Fidenato (per ora) non ce l’ha fatta. Eppure ha ragione
Non è andata bene. Oggi, primo aprile, l’udienza definitiva tenutasi presso il Tribunale di Pordenone si è conclusa con un insuccesso per Giorgio Fidenato, l’imprenditore agricolo e responsabile dell’associazione di categoria Agricoltori Federati che sta conducendo la sua “buona battaglia” contro il sostituto d’imposta, ossia contro l’obbligo per ogni datore di lavoro di trattenere le imposte per conto dei dipendenti e versarle all’Erario.
Qui non ci interessano le questioni strettamente legali e le controversie sulla costituzionalità (o meno) del sostituto d’imposta. Nei nostri regimi, il diritto è come la moneta: un semplice “fiat”, ossia l’espressione della volontà di chi ci comanda.Come disse Thomas Hobbes, “non veritas sed auctoritas facit legem”. E se la moneta fiduciaria dei nostri sistemi economici è per sua natura destinata a essere inflazionata, le norme del tutto arbitrarie imposte dal ceto politico sono destinate a proteggere lo status quo e a difendere i peggiori arbitrii. Perché non c’è dubbio che Fidenato e il Movimento Libertario (e tutti quanti sostengono la loro battaglia) abbiano ragione nell’affermare che il sostituto d’imposta deve essere abolito.
Contro queste norme che obbligano il datore di lavoro a operare come agente del fisco sono stati usati molti argomenti, ma in realtà quello fondamentale è uno: e cioè che con il prelievo alla fonte si impedisce al lavoratore di avere piena consapevolezza di quanto lo Stato gli sottrae. Esattamente come le imposte indirette (ed è preoccupante che ora il governo voglia rafforzare tale forma di prelievo a scapito delle imposte dirette), il sostituto d’imposta è una tassazione invisibile, o quanto meno assai poco percepibile. Se oggi artigiani e commercianti detestano il fisco, mentre l’atteggiamento degli operai e degli impiegati è del tutto diverso, il motivo va trovato essenzialmente nel fatto che i primi devono periodicamente versare le proprie tasse allo Stato (e quindi vedono il loro conto bancario calare sensibilmente), mentre i secondi non sono interessati allo stipendio lordo e di fatto non hanno alcuna vera consapevolezza di quanto potrebbero essere più ricchi se vi fossero meno grandi opere, meno sussidi alle imprese, meno sprechi di Stato, meno enti inutili (le province, ad esempio).
Non dimentichiamo che per una quota non insignificante dei lavoratori dipendenti, la scadenza della dichiarazione dei redditi coincide con un attivo: grazie alla grande quantità di soldi trattenuti nel corso dell’anno e grazie ad alcuni benefici fiscali (legati al mutuo, ad esempio), molti di quei lavoratori dipendenti che si recano ai Caf per compilare la loro dichiarazione dei redditi si sentono dire che il prossimo stipendio sarà maggiorato di mille o due mila euro… Il fisco, insomma, non sottrae soldi, ma ne regala!
Si deve a un grande economista italiano e studioso di scienze delle finanze, Amilcare Puviani, la formula “illusione finanziaria”. Larga parte degli studi di public choice – da James M. Buchanan in poi – sviluppa sostanzialmente questa intuizione: l’idea che lo Stato è portato a enfatizzare i benefici della sua azione e a minimizzare le conseguenze negative. L’inflazione conseguente all’aumento della massa monetaria è un modo per nascondere il trasferimento di ricchezza da taluni ad altri, ma anche il sostituto d’imposta funziona così.
L’esito odierno della vertenza avviata da Giorgio, allora, non può essere considerato una sconfitta, nel senso che quella di oggi è stata solo una battaglia: il semplice episodio di un braccio di fero che continuerà. La guerra contro la spoliazione che l’apparato politico-burocratico conduce nei riguardi dei ceti produttivi continua, insomma, e deve proseguire anche la lotta affinché si cancelli questo sistema fraudolento che viola pure l’eguaglianza di fronte alla legge: trattando in maniera discriminatoria i lavoratori autonomi (che dispongono interamente del loro reddito e sono chiamati personalmente a versarne una quota allo Stato) e i lavoratori dipendenti (che invece vengono tenuti in una condizione che in altri tempi si sarebbe detta “servile”).
Secondo Kant i domestici non erano meritevoli del diritto di voto, perché non erano soggetti davvero liberi: capaci di decidere con la loro testa. Per la legislazione vigente tutti i lavoratori dipendenti non sono degni di avere un rapporto personale, trasparente e diretto con il sistema fiscale, e quindi vanno lasciati sotto il controllo di altri: anche perché nno sarebbero in grado di gestire responsabilmente questo rapporto. Non vi pare vi sia una qualche analogia? E davvero non c’è in Italia un solo “progressista” che non si scandalizzi per tutto ciò?
Credo che il ragionamento si possa spingere oltre: il lavoratori dipendenti NON pagano tasse (almeno non quelle dirette)!
Se infatti al momento dell’assunzione (o a quello di un aumento di stipendio) quello che viene negoziato è il “netto”, allora avviene una traslazione dell’imposta sul datore di lavoro il quale si fa carico NON SOLO figurativamente e negli adempimenti MA ANCHE DI FATTO dei carichi fiscali e contributivi nominalmente in carico al lavoratore.
Questo ha molte conseguenze paradossali: la principale è che gli autonomi e le imprese, spesso additati come evasori sono in realtà gli UNICI che pagano tasse.
Per tacere dei dipendenti pubblici che sono tax consumer… tanto per quanto incamerano come netto che per quella “finzione” rappresentata dalle loro tasse e contributi
Non mi pare si possa dire che i dipendenti non pagano tasse. E’ vero che i lavoratori guardano solo il netto, ma la quota che il datore di lavoro deve versare allo Stato indebolisce la forza negoziale dei dipendenti. Se per un impiegato che vuole ottenere 50 euro in più l’impresa ne deve pagare 100, è chiaro che la sua capacità di ottenere quell’aumento risulta molto inferiore.
In sostanza, la tassazione sul datore di lavoro colpisce anche il lavoratore, e viceversa.
Sui dipendenti pubblici sono invece d’accordo: non pagano tasse, ma invece le ricevono. (In questo caso la tassazione è una pura finzione: una partita di giro.)
Concordo con l’affermazione che il meccanismo sia da eliminare, ma sono alquanto scettico sul fatto che le persone non abbiano coscienza di quanto le tasse pesino sulla loro busta paga. Solo un analfabeta non legge la propria busta paga. Però fa apparire le (alte) tasse come un fatto naturale, ineludibile, ed è questo il deleterio effetto psicologico.
Concordo anche che le imposte indirette siano più nascoste, ma d’altra parte permettono un maggior controllo da parte del cittadino. In entrambi i casi effettivamente non c’è possibilità di scelta, nel senso che devi sempre pagare le tasse, ma almeno nel caso delle imposte indirette la tassazione è legata direttamente ad una spesa e non alla tua mera esistenza. Di conseguenza hai sempre la possibilità di portare le tue spese altrove e quindi di guadagnare un (limitato) potere decisionale.
Se si potesse avere un solo tipo di imposta personalmente sceglierei quella indiretta.
Il problema è che i lavoratori dipendenti leggono la loro busta paga ma non sanno quanto il datore di lavoro paga al fisco, se non per sentito dire….
Il vero motivo per cui Fidenato ha ragione è che:
1. Esegue un lavoro per lo stato senza volerlo fare, ma come effetto collaterale; inoltre
2. Non viene retribuito per tale lavoro
quindi, è sotto schiavitù.
Circa la lotta all’evasione fiscale, è una pura illusione: la ripartizione dei carichi fiscali funziona in società liberali, in cui si esercita la libera concorrenza; l’italia è organizzata in una società corporativa, per cui nel momento in cui si riuscisse a diminuire la sperequazione fiscale, si avrebbe:
– nei settori corporativi, l’immediato aumento dei prezzi: i mastri cantori non rinunciano al tenore di vita; oppure
– nei settori sottoposti alla concorrenza internazionale, la chiusura a breve delle attività.
Ricordiamoci che in italia vi è pochissima evasione: è quasi tutta elusione.
Io sono d’accordo con Admin, sia sul fatto che i dipendenti pubblici non pagano le tasse, sia sul fatto che i lavoratori dipendenti non le pagano effettivamente.
Per il lavoratore dipendente, il fatto e’ questo: tramite il sostituto d’imposta, l’imprenditore paga dei soldi allo Stato e gli dice “Questi sono i soldi delle tasse di Tizio”.
In pratica il lavoratore dipendente Tizio non paga nulla.
Ma tornando ai fatti: cos’e’ successo precisamente oggi al Tribunale di Pordenone?
finalmente sento qualcuno dire una cosa ovvia anche per il piu ottuso dei ragionieri.
quello che vorrei sentir dire e che chi mantiene lo stato con tasse reali e chi produce reddito
Rispondo alla richiesta di Dave in merito a quanto è successo a Pordenone.
In sostanza, seguendo le vie legali Giorgio Fidenato ha cercato di portare la questione del sostituto d’imposta di fronte alla Corte Costituzionale, ma la decisione di oggi del Tribunale di Pordenone sembra proprio sbarrare la strada a questa ipotesi. Una cronaca della mattinata di giovedì primo aprile si trova qui:
http://www.movimentolibertario.it/index.php?option=com_content&view=article&id=4609:fidenato-sentenza-e-fatta-anzi-no&catid=1:latest-news
Oggi ero a Pordenone. La sentenza del giudice non è stata proprio chiara… anche se la prima interpretazione dei legali di Fidento è: niente Corte Costituzionale e fra un anno il giudice dirà se, e come, Giorgio dovrà versare i contributi all’INPS.
Cmq oggi è stata una giornata piacevolissima con tante belle persone!
@Carlo Lottieri
Grazie Carlo Lottieri, ma avevo gia’ letto la pagina di MovimentoLibertario.it e non ci avevo capito nulla…
L’unica cosa che ho capito e’ che se sono scontenti i libertari e scontenta la redazione di Chicago-blog.it, allora (come tifoso di Giorgio Fidenato) sono scontento anch’io.
Pero’ a causa della mia ignoranza in materia giurisprudenziale, sia per la mancanza (finora) di qualcuno che traduca chiaramente per noi somari quanto scritto dal giudice del Tribunale, non ho ancora capito bene cosa sia successo oggi.
L’affermazione di Admin è paradossale, per cui ne propongo io un’altra: i lavoratori autonomi non pagano le imposte indirette, in quanto le proprie spese personali le riescono a scaricare sui conti della attività, e nemmeno le dirette in quanto il caricamento di costi impropri sulle attività diminuisce la redditività di impresa…
Sto ovviamente esagerando il concetto, volendo presentare un paradosso: chi più spende meno spende.
Il problema in italia è che chi paga è un fesso, in quanto non solo paga imposte elevate (per il ritorno che ha in servizi), ma più paga e più va in fondo alle graduatorie di accesso ai servizi stessi; insomma, come se a teatro pagasse per la platea e lo mettessero in balconata laterale, in piedi. Invece di sentirsi benemerito, si sente cornuto e mazziato.
@gabriele
Scusa Gabriele, ma quanti pensi che sappiano leggere una busta paga? Per quanto ne so io si guarda la cifra del netto e morta lì, il resto “non mi riguarda”.
Tra l’altro mi risulta che la busta paga non riporti tuttissimo: non sono un commercialista, ma mi pare di aver capito che la parte di contributi a carico del datore di lavoro siano “invisibili”. Ci sono invece moltissime altre voci, e ne esce un bel minestrone di una chiarezza “solare”.
A tal proposito, mi ricordo di aver letto qualche anno fa, di un imprenditore che aveva inserito in busta un riassunto esplicativo:
io ti pago tot
lo Stato si prende tot
a te rimane tot
determinando un travaso di bile sindacale con conseguente dietrofront imprenditoriale. Vedo se riesco a reperire l’articolo (qualcun’altro si ricorda?).
Seguendo lo stesso ragionamento si potrebbe quindi affermare che i consumatori non hanno coscienza dell´IVA ?
E bisognerebbe far fare una dichiarazione IVA mensile ai consumatori, con il totale degli acquisti effettuati (senza IVA) durante il periodo ?
Altre informazioni giornalistiche sull’udienza di ieri sono disponibili qui, grazie a un post di Carlo Zucchi: http://carlozucchi.wordpress.com/2010/04/02/un-pesce-d%E2%80%99aprile-per-il-diritto-una-sconfitta-per-la-liberta/#more-1287
Allora, ho letto i vari articoli e mi sono informato: mi sembra che quanto successo ieri sia stato semplicemente un rinvio del processo a febbraio 2011.
Giusto?
Il giudice non ha dato torto ai libertari, ma nemmeno ragione. S’e’ semplicemente riservato di rinviare tutto a tra un anno.
Ergo non si puo’ festeggiare ma neanche parlare di “insuccesso” come fa Carlo Lottieri all’inizio di quest’articolo.
Personalmente sono tutt’altro che sorpreso di quello che e’ accaduto: in Italia i processi durano in media 25 anni, e mi sembrava davvero troppo strano che quello di Giorgio Fidenato potesse durare solo un anno e concludersi ieri.
Capisco le speranze di tutti i libertari/liberali/liberisti/radicali che aspettavano con ansia la giornata di ieri, ma occorre essere piu’ realisti del re: la conclusione del processo la vedremo nel 2034 secondo me.
Beh, l’IVA è la classica tassa occulta. Dato poi che la sua incidenza varia a seconda del bene o del servizio che si compra, bisognerebbe girare col pallottoliere..
Sul fatto che i lavoratori autonomi possono scaricarsi le spese, non è proprio così: possono farlo per percentuali ridicole.
Su Fidenato: ha perfettamente ragione da tutti i punti di vista. Purtroppo, a parte l’aspetto giurisprudenziale, tanta gente è felice che ci sia lo stato che ci dà tanti bei servizi “a gratis”. Ce lo raccontano fin dalla scuola materna, quindi dev’essere vero…e poi è così comodo, non dovere fare delle scelte.
@ Dave
A quanto è dato di intendere, ieri è stata rigettata l’eccezione di incostituzionalità, che era quanto stava alla base dell’iniziativa. Ma forse ne sapremo di più in seguito.
@Carlo Lottieri
Da quanto ho capito io (che potrei aver male interpretato), ieri non e’ stata rigettata l’eccezione di incostituzionalita’, ma bensi’ la decisione sulla stessa e’ stata rimandata a febbraio 2011.
Ripeto: e’ possibilissimo che io abbia capito male.
Sono da diversi anni iscritto radicale, quest’anno mi iscriverò al movimento libertario.
Siamo agli sgoccioli, questa (e non solo) democrazia non regge più.
per quanto riguarda l iva non so quante persone hanno presente che dopo aver pagato le tasse sui propri guadagni per spendere quello che rimane devono pagare un altro 20 percento
Cari amici, vi ringrazio tutti per come prendete a cuore la mia/nostra battaglia. E’ chiaro che un pronunciamento come quello fatto dal giudice di Pordenone faccia male, soprattutto perchè si ha sempre fiducia nella lealtà dei comportamenti. Io dicevo sempre che ho fiducia fino a prova contraria. E’ andata come è andata ma , come dice Lottieri, si è persa una battaglia ma non la guerra. Ci sono davanti gli appelli, la corte di Strasburgo e poi dovrà aprirsi il contenzioso anche con l’Agenzia delle Entrate e con tutti i gradi conseguenti. IN OGNI CASO IO VADO AVANTI, FARO’ SEMPRE APPELLO AL DIRITTO NATURALE che, anche se non è codificato, guida ed illumina la nostra azione. Chi la dura, la vince!!!!!! Nel frattempo continuo a pagare per intero i miei dipendenti ed ora faremo un rinnovo contrattuale al lordo. Dopo un legittimo momento di sbandamento (è umano sconfortarsi) si prosegue ancora, nel solco di quella frase che Von Mises amava molto: TU NE CEDE MALIS, SED CONTRA AUDENTIOR ITO. Ebbene sappiate che ciò che ha fatto il giudice di Pordenone, mi ha ancora caricato di più per proseguire nella battaglia. Importante che non demordiate e siate sempre al mio fianco!!!!!!
@Fidenato: sono con lei. Non se ne può più di essere servi della gleba, che devono le corvee al signore, e di questo stato-mamma che deresponsabilizza i cittadini.
@Fidenato Giorgio
In bocca al lupo per il prosieguo.
Tutto sommato che un giudice si degni di sollevare l’eccezione di costituzionalità non sarebbe neanche questa gran cosa, in quanto sbolognerebbe solo la patata bollente nelle mani di altri.
Che la corte costituzionale prenda la posizione auspicata, però, è obiettivamente ai confini della fantascienza.
@Fidenato siamo tutti con lei.
Spero che non faccia neppure le trattenute da versare ai sindacati.
Io una quindicina di anni orsono comunicai alla società consulente per le paghe di cessare di fare le trattenute. Ciascun dipendente avrebbe dovuto versare alla FIOM le proprie quote mensili.
La risposta stupefacente ! Guardi che non vi conviene perchè con la convenzione Inps/Inail – Sindacati Confederali – Confindustria ,la ditta che effettua le trattenute gode di uno sconto sul cumulo contributivo. Mi fecero i conteggi ed erano svariati milioni di contributi in più a carico della ditta ogni anno e non se fece nulla.
Quindi in pratica per il servizio i sindacati ti fanno lo sconto che però lo fanno pagare all’INPS/Inail quindi sempre noi/pantalone .Il bello è che uno di quel tipo di accordi, quasi clandestini tipici del sottobosco di ogni genere, che nessuno o solo i consulenti del lavoro poi in realtà conoscono.
Ovviamente alla base il motivo è perchè come lo Stato per il “sostituo di imposta” anche per le “trattenute di quote sindacali” , loro i sindacati sanno benissimo che con i pagamenti individuali incasserebbero circa un 40/50 % in meno. E credo che sia ancora così.
@ Lottieri guardi però e di questo sono certo , che per ottenere un netto di 50 la ditta spende, con TFR ed ammennicoli vari, non più 100 ma 108-112 che è un vero scandalo rapportato alle 85-90 della Germania !
Pier
Io trovo degna di nota soprattutto una cosa: la vicenda Fidenato è stata quasi del tutto ignorata dai mezzi di comunicazione di massa. Quanti giornali vi hanno dedicato quante righe?
Caro Fidenato,
purtroppo perderà la guerra. Ciò mi rattrista e mi disturba profondamente. Sono certo che il suo sforzo meriti un sostegno deciso di persone ed associazioni più o meno di categoria.
La sua è senza dubbio una battaglia per tutti (nonostante tutti non ne abbiano consapevolezza). Nessuna corte dell’ordine adito e nelle giurisdizioni parallele o supplementari potrà mai riconoscere un diritto che non conoscono. Il giudice nel giudizio testé iniziato ha rinviato a prossima udienza un processo di cui non può valutare nemmeno la portata oltre al fatto che davanti ad un giudizio del genere non può proseguire senza aver consultato gerarchicamente i colleghi, superiori e le auto-protezioni del caso. Chissà quante maledizioni si è attirato da parte di quel giudice che si è trovato la sua patata bollente tra le mani. Con il suo “libero” giudizio corre il rischio di far saltare i conti dello stato. Questo giudice sarà soggetto a pressioni alle quali dovrà piegarsi in qualsiasi caso se desidererà avere un seguito di carriera accettabile. l’unica soluzione “onorevole” per il giudice è quella di depotenziare il suo attacco attraverso una transazione tra l’esigenza di non rovinarla personalmente oltre il dovuto, avendo constatato la buona fede della sua azione, ed il fatto di dichiararsi incompetente a giudicare ciò che non soggiace al suo magistero.
Se non incardinerà, con l’aiuto di ogni persona interessata, una battaglia che morda il sistema con un secondo dente l’organizzazione amministrativa sotto tutela politica di gente che pensa solo al consenso, non andrà da nessuna parte.
Quello che intendo dire è che se non si proporrà il sistema alternativo altrettanto utile ed efficace almeno inizialmente a garantire la tenuta delle entrate dello stato nessuno dei cacasotto politici sarà in grado di spendere (mercificare) la propria immagine in suo e nostro favore.
E’ necessario convincere i politici di maggioranza e opposizione, impegnati ogni incarico, con studi alla mano, bozze di leggi completamente riscritte e analisi costi benefici incontestabili. Seminari, conferenze e tutto l’armamentario del caso ed anche un po’ di fracasso per ottenere dai media la dignità di notizia.
La repubblica ha il ventre molle ed il cervello in pappa, la fifa a 1000 e le idee a 0.
Per avere successo è necessario mordere e non pungere.
La prima battaglia e’ persa per 1 anno a zero.
Comunque “Spes ultima dea”.
mario fuoricasa
@mario fuoricasa
In realtà il giudice comunque non deciderebbe niente da solo.
Quello che gli viene chiesto è di rimandare la decisione alla corte costituzionale, sollevando eccezione di costituzionalità.
Tutto quello che serve per mobilitare più persone possibile è benvenuto. Io ho sempre detto che avevo fiducia, fino a prova contraria. La prova l’ho avuta e quindi non è da da fidarsi. La vicenda dimostra comunque che noi abbiamo colto nel segno. La nostra battaglia e veramente efficace e colpisce nel segno. La decisione del giudice, senza alcuna motivazione la dice lunga sulla paura che hanno; andremo avanti comunque, percè abbiamo ragione.@mario fuoricasa
Forza Giorgio siamo tutti con lei e con il Movimento Libertario!.
Un saluto da LucaF.
I dipendenti non pagano tasse. Paradossale sì, ma vero! O almeno molto più vero dell’opinione corrente, suo contrario: chiedete ad un imprenditore se, potendo negoziare liberamente un netto=lordo con il dipendente, questo sarebbe più vicino all’attuale netto o all’attuale lordo (costo aziendale).
La mia modesta risposta sarebbe che il carico di imposte e contributi attualmente versato dall’azienda per conto del dipendente andrebbe per il 25% in tasca allo stesso (con un aumento di poco superiore al 25% del suo attuale netto) e per il restante 75% rimarrebbe all’azienda (vero soggetto pagante, altro che sostituto!).
Comunque Auguri a Giorgio e a questa bella causa!