FS: più contributi e meno concorrenza
Il trasporto pubblico regionale su ferro è in grave difficoltà e continua ad essere un problema più che una soluzione per i pendolari che ogni giorno si spostano verso i grandi centri urbani.
La soluzione proposta dall’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, per migliorare il servizio ferroviario regionale è quella di aumentare i contributi pubblici di un centesimo a chilometro: davvero preoccupante.
Una soluzione statalista che va contro ogni logica di concorrenza e di mercato. Infatti attualmente il trasporto pubblico locale su ferro non vede un minimo di competizione. Addirittura il governo, nel 2009, ha deciso di stanziare 480 milioni di euro l’anno di contributi aggiuntivi solo per quelle Regioni che stipulano un contratto con Trenitalia. Una legge anticoncorrenziale che fa meglio comprendere perché Moretti voglia un ulteriore aumento di circa 1 miliardo di euro l’anno. A questo infatti equivale il centesimo al chilometro. Senza concorrenza tutti i maggiori contributi andrebbero direttamente nelle casse di Trenitalia.
Tale cifra imponente non risolverebbe alcun problema alla base del trasporto ferroviario regionale. Attualmente le poche gare per l’assegnazione del servizio effettuate dalle Regioni Italiane hanno visto sempre una vittoria dell’incumbent e mai si sono avuti dei ribassi significativi.
Si potrebbe pensare che Moretti chieda maggiori fondi pubblici, perché durante la sua gestione ha ricevuto meno contributi. In realtà è il contrario. Durante il triennio della nuova gestione di FS, i contributi regionali sono aumentati del 27 per cento, mentre l’offerta di posti chilometri è rimasta sostanzialmente stabile, segnando un +0,1 per cento.
La creazione di un nuovo fondo pubblico di un miliardo di euro, grazie al centesimo al chilometro richiesto da Moretti, andrebbe nella stessa direzione degli ultimi anni, vale a dire maggiore spesa statale con un servizio sostanzialmente stabile.
Oltretutto la qualità del servizio non sembra essere migliorata in quanto i dati sulla puntualità non risultano avere avuto un miglioramento significativo.
La costruzione della linea ad alta velocità, che molti pensavano potesse essere una soluzione dei problemi dei pendolari (più binari, meno congestione, meno ritardi), in realtà si è rivelato essere più un problema che una soluzione. Questo è successo perché si sono costruiti prima i binari tra le città senza terminare i nodi ferroviari. In questo modo, con l’aumento dell’offerta del FrecciaRossa, si è creato un enorme imbuto all’ingresso delle grandi città, dove i treni pendolari accumulano ritardi.
In definitiva piuttosto che aumentare nuovamente i contributi pubblici alle Ferrovie dello Stato, sarebbe meglio aprire alla concorrenza il trasporto pubblico ferroviario regionale. In questo modo vi sarebbe un risparmio per i contribuenti e un miglioramento della qualità del servizio per i pendolari.
“Sarebbe meglio” ma questo non credo interessi chi gestisce i soldi.
La domanda che si fanno credo sia la seguente: è più semplice tirare fuori altri soldi alla faccia dei cittadini, (il famoso popolo bue), oppure immettere concorrenza con tutte le resistenze che comporterebbe e le discussioni conseguenti, (magari dovendo pure spiegare che la concorrenza è un plus per l’utente)?
Credo che molto prima di tutte queste considerazioni (giuste e che condivido) venga un problema generale: che stato siamo e che stato vogliamo? I fatti di ieri e oggi ci illustrano chiaramente che tutto il resto è una conseguenza.
Su che stato siamo, credo sia abbastanza sotto gli occhi di tutti. Riguardo al cosa vogliamo: sempre di più mi rimbombano in testa le parole di Montanelli, (non so se sue o riportate) sugli italiani sempre in attesa di qualcuno che decida per loro…Senza nulla togliere alle nostre capacità, peculiarità e quant’altro, comincio a credere che avesse ragione.