Enav: l’ennesima finta privatizzazione (e presa in giro)
Martedì 17 ottobre, in occasione dell’approvazione del ddl di bilancio 2018, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha spiegato che il governo andrà avanti con il programma di privatizzazioni. In particolare, come è stato riportato da fonti vicine all’esecutivo, una delle ipotesi allo studio sarebbe quella di vendere la quota del Tesoro in Enav a Cassa Depositi e Prestiti (d’ora in avanti, CdP), la terza istituzione bancaria italiana più grande dopo Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Enav è la società per azioni (S.p.A.) che gestisce il traffico aereo civile in Italia. Con oltre 4,200 dipendenti, Enav ha debuttato in borsa il 26 luglio 2016. Ad oggi, il 53,37% del capitale sociale della società è detenuto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). Attraverso la vendita di questa quota, il Governo punterebbe a ricavare 1.1 miliardi di euro, ovvero circa un terzo del target che il Tesoro dovrebbe reperire dalle cosiddette “privatizzazioni”, entro fine anno.
Inutile dire che si tratti di una finta privatizzazione. Esiste, infatti, un legame molto stretto, se non quasi simbiotico, tra Tesoro e CdP. Come si può tranquillamente apprendere dal sito, la CdP è una S.p.A. a controllo pubblico di cui il MEF è azionista di maggioranza. Stando alle informazioni più recenti, di inizio 2017, il Ministero controlla l’82,77% del capitale della CdP, il 15,93% è detenuto da una folta schiera di fondazioni bancarie mentre l’1,3% è controllato dalla CdP stessa, attraverso Azioni proprie.
Creata nel 1850 a supporto dell’economia dell’allora Regno di Sardegna, la CdP ha visto il suo ruolo cambiare nel tempo, assumendo, nell’ultimo decennio, una funzione centrale nelle politiche industriali italiane. Ad esempio, a seguito dell’approvazione dell’ultimo piano industriale 2016-2020, la CdP investirà 160 miliardi di euro per «stimolare le principali aree di crescita del Paese».
La finta privatizzazione di Enav che avverrebbe ancora una volta, semplicemente, per fare cassa, senza un più ampio e specifico piano di risparmi, sarebbe l’ultima di una lunga serie. Fino ad oggi la CdP è servita principalmente al Tesoro per effettuare vere e proprie partite di giro. In passato, la vendita di controllate come Ansaldo Energia, Eni, Fincantieri, Poste Italiane, Saipem e Terna è stata effettuata in modo ambiguo e senza un preciso obiettivo economico. La storia sembra ripetersi un’altra volta e, se il piano del governo andrà in porto, la vendita della quota del Tesoro in Enav non avverrà tramite il ricorso diretto al mercato.
In linea con la pubblicazione, ad aprile, del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2017 e con la sua Nota di Aggiornamento di settembre, nel recente ddl di bilancio, il Governo ha deciso di rimanere il più vago possibile su qualsiasi processo di privatizzazione. In altre parole, il “magheggio contabile” del MEF è sempre più evidente.
L’IPO di Ferrovie dello Stato (FS), così come le operazioni riguardanti una seconda tranche di privatizzazione di Poste Italiane, è stato rinviato a data da destinarsi. Visto l’avvicinarsi delle elezioni, molto probabilmente toccherà al prossimo esecutivo occuparsi dell’approdo di FS a Piazza Affari e del collocamento sul mercato di un altro 30% del capitale di Poste Italiane, attualmente nelle mani del Tesoro.
Nel frattempo, dopo un già misero 2016 (in cui il MEF è riuscito a raccogliere solo lo 0,1% del PIL dalle “privatizzazioni”), il Governo ha previsto per l’anno in corso una riduzione del target delle privatizzazioni che passa dallo 0,3% del PIL (circa 5 miliardi) allo 0,2% (circa 3 miliardi e mezzo). Insomma, si parla del nulla. Siamo lontanissimi dallo 0,5% di proventi derivanti dalle privatizzazioni descritto nel DEF 2016 per gli anni 2016; 2017; 2018. Ma c’è di più: il governo non ha alcuna intenzione di fare ricorso ai privati. Urge forse ripasso di cosa significhi il termine privatizzazione? Nel frattempo, la ripresa rimane debole, il debito pubblico non cala ed l’obiettivo del pareggio di bilancio continua a slittare di DEF in DEF.
Di conseguenza, per cercare di recuperare qualche introito entro la fine del 2017, il Governo punta tutto sulla CdP. Confermando il recente, pericoloso, trend di finte privatizzazioni, il MEF sembra quindi pronto a simulare la falsa vendita di Enav a soggetti privati, cedendo invece alla CdP il gestore del traffico aereo.
Il governo è in confusione totale. La CdP, invece, è tornata prepotentemente al centro della politica industriale italiana per cercare di mascherare una presenza dello Stato sempre più massiccia. Dopo aver assorbito pezzi crescenti d’industria, tra cui la rete dei metanodotti di Snam, la rete elettrica di Terna, i cantieri navali di Fincantieri, la compagnia petrolifera Eni, il gigante in crisi delle trivellazioni Saipem e le turbine di Ansaldo Energia, il colosso in mano al Tesoro è pronto a comprare anche le quote del Tesoro in Enav. Nemmeno l’IRI dei tempi d’oro era così potente.
a dire la verità è l’unico caso al mondo in cui, il controllo dello spazio aereo, è quotato in bora. Sarebbe il caso di fare un buyback totale in modo che il controllo sia saldamente nelle mani dello stato.