30
Lug
2009

Fus: il governo fa marcia indietro?

Nella giornata di ieri, Berlusconi ha promesso lo stanziamento di ulteriori 60 milioni per rimpolpare la quota totale del Fondo unico per lo spettacolo (Fus) per il 2009. Ancora però non si conoscono i tempi e le modalità. Il mondo dello spettacolo spera ancora che ci sia la possibilità di inserire questi soldi nel decreto anti-crisi (ora giunto al Senato). Più realisticamente, le vie saranno altre. Ad ogni modo, anche la politica non desiste. Quattro mozioni sono state presentate (due dall’opposizione e due dalla maggioranza) per impegnare il governo a dare maggiori risorse allo spettacolo. Se da parte dell’opposizione si chiede un cospicuo incremento, la maggioranza mette l’accento sulle necessarie riforme che devono rivoltare come un calzino il settore. 
Le criticità del Fus sono state evidenziate qui. Indubbiamente bisognerà riflettere sull’inadeguatezza di questo strumento. Ad esempio, per quanto riguarda il cinema: è difficile capire il senso dei contributi dati dallo Stato sugli incassi delle pellicole. A beneficiarne sono, tra gli altri, Filmauro e Medusa. Nella relazione del 2007 sull’utilizzo del Fus si apprende chiaramente come un film come “Natale a Miami” (il classico cinepanettone!) abbia preso soldi dallo Stato come contributo sugli incassi. La domanda a cui dobbiamo rispondere allora è la seguente: lo Stato deve dare soldi ai cinepanettoni prodotti dalla Filmauro? Ne hanno bisogno? Credo siamo tutti d’accordo sulla risposta: No. Altro esempio. Nell’anno 2006 il teatro ha ottenuto dal Fus 75,3 milioni di euro e ha avuto 14,5 milioni di spettatori. Sempre nello stesso periodo il settore della lirica ha ottenuto 197,4 milioni di euro e ha avuto 2,1 milioni di spettatori. La sproporzione è grande. E’ giusto finanziare tanto la lirica (rispetto agli altri settori dello spettacolo) a fronte di un numero così basso di fruitori? Inoltre, in questo caso è evidente come gli effetti anti-redistributivi dei finanziamenti siano da prendere in considerazione. A quale fascia di reddito appartengono gli spettatori della lirica? Di certo non alla fascia più bassa.
Nel frattempo, ieri si è svolta la conferenza stampa di presentazione della nuova direzione generale (del MiBAC) per la valorizzazione del patrimonio culturale. A capo della struttura ci sarà Mario Resca. Gli intenti lasciano ben sperare. Tra gli obiettivi: “Favorire la partnership tra pubblico e privato. Promozione e incentivazione del mecenatismo e defiscalizzazione nel settore delle sovvenzioni ai beni culturali (il panorama italiano è decisamente penalizzato rispetto ai competitors, europei e non)”. Se son rose…

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2 Responses

  1. Stefano

    Cinepanettoni o no i film italiani non vanno finanziati con i soldi dei contribuenti. Al massimo si potrebbe pensare a degli incentivi per aumentarne il consumo: sconti sui biglietti, riduzione delle tasse sui DVD, liberalizzazione del commercio nei cinema o cose così. Qualsiasi cosa purché neutrale all’autore, al produttore, ecc… Non se ne può veramente più di film che raccontano l’eccezionalità in peggio dell’Italia da 40 anni a questa parte.
    We want our money back!

  2. Intervengo solo sulla questione della sproporzione tra fondi e spettatori per quanto riguarda teatro e lirica. A prescindere dal fatto che i costi per allestire uno spettacolo lirico e quelli per uno spettacolo teatrale sono molto diversi, con ovviamente una spesa notevolemente molto più alta per la lirica, vorrei dire che pur non essendo un’ appassionata del genere (sono stata in vita mia due volte all’Opera) ho avuto il piacere di andarci con biglietti “scontati” (meno di 20 euro, se non ricordo male 12)per la prova generale, e ho visto, con grande sorpresa, un numero altissimo di spettatori giovani. (under 40, ma anche under 30). Mi sembra evidente che è anche il costo del biglietto ad allontanare fasce d’età e di reddito dalla lirica (e dal teatro) e che se i prezzi fossero più bassi, aumenterebbe il numero degli spettatori, e cinema e teatro non sarebbero più luoghi di “cultura di lusso” per gente che se lo può permettere. Se non rendiamo l’accesso alla cultura semplice, economico e attraente, ma creiamo generi “di lusso” anche nella produzione culturale, direi che siamo proprio fuori strada.
    Altra cosa: se il finanziamento a teatro e lirica prosegue tuttavia sulla strada che ha percorso finora, con somme sempre più alte destinate agli spettacoli dei grandi autori (ormai consolidati, che potrebbero ricorrere a sponsor privati per farsi cofinanziare gli allestimenti) e meno per gli emergenti e per la sperimentazione, anche qui non si crea spazio per un cambiamento.

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