25
Nov
2009

Evasori senza figli

Si potrebbe persino pensare – il sospetto che i potenti la sappiano lunga notoriamente conforta – che dietro il dollaro debole ci sia un piano dell’Amministrazione: tenere il dollaro basso fino alle elezioni di mid-term del 2010, in modo da fare ripartire il settore manifatturiero per ridurre la disoccupazione.

Ci permettiamo di dissentire: il dollaro debole come strumento di rilancio dell’economia reale poteva funzionare con un’economia non globale a cambi fluttuanti, non oggi. Immaginiamo due fabbriche di scarpe, una in Cina e una negli Stati Uniti: se il dollaro cede, le scarpe cinesi non vengono più comprate mentre quelle americane sono vendute in gran numero, con la maggior domanda di scarpe che fa aumentare l’occupazione. Ora immaginiamo che la fabbrica di scarpe sia solo in Cina. La svalutazione del dollaro non ha alcun effetto immediato sulla produzione e l’occupazione statunitense, mentre (forse) cadrebbero la produzione e l’occupazione in Cina, sempre che il yuan fluttuasse, e non fosse, come è, scambiato con un parità prederminata. Si potrebbe forse registrare un effetto positivo ma nel lungo termine, quando, dopo anni di dollaro debole, e dopo che ci si convince che il dollaro resterà debole e il yuan libero di fluttuare, si riaprono le fabbriche di scarpe negli Stati Uniti.

Non si capisce perciò perché mai l’Amministrazione dovrebbe sposare la politica del dollaro debole se come risultato finale si hanno delle attività finanziarie meno attraenti (chi investe in dollari rischia di perdere sul cambio), e non si rilancia l’economia reale. Si ha però chi guadagna comprando oro e materie prime, che salgono con il dollaro debole, e si ha anche una borsa in ascesa; guadagnare grazie alla propria moneta debole è però a ben guardare un modo di investire da «terzo mondo».

Una volta in Italia si attendeva con malcelato entusiasmo l’effetto positivo sui portafogli della svalutazione della lira. Le azioni e le obbligazioni estere salivano subito in lire, e, dopo la svalutazione, la borsa italiana ripartiva velocemente con la motivazione che tosto sarebbe riapparsa la ripresa. Peccato che i rendimenti dei BoT, CcT e BTp fossero così alti – e lo erano perché scontavano l’aspettativa di svalutazione – da produrre una crescita del debito pubblico che è diventata un grazioso regalo per le generazioni che verranno. Nel breve termine, il meccanismo era attraente: si avevano alti rendimenti sulle obbligazioni, e ogni tanto si guadagnava con le azioni anche molto grazie al cambio e ai suoi effetti. Nel lungo termine, il meccanismo era attraente solo per chi non doveva pagare le imposte sulle manovre straordinarie di correzione e per chi non aveva figli, che avrebbero pagato più imposte e ricevuto meno servizi pubblici. Detto con una battuta: il mercato finanziario da «terzo mondo» funziona per gli evasori senza figli. Grazie all’euro, questo meccanismo non c’è più.

I paesi che hanno impiegato le proprie riserve in dollari dovrebbero volere un dollaro forte o, almeno, non cedente. Questi paesi si stanno convincendo che alla fine perderanno sul cambio e dunque si muovono alla ricerca di una soluzione. Essi contribuiscono a creare il clima che indebolisce il dollaro. L’Amministrazione statunitense, che deve vendere un debito pubblico crescente all’interno ed all’estero, dovrebbe volere un dollaro forte, o, almeno non cedente. L’Amministrazione potrebbe però essere al contempo tentata dall’idea del rilancio trainato sia dalla svalutazione sia dal debito pubblico – alla stregua di un governo italiano degli anni settanta e (ma già meno) ottanta.

 

3 Responses

  1. eonia

    Credo che la questione del dollaro debole non soddisfa la doppia ipotesi del collocamento del debito e della ripresa dei mercati azionari. Soddisfa solo la ricostruzione della riserva bancaria e degli utili conseguiti attraverso tutti i mercati (azionario – obbligazionario – valutario) da portare a riserva.
    Più volte l’amministrazione ha speculato ed ha permesso di speculare ferocemente sulle materie prime come se il giorno dopo dovessero scomparire.
    Con la deflazione in corso meglio speculare sull’oro cartaceo che sul greggio. L’uno è costruito sul tavolino senza sostanza alle spalle mentre l’altro necessità di ingenti investimenti per essere estratto.
    Inoltre permette il pagamento svalutato di quelli che furono gli obblighi di AIG e Lehman il giro per il mondo, mentre aiuta la raccolta di denaro per i nuovi collocamenti di debiti societari.
    In poche parole una funzione vitale per l’economia l’assolverebbe la debolezza del dollaro.
    Quella di rendere il paese finanziariamente più forte.
    D’altra parte in questa fase acuta della crisi, che ha risolto solo la questione della liquidità, il dollaro ha tutto l’interesse d’indebolirsi data la sua posizione di riserva valutaria globale, difficilmente scansabile nel medio periodo.

  2. Piero

    risposta semplicissima: il dollaro debole (ed il suo gemello attuale della bolla moetaria Feddiana.. ed il suo prossimo nipotino chiamato Iperinflazione) serve proprio x svalutare il debito estero degli Usa.. ovvero farlo pagare ai creditori.. ovvero farlo pagare alla Cina.. il Dollarone si sta svalutando costantemente da 10 anni.. e nel 2010 varrà 1,6.. e nel 2011 varrà 1,7.. eccetera eccetera.. ma allora xrchè la Cina non si ribella ? semplice anche questo: accetta le perdite in delta cambio per poter poi esercitare pressioni politico/strategiche sul piano internazionale ogni volta che gli Usa proveranno a far la voce grossa su qualcosa (diritti umani, materie prime, aree di influenza geopolitica, ecc.)…

  3. LucaF.

    Concordo con Piero anche se ritengo non da buttare il discorso di Eonia se lo consideriamo come una possibile spiegazione della logica oggi in vigore da parte della banca centrale krugmaniana. 🙂
    Saluti da LucaF.

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