Fermare il declino: i libri da leggere
Si può arrivare a una diversa offerta politica in Italia partendo da alcuni libri, invece che dagli arabeschi bizantini della maggioranza ABC che sostiene Monti, e di Grillo e Di Pietro che l’avversano? Si può eccome. Anzi, talvolta si deve. Vi spiego dunque come e perché l’appello che ho firmato insieme ad altri 240 accademici, professionisti, manager, imprenditori ed esponenti di associazione società civile, appello che insieme a 10 punti programmatici trovate su www.fermareildeclino.it con indicate le modalità di adesione e sostegno – appello che NON è “mio”, NON significa che farò politica, NON è al servizio di Confindustria, NON è turboliberista, perché è solo un primo passo compositorio insieme a cofirnmatari che provengono da altre culture, per verificare se sia possibile dar vita a un’aggregazione per meno debito pubblico e senza patrimoniale e meno spesa con meno tasse per crescere – nasca in alcuni dei promotori, o comunque sicuramente in me, anche e proprio dalla lettura di alcune opere. Che vi caldeggio di prendere in mano, nel caso appello e programma vi lasciasse, com’è legittimo, incerti o delusi.
Cominciate con Sudditi, il libro edito il mese scorso dall’Istituto Bruno Leoni, libro che potete comprare anche i formato ebook se non lo trovate in libreria. In 20 capitoli dedicati da autori diversi a distinti aspetti dell’Italia di oggi, e in una prefazione di Nicola Rossi che dell’IBL è presidente, trovate il nocciolo da cui partire. Questo: in Italia da cittadini siamo diventati sudditi. Sempre più man mano che lo Stato si allargava con più spesa pubblica, più tasse e più debito. Perché la politica della Seconda Repubblica questo ha fatto, sotto la destra e sotto la sinistra. Anche quando – la destra – diceva l’esatto opposto e su quello prendeva voti.
Ma non c’è solo l’asfissiante peso fiscale, e la promessa mai mantenuta di abbassare il debito abbassando la spesa inefficiente. Ad aggiungersi negli anni c’è stata l’assunzione da parte degli italiani di uno status di sudditanza giuridica vera e propria: nel corpo e nell’elenco delle leggi trasgredite, nelle procedure disposte dallo Stato a proprio vantaggio, nella giurisprudenza di Cassazione e Costituzionale a favore dello Stato. Uno Stato che disconosce i propri debiti per 7 punti di Pil, che ordina che nel contenzioso tributario il giudice non sia terzo ma della stessa amministrazione che ti indaga, che vara tasse retroattive, che ti persegue penalmente per fattispecie non previste nel codice come l’abuso di diritto, è diventato l’esatto opposto di quel che ritengono i propugnatori di una politica di rigore morale e finanziario fondata sulla legalità statuale. E’ lo Stato ad essere diventato sempre più estesamente illegale. E va ricondotto con energia ai suoi limiti. Non c’è emergenzialismo che possa giustificare le eccezioni sempre più vaste a favore dello Stato e contro i suoi ex cittadini sudditi. In Germania, è stata la Corte di Karlsruhe ad obbligare la politica ad abbassare spesa e tasse, e l’effetto sono stati quasi 6 punti di Pil di discesa parallela. Se non lo fanno i giudici, devono però farlo i sudditi. Altrimenti, l’economia va a ramengo insieme a ogni libertà.
Ma come si fa? Seconda lettura, allora. Su Amazon procuratevi The Economy of Freedom – Theory, Measurement and Policy Implications. Gli autori sono due italiani, Sebastiano Bavetta e Pietro Navarra, insegnano alla Pennsylvania University. La domanda da cui partono gli autori è molto concreta, perfettamente adatta all’Italia odierna. Come si può convincere la gente ai tagli di spesa che sono necessari per abbattere il prelievo fiscale record e ammazzacrescita?
Silvio Berlusconi ripete: io volevo ma non me l’han fatto fare. Con il libro, eviterebbe di ripetere che la colpa è stata degli alleati. A essere mancata è la visione senza di cui non si passa dai nostri livelli di spesa pubblica ai più bassi propri del Canada, dell’Irlanda o degli USA. Solo rimettendo la persona al centro della visione della società e della sua crescita, dall’istruzione alla sanità alla previdenza la possibilità di scelta e il merito divengono percepiti e apprezzati come preferenze positive rispetto alla non-scelta garantita dal mare di dipendenti pubblici e dal trattamento omologato, a uso e consumo delle macchine pubbliche e amministrative e con vaste sacche di clientelismo, dalle finte pensioni di invalidità ai prezzi per “amici degli amici” nelle forniture sanitarie. La nuova “metrica delle libertà” proposta da Bavetta e Navarra è esattamente ciò che al centrodestra è sempre mancato, in 18 anni. Senza, vince la finta redistribuzione a vantaggio non di chi ha meno ma dello Stato: perché questo è il drammatico effetto che si tocca nella crisi italiana.
Ma sentite un po’, invece di filosofeggiare di libertà e persona, non è stato proprio il mercato a regalarci la crisi che ci atterra dal 2008? Immagino che parecchi faranno questa domanda. La risposta nel terzo libro. Sempre su Amazon, procuratevi The Clash of Economic Ideas: The Great Policy Debates and Experiments of the Last Hundred Years, di Larry White che insegna alla George Mason University. Qui non mi dilungo, è un’ottima sintesi del come da un secolo a questa parte chi si è opposto alla scuola austriaca, Keynes, i keynesiani e i neokeynesiani continuino a non capire che sono gli errori dei regolatori a creare bolle di asset e ad essere prigioneri per interesse delle grandi banche. Non è il mercato il colpevole, ma i fini perseguiti da Greenspan ieri e dai salvatori di tutto a spese del contribuente oggi. In altre parole, da politici che raccontano di aver sempre un nobile fine per forzare il mercato e le scelte individuali a far altro da quello che farebbero, non solo istintivamente perché il mercato non è razionale e perfetto non essendolo gli uomini, ma con buone regole che fossero osservate con cura e non sforzate dai politici a propria discrezione.
Dopodichè allora come tradurre tutto questo in Italia? Leggete il quarto libro, che si intitola A Capitalism for the People, e che uscirà in Italia a settembre con titolo Manifesto capitalista. Rifondare il capitalismo a favore dei cittadini. L’autore è Luigi Zingales, che insegna alla Chicago Booth University. Vi avverto che è per il pubblico americano, e spiega a toni forti che gli Usa corrono il rischio di diventare come la Grecia e come l’Italia, cioè un crony capitalism, un sistema dove privato e pubblico sono fatti a misura degli “amici degli amici” e dova la discrezionalità delle relazioni e piaceri prevale su merito e regole eguali per tutti. Basta rigirare il libro. Ciò che gli Usa non devono fare è quel che noi qui dobbiamo cessare di fare. Non solo mandare a casa battaglioni di apicalità amministrative che scrivono le norme pubbliche e le interpretano per amici e lobbies. Ma anche nel privato chi si riempie la bocca di merito e mercato e poi finanzia Fonsai per anni e garantisce agli azionisti manleva anche dopo averla salvata, mentre a migliaia di imprese il credito viene negato. Anche nel privato, non solo nello Stato, bisogna ripristinare regole taglienti. E farle rispettare con rigore, per farsi credere dagli italiani che altrimenti giustamente immedesimano il mercato coi ben patrimonializzati amici delle banche nei soliti quattro cda.
Ecco da dove discende il nostro appello, e i suoi dieci punti per una diversa offerta politica. Per carità, può essere benissimo che gli italiani non ci credano, e allora continueremo tutti a fare il nostro lavoro. Ma che si debba almeno provare a rifondare la politica su contenuti e non su salvatori carismatici sciolti da ogni promessa, forse questi 18 anni e il disastro di un’Italia da cui il mondo fugge dovrebbero avercelo insegnato.Se poi avremo sbagliato e l’appello cadrà invano, allora per fortuna ciascuno continua nel suo lavoro perché io di certo non intendoc ampare a spese del contribuente. Ma siamo comunque già oltre i 10mila aderenti in tre giorni di inizio agosto, non mi sembra poi un pessimo inizio.
Se l’Europa declina sotto il peso delle tasse l’Italia sprofonda sotto il peso del ricatto/furto occulto dell’evasione fiscale. I dati dei controlli effettuati nei giorni scorsi a Palermo sono impressionanti: dopo mesi e mesi di dichiarazioni pubbliche contro l’evasione, caccia ad evasori incalliti che manco si sognano di dichiarare 10000 di facciata e di eclatanti blitz della Guardia di Finanza per tutto il belpaese, i commercianti palermitani non rilasciano scontrini nel 70% e passa dei casi.
Ma vi rendete conto dell’enormita’ del furto perpetrato da questa gente ai danni della collettivita’ e della vera e propria rapina dei beni comuni, con la complicità trentennale di un ceto politico colluso che con la politica clientelare ha gonfiato fino al 120% il debito pubblico. Ovviamente i piu’ incalliti evasori piangono miseria, si stracciano le vesti per i furti di stato e se la prendono con l’oppressione fiscale, nel piu’ schietto “chiaggni e fotti”; se Giannino organizzera’ una bella manifestazione pubblica contro lo stato-mafia, taglieggiatore/estorsore dei suoi poveri cittadini, li vedra’ certamente tra i piu’ agguerriti nel protestare in piazza al suo fianco. Forza, c’e’ poco tempo!
Il continuo tormentone di Giannino sull’ “asfissiante peso” tributario, sulla scia del Cavaliere e senza mai il minimo accenno all’enormita’ del fenomeno evasione di massa e generalizzata, e’ il miglior brodo di coltura per evasori e truffatori di ogni risma, di cui siamo vittime e sudditi inconsapevoli. Ma e’ mai possibile che non se ne renda conto nei suoi quotidiani sermoni e proclami radiofonici? Con l’infedeltà fiscale di massa si è realizzata la più colossale deregulation di fatto e una plateale violazione della concorrenza e delle regole liberiste-liberali del mercato.
Non si riuscira’ MAI a ridurre debito, deficit e pressione fiscale se questo vergognoso fenomeno, sintomo di incivilta’ radicata e di spirito di rapina ai danni delle persone oneste, non verra’ ricondotta in limiti fisiologici e minimamente decenti. Solo quando le % tra chi emette scontrini e chi invece “se ne scorda” saranno invertite, rispetto alle medie palermitane, potremo entrare a far parte della schiera dei paesi civili.
La prima mossa per invertire il declino, che ha mobilitato Giannino e i suoi adepti in servizio permanente effettivo anti-tasse, sarebbe una lotta senza esclusione di colpi all’evasione/rapina sociale e all’economia criminale, vere proprie metastasi che corrodono le basi del libero mercato, i fondamentali del vivere collettivo e la decenza civile. Ma i rapinatori senza scontrino restano occulti ed agiscono indisturbati nell’ombra, mentre le odiose tasse sono palesi e visibili a tutti. Ma, guarda caso, nel manifesto dei buoni (e scontati) propositi contro il declino manca il minimo accenno al problema. Che strana dimenticanza, vero? Che buffa amnesia! Che smemoratezza a senso unico! Complimenti vivissimi…..
Cari evasori consolatevi con la solidarieta’ quotidiana di Radio 24: tranquilli e’ sempre e solo colpa dello stato sanguisuga, dei suoi odiosi balzelli e voi siete i suoi poveri e vessati sudditi, non e’ vero?
Giuseppe
Giuseppe,
Se credi ancora al “pagare tutti per pagare meno” mi sa che hai deinseri problemi
Auguri comunque
mi permetto di fare una segnalazione anch’io. Si tratta di Management 3.0 di Jurgen Appelo.
Solo apparentemente si tratta di un testo che insegna ad organizzare un gruppo di lavoro per lo sviluppo del software. In realtà smonta la possibilità di costruire un albero gerarchico in cui i vertici decidano per tutti, mentre nel mondo della complessità, la competenza è diffusa ed occorre condividere gli obiettivi di fondo, ma poi lasciare i dettagli implementativi a chi realmente è competente nel farlo.
Le tasse sono solo una conseguenza, quello che è grave è una gestione gerarchica che pretende di prevedere, pianificare organizzare attività di cui non è a conoscenza o comunque che si evolovono con una casistica imprevedibil.
Questo è vero per lo stato nei confronti del cittadino, ma anche all’interno delle aziende si verifica questo: ci siamo mai chiesti perchè gli italiani sono ottimi artigiani, ma quando si deve passare dall’azienda famigliare alla grande organizzazione si va a rotoli?
@Giuseppe fai una prova: apri un’azienda. Anche piccola, che so, una SNC. Segui tutte le regole, sii onesto nei confronti dello stato e vedi come verrai trattato. Prova ad aver a che fare con lo stato italiano in forma diretta e molte cose che ti paiono inconcepibili ti diverranno di colpo molto, molto chiare.
Si, certo sono arci-stufo di pagare per tutti i furbi, truffatori, falsari, evasori, profittatori, strozzini, ladri ed estorsori che popolano (quasi) tutto il belpaese.
Notte
Giuseppe
Grazie, Oscar Giannino!
Nel mio piccolo, medito da tanto tempo sulla necessità, per noi italiani, di un recupero del concetto di “economia di mercato”, soprattutto dal punto di vista culturale: troppo a lungo, nell’immaginario collettivo, questo è stato associato all’idea di un freddo affarismo, anziché alla libertà e al rispetto per il valore di ogni individuo come persona. Sono convinto che molti miei concittadini si sono orientati verso proposte politiche stataliste e assistenzialiste, soprattutto per paura: paura di non farcela, di restare “tagliati fuori”, paura di cadere in povertà. E paradossalmente, proprio questo modo di governare la nazione produce a sua volta la stessa povertà (ormai statisticamente rilevante) e la paura che lo alimentano. Come un serpente che si morde la coda. Penso che un vero cambiamento non può prescindere da un recupero, nella coscienza collettiva, della vera identità culturale del pensiero liberale, espressione dei paesi civili e democratici, al cui estremo opposto fa da contraltare l’economia pianificata, tipica dei regimi repressivi e totalitari. Insomma, si tratta di ricollocare le cose al giusto posto, affinché tutti capiscano di cosa si dovrebbe veramente aver paura.
Quando leggo: “Solo rimettendo la persona al centro della visione della società e della sua crescita…” e il seguito, trovo l’indicazione della strada giusta. Gli italiani sono meno disonesti di quanto si dica in giro: secondo me sono soprattutto sfiduciati. Hanno bisogno di una bussola che gli faccia riprendere l’orientamento, bussola che qui trovo nelle letture proposte. Ma tutto questo deve avere poi un riscontro dai fatti, che deve tradursi nello sperimentare di persona la “giustezza” di un sistema che funziona. E qui capisco l’apparente assenza di riferimenti “idealistici” tra i punti programmatici di “Fermiamo il declino”. Ora spero che tutto questo si sviluppi sempre meglio e che aiuti tutti noi italiani a capire che la vera buona economia non è semplicemente una questione di amministrazione monetaria: è cultura. In ogni caso, se ci ho capito qualcosa, è stato fatto centro!
Saluti.
Oscar, io le voglio un gran bene, ma coi libri (che pur leggerò) non si vincono le elezioni!
Le elezioni si vincono con Facebook e Twitter, ascolti un coglione!! 🙂
@Roberto
grazie del consiglio, metto subito in fila
Concordo in pieno quanto dice Paolo Barnard caro Giannino … sei nè più e ne meno uno dell’Elite al potere …
No Giannino, l’Oscar in economia non te lo danno.
Non voglio sembrare arrogante, ma veramente vale la pena spendere pochissime parole per smontare le fandonie e la truffa del programma economico con cui il signor Oscar Giannino e i suoi finanziatori si lanciano in politica. Di economia, nel loro programma, c’è la stessa dose che trovate di succo d’arancia nella Fanta. Forse di meno.
• 1) Ridurre l’ammontare del debito pubblico. è possibile scendere rapidamente sotto la soglia simbolica del 100% del PIL anche attraverso alienazioni del patrimonio pubblico, composto sia da immobili non vincolati sia da imprese o quote di esse.
Un debito pubblico di uno Stato a moneta sovrana (Fiat, non convertibile e floating) si traduce nell’attivo di tutto il settore non governativo (famiglie + aziende), al centesimo. Lo Stato spende accreditando conti correnti (di famiglie + aziende) o emettendo titoli che spostano il denaro degli acquirenti (famiglie + aziende + investitori interni ed esterni) da conti bancari a conti di ‘risparmio’ del Ministero del Tesoro presso la Banca Centrale, dove il medesimo denaro guadagna interessi superiori. Ogni singolo centesimo coinvolto nella spesa pubblica a deficit è dunque un attivo dei riceventi di quella spesa, e non un debito. Diminuire il debito pubblico significa solo ridurre l’attivo dei settori non governativi sopraccitati, cioè impoverirli. E’ sbagliato, non ha senso, ed è contrario alla funzione primaria per cui i debiti pubblici sono stati creati. La necessità di ridurre il debito pubblico di uno Stato emerge solo e unicamente in due casi: 1) una falsa e irrazionale credenza ideologica affine a una religione superstiziosa che vede nel debito pubblico un nemico, senza peraltro portare a prova di ciò alcuna realtà di scienza contabile (P. Samuelson), oppure 2) se il debito pubblico dello Stato in questione è stato ridenominato in una moneta che quello Stato non possiede, cioè una moneta ad esso straniera, come è l’Euro per noi. Adottando l’Euro, l’Italia si è posta nelle stesse condizioni di uno Stato del Terzo Mondo che deve onorare un debito denominato in una moneta straniera (Krugman). E’ precisamente l’Euro che ha tramutato il benefico debito pubblico italiano, precedentemente l’attivo di ogni italiano del settore non governativo, in una passività di tutta la popolazione, poiché il nostro Stato deve oggi onorare i propri titoli, ed eseguire la propria spesa pubblica, procacciandosi questa moneta ad esso straniera attraverso la tassazione di tutto il settore non governativo, oppure indebitandosi presso i proprietari dell’Euro, cioè i mercati di capitali privati internazionali che lo ricevono direttamente dal sistema delle Banche Centrali europee.
Se ne deduce che la proposta .1, non risolvendo la radice del problema, aggredisce l’indebitamento italiano dalla parte sbagliata, prendendosela col debito in sé e non con ciò che ha tramutato quel debito benefico in un disastro nazionale, cioè l’Euro. Secondo la proposta .1, finiremmo semplicemente con il problema inalterato, ma anche con un’enorme fetta di ricchezza nazionale alienata. Cioè, colloquialmente parlando, cornuti e mazziati. I proponenti dovrebbero essere tacciati di ignoranza delle realtà degli stati patrimoniali di uno Stato e di macroeconomia monetaria, non fosse per il fatto che sono in assoluta malafede, essendo essi aderenti del liberismo neoagrario e neoclassico che si prefigge come meta la distruzione di tutto ciò che è la funzione di spesa dello Stato a favore del settore non governativo di cittadini e aziende.
• 2) Ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell’arco di 5 anni. La spending review deve costituire il primo passo di un ripensamento complessivo della spesa, a partire dai costi della casta politico-burocratica e dai sussidi alle imprese (inclusi gli organi di informazione). Ripensare in modo organico le grandi voci di spesa, quali sanità e istruzione, introducendo meccanismi competitivi all’interno di quei settori. Riformare il sistema pensionistico per garantire vera equità inter—e intra—generazionale.
• 3) Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni, dando la priorità alla riduzione delle imposte sul reddito da lavoro e d’impresa. Semplificare il sistema tributario e combattere l’evasione fiscale destinando il gettito alla riduzione delle imposte.
Sei meno cinque fa uno. Se lo Stato riduce la spesa del 6%/PIL e la tassazione del 5%/PIL, significa che ha privato il settore non governativo di una ricchezza pari al 6% /PIL, ma poi gli lascia in tasca un 5%/PIL in minori tasse. Risultato: il settore non governativo è comunque in passivo di 1. Geniale. Aggiungo che esiste una letteratura sterminata che dimostra come i fattori di competizione di mercato in settori come la sanità, l’istruzione e la previdenza sociale siano dei controsensi catastrofici, e dei veri e propri falsi ideologici. E’ impossibile che là dove l’espansione demografica e l’allungamento della vita impongono spese esponenziali, la logica della remunerazione del capitale investito dal privato possa garantire al cittadino servizi all’altezza delle sue esigenze. E’ dimostrato da decenni (Wynne Godley, Bilanci Settoriali) che il settore privato non può mai creare beni finanziari al netto, cosa che solo lo Stato può fare, per cui non può trovare i capitali netti per arricchire alcun servizio sociale senza successivamente sottrargli i medesimi capitali gravati da profitto.
• 4) Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali quali, a titolo di esempio: trasporti, energia, poste, telecomunicazioni, servizi professionali e banche (inclusi gli assetti proprietari). Privatizzare le imprese pubbliche con modalità e obiettivi pro-concorrenziali nei rispettivi settori. Inserire nella Costituzione il principio della concorrenza come metodo di funzionamento del sistema economico, contro privilegi e monopoli d’ogni sorta. Privatizzare la RAI, abolire canone e tetto pubblicitario, eliminare il duopolio imperfetto su cui il settore si regge favorendo la concorrenza. Affidare i servizi pubblici, incluso quello radiotelevisivo, tramite gara fra imprese concorrenti.
Falso ideologico di livello eccelso. Ogni singola esperienza di liberalizzazione dei mercati al mondo ha portato a gare truccate dove le maggiori Corporations hanno creato mega ‘cartelli’ in finta competizione fra di loro riportando la situazione a una mancanza di concorrenza assai peggiore di prima. I paladini di queste menzogne, dai Montezemolo ai Della Valle ai De Benedetti italiani, predicano le virtù del libero mercato purista, ma razzolano poi mungendo le infrastrutture dello Stato edificate da generazioni di italiani e mungendo i favori dei politici alla Prodi, Amato e D’Alema che gli hanno scandalosamente oliato la strada. E’ accurato sostenere che in un regime di VERO libero mercato purista, questi parassiti schiatterebbero in dieci minuti.
• 5) Sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti. Tutti i lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell’impresa in cui lavoravano, devono godere di un sussidio di disoccupazione e di strumenti di formazione che permettano e incentivino la ricerca di un nuovo posto di lavoro quando necessario, scoraggiando altresì la cultura della dipendenza dallo Stato. Il pubblico impiego deve essere governato dalle stesse norme che sovrintendono al lavoro privato introducendo maggiore flessibilità sia del rapporto di lavoro che in costanza del rapporto di lavoro.
La quantità di contraddizioni in questo punto è olimpionica. Secondo questi luminari dell’economia, non si deve tutelare l’occupazione esistente, ma tutelare il reddito di chi perderà quei lavori. Sfugge la logica. Non si faceva prima a mantenergli il lavoro? e quindi il reddito, scusate? Poi: tutti i disoccupati devono avere un sussidio, per essere aiutati a trovare un nuovo lavoro “quando necessario”… Eh? Perché, per un disoccupato lavorare è un optional? E poi: “scoraggiando altresì la cultura della dipendenza dallo Stato”. Ma chi lo paga il sussidio? E di nuovo: non era meglio mantenerglielo quel posto di lavoro in prima istanza? Magari offrendogli, invece che un sussidio totalmente improduttivo, un lavoro garantito dalla spesa pubblica, che immediatamente rimette quel lavoratore a produrre e quindi ad aumentare il PIL.
• 6) Adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti d’interesse. Imporre effettiva trasparenza e pubblica verificabilità dei redditi, patrimoni e interessi economici di tutti i funzionari pubblici e di tutte le cariche elettive. Instaurare meccanismi premianti per chi denuncia reati di corruzione. Vanno allontanati dalla gestione di enti pubblici e di imprese quotate gli amministratori che hanno subito condanne penali per reati economici o corruttivi.
D’accordo. Allora, licenziare subito Mario Draghi (Gruppo dei 30), e tutto il governo Monti (Goldman Sachs, INVESCO, Generali, Monte dei Paschi, Intesa, ING, Mediobanca ecc. ecc.).
• 7) Far funzionare la giustizia. Riformare il codice di procedura e la carriera dei magistrati, con netta distinzione dei percorsi e avanzamento basato sulla performance; no agli avanzamenti di carriera dovuti alla sola anzianità. Introdurre e sviluppare forme di specializzazione che siano in grado di far crescere l’efficienza e la prevedibilità delle decisioni. Difendere l’indipendenza di tutta la magistratura, sia inquirente che giudicante. Assicurare la terzietà dei procedimenti disciplinari a carico dei magistrati. Gestione professionale dei tribunali generalizzando i modelli adottati in alcuni di essi. Assicurare la certezza della pena da scontare in un sistema carcerario umanizzato.
No comment, se non per dire che come sempre non si comprende da quali benefattori privati proverrebbero i fondi per alimentare un’istituzione che è per definizione avversa a qualsiasi logica di profitto.
• 8) Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne, oggi in gran parte esclusi dal mercato del lavoro e dagli ambiti più rilevanti del potere economico e politico. Non esiste una singola misura in grado di farci raggiungere questo obiettivo; occorre agire per eliminare il dualismo occupazionale, scoraggiare la discriminazione di età e sesso nel mondo del lavoro, offrire strumenti di assicurazione contro la disoccupazione, facilitare la creazione di nuove imprese, permettere effettiva mobilità meritocratica in ogni settore dell’economia e della società e, finalmente, rifondare il sistema educativo.
L’unico motivo reale per cui giovani e donne sono oggi esclusi dal mercato del lavoro è che le politiche economiche neoliberiste e neoclassiche dei tecnocrati al potere, unitamente alle catastrofiche conseguenze dell’adozione di una moneta straniera per l’Italia (Euro), stanno deflazionando l’economia del nostro Paese come mai nella storia repubblicana, devastando l’occupazione a ritmi inauditi. Punto. Anche qui la letteratura a riprova è sterminata.
• 9) Ridare alla scuola e all’università il ruolo, perso da tempo, di volani dell’emancipazione socio-economica delle nuove generazioni. Non si tratta di spendere di meno, occorre anzi trovare le risorse per spendere di più in educazione e ricerca. Però, prima di aggiungere benzina nel motore di una macchina che non funziona, occorre farla funzionare bene. Questo significa spendere meglio e più efficacemente le risorse già disponibili. Vanno pertanto introdotti cambiamenti sistemici: la concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo.Va abolito il valore legale del titolo di studio.
Altro falso ideologico di bassissima lega. Vale qui quanto scritto in risposta al punto 3.
• 10) Introdurre il vero federalismo con l’attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi livelli di governo. Un federalismo che assicuri ampia autonomia sia di spesa che di entrata agli enti locali rilevanti ma che, al tempo stesso, punisca in modo severo gli amministratori di quegli enti che non mantengono il pareggio di bilancio rendendoli responsabili, di fronte ai propri elettori, delle scelte compiute. Totale trasparenza dei bilanci delle pubbliche amministrazioni e delle società partecipate da enti pubblici con l’obbligo della loro pubblicazione sui rispettivi siti Internet. La stessa “questione meridionale” va affrontata in questo contesto, abbandonando la dannosa e fallimentare politica di sussidi seguita nell’ultimo mezzo secolo.
Esprimere concetti come “Un federalismo che assicuri ampia autonomia sia di spesa che di entrata agli enti locali”, e “ma che, al tempo stesso, punisca in modo severo gli amministratori di quegli enti che non mantengono il pareggio di bilancio”, è l’ennesima prova del fatto che questi luminari ignorano l’abc dei Bilanci Settoriali e non hanno la più pallida idea di cosa sia un pareggio di bilancio. In primo luogo un’amministrazione locale può solo ‘usare’ una moneta, e non emetterla, per cui non possiede per definizione alcuna autonomia di spesa. Poi se è costretta dall’emissore della moneta, lo Stato, a pareggiare i bilanci, cioè a dare a cittadini e aziende 10 e togliere 10, la si mette nelle condizioni di lasciare un sonoro zero nella tasche di tutti. Cioè: zero crescita. E con zero crescita il federalismo è una fesseria.
Conclusione: se quest’accozzaglia di ricette liberiste è economia, allora i messaggi dei Baci Perugina hanno fatto la storia della filosofia italiana. PB
@Giuseppe
Caro Sig. Giuseppe, qui nessuno approva l’evasione fiscale, né la vuole incoraggiare. Cito testualmente dal programma di “Fermare il declino”: “… combattere l’evasione fiscale …”. Ma le dirò di più: lo stesso Governo Monti ha recentemente rilevato che dopo i provvedimenti in materia fiscale (aumento delle tasse) il gettito per le casse dello Stato è, paradossalmente, diminuito e questo non è dovuto all’evasione ma alla chiusura di migliaia di imprese non più in grado di sopravvivere. Infine, a denunciare l’eccessiva pressione fiscale che “ha avvitato l’economia italiana in una recessione pericolosa”, è stata la stessa Corte dei Conti, un organo istituzionale dello Stato: non si fida nemmeno di loro? Pensa che anche alla Corte dei Conti vogliano alimentare il “brodo di coltura per evasori e truffatori”? Gli faccia causa…
Cordialmente.
Lo Stato ha perfettamente ragione a pretendere che a Palermo tutti i commercianti paghino le tasse. Forse sarebbe più facile pagarle se lo Stato provvedesse ad estirpare definitivamente quell’altro concorrente che si ritrova sul territorio, il quale ugualmente pretende il pagamento delle sue tasse, e se non paghi ti fa saltare in aria (equitalia invece ti fa impiccare con le tue stesse mani in un capannone; alla fine forse la cosa migliore è chiudere definitivamente ogni attività privata e trovarsi un bell’impiego pubblico, così almeno poi si potrà avere anche la soddisfazione di dire “io si che pago tutte le tasse, me le trattengono direttamente sulla busta paga”).
@Giuseppe non merita neanche risposta, gli allocchi ingenui e superficiali con limitata capacita’ di analisi sono pregati di commentare gli articoli di repubblica o corriere.it e non inquinare questo blog con le loro banali vacuita’, grazie.
@Giuseppe
Io invece provo a risponderle.
Innanzitutto non ho mai letto nessuno in questo blog inneggiare all’evasione fiscale. E le assicuro che leggo tutti gli articoli e quasi tutti i commenti.
Semmai si parla di rivolta fiscale, che è una cosa completamente diversa e che, nella storia, è stata la fonte di tutte le più sane ed importanti rivoluzioni.
Ma tralasciando questo che in fondo è un dettaglio, voglio risponderle nel merito. Perché è sbagliata l’evasione fiscale?
Due motivi fondamentali:
– è eticamente scorretto perché pone sullo stesso piano i cittadini che pagano effettivamente le tasse e cittadini che non le pagano, creando una disparità diritti/doveri tra gruppi diversi di cittadini sotto lo stesso Stato;
– è economicamente scorretto perché consente una concorrenza sleale da parte di chi non paga rispetto a chi le tasse le paga
C’è un errore che però spesso tutti commettono e lei non fa eccezione: non è vero che la fine dell’evasione fiscale ci consentirebbe di ridurre il debito pubblico.
Innanzitutto perché finché le spese sono fuori controllo queste possono sempre salire più di quanto si incassa.
E in secondo luogo perché gli evasori comunque consumano e investono. Se togliamo questi consumi e investimenti il nostro PIL decresce e quindi il rapporto debito/pil, tanto quanto quello deficit/PIL non scende. Può anzi anche salire.
E’ proprio una questione di numeri, non si scappa.
Il panorama politico sta diventando davvero buio. A sinistra comunisti piu’ o meno ex si compattano; al centro sorgono insignificanti formazioni omeopatiche, tra le quali la Sua (non faccia l’ipocrita, una volta pubblicato il catalogo delle 10 buone intenzioni, ci dica chi sono i suoi sponsors); a destra, non soddisfatto dei grossi danni inferti al suo elettorato, Berlusconi, con la sua candidatura a premier, impedisce che si possa formare un gruppo politico rappresentativo del ceto medio e del popolo delle partite IVA, quello che Lei vuole “liberalizzare” a tutto vantaggio degli competitors esteri o esterovestiti, con portafogli in Lussemburgo e/o domicilio fiscale in Svizzera. I liberisti con i paraocchi, quelli che vogliono lo smantellamento dello stato sociale e che sostengono o peggio, giustificano il mondo della finanza che sta collassando (non prima di averci ridotti in miseria), quelli che scrivono gli articoli a quattro mani e due cervelli (Alesina e Giavazzi), cominciano a nausearmi, quindi, ben vengano grilli e cavallette, affinché si possa finalmente formattare il sistema, effettuando la vera grande liberalizzazione: dai personaggi in malafede e dagli incantatori dei media tradizionali. Per concludere una considerazione: la gente non crede più alle favole e nemmeno ai buoni propositi di chi viene da certi ambienti.
Cordiali saluti ed un consiglio, da chi non conta nulla…ci ripensi….continui a fare il Suo mestiere. Il politico lo faccia fare ai suoi datori di lavoro, se ne hanno il coraggio.
@Giovanni Sicuramente se tutti pagassero le tasse la classe politica avrebbe potuto rubare di più…….1) questa classe politica è vecchia buciata e malata, sa solo sfamarsi dei rimborsi elettorali e dei loro mega stipendi (NOSTRI SOLDI) esenti da tasse….2) i politici italiani sono senza etica e sono solo servi delle banche, lo scopo dei politici è distrarre la gente con il problema del debito pubblico, in modo che i banchieri possano interagire liberamente con i mercati ovvero i potenti del mondo (personaggi che dettano legge nel mondo economico perchè hanno più soldi loro, di uno Stato intero) 3) riguardo all’euro è solo una moneta di debito, dove lo Stato deve chiedere un prestito alla BCE per avere liquidità….Ecco perchè ora il problema del debito si fa sentire, a differenza di quando si aveva la lira.4) la BCE sta diventando, o lo è già diventata, come la FEDERAL RESERVE USA, ovvero una banca che emette moneta senza avere la dovuta copertura in oro. Concludo dicendo che non si può avere cittadini onesti e politici e banchieri corrotti dal potere, o facciamo piazza pulita partendo dal nazionalizzare le banche (CHE PER CHI NON LO SAPESSE SONO DELLE IMPRESE PRIVATE) e cacciare la vergognosa e sfacciata casta dal parlamento, OPPURE pagheremo sempre più tasse e avremo sempre meno soldi nelle nostre tasche…
@Giuseppe
…..Con le nostre tasse paghiamo i politici che ci riempiono di cazzate la testa tutti i giorni, che si fanno le vacanze (e molto altro) alle nostre spalle, che parano il culo ai banchieri, e che ci dicono che se abbiamo il debito è solo colpa degli evasori……Loro stanno cercando persone come te che ci credono….
I politici attraverso l’informazione pilotata raccontano bugie tutti i giorni, ma raccontando bugie tutti i giorni diventano verità per persone come te, ed immagino che credi anche alla favola che se l’Italia dovesse uscire dalla moneta unica sarebbe un disastro….Invece il problema è per chi ci sta indebitando, perchè semplicemente avrebbe uno stato in meno da indebitare.
@Giuseppe
Se tutti la pensiamo come te, la luce che vede Monti in fondo al tunnel è sicuramente un rapido che ci stà per investire o la luce del sole con un enorme dirupo sottostante.
@Giuseppe
Persone come te per i nostri politici sono come dei piccoli soldatini con cui possono creare la cosidetta (guerra dei poveri = odio sociale) le persone invece che capiscono la verità, possono unirsi fra loro e fare la differenza….
Grazie dei consigli per gli acquisti ma giunto al finale di partita non leggo le opinioni suggerite degli altri dato che gli altri non leggono le mie.L’incertezza e la delusione non derivano dalle intenzioni o dai programmi (tanto abbiamo ampiamente collaudato che contano nulla potendo essere tranquillamente stravolti come la storia recente insegna) ma dall’impegno personale.Contrariamente a Giannino considero fondamentale la faccia del nuovo.E la sua mi ricorda ciò che si diceva su Wojtyla,con tutto il rispetto per la differenza dei ruoli.Quando parla dà l’impressione di crederci.Gli altri no.
Personalmente paga da sempre le tasse e non mi sono mai sognato di pensare che sono belle – come affermo’ improvvidamente Padoa Schioppa – e men che meno che siano da incrementare oppure che gli evasori ne debbano versare piu’ di quanto pago e ho pagato personalmente.
Per il semplice ed elementare fatto che democrazia significa reciprocita’, uguaglianza davanti alla legge, pari trattamento, opportunita’, diritti e doveri e non certo due pesi e due misure o addirittura PIU’ doveri per gli altri! Avrei considerato il ventilato aumento delle aliquote IRPEF a fine anno o dell’IVA a settembre un’ingiustizia, un intollerabile accanimento verso chi rispetta la legge, un grandissimo regalo agli evasori, che se ne stanno rintanati al di sotto dei 20000 Euri l’anno, e un colpo mortale alla ripresa. Coloro che non denunciano i propri redditi violano il principio cardine dell’uguaglianza davanti alla legge, perche’ garantiscono per se un trattamento privilegiato e diseguale rispetto a coloro che invece non fanno o non possono fare i “furbi”.
Per la ben nota legge dei vasi comunicanti se salgono un po’ le entrate, grazie al fatto che si evade un po’ meno, anche chi paga fino all’ultimo centesimo ne beneficiera’, sborsando un po’ meno tributi. Anelo il giorno in cui TUTTI possano pagare meno tasse – evasosi compresi! – non ho alcuna invidia sociale per questi ultimi.
Ma soprattutto sono gli evasori TOTALI che piu’ fanno rabbia e che rappresentano la patologia italiana rispetto alla fisiologia dell’evesione del resto dei paesi europei. Altro che far pagare di piu’ agli altri per invidia o vendetta: basta e avanza che costoro paghino anche solo la meta’ di quanto sborsa il sottoscritto! La nostra economia e la nostra societa’ e’ letteralmente strangolata da una particolare categoria di evasori TOTALI: l’economia criminale ed illegale che grazie al fiume di contante esentasse, frutto di spaccio di droga, estorsioni, pizzo, sfruttamento della prostituzione, tratta di clandestini, evasione contributiva etc.. , corrompe e dissangua l’economia legale, esercita una concorrenza sleale e porta al fallimento imprenditori e commercianti che invece rispettano la legalita’ e fanno il loro dovere. Questa tipologia di evasione fiscale equivale ad un dumping criminale mafioso/camorristico/dranghetistico tanto sommerso quanto corrosivo per il libero mercato e la concorrenza! Possibile che il manifesto si scordi di citare questi “problemini”? Dimenticanza sintomatica!
Giuseppe
Va da se che ogni aumento di tasse e’ un’implicito incentivo per l’evasore, che trarra’ ulteriore vantaggio e convenienza dall’innalzamento delle aliquote che vessano e spremono invece il contribuente onesto. Ovviamente reclamare che paghino tutti e che si riduca la pressione fiscale non significa incentivare la spesa pubblica
improduttiva, clinetelare, assienzialistica e per l’automantenimento della Casta. Anzi, a ben vedere, evasione tollerata e sperpero della spesa pubblica sono le due facce della stessa medaglia, il segno distintivo di un ventennio di cattiva politica da contrastare in parallelo.
Quanto alle proposte di task-force o leggi speciali anti-evasione sono personalmente agli antipodi della logica del controllo, specie quello burocratico e/o poliziesco, ed ogni volta che qualcuno invoca i fatidici e mitici “piu’ controlli” individuali (diverso e’ il caso dei controlli collettivi a tappeto della Guardia di Finanza) per risolvere questo o quel problema mi metto a ridere, pensando alla gioia dei controllori che possono piu’ agevolmennte lucrare usando come arma di ricatto e corruzione il proprio “potere” di controllo. L’evasione fiscale e’ un classico problema di inter-retroazioni e feed-back di natura sistemica e relazionale tra stato e cittadini, e non saranno di certo le task-force a risolverlo se il senso civico latita e prevale su tutto l’interesse personale immediato.
Giuseppe
La prova che l’iniziativa va bene ed è sentita come un periicolo per la burocrazia e per la vecchia casta di politici si evince da alcuni commenti e dalle critiche stantie. Non curiamoci di loro perché è quasi tutta gente che vive bene così e sono dei garantiti senza fine da questo sistema. Chi invece sconta la situazione e viene colpito nei suoi redditi e nella sua attività augura che l’iniziativa abbia successo. Ma occorre sbrigarsi, perché il Quirinale, (decido solo io) in effetti non vede l’ora di andare alle urne per incidere sul nuovo governo.
Non è possibile fermare il declino e combattere l’evasione se non si procede come nella più grande democrazia: gli USA. Il programma può essere credibile soltanto se:
1) si introduce il carcere per chi evade le tasse, con sequestro dei beni fino a totale pagamento del dovuto;
2) si abolisce l’articolo 18, sopratutto per i dipendenti pubblici. Tale abolizione darebbe fiato all’economia e consentirebbe di aumentare gli stipendi dei lavoratori. Come negli USA, chiunque può essere licenziato in qualsiasi momento;
3) si limita l’azione della magistratura, impedendole di intervenire nei contratti di lavoro, nello sport ed in tutti quei campi di attività che sono in grado di autoregolarsi.
Infine, occorre rivedere le regole che reggono l’attuale ‘unità’ europea, studiate apposta per penalizzare l’Italia, in quanto le commissioni di valutatori dei progetti europei vedono la totale assenza o incapacità dei nostri rappresentanti. Se l’Italia versa più di quanto riceve, deve uscire da questa situazione.
Per non farsi illusioni… “L’illusione economica” di Emmanuel Todd – Marco Tropea Editore, nel quale si vede che i comportamenti e le strutture economiche sono strettamente legate alle strutture sociali del Paese e alla concezione della famiglia nelle varie società. L’Italia sotto questo punto di vista presenta una situazione molto variegata e questo spiega l’impossibilità di varare politiche gradite a tutti.
Inoltre, un testo che inquadra il degrado politico italiano, scritto nell’ ‘800, è la Storia della Colonna Infame del Manzoni.
FF
….credi di trovare un appoggio, un’autoritá che in qualche modo sia interessata anche alle potenzialitá che potresti esprimere… Ed invece ti trovi a parlare con dei ladri, dei delinquenti che neppure nei bassifondi di certe città… E te lo dico perché l’ho vissuto in prima persona@Corrado
@Marco Tizzi
Concordo; o meglio, come per accendere un fuoco, la legna per accenderlo è diversa da quella per mantenerlo; FB e Twitter per accendere, i libri per mantenere.
Concordo pienamente e senza eccezioni.
sudditi dello stato?
maddeché?
carissimo giannino
in italia l’unica organizzazione che redistribuisce ricchezza alle masse è lo stato. anche confindustria si prende questa ricchezza e se la porta all’estero speculando pure contro l’italia stessa. almeno gli statali consumano in italia.
Forza Giuseppe !!! Non per ironia, ma per un sincero supporto visto che una posizione ovvia e condivisibile ti è costata una serie di attacchi che trovo poco giustificabili. Auspico che in uno scambio di opinioni chi non è della nostra idea non ci risponda semplicisticamente con frasi del tipo “Se credi ancora al “pagare tutti per pagare meno” mi sa che hai dei seri problemi” ma supporti le proprie argomentazioni e le esponga con più rispetto per le idee altrui.
Posto che l’asserzione “se tutti pagassero il dovuto a parità di gettito fiscale le aliquote potrebbero scendere per tutti” è semplice aritmetica, l’uso scriteriato che la politica fa del suddetto gettito fiscale è argomento ben diverso. Se le imprese che pagano le tasse falliscono è certamente anche per una pressione fiscale troppo pesante, ma se tutte le pagassero forse la tassazione potrebbe diminuire e le imprese virtuose non subirebbero la concorrenza di chi riduce i propri costi di gestione semplicemente evadendo il fisco. O siamo giunti al punto che per sopravvivere le imprese devono NECESSARIAMENTE non pagare le tasse?
é normale che ci siamo scettici, il manifesto non può raccogliere le idee e le aspettative di tutti, la cosa che non condivido e il giudizio negativo a prescindere dai contenuti che ancora non si conoscono. Oggi assistiamo ad un’iniziativa in cui il meglio del made in italy in termini di materiale umano, con tanto di curriculum riconosciuto a livello mondiale sta meditando di scendere in campo e più tosto che applaudire, si spara a zero su Giannino & C. Ricordo a questi signori che nella peggiore delle condizioni posso tornare a votare da SUDDITI Berlusconi o Bersani, ma che comunque Fermare il declino rafforzerà la democrazia, così come ha fatto M5S. Inoltre con le competenze che hanno questi signori in materia di economia e finanza i vari partiti avranno un bel da fare a tenergli testa in Parlamento. Io parlo da cittadino – libero professionista – doppiamente suddito (essendo vessato oltre che dallo Stato anche dalla Regione Siciliana) che ha voglia di combattere per lasciare ai miei figli un’Italia migliore, di quella che mio padre ha lasciato a me.
@Marco Plebani
Temo che lei abbia qualche problema con l’aritmetica.
Infatti non è assolutamente vero che se pagassero tutti si potrebbero abbassare le aliquote, i motivi li ho riportati sopra.
Legga con attenzione.
Saluti
Per chi parla di evasione fiscale e lotta alla evasione fiscale:
http://en.wikipedia.org/wiki/Laffer_curve
Analisi banale:
è evidente che la pollitica itagliana se avesse più risorse, anche recuperate dalla lotta all’evasione fiscale, aumenterebbe la spesa, non la diminuirebbe…
Chi non condivide questa analisi banale, o è un illuso o è incapace di leggere la realtà, o entrambe le cose.
Salut a tucc
AlxGmb
Caro Oscar Giannino,
per una solida base libertaria, avrei gradito vedere tra i libri suggeriti anche questo:
Titolo: Per una nuova libertà. Il manifesto libertario
Autore: Rothbard Murray N.
Prezzo: € 18,59
Salut a tucc
AlxGmb
Ieri si e’ dimesso il Governatore siciliano Lombardo, che e’ lontano mille miglia dallo spirito civile della Lombardia. Di fatti ha moltiplicato le assunzioni clientelari, ha riempito i posti chiave della macchina amministrativa di suoi fidati e raccogliera’ i frutti alle prossime elezioni in termini di crescente consenso, con il rischio che possa fare da ago della bilancia pure a livello nazionale con il suo manipolo di deputati.
Ma come fate a non vedere che tutto si tiene, che l’Italia e’ bloccata e incardinata in un sistema micidiale rappresentato dalle regioni ad alto tasso di sottosviluppo e poverta’: il debito pubblico nasce dal combinato disposto tra evasione fiscale e contributiva di massa, criminalita’ organizzata e illegalita’ pervasiva, clientelismo e assistenzialismo politico, affarsimo e corruzione della casta, di cui la regione Sicilia e’ l’emblema nazionale e la quintessenza!
Evasione fiscale di massa e sperpero del denaro pubblico a fini privati sono le due facce della stessa medaglia. Provate a fare qualche correlazione/confronto statistico tra gli indicatori socio-economici e finanziari relativi e questi fenomeni, per un sommario benchmarking di civilta’, che so’, tra Sicilia, Lombardia e Tirolo! Poi ne riparliamo….
Giuseppe
In effetti tra gli autori suggeriti anch’io avrei inserito Rothbard. Comunque, venendo allo scopo precipuo dell’articolo, che è quello di comunicare le poche idee base sulle quali convergere, vorrei dire alcune cose. È vero che siamo in una fase drammatica, ed è vero che è meglio concentrarsi sui problemi impellenti, problemi che secondo Giannino possono risolversi solo intraprendendo una certa strada. Questo però non implica che persone di diversa ideologia rispetto a Giannino debbano per forza aderire. Intendo dire che quella proposta da Giannino è un’opzione, diciamo “piuttosto liberista”, che può anche non condividersi, soprattutto da persone che hanno una cultura statalista-assistenzialista. Non c’è niente di male in questo, ognuno ha le proprie idee. La politica è intrinsecamente conflittuale, non è che si può essere tutti d’accordo, per fortuna esiste la diversità. Dico questo perché non vorrei che qualcuno intendesse “fermare il declino” come un contenitore vuoto, magari formato da persone oneste, dove però ognuno può inserire quello che vuole. Ciò comporterebbe peraltro la paralisi di questo nuovo attore politico, al momento di prendere delle decisioni, che per per loro natura sono “escludenti”. Non fraintendetemi, più persone aderiscono e meglio è, anche il manifesto è volutamente “flessibile” per tale motivo, però un’ideologia di fondo c’è, ed è piuttosto anti-statalista (lo si vede anche dai testi indicati da Giannino). Mi auguro che questo sia chiaro a tutti gli amici che seguono questo blog, qualunque idea essi abbiano.
@Marco Tizzi
per Marco Tizzi. Le considerazioni esposte in merito ai rapporti debito/PIL influenzati dalla capacità di acquisto degli evasori fiscali è supportata da modelli matematici e da analisi economiche o sono “sensazioni”, perché mi piacerebbe approfondire l’analisi. D’altra parte, in qualità di contribuente non evasore non mi dispiacerebbe neppure incrementare la mia capacità di acquisto con un po’ di nero… se solo potessi, da reimettere sul mercato modificando così in modo positivo il rapporto debito/PIL.
L”uso che lo stato fa delle nostre tasse credo sia argomento diverso dall’evasione. Lo sperpero va controllato ed il debito ridotto, ovviamente, ma credo che con il tasso di evasione non abbia molto a che fare, ma mi posso sbagliare.
Saluti
Marco Plebani
Non ho specificato, ma è ovvio, che non sono un affezionato alle tasse, e ritengo necessaria una riduzione della tassazione sul reddito da lavoro, per rendere più competitive le imprese,e per dare una boccata di ossigeno ai liberi professionisti come me. Se un mio cliente non ha la possibilità di detrarre l’IVA, di 100 che io gli costo a me rimane in tasca 30-35, il resto va allo stato ed alla mia cassa previdenziale, e forse non lo rivedrò più, né in servizi, né in pensione. Quindi non posso essere tanto affezionato alle tasse e tanto meno a chi non le paga.
@Marco Plebani
Mi scuso in anticipo per la mia testardaggine, ma, sperando di non essere considerato tra gli “attacchi”, ci sono alcuni punti che vorrei ribadire:
1) si invoca, giustamente, la lotta contro l’evasione; cito di nuovo il programma del manifesto “Fermare il declino”: “combattere l’evasione fiscale”;
2) si afferma che la lotta all’evasione potrebbe contribuire alla diminuzione della pressione fiscale; cito di nuovo il programma del manifesto “Fermare il declino”: “combattere l’evasione fiscale destinando il gettito alla riduzione delle imposte”;
Non è che stiamo dicendo la stessa cosa? Chiedo scusa ma a questo punto non capisco proprio cosa si stia contestando.
3) senza offesa, ma vorrei far notare che il rispetto per le idee altrui deve essere reciproco e la prima forma di rispetto verso le idee che si vogliono (legittimamente) criticare è quello di conoscerle: magari leggendole prima si possono evitare inutili perdite di tempo (o “trolling”?).
4) fra le varie argomentazioni, si legge: “O siamo giunti al punto che per sopravvivere le imprese devono NECESSARIAMENTE non pagare le tasse?”. Esatto: infatti per non evadere le tasse, stanno chiudendo 42 imprese al giorno….
Amichevolmente.
@Marco Plebani
Legga per cortesia bene il mio post: ho scritto chiaramente perché l’evasione è sbagliata e quei motivi per quanto mi riguarda sono talmente importanti che prevaricano qualsiasi considerazione macroeconomica.
Quindi evadere è sbagliato. Punto. Non “mi piacerebbe…” nulla perché è sbagliato e non mi piace nulla che sia sbagliato.
Tornando ai modelli matematici:
PIL = C + G + I + (X-M)
dove C sono i consumi finali, G è la spesa dello stato, I gli investimenti, X le esportazioni e M le importazioni; l’identità vale in quanto la quota del prodotto destinata alla vendita ma non effettivamente venduta si traduce in un aumento delle scorte, che sono una componente degli investimenti;
Deficit = G + i – t*PIL
Con t = aliquota nominale complessiva e i = interessi pagati sul debito pregresso
Il debito è la sommatoria dei deficit nel tempo
La situazione italiana di oggi è
Debito / PIL = 120%
Ma (attenzione!) nel calcolo del PIL viene aggiunto un 17% di “nero”. Questo significa che se il nostro PIL nominale è 100, quello senza nero è 100/1.17=85,5 circa.
Quindi abbiamo Debito/PIL=120/(85.5+14.5)
Diciamo che quel 14,5% da un giorno all’altro non sia più “nero”. Significa che il 54% di questa cifra finirà in tasse, quindi il 7,83% del PIL. Questa cifra non finirà né in C, né in I, né in (X-M). Supponiamo che non finisca in “spesa pubblica”(perché noi non vogliamo aumentare la spesa pubblica, vero?), ma che si vada a ripianare il debito pubblico.
Debito/PIL = (120-7.83)/(85.5+14.5-7.83) = 112,17/92,17 = 121%
Vi Ringrazio per la vostra attenzione ed il tempo posto nelle vostre risposte. Non era mia intenzione apparire irrispettoso nei confronti delle idee altrui, e concordo sul fatto che sostanzialmente diciamo le stesse cose. Per quanto riguarda il modello matematico, ringrazio e mi dedicherò alla sua comprensione.
Ricambio amichevolmente
A proposito, qualcuno può suggerire un testo di economia “for dummies” ?
Ringrazio
@Marco Plebani
Voglio farle notare, per inciso, che a mio parere (e in questo blog lo ripeto da mesi) i rapporti debito/PIL e deficit/PIL non hanno alcun senso.
Per molti motivi, gliene elenco alcuni:
– i tassi di interesse sono esogeni: sempre, ma soprattutto in un sistema in cui non vengono imposti da una banca centrale, come invece avviene nel resto del mondo;
– il PIL pone problemi etici importanti, splendidamente ricordati nel famosissimo discorso di Bob Kennedy all’università del Kansas poco prima (casualmente?) di essere ucciso. Gliene consiglio la lettura, ma posso riassumerlo nel paradosso del limite di velocità: se si togliessero i limiti di velocità si avrebbero molti più incidenti, quindi molte più ambulanze, ospedali, obitori, carrozzieri e concessionari e produttori automobilistici che aumentano il PIL. Il più grande esempio di questo paradosso è la guerra, fonte inesauribile di crescita (almeno finché non è decretata la sconfitta).
– il PIL è un parametro di ricchezza fortemente socialista perché lo Stato ha la pressoché totale libertà di raccogliere tasse, spendere e fare debito. In pratica l’ultilizzo del PIL presuppone, in se, la forza dello Stato.
– il rapporto Debito/PIL si comporta in maniera completamente opposta se è sopra o sotto il 100%: quando è sopra il 100% si ha il paradosso che aumentando la spesa diminuisce il rapporto.
– né il debito/PIL né il deficit/PIL tengono conto degli asset
Ce ne sono anche altri, ma non voglio andare troppo sul filosofico. Fatto sta che l’Unione Europea è l’unico (sovra)Stato che si fonda sui rapporti numerici debito/PIL e deficit/PIL.
E sta affondando.
Se non fosse un caso?
Wikipedia… nulla di meglio in giro per farsi un’idea propria senza abboccare alle opinioni dell’autore
La proposta Cisnetto sarebbe accettabile da noi cittadini qualora IMU e le altre tasse sulla casa fossero abolite. Altrimenti saremmo cornuti e mazziati come ora. Che questo governo non abbia neppure considerata questa come altre simili, fa capire bene cosa pensino. Avanti quindi con la proposta di fermare il declino.
Ringrazio per la precisazione riguardo al mito del PIL forte, che certamente non può essere preso a parametro e indice principale di “benessere”. A seconda di come la si guardi la crisi può apparire un bene. C’è chi ritiene che il caro benzina sia positivo se ciò comporta la riduzione dell’inquinamento, ed il conseguente aumento dei prezzi dei prodotti trasportati comporta un ridimensionamento del mercato. Chi avrà ragione? Nel frattempo la gente si deprime per lo spread a 480 e con essa i consumi.
@Marco Plebani
Il problema è che non puoi fondare un’unione politica su parametri numerici.
Farai sempre una cazzata.
Se poi i parametri numerici li scegli anche senza senso è difficile che il marchingegno funzioni…
@Paolo
Sarò prolisso.
1) L’Europa è sicuramente imperfetta in partenza, sin dal trattato di Maastricht, con il quale ogni paese aderente ha di fatto rinunciato a parte della propria sovranità: la sovranità monetaria. Per tale motivo, l’argomentazione aperta dall’enunciato: “Un debito pubblico di uno Stato a moneta sovrana…” risulta incoerente col presupposto su cui è fondata.
2-3) Si trascura un particolare: il debito pubblico e la pressione fiscale fanno riferimento a campi di applicazione differenti, motivo per il quale le somme e le sottrazioni esposte non hanno senso.
4) Falso ideologico di livello eccelso: gare truccate, cartelli ed altri delitti contro l’economia, sono violazioni di Legge, che si riscontrano del pari, indipendentemente dal grado di liberalizzazione del mercato: basti pensare ai paesi dove vige uno statalismo assoluto, in cui i singoli cittadini ricorrono, per sopravvivere, alla corruzione sistematica.
5) Cito da un mio precedente post: “in una economia sana, perdere un lavoro non è una tragedia perché, quando le cose funzionano, in breve se ne trova un altro – da noi invece una volta perso… addio, ma questo non dipende dal liberismo, ma anzi, dal fatto che il nostro sistema è fin troppo “incatenato”. Insomma, ci vuole qualcosa di simile a quanto sostenuto dai sindacati dei paesi avanzati del nord Europa: tutelare il LAVORATORE e non il “posto” di lavoro, che è sempre variabile. Qualcosa del genere l’aveva realizzata, tempo fa, un’importante agenzia di lavoro negli USA: chi si iscrive riceve stipendio pieno nei periodi di attività e un salario minimo (dall’agenzia) garantito nei periodi di attesa, per cui l’agenzia stessa ha interesse a ricollocare il lavoratore il più presto possibile”. Il sussidio, in quel caso, è pagato dall’agenzia, che a sua volta viene pagata dalle imprese committenti per il servizio reso.
6) Il livore nei confronti di Draghi, Monti e quant’altri, non può costituire un programma politico, né ha nulla a che fare con il tema su cui si argomenta.
7) Forse si preferisce continuare con un sistema che ha consentito all’ex Presidente della Repubblica Scalfaro, di svolgere l’incarico di Magistrato per 2 anni, continuando però negli avanzamenti di carriera, fino a ricevere la pensione in qualità di Presidente di Corte di Cassazione….
8) Evidente ignoranza della realtà della legislazione del lavoro e dello stato dell’economia delle imprese: molti posti di lavoro non vengono occupati per l’eccesso di rischi, sia economici che giuridici che, allo stato attuale, comportano.
9) Vale qui quanto scritto in risposta al punto 3.
10) Il pareggio di bilancio in questo caso non si riferisce alla possibilità di stampare moneta, ma alla buona amministrazione delle entrate e delle uscite. Inoltre si attribuisce erroneamente alla proposta l’intento di “dare a cittadini e aziende 10 e togliere 10” e quindi “lasciare un sonoro zero nelle tasche di tutti”, che è invece il presupposto su cui si basano le teorie stataliste.
11) Il post si apre con “Concordo in pieno quanto dice Paolo Barnard”, e si conclude: … firmato “PB”: è omonimia o Paolo Bernard che concorda con se stesso?
Mi si perdoni l’ardire.
Saluti.
Carissimo Giannino la Saluto con Rispetto,debbo pure dirle che nonostante il suo modo esteriore di mettersi sotto critica,lei mi rimane anche Simpatico. Ma devo anche farle notare che le Societa’ come ben conosce sono costituite da una convivenza di persone,chi piu’ chi meno per stuazione Sociale con un Importanza ,con un Peso nel gestire il Vivere Sociale. oggi ci Troviamo in Una Situazione assurdamente Catastrofica, anche se Molti stentano a crederci, una Situazione da incubo Dantesco dove Molti Personaggi si sono Dati dei Diritti assurdi, ed pur non essendoci le Possibilita’ Materiali ed Economiche pretendono di mantenerli Tali.Non mi addentro nelle Problematiche del Lavoro ,dello Sviluppo, Dell’Economia,dell’Immigrazione, tutte situazioni che oramai Conosciamo.Pero’ mi Permetta di domandarle dove Eravate voi intellettuali, acculturati con un peso Sociale sicuramente nel Dialogo molto piu’ ascoltato , dove Eravate, oggi trovate la voce che ieri non Avevate?,anche la Cultura a Gozzovigliato al Banchetto dei Potenti, non certo le classi sociali Produttive, malpagate, sacrificate, derubate anche dei loro Risparmi ,oggi che tutto crolla voi trovate la voce per cercare di risollevare una situazione da Tracollo per TUTTI, attenzione voi avete la possibilita’ di migliorare la situazione con il Dialogo, mentre le MASSE Sociali meno Ascoltate ma piu’ sacrificate non hanno altra alternativa che la contestazione CRUENTA, spero che non si arrivi a Tanto ,ma un Eventuale Movimento di Massa sarebbe Incontenibile, dalle mie Parti si dice :non scherzare con il Can che Dorme. Cordiali Saluti W.L’Italia..
@Paolo
Caro Paolo,
non se lei è Barnard o meno, ma comunque sia le dico come la penso facendo finta che lo sia.
Leggo tutti i giorni tutti gli articoli degli MMTers sul loro blog (new economic perspectives) e devo dire che sono molto spesso (quasi sempre) d’accordo con loro sull’analisi del problema, ma non sono MAI d’accordo con la soluzione.
Avere uno Stato onnipotente non è una soluzione in alcun modo desiderabile: il programma di lavoro garantito è pericolosissimo. E mi pare davvero strano che a così poca distanza dalla caduta del muro si sia già caduti in una totale amnesia.
Ma sono d’accordo che l’UE, così com’è, non ne azzecca una che sia una e non è che un sistema di impoverimento di massa.
Sinceramente penso sia d’accordo anche Giannino.
Questo non significa che uscire, isolarsi e cominciare a stampare una monetina finta supportata solo dal fatto di essere accettata per il pagamento delle tasse (ergo: imposta con le armi) sia una soluzione.
Una volta scrissi nel blog degli MMT: “scusate, ma una volta che ho la mia monetina stampata con cosa li compro i prodotti stranieri?”
La risposta fu: “finalmente imparerai ad importare di meno!”
La mia domanda “e le materie prime, dato che non ne ho una che sia una, con cosa le compro?” non ottenne risposta.
Per contro l’idea dei “tax credit” da affiancare all’euro è molto interessante (anche un analista di DB l’ha proposta), ma comunque stiamo parlando di fantascienza allo stato attuale delle cose.
Adesso è necessario avere una Banca Centrale vera e per farlo si può solo diventare finalmente politicamente credibili.
In questo MM, che non adoro, è stato un passo avanti.
Adesso dobbiamo dimostrare che il passo era molto piccolo rispetto al nostro potenziale.
@Marco Plebani
Mi scuso per la mia poca chiarezza: non ce l’avevo con lei, ma alludevo al contenuto del post del Sig. Giuseppe, in cui mi sembrava di notare delle “distrazioni”. Giustissimo, ovviamente, il Suo richiamo al rispetto.
Cordiali saluti.
Alla vigilia dell’ingresso dell’invincibile armata come un elefante nella cristalleria dei conti correnti,ritorna la rissa furibonda sui temi evasivi con consueto amabile scambio di accuse di incompetenza e/o disonestà.Se non fosse noioso sarebbe divertente.Sig. Giannino,penso che lei,come altri,si muova non per vincere ma per partecipare.Supponiamo sia vero il contrario.Valuto questa possibilità inferiore al 5% ed inferiore al 1% quella di rinunciare alla stereotipata difesa delle inesistenti,pretestuose istanze libertarie che le consentirebbero di accettare l’aggiunta seguente al programma:”Undici.Si propone di attivare uno studio di fattibilità per l’abolizione del contante e l’adozione della moneta elettronica al fine dell’introduzione di procedure automatiche di riscossione dei tributi che consentano l’azzeramento dei costi attuali di verifica, controllo e relative strutture.”Non pensa che questo innocuo proposito in burocratese al posto di agnostici cenni di lotta all’evasione avrebbe effetto dirompente e devastante sulla propaganda avversaria?L’odiata concorrenza sarebbe eliminata ed abbandonerebbe per manifesta superiorità.
@margaret
signora Margaret, le masse si chiamano Lusi?
Eccoci nuovamente come fil visti e rivisti , i partiti dicono la loro sul caso Ilva , non bisognerebbe strumentalizzare un caso cosi’ delicato, per innalzare la propria bandiera politica per ottenere consensi , a me sta’ a cuore il futuro di quei lavoratori sia la salute di tutti !!!!
@Paolo
Caro sig.Paolo, Lei non vorrà sembrare arrogante, ma francamente leggendo le sue argomentazioni si ha l’impressione che insieme ad alcune osservazioni interessanti ed apparentemente approfondite, facciano seguito conclusioni sconclusionate e che sorprendono per superficialità. Porto solo l’esempio del sussidio di disoccupazione, a suo dire sbagliato, in quanto sarebbe più facile mantenere il lavoratore al suo posto. Ma bravo, magari perpetrando una produzione divenuta totalmente inutile. Le ricordo che i sussidi servono a riqualificare, ed accompagnare il lavoratore in settori nuovi ed in fase di ascesa. In definitiva, se ad Oscar Giannino probabilmente non verrà assegnato alcun Nobel, Lei dovrebbe rileggere tutti i libri che ha certamente letto, magari comprendendoli meglio.
Caro Dott. Giannino,
Vorrei capire come mai sia stato scelto fra i giornali su cui pubblicare, il Fatto Quotidiano!
Un quotidiano pieno di esponenti livorosi con tanto di bava alla bocca, lontani anni luce dalla cultura liberale/liberista, garantista di questo manifesto e delle persone che ci sono dentro!
Forse perché ci scrive il Prof. Boldrin?
Quindi se è stato giusto per il lancio dell’iniziativa lo posso anche accettare…il Prof. Boldrin continui pure a scriverci…ma auspico non diventi il punto di riferimento dell’associazione e degli aderenti, io non mi ritrovo in nulla di quello che scrive quel giornale e i suoi lettori! Quindi credo proprio che MI DISINSCRIVEREI dall’associazione ALI!!!
Restiamo su giornali non apertamente schierati e “neutrali” (anche se so che non ci sono editori puri…ma avete capito!). Grazie!
Alberto P.
Purtroppo il Signor Giannino, insieme a tutti gli economisti Mainstream, continua a non voler vedere che è nel mercato che sta la soluzione, perché è proprio il mercato il problema. Anzi, il mercato è solo un tredicesimo del problema, già, perché nel 2011 il volume del PIL mondiale è stato esattamente solo un tredicesimo di quanto è stato il volume dei derivati, ecco qual’è il vero problema. Il problema è che chi ha i capitali preferisce cercare un ulteriore arricchimento facile giocando a fare scommesse piuttosto che lavorando e producendo. Si preferisce giocherellare piuttosto che investire in borsa, finanziando quindi le aziende, oppure piuttosto che investire nelle banche (che a loro volta finanziano aziende). Si deve proibire la cosiddetta “finanza creativa”, affinché tutti i capitali rientrino nel ciclo produttivo. Così facendo si otterrebbe una crescita immediata a costo zero, ma per perseguire un simile obiettivo servirebbero nuove regole, e purtroppo e proprio questo che i liberisti non accettano. Ciò nonostante, non esiste altra soluzione per la crisi se non nelle regole, nuove regole, ed è proprio il messaggio del tanto vituperato Keynes. Basta con il prendersela con Keynes, basta prendersela con un economista geniale, che ha salvato l’America dalla crisi del 1929 e che ha elaborato la sua teoria quasi un secolo fa, nel millennio scorso, quindi in una situazione economica completamente diversa e che non aveva niente a che vedere con l’economia attuale. Basta prendersela con lui solo perché non si riesce a interpretare il suo pensiero. Il messaggio di Keynes era semplicissimo, ma deve essere reso attuale e per farlo va depurato dagli orpelli storici: la ricchezza non è un male, anzi il capitalismo è un male necessario, non se ne può fare a meno, ma perché non faccia danni non deve essere lasciato a se stesso e deve essere regolato dalla funzione normativa dello Stato. Questo era il vero messaggio di Keynes, e gli errori semmai sono stati compiuti da chi questo messaggio non è stato capace di capirlo. Persino la nuova formazione politica di fermareildeclino fa appello all’intervento dello Stato, proprio nella sua funzione normativa. La funzione normativa dello Stato si esprime in qualsiasi decisione del Governo, ad esempio anche nella dismissione degli immobili o delle attività, provvedimento richiesto a gran voce in uno dei dieci punti della neo formazione politica. Una formazione politica liberista che chiede interventi dello Stato? Cominciamo male…
Ho aderito con piacere a fermareildeclino.it, mi riconosco a pieno con tutti i punti scritti e con quel modo di pensare. Esprimo solamente una paura, magari infondata, che a far parte di questa iniziativa finiscano a farne parte anche i politici o ex politici, figli di potenti, gli stessi che in qualche modo sono responsabili di questa situazione.
Spero di sbagliarmi, continuerò a seguirvi e magari a partecipare attivamente a favore di questa iniziativa. Grazie
@John Law
“NON è turboliberista, perché è solo un primo passo compositorio insieme a cofirnmatari che provengono da altre culture, per verificare se sia possibile dar vita a un’aggregazione per meno debito pubblico e senza patrimoniale e meno spesa con meno tasse per crescere”
A parte la digressione su Keynes, sempre interessante,io ho capito che quello di Giannini è un tentativo di mediazione fra culture diverse. Ed è forse questo il pregio. Questa forzatura di far passare per liberista quel che è liberale, ed in qualche caso solo ragionevole, è francamente un pò artificioso.
caro gianluca
le masse sono 4 milioni di statali che mantengono 4 milioni di famiglie. i partiti ladri andranno a casa, ma l’economia privata ladra illiberale delle governance padronali e degli oligopoli familiari che impediscono il mercato e quindi creano disoccupazione quand’è che la mandiamo a casa?
@ Giuseppe 1
devo ammetterlo, la sua osservazione sulla differenza tra liberale e liberista stava per farmi dichiarare il “touché”. Poi però ho ricordato che ho avuto notizia del manifesto di fermareildeclino leggendo il blog certamente turboliberista (e qui non temo smentite) di noiseFromamerika. E’ vero, il manifesto di cui sopra è stato pubblicato tra gli altri anche da “Il Fatto Quotidiano”, ma quest’ultimo non ha dichiarato di partecipare al progetto, come invece ha fatto nFa. E’ stato a questo punto che ho sospettato che quella di Giannino sia si una pregevole iniziativa, sicuramente ammantata da buoni propositi, ma quello che a lei appare essere “un tentativo di mediare tra culture diverse” altro non è se non che il tentativo di spacciare per liberale quello che invece è (turbo)liberista.
E’ facile prevedere come potrebbe finire ‘fermareildeclino’. Giannino, o, per lui, qualche avanguardista della prima ora, si candiderà, la lista prenderà una misera manciata di voti, come è sempre capitato con le arciminoranze liberali. Oppure l’ospitalità nelle liste di Casini, notoriamente laico e liberale, frutterà qualche onorevole (e nella lista degli avanguardisti ci sono parecchi aspiranti). Francamente mi sarei aspettato che questa associazione proponesse l’astensione organizzata dal voto, l’unica vera testimonianza di dissenso politico. Pronta ad organizzare una sorta di class action a livello degli organi europei. Ma temo che anche questi democratici continuino a credere che il voto è un dovere, mentre è un diritto, compreso il non voto.
@John Law
Oggetto: 2 agosto 2012 a 23:23
Chiedo scusa, io sarò un povero ignorante, ma proprio non capisco. Dunque: il torto di “Fermare il declino” sarebbe quello di non accettare interventi dello Stato, nella sua funzione normativa, ma: “Persino la nuova formazione politica di fermareildeclino fa appello all’intervento dello Stato, proprio nella sua funzione normativa”. Infine, partendo dal presupposto che tale formazione “liberista” dovrebbe, cosa che non starebbe facendo, adottare la logica dell’intervento dello Stato, si conclude: “Una formazione politica liberista che chiede interventi dello Stato? Cominciamo male”. Riassumendo: “Fermare il declino” non deve fare quello che invece deve fare, ma fa bene a fare quello che invece fa male a fare. Ok: mi tengo i Doors…..
Saluti.
@Lorenzo62
Oggetto: Lorenzo62 – 2 agosto 2012 a 17:01 – Errata corrige
Lorenzo62 non concorda con Lorenzo62:
1) il Presidente Scalfaro esercitò la professione di Magistrato per 3 anni e non 2, come da me affermato (andavo a memoria, ma ricordavo male). Spero che almeno la qualifica finale della sua carriera professionale sia quella giusta, non ho informazioni più precise; se sbaglio correggetemi pure. Fermo restando il dovuto rispetto per la persona, naturalmente.
2) volevo dire “Barnard” e non “Bernard”: errore di battitura, mi scuso.
@John Law
Io spererei in una formazione Liberaldemocratica non diversa da quelle francesi, inglesi (ma anche tedesche) che non abbiano la puzza sotto il naso e siano pronte ad allearsi (eventualmente) anche con una Sinistra Riformatrice, moderandone il Talebanismo. Lo spero. Giannino e De Nicola mi sono sempre sembrate persone che dicono cose sensate e niente affatto estremistiche. Se poi i toni ultimamente non sono proprio bassi, beh le oligarchie statali che non mollano mai l’osso (magari spacciandosi per moderati ed accusando gli altri di estremismo) se li meritano tutti. Per cacciarli ci vorrà ben altro che le buone maniere. Io spero in qualcosa di realistico e costruttivo. Se non sarà possibile emagari venissero fuori i turbo liberisti che dice Lei, ho sempre l’opzione B. (Grillo) Se non è possibile cambiare nulla, meglio che venga giù tutto.
Un certo numero di commenti sono da ignorare: quelli che fanno i pessimisti, i so tutto io, le polemiche tra forumisti. Tornando al tema di Giannino, bisogna partire dalle idee esistenti e i libri suggeriti sono una buona scelta. Poi bisogna fare proposte chiare e comprensibili. Io suggerisco un concetto: servire lo stato e non servirsene. A questo deve necessariamente seguire una ridefinizione della curva retributiva dei “servitori” a tutti i livelli.
@ Lorenzo62
Cercherò di spiegarmi meglio. Fermareildeclino non ha nessuna colpa, ci mancherebbe altro, osservo solamente che da una formazione che parta da pressupposti liberisti mai mi sarei aspettato la richiesta di interventi normativi da parte dello Stato. Tutto qui (io preferisco i Pink Floyd).
@ giuseppe 1
Anche io condivido il suo parere su Giannino, che è sicuramente persona mossa da una sincera volontà di cambiare lo stato delle cose. Il problema non è Giannino. Purtroppo quando vedo che c’è fermento politico tra le classi agiate (dove la visione economica liberista fa più presa) mi tornano sempre in mente le parole del Gattopardo…
@John Law
… come ho già accennato a qualcuno, il fatto è che non ho il condizionatore e mi scatta la protezione termica cerebrale…..
Allora, adesso comincio a capire (forse?), ma dirò che in linea di principio io non credo che sia una cosa sbagliata, nel senso che non mi sento estremista schierato, né dell’economia “statalista”, né di quella “liberista” (ideologicamente intese): io credo che se da un lato dalle leggi fondamentali dell’Economia non si sfugge, come dimostra quello che succedeva nell’ex URSS, dall’altro esse da sole non sono sufficienti ad auto-stabilizzarsi, come dimostra quello che succedeva negli USA negli anni ’20, fino alla crisi del ’29; quindi, se è come dici, a me sta bene: trovo che la proposta di “Fermare il declino” sia la più adeguata per la nostra situazione generale.
Saluti.
P.S. – ok, Pink Floyd … mmmmhhhh … “Money”?
@John Law
-> 3 agosto 2012 a 20:36
Tutto ok, ma tra le classi agiate fa altrettanta presa la visione economica statalista: io ci sono stato a contatto e ne ho visti eccome, di ricchi borghesi di assoluta “fede” comunista….
Ennio Flaiano sosteneva che i dirigenti dell’URSS avevano ridotto a loro proprietà privata l’intero Stato, popolo compreso.
E in effetti lo stipendio lo esigevano in dollari, e il loro stile di vita, tra case ed auto lussuose, era assolutamente da nababbi; altro che tutti uguali. Noi esseri umani siamo veramente uguali solo nel male.
Saluti.
OT: Oscar, sto sentendo adesso la puntata di oggi.
La prego di non invitare più Tobias Piller perché uno che dice (testuali parole) “gli italiani stanno facendo tante scene per lo spread e alla fine quest’anno pagheranno lo 0,3% in più di interessi sul debito” o ci fa o ci è.
In entrambi i casi è decisamente indegno della sua trasmissione (oltre che di rappresentare il popolo tedesco, che per fortuna è meglio di certa gentaccia).
Salva la trasmissione e mi risparmia un malox.
@Lorenzo62
Sa cosa le dico? Concordo!
(anche con il commento successivo)
P.S.
Money?
Io suggerirei Learning to fly
Saluti.
Fermare il declino con la cultura è indispensabile. Io insegno in un istituto superiore e ci provo tutti i giorni. Ma constato che l’eredità delle grandi matrici culturali del ‘900 (socialismo e cattolicesimo) resta ancora preponderantw nell’opinione pubblica, nella cultura, nel giornalismo (corporazione chiusa, quasi tutti lavoratori dipendenti e con un sindacato unico) e ovviamente a scuola. In tutti questi ambienti il capitalismo è ancora una brutta parola. Io provo a spiegare ai miei colleghi che, comunque la si voglia pensare, l’Illuminismo, il liberalismo e l’economia di mercato hanno prodotto negli ultimi due secoli (sia pure tra tragedie immani, a sbalzi e in modo imperfetto) enorme crescita e benessere diffuso. Ricevo puntualmente (sia pure tra battute e scherzi) l’etichetta di “fascista”, “berlusconiano”, “amico di Brunetta”. Ho aderito a “Fermare il declino” nella speranza di vedere la nascita di un vero partito liberale.
@Mauro
Dr. Giannino
Ho aderito con interesse a ‘fermare il declino’. Trovo i punti del manifesto un pò generici, ma possiamo tutti lavorarci sopra, per renderli incisivi ed efficaci.
Tuttavia ho lo stesso timore del Sig. Mauro, ovvero che se la proposta dovesse risultare interessante, possano montare sul carro tutti coloro che vivono dei privilegi medioevali che vogliamo combattere. Come sarà risolto questo problema?
Cordiali saluti
Condivido pienamente l esposto di Oscar Giannino e sono convinta che in Italia siamo in tanti a pensare come lui. Serve effettivamente una personalita che guidi un movimento che diffende gli interessi del cittadino comune contro uno stato avido, vessatorio e ingiusto. Serve una riforma delle leggi che vanno semplificate. Serve una riforma della magistratura e servono soprattutto dei politici onesti e responsabili. Troppe chiacchere e pochi fatti, qualche dovere e non solo diritti e privilegi. Ce una Luce di speranza, voglio crederci, forza Giannino siamo con te.
Quale sostenitore e propugnatore pubblico della prima ora, mi consento qualche osservazione sul tema: il meccanismo per cui il capitale in Italia è legato strettamente all’oligarchia dominante, vuolsi clericalfascista oppur cattocomunista, è fondamentale per la gestione del “potere all’italiana”.
Possiamo essere un incrocio tra Edison e Soros: se non siamo amici degli amici il capitale non sosterrà la nostra impresa o il nostro business plan. Perchè in caso contrario la struttura feudale predeterminata verrebbe alterata ed il futuro non sarebbe più prevedibile. Così come la gerarchia reale nel paese potrebbe non rispettare più quei crismi millenari che invece ci toccano apriori.
Meglio tornare ad un’economia di sussistenza che crescere, se la crescita significa una diminuizione sensibile del potere di chi lo deteniene da sempre: ergo, ad esempio, tasse che siano strumento di depressione e di arbitrio.
Per lo stesso motivo, chè tutti siano ignoranti, piuttosto di permettere un’educazione collettiva di buon livello che raggiunga tanti, produttrice inevitabile di molesto senso critico. Il gregge potrebbe non reagire più agli stimoli visivi e sonori, nonchè ai morsi, del (cane) pastore.
E al diavolo l’economia moderna che si fonda sul know how di tutti o quasi!
Il sapere, che lo possegga un’elite controllata e pasciuta va benissimo. Ma se deve circolare libero, beh, allora no, faremo a meno anche dell’elite, nel caso (appunto il nostro).
Bene un sistema giudiziario che risolva le controversie dei ceti protetti, con gran profluvio di Satta e Carnelutti… ma giammai tribunali diffusi che consentano al cittadino (o meglio al suddito) una reale difesa contro il potente (amico degli amici): non potendosi apertamente ristabilire giurisdizioni medioevali fondate su privilegi e censo, come si fa? Semplice: le cause durino decenni, annullando in prassi quel che la teoria invece sostiene.
Quel che voglio dire in soldoni è che tutti gli aspetti della vita sociale, economica, culturale italiana patiscono le medesime meccaniche. Fomentate e moltiplicate dalla caoticità, ma in origine cinicamente e brillantemente ideate.
Se Oscar se la fida di metter mano alla testa del pesce che puzza e sfidare le teste fine di cui sopra, beh, saremo al suo fianco.
Però due parole sui poveri radicali i quali, pur con tutti i limiti di disempatia e burocratizzazione delle libertà, portano avanti questi temi da decenni, beh, Oscar, potresti pur dirle.
No?
@A.Smerieri
Sono completamente d’accordo. In particolare sul ruolo negativo di un malinteso (dai cattolici stessi) cattolicesimo. Io sono credente, ma forse dovrei definirmi “credente indignato”; non voglio dire che la comunità cattolica debba schierarsi dalla parte del mercato, semmai non dovrebbe nemmeno figurare nel dibattito: il suo campo di azione è di tutt’altra natura, ma pare che sia l’unico che ha lasciato vuoto. Essa, infatti, mentre indica come “falsi idoli” (anche giustamente, dal punto di vista spirituale) i “templi della paganità”, intanto li frequenta volentieri; mentre ammonisce i suoi figlioli, invitandoli a non farsi tentare dalle occasioni mondane, sembra far di tutto per non perdersene una.
@Abate di Thélème
Analisi condivisibile, ma conclusione contraddittoria: dopo aver giustamente criticato il sistema “feudale” degli “amici degli amici”, stona l’aspettativa finale di menzione, presentata quasi a mo’ di “strizzatina d’occhio” sullo sfondo di un malcelato “do ut des”, che è proprio il principio fondante di quanto contestato in partenza.
Amichevolmente.
@Lorenzo62
Non si trattasse dei radicali, sarei anche della tua opinione.
Ma in questo caso… cosa avrebbero da dare o da ricevere?
Più che una “strizzatina d’occhio” si tratterebbe di una logica menzione. E magari di una prospettiva, se me lo concedi.
Insomma, i simpatizzanti radicali stanno in un cul de sac.
Hanno la dirigenza che crede solo nella carta e nel “diritto”, in una nazione che col diritto si ci monda il c… e non si battono più in campo elettorale: Molti fra loro ambirebbero ad un progetto laico e libertario su cui mettere la famosa “x”.
Non dico più serenamente “progetto liberale” perchè sul mio sito ci sono polemiche sul guardaroba di Oscar Giannino, che lo qualificherebbero come dandy libertario più che liberista.
Di moda non intendendomi, attendo che risponda da sè, se ritiene, a tali questioni di lana caprina (e muliebre) :)))
http://corporeuscorpora.blogspot.it/2012/07/corporeus-corpora-e-daccordo-con-corona.html, qui appunto.
Fuor dello scherzo, non voleva essere un invito al “do ut des”, sempre che io ti abbia ben compreso. Ma un invito a riconoscere il simile e vedere se 4 gatti, abbastanza omogenei, sian meglio di 2.
Se ci dividiamo anche in radicali e liberali sai che fine facciamo?
Non è mica il parlamento del regno d’Italia…
il suo calcolo è giusto ma secondo me lei salta alla conclusione sbagliata. il formulario che presenta quadra. ma quadra anche se si va nella direzione opposta!!!
Mi spiego. secondo lei il 7,83% recuperato dall’evasione inizialemnte andava in C, aiutando il PIL. Intanto già questo non è vero, in quanto può andare anche all’estero sotto forma di movimento di capitale in chiaro (ed in tal modo non aiuta il ns PIL ma quello estero!!), ma più spesso in forma occulta. Ma poniamo pure che vada in C, come dice lei. Le dimostro che il 7,83% da lei calcolato, se dichiarato e versato non viene perso. SEMPLICE: lo stato anzichè stabilire che abbassa il debito, o chissà quale altra alchimia, ricalcola il “t” nella sua formula. CIOE’ abbassa le tassazione media, fino a compensare l’esatto valore del 7,83%. abbassa le tasse a chi già le pagava. sa cosa succede allora? che tutti hanno pagato, e tutti hanno pagato un po’ meno. in tal modo il reddito disponibile per i contribuenti onesti si alzerà. e lo sà cosa significa? che a parità di gettito totale i consumi C aumentano e tornano al valore iniziale. Secondo me C aumenta più di prima, perchè l’operaio che paga 300 euro di IRE/IRPEF in meno all’anno, di sicuro non porta i 300 euro all’estero, nè l’investe in BOT; LI SPENDE TUTTI in italia. Quindi il PIL non cambia, non scende, al massimo se cambia, sale rispetto a prima!!. Lei, solo perchè presenta una formula corretta, dimentica (e fa dimenticare a chi legge) che la quadratura della formula sottende già una scelta di politica economico-fiscale ineludibile e cioè che di quel 7,83% non sia possibile fare altro che incamerarlo nelle casse dello STATO (ladro, questo sia chiaro!!! è il mio pensiero cristallino). Si ricontrolli i calcoli senza modificare il gettito totale, giacchè, secondo teoria è possibile modificare l’imposizione di aree di contribuenti a parità di gettito totale. Vedrà che la formula quadra lo stesso. La soluzione prospettata dagli altri interventi contrari al suo può essere letta anche nel senso di NON MODIFICARE IL GETTITO TOTALE. lei mi dirà probabilmente che di sicuro il governo incamererebbe quel 7,83% (+ sovrattasse e interessi moratori e multe). Con la sempiterna sete del ns bilancio pubblico, la critica è giusta. Ma quel che i signori hanno proposto è proprio PAGARE TUTTI PER PAGARE MENO, che dal punto di vista del formulario, quadra al centesimo. Sarebbe da chiederci altro: COME POSSIAMO CONVINCERE UN GOVERNO IN ITALIA ad applicare il loro (nel senso dei politici, dei governanti) tanto acclamato principio egualitario sopra esposto? Qui viene il bello. qui è che casca l’asino, e poi, con l’ormai famosa frase: “E’ l’Europa che ce lo chiede”, in italia si fa di tutto e di più…
si promette una cosa e se ne fa un’altra opposta.
auguri a tutti noi.
ne abbiamo bisogno
@GIANCARLO
Ma infatti SE i proventi della lotta all’evasione fiscale non andassero a pagare il debito, ma a tagliare le aliquote, si avrebbe lo stesso effetto di un taglio di spesa.
Il problema è che non è così, non è MAI stato così e anche questo Governo ha dichiarato che non sarà così.
Il mio (banale, mancano tante cose) modellino era per fare capire che il debito non è diminuibile se non con vendita di asset, che però pone altri problemi: chi compra?
Se comprano degli italiani non si fa altro che spostare debito pubblico in debito privato. Dimenticandosi che è il debito privato ad aver creato tutto questo macello.
Se comprano stranieri la situazione è decisamente migliore, ma chi li convince?
Insomma: come dicevo dopo l’UE e in particolare l’Eurozona è fondata su due numeri, debito/PIL e deficit/PIL, che non hanno alcun senso.
Finché non usciamo da questa assurdità non c’è speranza.
@GIANCARLO
Cerco di spiegarmi meglio: nel modello di cui sopra, se rimodellassi le aliquote per non diminuire il debito, il rapporto debito/PIL rimarrebbe ovviamente 120%.
Purtroppo noi abbiamo firmato quella follia che si chiama “fiscal compact” che ci costringe a dimezzare il nostro rapporto debito/PIL nell’arco di 20 anni.
Questo è un atto di pura follia perché si cerca di ridurre il debito in un sistema economico basato sul debito: il risultato è sicuramente la bancarotta.
Ma vediamo quali sono le ricette (im)possibili per ridurre il debito:
– via fiscale (aumentando le tasse): stiamo già vedendo oggi che non funziona perché l’economia si avvita e non riesce più a recuperare. Grecia è già andata, la Spagna sta seguendo a ruota. La grande domanda é: cosa deve succedere prima che qualcuno si svegli e dica “hey ragazzi, questa ricetta è palesemente sbagliata”?
– aumento dell’export: questa è la mitica ricetta tedesca. Con due piccoli problemucci: 1- è ovvio che non tutti i Paesi possono basare la propria economia sull’export, altrimenti dovrebbero esportare su marte. 2- nel momento in cui baso un’economia sull’export le aziende ad un certo punto dicono: “ma se io vendo all’estero, perché tengo la sede in Italia (o in Germania)”?
– vendita di asset: significa che lo Stato deve vendere 50 miliardi di asset all’anno per 20 anni SENZA CONSIDERARE I TASSI DI INTERESSE. Quindi se i tassi fossero 0, basterebbero.
Ma anche se avessimo (e secondo me non li abbiamo) 1000 miliardi di asset da vendere, nel momento in cui li vendo faccio crollare il mercato. Questo significa che, per dirne una, mi crolla serenamente il sistema bancario, che tradizionalmente ha molti asset immobiliari, e comunque anche se tutto riuscisse ad andare in porto mi ritroverei senza alcun asset e quindi lo Stato non sarebbe più in grado di finanziarsi sui mercati che direbbero “hey ragazzo, guarda che gli asset li hai finiti. Con cosa li paghi i debiti adesso?”
Per questo, secondo me, non c’è nessunissima speranza di uscirne vivi senza cancellare il fiscal compact con un vigoroso tratto di penna e senza avere una banca centrale (la BCE non lo è, allo stato attuale delle cose).
@ Marco Tizzi
Ma quali italiani si comprano questi asset dello Stato, se non, al limite, cordate di imprenditori foraggiati dal pubblico, in un’eterna partita di giro? Noi che grandi imprenditori evoluti abbiamo?
Riva che si deve grattare la rogna Alitalia? Si può vivere sempre negli eterni anni ’80 e ’90, con le privatizzazioni stile Prodi?
Insomma sto’ benedetto PIL si alimenta con l’innovazione: se Apple fosse a Copertino (quella originale del santo che vola) e non a Cupertino allora ok, si, staremmo assai meglio.
E poi questi immobili, di cui si sostanzia anche la famosa ricchezza dei privati italiani, mica danno pane: oggi quasi lo tolgono, tra IMU e tasse su locazioni e notai e catasti.
Se non c’è circolante che valore hanno? Se i consumi calano drasticamente e le previsioni son peggiorative, le frequenze tv quanto volete che possano pagarle?
Ribadisco, penso che tutto ciò sia pensato per acquirenti di natura internazionale pronti a sostenere i loro oligarchi, i quali in contraccambio li sostengono internazionalmente in alcune sedi sensibili e soprattutto acconsentono a cedere tecnologie che il resto del mondo occidentale si tiene invece per sè.
Infine, se parliamo di tasse, il nero aumenta a vista d’occhio. Almeno nella mia esperienza diretta. Soprattutto fra quelli che prima non lo praticavano.
Un domanda ce l’avrei, sul punto. Ma i nostri tecnici sono davvero così autistici da credere che per decreto si mutino i fondamentali di un paese, nonchè la sua cultura, oppure sono con mala fede i becchini dell’Italia?
“i nostri oligarchi” – corrige
@Abate di Thélème
Guardi, sulla vendita di asset io sono d’accordo con lei, ma volenti o nolenti è l’unico modo di rispettare (forse, ma FORSE) il fiscal compact.
Il problema è che quel patto passato in sordina è la condanna a more dell’intera economia.
C’è una piccola speranza che si chiama “recessione tedesca”: appena la Germania entrerà in recessione seria partiranno gli stabilizzatori automatici e il debito pubblico esploderà.
In quel momento il fiscal compact andrà quanto meno rivisto.
Ma deve arrivare presto, perché altri 6 mesi così e l’Italia è col culo per terra.
Per quanto riguarda il nero mi sono già espresso sopra.
Scusate l’ignoranza di una neofita, ma Giannino non risponde mai ai commenti ai suoi articoli ? E allora che si scrivono a fare ?
Quanto ai punti di Fermare il declino, mi lascia perplessa il punto 10: sara’ perche’ continuo a considerare contraddittoria la frammentazione federalista con la tendenza europeista che tende alla formazione di istituzioni sovranazionali. Non sarebbe comunque male esplicitare la posizione del movimento sull’ Europa unita.
È bello e mi conforta che esistano persone, come tutte quelle che intervengono in questo spazio, e non ne escludo alcuna, che si confrontino positivamente alla ricerca del bene per il nostro Paese.
È l’opposto assoluto di quanto avviene dalla parte di Grillo, dove il delirio di distruzione e punizione prevale su ogni altra cosa.
Ho partecipato negli ultimi 4 giorni, insieme ad altre centinaia di colleghi dirigenti del commercio, dell’industria e del pubblico impiego, a #Prioritalia, e anche lì ho percepito la stessa positività e volontà di contribuire al bene comune. Tra i moderatori dell’evento anche Oscar Giannino, e Antonio Polito che ha esordito dicendo: “Qui si respira aria di Pallacorda!”.
Al di là della metafora da brividi, credo sia giunta l’ora che chi ha competenze ed esperienze le metta a disposizione del Paese. Senza una rinascita e un impegno comune il futuro nostro e dei nostri figli rischia di essere condizionato irreversibilmente da scelte irresponsabili e silenzi conniventi degli attuali interpreti, politici o tecnici che siano.
Se Giannino avesse voglia di passare dal “Manifesto” al “Programma” si potrebbe verificare quale sia il consenso, e io credo che i risultati sarebbero impressionanti.
Usiamo la “rete”, diventiamo “virali” e il coinvolgimento progressivo ci sorprenderà.
Caro Dottor Giannino,
la stimo assai, seguo da molto tempo con grande interesse la sua trasmissione “9 in punto”, apprezzo e condivido buona parte delle sue appropriate e sferzanti valutazioni e considerazioni e mi sono pertanto precipitato subito sul sito “fermare il declino” con il fermo intento di aderire.
Ma dopo aver letto il manifesto e scorso la lista dei primi sostenitori ho a malincuore rinunciato ad aderire poiché :
– fra i sostenitori iniziali ho visto troppi docenti (una casta poco stimata ed amata … più a ragione che a torto … e non da quando alcuni sono nel governo Monti !)
– mi lascia perplesso il sottaciuto collegamento con Montezemolo e Italia Futura (privi a mio giudizio di ragionevoli speranze di essere ascoltati e seguiti da una platea non esageratamente esigua e di nicchia)
Ma soprattutto non è indicato fra i 10 interventi quello a mio avviso strategico e propedeutico (anzi vettore) di buona parte dei 10 obiettivi del manifesto : GLI STATI UNITI D’EUROPA. Intendo una vera federazione o confederazione, viceversa segretamente boicottata da ormai molti decenni da buona parte dei politici e dirigenti pubblici europei ben coscienti del fatto che, in tal caso, 90% di loro dovrebbero andare a casa . Furbi e manovratori quali sono ci intortano però da decenni con convegni, trattati (persino patetico quello di Lisbona !) e proclami apparentemente filoeuropei … ma guarda caso è rimasta lettera morta persino la peraltro timidissima Costituzione Europea redatta da Giscard d’Estaing e Amato !
Una federazione europea di 8/10 Paesi dell’U.E., con un parlamento, 50 macroregioni con assemblee regionali dotate di ampi poteri, un Presidente, un Ministro della difesa, uno degli Esteri, uno della Ricerca (CERN docet) ecc. ecc. ……. demolirebbero ipso facto le colossali sovrastrutture nazionali europee senza neppur dover ricorrere a faticose spending review . Raggiungeremmo forzatamente diversi dei 10 obiettivi del vostro manifesto (ridurre debito pubblico, spesa pubblica e pressione fiscale, liberalizzare alla grande, introdurre un vero federalismo, contrastare efficacemente i conflitti d’interesse, ecc.) arrestando inoltre il declino europeo grazie a più innovazione, maggiore competitività, ecc.
Purtroppo proprio quest’ultimo fattore (il clamoroso ma sottaciuto conflitto d’interessi fra le decine di migliaia di politici e funzionari dell’U.E. ed una federazione europea) …. fa si che i politici nazionali europei “predicano bene ma razzolano male” perché il 90% perderebbe il posto e dovrebbe “andare a casa” a produrre, se ne è capace, valore aggiunto.
Premesso che considero politici e partiti entità effettivamente ed oggettivamente utili (e non più egoisti o scorretti di molti cittadini italiani) speravo che la sua proposta, caro Dottor Giannini, puntasse ad imporre dal basso ciò che i politici non vogliono….. ma ho l’impressione che i suoi compagni di viaggio portino alla creazione di un club colto e qualificato sì …. ma inefficace a livello nazionale. Peccato !
Vittorio Croci 3.8.2012
Giannino, il leghista d’annata Flavio Tosi ti ha fatto l’occhiolino. Oscar, se ci sei batti un colpo.
@vittorio
Condivido e capisco cosa intende quando esprime il senso di scoraggiamento che si prova quando insieme ad ottime iniziative si trovano anche categorie e personaggi di cui l’esperienza ci ha insegnato a diffidare. Personalmente sono approdato qui senza nemmeno l’intenzione iniziale di farlo, perché anche io come cittadino mi sento in generale “più disilluso che rinsavito”, come il personaggio di manzoniane memorie. Tuttavia ho fatto anche ulteriori considerazioni:
1) la mia esperienza personale mi ha reso diffidente verso determinati ambienti, sì, però mi ha anche dimostrato che se pure trovassi la situazione “ideale”, con tutti “ok” e nessuno “ko”, questo non garantirebbe comunque che il risultato finale sia quello che ci si aspetterebbe, per il semplice motivo che quello che conta non è esprimere (pur in modo impeccabile) di voler fare le cose “giuste” con le persone “giuste”, ma dimostrare che si è pronti a fare, concretamente, con l’unione di più volontà convergenti. E questo è quello che (personalmente) ho riscontrato qui, a differenza di altri ambiti, pur nobilissimi, nei quali però i migliori personaggi e le migliori idee non danno luogo ad alcuna iniziativa di sorta.
2) Quanto appena esposto, trova la sua ratio soprattutto nella consapevolezza della situazione in cui si trova l’Italia in questo momento: non una semplice crisi dovuta ad un temporaneo rallentamento dell’economia, ma piuttosto uno stato limite che se non risolto porrebbe una seria ipoteca non solo sul nostro futuro nazionale, ma anche sulla moneta unica, che a sua volta trascinerebbe con sé la dissoluzione dell’intera Comunità Europea, compresa la prospettiva degli Stati Uniti d’Europa. Idea, quest’ultima che piace anche a me e condivido la Sua analisi sui boicottaggi che da vari attori e per vari motivi, tale progetto ha subito sin dai tempi di De Gasperi, Schuman ed Eisenhower. Inoltre, uno dei punti critici dell’Europa monetaria attuale è costituito proprio dalla mancanza di un vero governo comunitario centrale, che doveva essere, a rigore, il legittimo destinatario di quella parte di sovranità ceduta dai paesi membri ed invece assegnata ad enti sulla cui legittimazione in tale ambito si pongono, infatti, legittime (ed autorevoli) perplessità.
Ma proprio alla luce di tutto ciò (e concordo con Lei), appare ancor più evidente la necessità ormai ineludibile di provvedere d’urgenza ad invertire la rotta e scongiurare il pericolo che a forza di proseguire in questo declino, si finisca nel baratro. Orbene, pur non essendo un economista, mi sono reso conto, anche da quanto recepisco intorno a me, tra lavoratori, commercianti, piccoli imprenditori, disoccupati, che le cose più urgenti da fare sono effettivamente quelle elencate nella proposta di “Fermare il declino”. Naturalmente mancano tante altre cose, ma se prima non si chiudono le falle che stanno facendo affondare la nave, è inutile discutere sulla stoffa delle vele, tra chi le vuole gialle e chi le vuole blu. Rischieremmo, allora sì, di diventare l’ennesima scatola vuota, all’italiana, tanto idealmente perfetta, quanto praticamente inconcludente. Ovvero: ancora la stessa “politica italiana” degli ultimi sei o sette lustri. Ma rispetto la Sua scelta, sempre legittima, e La ringrazio comunque di aver esposto la questione.
Saluti.
(04-08-2012)
@ Fulvio Orselli
La situazione del movimento 5 stelle è paradossale… meriterebbe una specifica discussione. Ho fatto un giro tra le loro fila e ne ho ricavato una singolare sensazione. C’è qualcosa che non torna. Molto spesso c’è da costatare l’assoluta buona fede dei grillini e questo di per sè è un fatto positivo, considerato l’andazzo del “bel paese”.
Certo se passiamo all’esame delle proposte… :O
Consiglio anch’io un libro, anzi due: il primo è dell’economista Giuseppe Toniolo, titola “La genesi storica dell’odierna crisi sociale ed economica, data 1893, lo potete scaricare a gratis dal sito web http://www.totustuus.it. Vi si può facilmente evincere che le cause della crisi odierna risalgono non a vent’anni fa, come dice Giannino, ma a ben più di 120 anni fa. E di chi è la colpa?!? …. Meglio che passo La parola al Toniolo: “Quanto poi al contenuto filosofico, è ormai assodato che il socialismo è un sistema dottrinale, attraverso gli anelli di una lunga catena, figliato dal liberalismo. Come si potrebbe lasciar credere che giovi avvicinarsi a quello per meglio atterrar questo? …. politicamente il liberalismo esprime affrancazione dell’individuo, la più completa e sconfinata, ma pure dovunque esso tende a deprimere l’autorità delle famiglie; le associazioni spontanee consente ed anco favoreggia, ma rimane ognora riluttante a riconoscere la loro costituzione permanente in forma di enti giuridici; le autonomie locali vengono affermate negli statuti, ma fondate sopra aggregazioni artificiali, non radicate nella costituzione naturale storica; le rappresentanze popolari sono chiamate al governo, ma non rispondenti alla gerarchia delle varie classi, organo di trasmissione al potere più che dei bisogni collettivi sociali, della volontà smodata delle maggioranze, componendo nell’insieme un assetto politico diretto, più che ad avvalorare la libertà, a preparare l’eguaglianza livellatrice”. Da una parte è fanciullesca la proposta di Giannino, che vorrebbe “cambiare in blocco” la classe politica. Questi sono discorsi da bar. Ho letto il decalogo delle proposte. E’ proprio l’approccio ad essere sbagliato. Non si è mai fatto un partito sulla base di un elenco di cose da fare, i partiti sono sempre nati su un’idea. Un’idea precisa di persona e di società. D’altra parte, la proposta di Giannino è anche mistificante, quando dice di voler “mettere al centro la persona”. Non è possibile essere liberali e fautori della sussidiarietà al tempo stesso. Questa la grande mistificazione liberale smascherata dal Toniolo. Il primato sociale o è del capitale finanziario, come adesso nei regimi liberal-socialisti come in Italia, o, se deve essere della persona, ci vuole la sussidiarietà, ancora (quasi) tutta da conquistare (grazie Formigoni!). In proposito, consiglio il secondo libro: “La società partecipativa” di Pier Luigi Zampetti (Dino, 1982). Questo, mi sa che farete un po’ di fatica a trovarlo…
@pier luigi tossani
“Non è possibile essere liberali e fautori della sussidiarietà al tempo stesso”
Dal momento che Lei ha citato un esponente illustre della cultura politica cattolica, occorre dire che quel che non era possibile secondo Toniolo lo è stato per Don Sturzo. La Dc per quattro-cinque anni (forse dieci) lo ha fatto.
Poi la resa icondizionata ai pessimi democristiani del Sud.
@Abate di Thélème
Lei ha ragione da vendere sulle contraddizioni del M5S.
Ma se ad un certo punto l’alternativa diventa “Muoia Sansone…” allora toccherà prenderlo in seria considerazione. Gli Italiani hanno sviluppato sufficienti anticorpi. Nessuno si farà più incantare dalle chiacchiere, o da una mano di vernice alla facciata.
@ Giuseppe 1
Concordo, non per nulla sono andato a vedere… eppure eppure i conti non mi tornano. Non si tratta solo di populismo o di critiche feroci fini a sè stesse, ma anche di proposte surreali ed infantili. Si tratta che ho la strana sensazione che, di nuovo, si perseguano scopi taciuti, sconosciuti alla base ed anche ai rappresentanti locali. Ho la sensazione che il movimento 5 stelle sia la valvola di sfogo approntata di fronte al montare impetuoso del dissenso, per poterlo guidare e non lasciare finisca in mani liberali, radicali, capaci davvero di farne qualcosa… ma, ripeto, è solo una mia sensazione. E la buona fede di tanti non è nemmeno in discussione.
@ Pier Luigi Tossani, @tutti
Qui dovrebbe rispondere Oscar Giannino e davvero lo invito a farlo in questa discussione. Anzi proporrei a tutti i presenti di affiancarmi nella richiesta: Il motivo è ovvio, spero lo vedano tutti.
Nel frattempo mi azzardo solo a domandarle ciò:
Ma davvero lei vede l’Italia come una nazione liberal-socialista??? E che i nostri guai derivino dall’eccessiva affermazione dell’individuo, a scapito della famiglia e delle istituzioni?
Pensi un pò, l’avevo sempre ritenuta cattocomunista o clericalfascista, quest’Italia… quanto mi son sbagliato…
Egregio e rispettabilissimo Dottor Giannino,
ringrazio, apprezzo la sua risposta e la sua determinazione ; le auguro francamente che la maggior parte dei i suoi compagni di viaggio le assomiglino in professionalità e positività ma, come può osservare dal seguente scambio avuto su Agoravox ccon uno ddei suoi presunti compagni, le mie perplessità al riguardo non paiono fuori luogo.
Tanti sinceri auguri per la sua inziativa
Vittorio Croci
Commento senza nome alla mia lettera a lei :
Non aderire solo perché ci sono certe persone è alquanto infantile. Il manifesto peraltro è redatto da 7 persone, tra le quali Giannino, i 250 hanno sottoscritto successivamente, per cui i primi 7 promotori non sapevano neanche chi avrebbe sottoscritto il manifesto. Oltretutto tra i 250 compaiono persone di tutte le tendenze, accomunate solo da un certo (sacrosanto) anti-statalismo. Per quanto riguarda l’Europa. I 7 promotori (Giannino vale quindi per 1/7, cioè per meno del 15%, quindi smettiamola di chiamarlo il manifesto di Giannino) hanni inteso rimanere sul generico poiché possono aderire sia “euro-fanatici” e sia “euro-scettici”, se fossero scesi nel merito avrebbero escluso una delle due categorie.
Mia risposta firmata del 7.8 a detto commento :
Non uso definire “infantile” neppure chi scambia fischi per fiaschi rimproverandomi di “non aderire solo perché ci sono certe persone” quando ho invece scritto e sottolineato che non ho aderito soprattutto perché Gli Stati Uniti d’Europa non sono indicati fra i 10 obiettivi (affatto generici visto che al punto 4-liberalizzazioni si trova spazio per includere l’abolizione del canone RAI e del tetto pubblicitario !).
La sua palese irritazione circa il fatto che ci si riferisca a Giannino (ma, lei ci dice,”vale solo per 1/7, cioè meno del 15%” ) consente di immaginare che lei sia uno degli altri “7 promotori …. hanno inteso rimanere sul generico per far aderire sia euro-fanatici sia euroscettici … se fossero scesi nel merito avrebbero escluso una delle due categorie” e sia pertanto in grado di dare un’interpretazione autentica al silenzio del manifesto a proposito degli Stati Uniti d’Europa.
Grazie alle sue precisazioni sono più certo di prima di non voler aderire ad un movimento che, per calcolo “elettorale” (?), non dice chiaro e tondo se è a favore o contro un obiettivo fatidico (nei due casi) per il futuro dei nostri figli e nipoti.
Spero non le dispiaccia se confermo peraltro la mia grande stima per il Dr. Giannino pur non avendo il piacere di conoscerlo personalmente
Mi sembra impossibile che si possa Pensare di avere un Futuro continuando a Distruggere la nostra Economia, oramai siamo una Societa’ allo Sbando, non abbiamo piu’ regole certe per un Vivere Sociale Equo . Tutto il Legale in Italia è diventato non Produttivo, stiamo creando un sistema Fuorilegge, dove tutti approfittano infischiandosi delle leggi solo per il Proprio Profitto, dilaga il lavoro Nero, il Commercio Abusivo,la Speculazione, le Frodi, la mancanza delle Leggi Applicate ci rendono una Nazione dell’Assurdo,siamo una Societa’ dove tutti Pretendono dei Diritti che in realta’ non Esistono, la speranza che ci resta è che realmente esistano i Miracoli, speriamo che un Miracolo tocchi anche a noi…
Caro Oscar Giannino,
ho aderito all’iniziativa “fermare il declino”.
Suggerisco un link al sito http://www.freetochoose.com dove sono disponibili tutte le puntate della serie televisiva di Milton Friedman. Sarebbero un mezzo divulgativo eccezionale ed incredibilmente attuale, anche se realizzato più di 30 anni fa. Non so se siano mai state trasmesse in Italia sottotitolate o doppiate. Mio padre aveva a sua volta acquistato il libro in italiano “Liberi di scegliere” (edizione Longanesi & C 1981, traduzione di Giuseppe Barile). Se ci fosse bisogno di lavorare alla traduzione/sottotitoli sarei lieto di prestare il mio aiuto/competenze a titolo gratuito.
Un saluto,
Giovanni Chiampesan
P.S. Avevo già inviato qualche mese fa un’email riguardante “Free to Choose” a Luigi Zingales dopo aver letto il suo libro “Salvare il Capitalismo dai Capitalisti”
Stavo aderendo e devolvendo dei soldi all’iniziativa “fermare il declino”… quando o visto che fra i primi firmatari era presente il nome di “chicco testa”, ho immediatamente deciso di non versare niente e non aderire all’iniziativa.
cordialmente
Credo proprio che la tua lista meriti di entrare in parlamento. Quindi ho deciso di votarti sia per le elezioni nazionali che quelle regionali.