOLO A PAROLE.
E questo alla lunga li perderà.
@Marco
150 anni fa ci fu una guerra terribile fra Unione e Confederazione, ma comunque essi erano uguali, uguali nel senso descritto magistralmente da Giordano, tanto uguali come nessun europeo lo è mai stato.
Infatti si chiamò guerra civile americana.
E dopo quella guerra tornarono “uguali” come prima, o forse anche di più.
Ha ragione lei. “Forse anche di più”. Noi, invece, abbiamo avuto delle guerre fra popoli e l’unica vera guerra civile (quella in Italia), l’abbiamo chiamata di liberazione. Infatti, a differenza degli americani, noi siamo più divisi di prima. Perchè non abbiamo elaborato il lutto di esserci scannati fra fratelli. E dunque (con altri mezzi) continuiamo….@ncik1964
In Europa ognuno continua a fare i propri interessi nazionali, ciò va sopratutto a vantaggio delle nazioni politicamente forti (Francia e Germania) e dei loro satelliti. In questo contesto l’ Italia grazie anche alla sua classe politica di gente assai perbene e preparatissima (sic!) vale come il due di coppe quando la briscola e’ a mazze!
@Giordano
ho frainteso il senso del discorso, pensavo che il termine di paragone fossero i paesi UE (con altri extra UE). Comunque concordo sul fatto che un superstato europeo come lo stanno costruendo non ha senso politico, nè storico, anzi alimenta divisioni tra i vari paesi e che gli USA non possono essere un modello. La Svizzera si avvicina di più a quello che si potrebbe fare per non andare in ordine sparso contro i giganti mondiali.
,
non sempre sono in disaccordo con il suo pensiero, in questo caso mi sembra che mi abbia rubato le parole di bocca.
Complimenti!
@Giordano ,
se tutti i “fannulloni statali” si producessero in simili considerazioni sarei dispoto a chiudere un occhio.
Ho capito, siamo profondamente diversi NOI!!!ontinuate così e i vostri figli e nipoti o emigreranno per diventare “uguali” o continueranno a reclamare la nostra sublime diversità. Deve essere un problema di suolo, nemmeno in Australia è successo che anche emigranti diversi anche senza nessuna guerra si sentano divisi. Ho l’impressione che si tratti forse di arroganza, cioè l’incapacità di vedere negli altri una parte di sè, presupposto indispensabile per costruire un “team”, infatti o parliamo di PMI o abbiamo relativamente poche eccellenze, contrariamente a molte aziende straniere. Ugualmente per i partiti pronti a dividersi ad ogni occasione. Negli US per darvi modo di replicare i due partiti continuano a evolversi da oltre un secolo passando da una fase primordiale di industrializzazione ad oggi, da decenni postindustriale generando competenze e soluzioni avanzate. Da noi, grazie alle nostre forti individualità generiamo partiti e correnti ogni anno (o anche meno) con solidi riti e tradizioni che ci portano al passato remoto tanto distanti dal futuro da non saperlo immaginare e nemmeno sperare.
Paradossalmente non sono necessari gasdotti per esportare gas. L’Italia ha una capacità di generazione largamente eccedentaria, costituita da centrali a ciclo combinato a gas/vapore, piuttosto recenti ed efficienti. La Germania, dopo l’uscita del nucleare soffre di un deficit, più accentuato nel sud (Baviera). Le linee di interconnessione hanno un’elevata capacità. Se il gas in Italia fosse a buon mercato nulla impedirebbe alle centrali italiane di funzionare 5-7000 ore/anno, invece delle attuali 3000, e cosí i tedeschi potrebbero anche evitare di costruire nuove centrali a gas. Invece i prezzi dell’energia in Italia sono più elevati di quelli a nord delle alpi, e l’elettricità fluisce dal nord verso il sud. Perchè? Non capisco.
@marco Si. Siamo diversi. Io scrivo cose comprensibili. Saluti.
Mi associo alle considerazioni di Massimo, che ringrazio per avere riportato la discussione sull’argomento.
Di mio aggiungo una domanda: ma che trasparenza esiste nella definizione delle tariffe d’uso dei metanodotti (e degli oleodotti, ovviamente?). A me sembra assurdo che chi ha investito enormi cifre nella costruzione delle pipelines possa poi vedersi obbligato a cederne l’uso a chicchessia dietro compenso fissato da un’authority. L’accesso alle infrastrutture è un principio teoricamente valido, nella misura in cui il gestore fosse un terzo, non coinvolto nella commercializzazione, che praticasse a tutti gli stessi prezzi, ricavando i suoi margini esclusivamente da questo core-business. E’ troppo facile diventare gas (oil) traders disponendo soltanto di un pc, di una connessione a internet e di qualche aggancio con banche che non fanno troppe domande e/o leaders politici di dubbia legittimità. Ovvio che poi i margini possano ridursi, non essendo esistiti investimenti a monte, non esistendo costi di gestione strutturali, etc.etc.
Anche se come consumatore potrei forse avvantaggiarmi di una simile situazione, se mi metto dal punto di vista della logica dell’investimento le cose cambiano…
Per tornare al punto di partenza, occorrerebbe ASSOLUTA trasparenza sui costi del vettoriamento per poter trarre conclusioni di qualche validità.