31
Ago
2022

Quale futuro per la giustizia tributaria in Italia?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Francesco Lucifora e Marco Montanari

In un recente editoriale IBL dedicato alla flat tax (cfr. I sei pilastri di una flat tax sostenibile) veniva, opportunamente, anzi ovviamente, sottolineato come qualunque riforma fiscale si voglia introdurre, se non si vuole che fallisca miseramente, non possa prescindere da un corretto rapporto tra fisco e contribuente; come non concordare? però, strano, gran dibattito nell’agone politico sulla riforma fiscale con “rilanci” sempre più forti dei vari movimenti e partiti a tutela della propria fascia sociale di riferimento, mentre nessuno parla o ha parlato della riforma del processo tributario; insomma fa notizia la riforma del processo civile, del processo penale ma pare che del processo tributario alle forze politiche non interessi alcunché.

Eppure, secondo gli ultimi dati del MEF, che annualmente redige una, invero, pregevole relazione dello stato del contenzioso tributario con statistiche degne di maggior interesse anche dai media non specialisti, il complesso del contenzioso tributario, intendendosi, per tale, le cause pendenti nei vari gradi di giudizio tra enti impositori e riscossivi, valeva al 31/12/2021 la bella cifra di 40 miliardi di euro, ripetiamo 40 miliardi di euro; il valore di due manovre finanziarie di fine anno pre-Covid.

E’ quindi intuitivo comprendere che senza un giudice tributario indipendente e preparato non vi possa essere parità delle armi tra la parte forte, il fisco, lo Stato, il leviatano (Hobbes dixit) e la parte debole, il contribuente; ed è proprio, forse, approfittando di questo disinteresse che il Ministro di Grazia e Giustizia (Cartabia) e il Ministro delle Finanze (Franco) hanno messo in piedi a fatto approvare dal Parlamento, quatti quatti, con la scusa che era tra gli obbiettivi del PNRR, in solo 15/20 giorni un ddl di iniziativa governativa che ha ricevuto l’unanime critica della dottrina.

Il ddl di iniziativa governativa è stato comunicato alla Presidenza del Senato il 1° giugno, approvato dal Senato con alcune limitate modifiche il 4 agosto e il testo senatoriale è stato approvato dalla Camera (AC 3703) il 9 agosto (ma non ancora pubblicato).

Ma andiamo con ordine. Finora la giustizia tributaria era amministrata dalle commissioni tributarie provinciali e di appello regionali, con competenza per tutte le sentenze emesse dalle commissioni provinciali aventi sede nella regione di loro sede; avverso le sentenze delle commissioni regionali era sempre ammesso ricorso per cassazione. Le commissioni erano formate da magistrati tributari nominati per concorso per titoli dal Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria che è l’organo di autogoverno della magistratura tributaria; gli stessi non avevano un rapporto di dipendenza professionale con lo Stato, ma venivano scelti tra varie categorie: magistrati ordinari, amministrativi, contabili, militari, professionisti legali, commercialisti, consulenti del lavoro, notai, ecc., secondo tabelle di punteggi fissate dal legislatore; per i magistrati tributari provenienti dalle libere professioni era prevista una incompatibilità molto severa; la retribuzione era in parte fissa e in parte variabile.

I tempi medi di durata del processo tributario sono del tutto in linea con quelli del processo civile, anzi mediamente inferiori. Il “tappo” di durata del processo è in Cassazione, dove si badi bene arrivano non più del 5% dei ricorsi incardinati in primo grado. Per assurdo la velocità nei gradi di merito crea problemi in sede di legittimità.

La giustizia tributaria era /è, insomma, tra le giustizie italiane una delle più veloci e senz’altro la meno cara. Il ddl nel testo uscito dal Senato istituisce un giudice professionale, con accesso concorsuale per titoli ed esami… insomma, il futuro magistrato tributario sarà dipendente statale. Ma il bello, anzi il brutto, è che sarà “assunto” dal MEF, da cui dunque dipenderà; MEF che ne regolerà anche lo status, cioè l’avanzamento della carriera, sostituendosi alla funzione che viene svolta oggi dal Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria…

Domanda finale: vi fidereste voi di un giudice pagato dal vostro avversario?

You may also like

Un anno di Milei
La riforma fiscale: dopo il cattivo esempio i buoni (?) consigli
Carlo Nordio: la giustizia e il modo d’intenderla della magistratura
Il dilemma latino-americano: un passo avanti e un salto indietro

Leave a Reply