Ferrovie: la concorrenza è necessaria
Lasciare in mano all’operatore pubblico il settore ferroviario forse non è la cosa migliore, viste le inefficienze che tale operatore ancora possiede. Mettere in concorrenza significa far vincere il migliore, colui che riesce a fare dei profitti e reinvestirli nell’azienda; al contempo i peggiori dovrebbe essere lasciati fallire, anche se si trattano di operatori pubblici e non fare come è successo per il caso Alitalia, dove per troppi anni il Ministero dell’Economia ha ricapitalizzato l’azienda e allungato l’agonia.
Di aziende ferroviarie private nel settore cargo che producono dei profitti esistono; tuttavia esse subiscono la concorrenza di Trenitalia Cargo, che continua ad operare con margini negativi per oltre il 20 per cento da diversi anni. I sussidi che riceve Trenitalia evidentemente aiutano a mantenere in vita un’azienda che continua ad essere in rosso da ormai troppi anni e che di conseguenza fa concorrenza sleale con i soldi che riceve dello Stato.
Nel trasporto passeggeri si potrebbe seguire l’esempio di diversi paesi europei, non certo quello francese che ogni anno riceve oltre 10 miliardi di euro dai contribuenti. Il modello svedese o inglese, vedono si una rete pubblica, ma gli operatori privati sono in concorrenza e chiedono sussidi molto bassi. Lo stesso modello potrebbe essere attuato in Italia, dove credo non ci sia una cultura necessaria, per una privatizzazione totale della rete.
In questo modo gli operatori più efficienti potrebbero operare sul mercato e sono certo che potrebbero anche fare dei profitti.
Diverse tratte in Italia sono di mercato; tuttavia non esiste una legislazione chiara circa queste tratte e troppo spesso, lo stesso Stato confonde il servizio universale con i servizi di mercato.
Questa confusione è evidente anche nell’articolo 59 del progetto di legge alla Camera dei Deputati numero 1441 ter b, il quale obbliga lo Stato a pagare il servizio pubblico, anche nel caso ci sia qualche operatore in grado di fare lo stesso servizio senza richiesta di sussidi pubblici. Una legge bizzarra, ma così è.
Certamente ci sono diverse tratte che non sarebbero di mercato e al quel punto si potrebbe pensare un sistema di gare trasparenti, dove l’azienda più efficiente possa vincere e magari anche concorrere.
Questo concetto attualmente è molto lontano dalla realtà italiana, in quanto il Governo ha anche dato la possibilità di non fare gare per il servizio pubblico universale su ferro; Trenitalia può fare contratti 6 + 6 direttamente con le Regioni ed eludendo qualsiasi norma sulla concorrenza. La stessa autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha criticato il 1° Giugno tale norma, sottolineando inoltre come misura anti-concorrenziale, lo stanziamento di 480 milioni di euro per il trasporto regionale su ferro che viene dato non a un qualunque operatore voglia partecipare ad una gara, ma alla singola impresa di Stato, Trenitalia.
Non è possibile pensare tuttavia che tutta la domanda di mobilità possa essere soddisfatta con il treno; un paesino di collina, probabilmente sarà meglio collegato con una linea di bus, piuttosto con il treno. Non si deve scambiare il servizio ferroviario, con il servizio universale. Questo ultimo può essere soddisfatto con altri mezzi differenti dal treno.
Le politiche di riduzione degli sprechi, come insegnano i casi di molte aziende pubbliche, forse non si risolvono con un’azienda di Stato, che ha obiettivi diversi da quelli dell’efficienza; tal obiettivo si raggiunge invece con una politica volta a fare vincere tramite una competizione, l’operatore che meglio riesce a soddisfare una determinata domanda di mobilità al prezzo e con il servizio migliore.
In Italia ci sono molte tratte di mercato dunque, che potrebbero essere servite anche da operatori privati in concorrenza con Trenitalia. Per quelle non di mercato, dovrebbe essere introdotta una gara seria, in modo che il servizio possa essere effettuato dall’operatore più efficiente.
È importante dunque guardare a costi per potere fare un’analisi degli sprechi; in Italia questi sono molto superiori a quelli inglesi.
Bisogna stare attenti inoltre a non commettere l’errore di comparare il prezzo del biglietto per alcune tratte tra diversi sistemi, perché ogni paese decide il livello di sussidio che vuole dare al proprio sistema ferroviario. Se in Gran Bretagna i biglietti costano di più è perché il prezzo dei biglietti copre il 75 per cento dei costi, contro il 40 per cento italiano.
Mettere in mostra gli errori del sistema italiano ferroviario certamente può scontrasi con gli interessi di alcuni soggetti, ma è necessario per poter effettuare le modifiche necessarie ad una riduzione degli sprechi.
Buongiorno Giuricin, leggendo il suo post verrebbe da chiedersi “Dove sta la novità”? Non che il suo pezzo non sia interessante, al contrario, semplicemente perchè evidenzia una situazione di evidente spreco e malagestione che mi fa pensare che il regolatore, cioè colui che dovrebbe intervenire, dorme sogni beati!
E la stessa situazione è visibile in ogni altro settore di finta concorrenza, come quello delle telecomunicazioni, dell’energia.
Viene da piangere!
Gentile Marco,
La ringrazio per il commento. Concordo con Lei che purtroppo non sia una grande novità avere di questi problemi in Italia.
Il regolatore nel settore ferroviario qualche volta è intervenuto (Antitrust), ma sarebbe necessario un intervento da parte della politica.
Intervento della politica inteso non come ulteriore intromissione nella gestione dell’azienda pubblica, qma come uscita dal concetto di “azienda di Stato”.
Ferrovie dello Stato dovrebbe essere privatizzata, almeno inizialmente per la parte Trenitalia (in Italia una privatizzazione completa la vedo come una soluzione politica molto difficile).
Dovrebbe essere compiuta una reale separazione tra RFI e Trenitalia, modificando il decreto 138 del 2000. Attualmente esiste solo una separazione “sulla carta”, ma effettivamente le due società sono sorelle, avendo un unico proprietario, FS Holding.
Il Ministero dell’Economia dovrebbe agire dunque per una privatizzazione di Trenitalia, in modo che questa separazione da me auspicata, possa diventare effettiva.
Andrea Giuricin