Expo: nessun bicchier d’acqua è gratis
È di pochi giorni fa la notizia che nei padiglioni dell’Expo di Milano, che aprirà i battenti fra pochi mesi, sarà fornita acqua “gratuita” per tutta la durata dell’evento grazie alle case dell’acqua, cioè impianti che distribuiscono acqua proveniente dall’acquedotto tramite appositi erogatori, con in aggiunta la possibilità di refrigerarla o renderla frizzante. In pratica, fontanelle 2.0 che distribuiscono acqua gratuita con consumi di plastica ed emissioni di Co2 ridotte a zero.
Apparentemente, tutto bellissimo. E tuttavia, come spesso accade, il diavolo sta nei dettagli. Come qualunque persona di buon senso può immaginare, 32 impianti che pompano acqua microfiltrata in mezzo alla pianura padana non possono essere “gratis”: qualcuno che paga c’è sempre. In questo caso, il costo è di circa 850.000 Euro (IVA esclusa) per la realizzazione e fornitura degli impianti. A realizzarli e gestirli sarà la CAP Holding S.p.A., il colosso pubblico dell’acqua di Milano e hinterland, partecipato dagli enti locali della zona. Chi paga le case dell’acqua, pertanto, siamo tutti noi.
Il messaggio che trapela dal ricorso alle case dell’acqua, secondo cui queste sarebbero preferibili sotto ogni punto di vista all’acqua in bottiglia, è ingannevole. Non solo perché l’acqua che sgorga dagli erogatori non è gratis, ma anche in quanto l’acqua distribuita, diversamente dal messaggio con cui la si presenta, non è alternativa a quella in bottiglia. Un messaggio, quest’ultimo, ribadito anche per le case dell’acqua dell’Expo, ad esempio nell’articolo sul Corriere della Sera ed. Milano del 12 febbraio scorso, e sulla cui attendibilità si rinvia a due paper dell’Istituto Bruno Leoni di Serena Sileoni prima e di Luciano Capone poi.
Quanto alla gratuità, forse lo sarà per quei forestieri che verranno a visitare l’Expo, ma non certo per la collettività lombarda, la quale non ha certo scelto di offrire l’acqua ai milioni di visitatori attesi per Expo. Perché tutti i contribuenti dei comuni che partecipano a Cap Holding e che non hanno intenzione di andare a visitare i padiglioni di Expo dovrebbe pagare quel servizio?
Insomma, gli obiettivi sottesi all’installazione delle case dell’acqua in Expo potrebbero anche essere meritevoli. In concreto, però, non pare trattarsi di un servizio pubblico fornito alla collettività ed è pertanto discriminatorio farlo pagare a tutti i cittadini; viceversa, sarebbe stato più corretto addebitare il prezzo al costo del biglietto dell’esposizione. Presentare l’acqua come equivalente a quella in bottiglia eccetto che per la modalità di erogazione, inoltre, è fuorviante. E mostrare entusiasmo, di fronte a tutto ciò, non è propriamente facile come bere un bicchier d’acqua.
Twitter: @glmannheimer
Il beneficio in termini di riduzione della plastica è indiscutibile. E non è poco. Cosi come non è discutibile il beneficio in termini sociali, e non mi riferisco sono alle chiacchiere che si possono fare mentre si è in coda per prendere l’acqua 😉 Per andare un po’ a fondo, ho fatto analizzare tempo fa l’acqua del nostro rubinetto in redazione (Castelli Romani) e quella della Casa dell’Acqua, ed era decisamente migliore quella della “fontana”. Dal punto di vista dei cittadini, 5 cent per 1 litro e mezzo di acqua è un bel guadagno per bere acqua buona invece di comprarla al supermercato. Potete spiegarmi come i cittadini pagano le case dell’acqua? Nell’IMU, Tarsi, Tari e via discorrendo, nella bolletta del consumo domestico…? E quanto la pagano?
Gentile Paola, se le case dell’acqua fossero (e fossero pubblicizzate come) un servizio posto in concorrenza con tutti gli altri servizi di offerta d’acqua, in Expo e in generale, non ci sarebbero problemi: a quel punto, i consumatori sarebbero liberi di scegliere tra quel servizio (perché pensano che usufruendone potrebbero ridurre l’uso di plastica, avere altri benefici in termini sociali, risparmiare o per qualunque altra ragione) e tutti gli altri. E andrebbe benissimo.
Tuttavia, il punto è un altro: le case dell’acqua in Expo vengono pagate da una società interamente pubblica (Cap Holding), pertanto almeno parzialmente o ab origine coi nostri soldi. E tuttavia, il servizio offerto non va a beneficio della collettività, ma esclusivamente dei visitatori di Expo. Per quanto riguarda la spesa pubblica dedicata alla costruzione e gestione delle case d’acqua, rimando ai due paper già citati nel post.
Grazie del commento e buona domenica,
Giacomo
Non fosse altro che per la scomparsa delle bottiglie di plastica “usa e getta”, il futuro non puo essere che quello di tornare ad erogare acqua buona dall’acquedotto comunale.
Riguardo alla libera scelta dei cittadini,non mi risulta che i cittadini abbiano “scelto” le bottiglie in plastica e una pessima acqua dalla cannella di casa.
Se qualcuno vuol continuare ad acquistare le bottiglie in plastica, lo faccia, ma non cominciamo a dire che non dovrebbe pagare l’acqua pubblica, perchè è la classica “minchiata” liberista.
Cordialmente.
Egregio Roberto, il punto è che l’acqua erogata dalle case dell’acqua di Expo NON è acqua pubblica, cioè non corrisponde a quel servizio universale minimo che deve essere garantito a tutti i cittadini. E per una semplicissima ragione: perché, appunto, non viene garantito ai cittadini, bensì solo ai visitatori di Expo.
Non mi meraviglio più di quanta gente sia feliccissima di farsi fregare solo perchè un prodotto è venduto come “pubblico” senza minimamente indagare “Quid prodest” Un mio amico stima moltissimo il suo titolare perchè è un comunista ! Se Marchionne dicesse di essere comunista senza cambiare una virgola di quello che fa avrebbe la stima di tutti invece che insulti nonostante dimostri di aver successo. Sono temente indottrinati che se la prendono con la bottiglia di plastica. In tutti i paesi dove queste zucche vuote sono la minoranza le bottiglie di plastica e i vuoti in genere sono gestiti in compra vendi e nessuno si sogna di buttarle per strada “soldi” come probabilmente fanno loro stessi per pigrizia e ignoranza.
All’interno di siffatta sparata sarebbe meglio scrivere (correttamente) “Cui prodest” !
Mi stupisco nel leggere certe cose … riusciamo sempre a non considerare positivo e sano qualsiasi cosa. Da quello che dice è vero che l’acqua non è “gratis” ma lei è a conoscenza di quanta plastica si risparmia? Ha presente, o è conoscenza del fatto che ogni volta che si compra una bottiglia di plastica di acqua naturale e frizzante Lei paga solo e solamente il costo della plastica e non quello dell’acqua? Forse prima di dire certe cose bisognerebbe informarsi bene guardando tutti i lati della medaglia e tutte le sfaccettature non solo quello che al momento fa comodo.
Se tanto mi dà tanto allora Lei considera anche EXPO una perdita di tempo e soldi e non un’opportunità per mostrare al mondo quello di cui è capace l’Italia …