Fiat, per la prima volta un Marchionne trombone
Sarà che sono nato e cresciuto a Torino, Mirafiori Nord, tra corso Agnelli e corso Tazzoli. Diversi decenni fa, quando il quartiere era una repubblica socialista sovietica col Pci oltre il 70%, ma erano al contempo tutti devoti agli Agnelli e alla Juventus, ho contratto un doppio anticorpo: ai comunisti, e ai padroni che campano grazie allo Stato. Sin qui, in quattro anni, Marchionne era sempre stato di tutt’altra pasta, rispetto a quell’insopportabile tono “noi siamo l’Italia” con cui gli Agnelli incassavano gli aiuti di Stato da una parte, e dall’altra regolarmente continuavano ogni ics anni a rischiare il fallimento se non li salvava Cuccia. Ma la dichiarazione di Marchionne sul mezzo miliardo di crediti che la Fiat vanta dallo Stato mi ha fatto per la prima volta tornare il pessimo sapore di un tempo in bocca. Qui crediti alla Fiat spettano, per carità, visto che gli incentivi all’auto sono stati concessi per legge dall’attuale governo. Ma l’auto li ha avuti e gli altri settori no. Se l’auto a Torino è tornata a vedere l’utile nel terzo trimestre, lo deve a questo. Se ha sostenuto fatturato e margini, lo deve a questo. Che tutto questo ora Marchionne lo presenti come merito proprio, e anzi tronfiamente accusi lo Stato di non pagare il suo credito abbastanza in fretta, quando nella sanità del sud i fornitori privati attualmente sono pagati anche a 800 giorni dalla fatturazione, è un vero schifo. Anche i migliori, evidentemente, possono contrarre a lungo andare le malattie genetiche delle imprese che guidano.
Sei sempre il migliore. Che te lo dico a fare?
Ho sempre pensato che i problemi del sud siano dovuti al fatto che non
e’ mai esistita quella classe borghese imprenditoriale che potesse indicare la strada dello sviluppo spiegando come si fa impresa.Mi
chiedo se dopo anni di assistenzialismo anche le altre regioni d’Italia
dovranno soffrire questa mancanza.
beh, anche il piano “americano” non mi è sembrato un gran chè….vedremo
Scusa caro Oscar, il povero manager Marchionne sta cercando di competere e acquisire prestigio nella platea dei grandi imprenditori/finanzieri italiani.
Ma se un famoso imprenditore/finanziere dopo aver SVUOTATO Telecom Italia dallo sterminato patrimonio immobiliare (uno dei pochi grandi valori di TI), invece di stare in galera (senza aggiungere di tavaroli) si è anche lamentato del valore dall’azione di TI quando, tempo dopo gli è stata rilevata.
Faccio anche notare che tale valore non è comunque CROLLATO il giorno dopo tale svendita, alla faccia dei nostri economisti e consulenti finanziari.
In conclusione…. Marchionne ne deve mangiare ancora di panini
Grande Oscar, approvo in pieno, un commento “da kamikaze” per uno che….vive a Torino…..- Immagino che “la Stampa” Ti farà “ponti d’oro” per averTi come commentatore economico….
Grande Oscar, grande, veramente, hai scritto quello che ho sempre pensato.
E dei capitali all’estero che stanno saltando fuori nella bega ereditaria, che ne pensi?
Soluzioni?
Ciao, Luca
Grande Giannino.
Citando Warren Buffett, “When a management with a reputation for brilliance tackles a business with a reputation for bad economics, it is usually the reputation of the business that remains intact.”
Il fatto di essere un grande risanatore e manager non evita a Marchionne il dovere di ricordare il ruolo svolto dallo Stato nella trattativa con le banche che ha consentito a FIAT di salvarsi.
Certo, lo Stato deve pagare, ma la gratitudine dovrebbe indurre a maggiore gentilezza…