16
Lug
2013

Europa unita contro la trasparenza nei servizi idrici: affossata la direttiva sulla Concessioni

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Nicola Saporiti.

La Commissione Europea ha effettuato una spiacevole inversione di marcia per quanto riguarda la Direttiva sulle Concessioni dei servizi pubblici, il cui obiettivo è consolidare il quadro legale dei servizi pubblici esternalizzati, assicurare omogeneità di trattamento nei vari paesi Europei e garantire la trasparenza in un eventuale processo di affidamento, nel caso in cui la particolare autorità pubblica decida di affidare il servizio in concessione.

Il 21 giugno il francese Michel Barnier, Commissario Europeo per il mercato interno ed i servizi, ha rilasciato una dichiarazione nella quale prende atto e condivide la preoccupazione dei 1,5 milioni di cittadini europei firmatari dell’iniziativa Right2Water contro la Direttiva che avrebbe potuto incoraggiare la privatizzazione dei servizi idrici.  Nella speranza di rassicurare i cittadini e spianare la strada per un accordo consensuale, ha quindi dichiarato che avrebbe escluso i servizi idrici dall’applicazione di tale Direttiva.

Peccato però che la Direttiva sulle Concessioni non sia stata affatto pensata per privatizzare acquedotti, ma anzi riafferma l’assoluta libertà delle autorità pubbliche di scegliere liberamente la modalità di prestazione del servizio.

Peccato inoltre che, per rassicurare gli 1,5 milioni di firmatari dell’iniziativa anti-privatizzazione, si rinunci ora ad assicurare trasparenza ed omogeneità nell’affidamento della gestione dei servizi idrici.

Secondo la Global Water Intelligence, questo risultato sarebbe il frutto di una forte attività di lobbying politica esercitata dalle municipalizzate tedesche, in aggiunta alle pressioni dei movimenti per l’acqua pubblica.  Infatti, anche se la Germania gode di servizi idrici di alta qualità, altrettanto non si può dire dell’efficienza del servizio: purtroppo, un confronto tra le prestazioni operative non è possibile, poiché il sistema di benchmarking delle municipalizzate tedesche è inaccessibile al pubblico. Il raffronto tra vari paesi europei (presentato qui sotto) evidenzia comunque tariffe dell’acqua troppo elevate da essere giustificabili con il maggior costo della vita oltr’alpe. Gli attuali gestori si sentirebbero quindi minacciati da uno scenario in cui l’assegnamento delle concessioni dovesse avvenire in maniera trasparente in base a gare, pertanto avrebbero contribuito ad affossare la Direttiva.

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Figura 1:  tariffe medie (US$/m3) – fonte Global water Intelligence.

Quella che il movimento Right2Water ritiene la prima grande vittoria politica, rappresenta un’ennesima delusione per chi ritiene che i servizi idrici potrebbero beneficiare di un maggiore livello di concorrenza nell’assegnazione delle concessioni. Una vera e propria sconfitta per una maggiore efficienza del servizio.

Sembra dunque che l’efficientamento dei prestatori di servizi idrici tedeschi potrà avvenire esclusivamente ad opera di iniziative volontarie da parte delle municipalizzate e dei loro mandanti politici.  Per quanto riguarda il miglioramento delle prestazioni degli operatori italiani, potremo fare affidamento solo alle pressioni di un’agenzia regolatoria, osteggiata però dai movimenti per l’acqua pubblica.

Non c’è di che ben sperare.

12 Responses

  1. Tina

    L’acqua resta pubblica anche x la Commissione Europea. In tutto il mondo vi sono ripensamenti sulla privatizzazione del servizio idrico. La Francia, ad esempio, nonostante siano francesi importanti multinazionali dell’acqua. In Spagna la privatizzazione è stata bloccata. In Svizzera è stata votata una legge che impedisce l’appropriazione delle acque pubbliche. In USA le municipalità si tengono ben stretti i servizi idrici. Magari appoggiano le privatizzazioni in giro x il mondo, ma a casa loro non l’hanno fatto. La Bolivia, Ecuador, Uruguay hanno cambiato la Costituzione stabilendo l’acqua un bene primario e non può essere toccata. l’Argentina ha cacciato dal paese tutte le multinazionali dell’acqua. il Brasile sta discutendo.
    In Italia i referendum hanno riaffermato la volontà dei cittadini di mantenere l’acqua un bene pubblico. Un’ ulteriore sconfitta delle politiche liberiste. Un grande risultato.

  2. gianfranco

    i miei nonni abitavano in un piccolo vecchio quartiere a mezza collina (antiche case del ‘700) a circa 300 metri dalla strada principale .
    il quartiere era senza servizi ed ovviamente privo di acqua corrente
    mio zio decise di farsi promotore di una richiesta al comune per avere le condutture dell’acqua
    gli altri vicini ovviamente risero e rifiutarono dicendo che le loro donne potevano andare alla fontanella pubblica e che in fondo 300 metri a piedi portandosi un secchio era anche salutare
    il comune naturalmente non aveva soldi e quindi niente
    mio zio decise di fare da solo: non le racconto le difficolta burocratiche i tempi i bolli ed i timbri necessari per le autorizzazioni, le tasse ed i versamenti vari.
    finalmente pote’ cominciare gli scavi (a mano con il piccone ed il badile) : i vicini che ironizzavano e di tanto in tanto facevano qualche dispetto riempendo lo scavo gia fatto, aiuto ovviamente niente se si esclude il consiglio di lasciar perdere.
    finito lo scavo, posate le tubature ( tutte a spese di mio zio naturalmente) e fatto l’allacciamento all’acquedotto comunale, finalmente mia nonna poteva avere l’acqua corrente in casa.
    apriti cielo!
    improvvisamente l’acqua e’ diventata un bene indispensabile e pubblico: i vicini che fino a qualche giorno prima ridevano ed ironizzavano improvvisamente hanno scoperto che l’acqua e’ un bene pubblico e quindi il loro diritto ad averla e pretendevano l’allacciamento ovviamente gratuito ai tubi comperati posati ed allacciati da mio zio.
    gentile signora tina, lei assomiglia a quella signora che qualche tempo fa scriveva al corrierone lamentando che le ciliegie sugli alberi crescevano gratuitamente e che quindi non capiva perche il fruttivendolo pretendesse dei soldi per dargliele.
    saluti a lei ed ai suoi compagni (anche quelli che hanno votato al referendum senza neanche capire cosa votavano)

    PS la storia e’ vera, risale agli anni 50 e non e’ in una regione del terzo mondo, ma italia del nord

  3. Nico

    Rispondo brevemente a Tina:
    > Non e’ vero che in tutto il mondo vi sono ripensamenti sull’affidamento a societa’ private della fornitura del servizio idrico: piuttosto si osserva una crescente divergenza tra gli indicatori di qualita’ (in miglioramento) dei paesi in cui il servizio viene fornito anche grazie a capitali e gestori privati, e quelli (in declino o stazionari) in cui i servizi idrici vengono gelosamente custoditi da amministratori pubblici.
    > Gli indicatori di copertura del servizio di acqua potabile in Bolivia, Ecuador e Uruguay sono drammatici, con poche prospettive di miglioramento.
    > In Francia e’ troppo presto per esprimere un giudizio: i precedenti gestori privati lasciano infrastrutture in ottime condizioni. Ci vorranno molti anni per valutare l’operato della nuova gestione pubblica.
    > In Brasile, sotto Lula, proprio grazie ad operatori privati sono stati fatti grandissimi investimenti che hanno migliorato notevolmente il livello di qualita’ di servizio e copertura.

    L’Italia e’ oberata da un debito pubblico di oltre 2,000,000,000,000 Euro. Temo che non sara’ facile per il Governo trovare le risorse pubbliche necessarie per i necessari investimenti in reti e depuratori … Ma forse sottostimo la fantasia e creativita’ dei nostri Governanti di destra, centro e sinitra: e’ sempre possibile aumentare le accise sulla benzina, i ticket sulla sanita’, IMU, TARSU, bolli sui conti correnti, IVA, ecc.

  4. ALESSIO DI MICHELE

    @ Tina: complimenti ! Le sue idee sono poche, ma, in compenso, confuse:

    1) “tutti i popoli hanno votato che, …”: beh nell’ Africa nera tutti sono a favore dell’ escissione, nei paesi mussulmani tutti sono a favore di una posizione sotto bestiale delle donne, in Corea del Nord il popolo è d’ accordo a mandare in galera i dissidenti: che aspettiamo ad adottare o perlomeno a giustificare tutto ciò ? Preferisco Mussolini: almeno lui era più sintetico, quando diceva “il numero è potenza”.
    2) l’ acqua è pubblica ? Cerrrrto, quindi:
    a) muniamoci di grossi secchi per andarla a prendere alla fonte, e facciamo avanti ed indietro con la macchina per
    rifornircene;
    b) muniamoci di grossi secchi per andare a scaricare le nostre cacche/pipì/scarichi della lavatrice, … al pubblico depuratore;
    c) SOPRATTUTTO: non ci confondiamo ad usare un tipo di secchio al posto dell’ altro.
    3) Delle 2 l’ una: o lei è a favore della lottizzazione ad opera dei politici ANCHE del ciclo dell’ acqua: liberissima, ma allora ha sbagliato blog, oppure è contraria, che so, ai cognati di Alemanno dentro l’ ACEA: ma allora, difendendo lei l’ acqua pubblica, le posso chiedere: che le ha fatto la LOGICA ? Le ha prodotto un trauma infantile ? Se sì trovi il modo di superarlo.

  5. Tina

    @Tutti
    Acqua, istruzione, assistenza sanitaria e pensioni sono diritti -ripeto diritti – di tutti i cittadini che solo la gestione pubblica può assicurare in modo “universale”. Della gestione pubblica di tali servizi si può dire ciò che si dice della democrazia; il peggiore dei sistemi ad eccezione di tutti gli altri. Il finanziamento proviene .e deve continuare a provenire- dalla progressività fiscale (cioè contribuiscono tutti i cittadini con maggiore aggravio x i più ricchi e fortunati). Dopo 30 anni di disastrose politiche neoliberiste che hanno aumentato in modo esponenziale le diseguaglianze economiche/sociali in tutto il mondo proporre una robusta patrimoniale non è un tabù. Il solo pensiero di tassare grandi capitali e patrimoni scatena l’alto laio di upper classes e nababbi milionari di tutto il mondo? Bhè ce ne faremo una ragione!

  6. ALESSIO DI MICHELE

    Appunto: acqua, istruzione, assistenza sanitaria, ….: e perchè non previdenza, anti-blastici, elettricità, magliette di cotone ? Sono fondamentali pure essi, giusto ? Ed un po’ di svago, no ? Ed allora statalizziamo anche i cinema, Topolino, ed i luna-park, perchè solo la fiscalità generale, cioè tutti, li possono finanziare, non sia mai che li PAGANO, non finanziano, coloro e solo coloro che li USANO. Facciamo così: se lei ci dà il suo indirizzo a Pyongyang noi la chiamiamo per farci indicare cosa va finanziato dalla fiscalità generale progressiva blah blah e cosa si può far fare al privato. Distinti saluti irizzati.

  7. ario

    signora tina, ma quale politiche liberiste, qui si sono fatte politiche stataliste, che l’unione sovietica al confronto era una liberare, li almeno dottori operai prof, prendevano lo stesso stipendio, qui produciamo sapientoni posti fissi rai municipalizzate ‘diritti acquisiti’ per loro. Saluti

  8. Renata d'Agostino

    Renata

    Noi paghiamo le tasse che servirebbero per gestire servizi e invece vengono utilizzate per mantenere un carrozzone sprecone e scialacquone!

  9. Tina

    @Alessio
    Il diritto al riposo è un’antica conquista del movimento operaio. L’idea rivoluzionaria (oggi senso comune) delle 8 ore. 8 ore x lavorare, 8 ore x vivere e 8 ore x riposare. Nel 900 il capitale scopre l’immenso business legato al tempo libero e alle attività ludiche e culturali. Lunghi periodi di riposo e ozio -riservati da sempre alla nobiltà, ma non alla plebe- diventano un diritto di tutti (nuovo simbolo di modernità) sotto forma di week-end e ferie pagate. Analoghe vicende riguardano sport e attività sportive. Il welfare è un’idea (vincente) di liberali e socialisti riformisti; non certo dei comunisti. Idea che negli anni 70 dell’800 e nel 1929 ha salvato il capitalismo dai capitalisti. Pyongyang è l’indirizzo sbagliato. Smantellare il welfare è un’idea antistorica, classista e persino economicamente controproducente.

  10. ALESSIO DI MICHELE

    @ Tina:

    ma che ciazzecca ‘sta risposta ? Oltre al fatto che, se i sindacati hanno conquistato le 8 ore ciò è merito loro e non di qualche politico che li ha patrocinati (chè all’ epoca patrocinavano di più Bava Beccaris), lei mi risponde a domande che non ho mai nemmeno avuto in mente. Un altro appunto: il disastro del 1929 è stato causato in primis dalle folli spese belliche della grande guerra, ed in secundis da un’ improvvida tassazione voluta all’ ultimo momento dal presidente: come vede ci sono anche senz’ altro stati capitalisti kattivi, ma i direttori d’ orchestra stavano alla Casa Bianca/Senato. Da ultimo: se la previdenza fosse stata solo privata oggi l’ Italia avrebbe molti problemi in meno: e non sto nemmeno a parlare della libertà di accantonarsela o no, che evidentemente lei vuole negare al lavoratore. Perchè, in fondo, questa è la differenza: lei mi ricorda il boy scout che accompagna forzosamente, pur con nobili intenzioni, la nonnetta ad attraversare la strada, solo che la nonnetta non voleva e non ne aveva bisogno. Ma non si preoccupi: sempre e comunque a trattare il prossimo da bambino (o da nonnetta, stessa cosa) egli si adagia nel ruolo e ti diventa riconoscente, anche politicamente. Io vorrei trattare il prossimo da essere adulto e responsabile, cioè libero, ma, come potrebbe dire Jack Nicholson, “You can’ t handle the freedom”.

  11. Riccardo

    @Tina: ormai anch’io posso vantare oltre 30 anni di primavere vissute nel (Sic!) Belpaese; “Io ne ho viste cose che voi umani…”, non mai visto però politiche liberiste in Italia, tutt’altro;
    Sig.ra Tina, volendo essere coerenti, anche il pane, la frutta, la verdura sono un bene pubblico; perché non si fa promotrice di una legge che dia alle amministrazioni potere discrezionale sull’erogazione di questi beni? Lei è sicura che li pagherebbe meno rispetto a ora? Si può sostenere ciò in un periodo in cui non passa giorno che nel nostro “iperliberista” Paese, emergano scandali di malagestione della cosa Pubblica?

  12. Tina

    @ Riccardo
    Difficile definire laburiste le politiche di deregulation del mercato del lavoro degli ultimi 20 anni (Treu-Biagi-Fornero).
    Uguale considerazioni x quando riguarda le continue riforme del sistema previdenziale (da Dini passando x Prodi sino alla Fornero); una continua erosione delle prestazioni sino al botto finale. Sostituire l’anzianità con vecchiaia x tutti a 70 anni dal 2020 significa -di fatto- cancellare il diritto alla pensione (riforma socialmente/economicamente insostenibile, ma d’altronde è l’Europa che ce lo chiede..e poi è un problema che non riguarda l’immediato!).
    Come non ricordare poi le massicce privatizzazioni degli anni 90. Ci furono presentate come il “Nuovo Rinascimento”, “Nuovo Propellente” dell’economia italiana; stiamo ancora aspettando.
    Poi le liberalizzazioni; il mantra/tormentone degli ultimi 10 anni. I consumatori rimpiangono -come un paradiso perduto- le tariffe amministrate (es carburanti, assicurazioni, servizi finanziari).
    Infine l’ultima follia; l’idea tanto cara a Troika, FMI e falchi rigoristi tedeschi della crescita attraverso austerity. Politiche di rigore fiscale propinate con dosi da cavallo (in Italia dal Governo Monti) nel mezzo di una devastante recessione; i risultati si commentano da soli.
    Tutte politiche economiche presentate come liberiste, pro-mercato, pro-Europa e indiscutibile incarnazione della modernità e della globalizzazione.

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