Eduardo, il panettiere suicida contro uno Stato pazzo
Eduardo De Falco, 43 anni, titolare di un panificio-pizzeria a Casalnuovo nella provincia di Napoli, è una nuova vittima delle aberrazioni del fisco italiano. Si è tolto la vita, una volta raggiunto da una sanzione – 2 mila euro da pagare in 24 ore, 10 mila a seguire – elevatagli dall’Ispettorato del Lavoro. L’accusa: sua moglie lavorava in bottega, ma non versava contributi. Eduardo non è un piccolo imprenditore che preferisce la morte alla vergogna, per esser stato sorpreso dallo Stato a offrire lavoro in nero. E’ invece una vittima. Vittima di ciò che la legge e la prassi fiscale italiane sono divenute negli anni, via via che lo Stato si faceva sempre più assetato e avido di entrate, nei confronti di quella particolare e diffusissima realtà italiana che sono le imprese familiari. Non lo affermiamo per polemica contro lo Stato. Ma guardando all’evoluzione nel tempo di ciò che è stato previsto, in ordine agli obblighi fiscali e contributivi di chi partecipa a un’impresa familiare.
Il codice civile all’articolo 230 bis stabilisce che impresa familiare è quella in cui collaborano coniuge, parenti entro il terzo grado ed affini entro il secondo grado. In pratica, l’impresa ha carattere individuale e l’imprenditore assume in proprio diritti e obbligazioni nascenti dai rapporti con i terzi. Ciò significa che il familiare diverso dal titolare collabora all’impresa, non la cogestisce. Altrimenti, bisognerebbe costituire una società, con tutti gli obblighi conseguenti.
La riforma del diritto di famiglia, a metà anni Settanta, ebbe come conseguenza una nuova disciplina dei diritti patrimoniali e della partecipazione agli utili nelle imprese familiari, collegata al nuovo status paritario della donna. Nonché ai suoi diritti in caso di separazione tra coniugi, o di cessazione delle attività, o di atti eventualmente posti in essere dall’imprenditore in contrasto alla volontà dei familiari. La Cassazione, con diverse sentenze, fissò l’orientamento per il quale deve riconoscersi la qualifica di partecipante all’impresa familiare alla moglie anche casalinga, che effettui però per l’impresa prestazioni anche saltuarie che concorrano alla produttività dell’azienda. Tutte cose sacrosante.
Senonché per decenni il familiare partecipante all’impresa poteva a pieno titolo essere un coadiuvante a titolo gratuito, dunque con nessun obbligo di remunerazione né di contribuzione. E’ questo, il punto rilevante da cui partire per comprendere il dramma di cui è stato vittima Eduardo De Falco. Era una disciplina che aveva un senso eccome, per agevolare la microimpresa familiare, una disciplina che rimase a lungo in vigore quando ancora in Italia sussisteva il cumulo dei redditi tra familiari, prima che la Corte Costituzionale a metà anni Settanta lo facesse decadere, rendendo il fisco italiano il più ostile alla famiglia in tutti i Paesi occidentali, nel nome della scelta che dobbiamo essere tutti solo contribuenti individuali di fronte allo Stato. Una scemenza – al mio punto di vista – che ha contribuito ad abbattere la curva demografica italiana, mentre in Francia resta il quoziente familiare e negli Usa – il sistema che preferisco – i coniugi sono liberi di scegliere tra tassazione individuale e cumulo, che naturalmente abbatte l’aliquota marginale da pagare.
La condizione del coadiuvante a titolo gratuito nell’impresa familiare era ancora coerente alla disciplina fiscale dei componenti l’impresa familiare che venne con il D.P.R. 917 del 1986, il quale precisava che i redditi delle imprese familiari, limitatamente al 49% dell’ammontare risultante dalla dichiarazione dei redditi dell’imprenditore-capoazienda, sono imputati a ciascun familiare, che abbia però prestato in modo continuativo e prevalente attività di lavoro nell’impresa, proporzionalmente alla sua quota di partecipazione agli utili. Purché, diceva la norma, ciascun familiare attestasse nella propria dichiarazione dei redditi di aver prestato la propria attività di lavoro in modo continuativo e prevalente. Come vedete, nessun obbligo.
Ma le cose cambiarono dieci anni dopo. Il legislatore, allora, si piegò alle istanze insistenti dell’INPS e dell’INAIL, per i quali la disciplina era stata troppo generosa. Lo Stato stava perdendo troppi contributi, sui quali era meglio mettere le mani. Era un errore, affidarsi all’autodichiarazione della prestazione “continuativa e prevalente” da parte degli stessi familiari. Ed ecco che con la legge 335/95 il titolare e i familiari lavoratori divvenero tutti , tutti senza eccezione, tenuti ad iscriversi alla speciale gestione lavoratori autonomi INPS e a versare i relativi contributi. I quali, di fatto, vengono corrisposti dal titolare dell’impresa familiare, che ha anche diritto ad esercitare il diritto di rivalsa nei confronti di ciascun partecipante per la quota dallo stesso dovuta.
Eccolo, l’obbligo evaso contestato a Eduardo. Eccola, la norma che l’ispettore del lavoro ha creduto bene di applicargli. Eppure, malgrado la sete statale di entrate, malgrado quella legge generale dell’obbligo contributivo. ancor oggi non è affatto detto che debba essere applicata senza eccezioni. La Corte di Cassazione, con la sentenza del 30 maggio 2013 n. 13580, ha stabilito infatti che l’obbligo di iscrizione alla gestione assicurativa degli esercenti attività commerciale dell’impresa familiare non è generale, ma sussiste solo quando l’attività lavorativa ha carattere continuativo e non occasionale. E il caso impugnato fino alla Cassazione era proprio quello di un titolare di una vendita di articoli sportivi ai cui coadiuvanti familiari era stata applicata la stessa norma e lo stesso mancato pagamento contributivo contestati a Eduardo per sua moglie.
Eduardo, con ogni probabilità, non ha avuto il tempo e il modo di ricorrere a un consulto con un avvocato del lavoro. Di fronte alla multa e alle migliaia di euro dovute, gli è mancata la terra sotto i piedi. Ha collegato la marmitta all’abitacolo della sua auto. Ha acceso il motore. E se n’è andato così. Lasciando amici e familiari nel dolore. E noi tutti muti, di fronte alle vittime che lo Stato tassatore cieco e ingiusto continua a produrre ogni giorno nel nostro impoverito Paese.
Tutto vero quello che si dice nell’articolo, ma che a 43 anni anche di fronte a situazioni ben più pesanti di quella illustrata si pensi che è tutto finito mi pare un’aberrazione. Ho avuto genitori falliti a 40 anni, che hanno pagato debiti per 10 anni lavorando giorno e notte, ma poi ne sono usciti ed hanno ripreso un tenore di vita dignitoso. La comprensione umana per la persona deve essere sempre presente (quello che per qualcuno appare come la fine del mondo, per un’altro nelle stesse condizioni può apparire un piccolo inciampo), ma da qui a farne un “esempio” di una situazione generale, andrei più cauto.
E le associazioni di categoria che fanno? Niente! Accettano tutto…pusillanimi!
Grande Oscar!
Era tutta la mattina che aspettavo il tuo articolo su questo avvenimento. Ottimo e chiarificatore come sempre.
Mi sarei aspettato un po più di “cattiveria” ma capisco la tua posizione. Io, sinceramente, per la prima volta ho capito cosa significa odiare.
Non è nemmeno lontanamente paragonabile alla dolorosa e infame vicenda di Edoardo, ma vorrei brevemente raccontare la mia personale vicenda con l’Ispettorato del Lavoro, solo a conferma che si sta parlando di Enti da eliminare senza alcun indugio o rimpianto.
Qualche anno fa si è ammalata mia madre e, ad un certo punto, è stato necessario assumere una badante. Tramite la Caritas abbiamo trovato la persona. Purtroppo mia madre è morta dopo due giorni. Per non lasciare in panne la Signora, abbiamo ugualmente ritenuto di pagarle tre mesi di stipendio, provvedendo regolarmente alla denuncia di assunzione presso l’Ufficio di Collocamento. Ma, tra funerali e varie incombenze, ho potuto espletare la pratica solo dopo il quinto giorno. (Chi lo sapeva che c’erano cinque giorni di tempo?) Passato un mese, eccoti quattro ispettrici presentarsi a casa in assetto di guerra (non hanno la benzina da mettere nelle auto? Bene, sono contento, così non vanno in giro a fare danni) a comminare una simbolica (per loro) multa di 516 Euro. Per farla breve, circa sei mesi di pellegrinaggi e incazzature negli Uffici, scontrandosi con la consueta efficienza,disponibilità e gentilezza degli impiegati (anche dell’Inps, non sono migliori) Alla fine – si parlava con un muro, o un mulo, non saprei dire – a nulla sono valsi certificati di morte e dichiarazioni della Signora che dichiarava di essere stata solo beneficata. Per non vedere mai più le loro facce ho pagato, sapendo bene che, se io e i miei fratelli non fossimo stati così precisi con la Signora ( un grazie ed una mancia bastavano per due giorni di lavoro) mai mi sarei trovato al centro di una così assurda vicenda Kafkiano-borbonica (data l’origine degli impiegati). Ma io ho potuto pagare. Il povero Edoardo non aveva nemmeno i duemila Euro, nonostante la gran parte dei grilli parlanti lo ritenesse un evasore.
No, non sono d’accordo con te Oscar. Nemmeno un po’. Se, come dici tu, era nella ragione avrebbe dovuto impugnare il provvedimento, punto.
per 2.000€ non ci si suicida. Evidentemente c’erano altri problemi sotto.
Ma non facciamo passare per favore il concetto che lo Stato e tiranno e tutti gli imprenditori sono degli agnellini vessati, perché così non è.
Io pago tutto quello che devo pagare in tasse, imposte, e gabella varie. Esigo che tutti facciano lo stesso senza eccezioni.
il poveretto anche per andare dall’avvocato aveva bisogno di una certa somma che in caso di vittoria dopo anni lo stato non gli avrebbe rimborsato
la solita storia: uno stato forte coi deboli e debole coi forti. un altro esempio di chi non sa distinguere il più guitto evasore dall’artigiano la cui moglie lo aiuta dando una spazzata o gettando la spazzatura. di questo si tratta. e devo dire che anche a me è capitato un caso molto simile, una mia cliente pizzaiola è malata di tumore alle ossa e non è più in grado di camminare. il marito la sostituisce al bancone perché lei che sta al forno non riesce ad arrivare al bancone. è arrivato l’ispettorato e ha fatto la stessa sanzione di cui sopra. di questo parliamo.
Lo stato non è solo ladro, è anche assassino!
Spero che prima o poi i tanti disperati che oggi si suicidano non lo facciano ma rivolgano piuttosto la loro rabbia contro i cosiddetti “rappresentanti delle istituzioni”.. forse è l’unico modo per fargli capire che devono smetterla di sopprimere le libertà e sequestrare il patrimonio e il reddito delle persone. In passato le rivoluzioni sono iniziate cosi, probabilmente anche in futuro per cambiare le cose servirà una cosa del genere. Io non la auspico ma sono certo che succederà… se uno non ha nulla per difendersi dalle stato e per far valere le sue ragioni calpestate in modo arbitrario, ed è anche cosi disperato da suicidarsi prima o poi rivolgerà questa sua disperazione contro chi gli ha tolto la terra sotto i piedi. Ripeto non lo auspico, ma se proprio vogliono dichiarare guerra alla povera gente che si preparino a sopportarne le conseguenze!
Per tutti i non parassiti: ma cosa diavolo state aspettando a scappare a gambe levate dall’Italia? Chi rimane a lungo andare verrà spogliato di tutto oppure farà la fine di questo povero imprenditore… il tutto per mantenere ancora per un po i privilegi medievali di qualcuno… Andiamo a produrre e vivere via da qui! poi quando non ci sarà più nessuno che produce vediamo come si pagheranno i loro privilegi e a chi andranno a rubare… S-V-E-G-L-I-A prima che sia troppo tardi!!!!!
X Marco
Non tutti siamo uguali! Tanto di cappello ai tuoi genitori per quello che hanno fatto, peraltro in tempi un pochino diversi da quelli attuali, in cui magari ce l’avrebbero fatta ugualmente ma avrebbero fatto una fatica enormemente superiore. Però non tutti siamo coi forti, e sinceramente sentire questo discorso proprio in questa circostanza mi da veramente fastidio! Qui c’è uno stato che ti toglie la terra sotto i piedi e l’aria che respiri fino a portarti al suicidio e tu mi vieni a tirar fuori che “bisogna essere forti” e robe simili…? Ma stiamo scherzando? Forse non so se ti rendi conto bene di come è andata ma gli hanno chiesto di pagare già 2000 euro ENTRO MEZZOGIORNO! più altri 10000 dopo…. neanche fosse uno yogurt con una data di scadenza invece che una persona innocente fino a prova contraria… senza nessun processo ne niente!!!! Ma ti rendi conto o no dell’enorme gravità della cosa? 12000 euro cosi come se niente fosse?
Comunque io entro poco tempo me ne andrò da questo schifo di paese e invito tutti i NON PARASSITI a fare altrettanto il prima possibile… non tanto per il loro bene, ma proprio per la loro stessa sopravvivenza… Se restano quà verranno spogliati di tutto dallo Stato e a lungo andare faranno la stessa fine del povero Eduardo… Questa tragedia ormai non possiamo più rimediarla ma almeno che ci serva di lezione: in Italia non si può più vivere una vita normale! S-V-E-G-L-I-A!!!!!!
X jocelyn72s
In passato quando c’era gente disperata grazie al mitico Stato che tu idolatri, i fulmini di guerra che ragionavano come te della serie “se non hanno pane che mangino briosches” non hanno fatto proprio una bella fine… Goditela fin che puoi perchè tempo pochi anni e questo welfare-ponzi state che ti piace tanto, e che in realtà è solo un modo per espropriare reddito e patrimonio di chi produce, crollerà come un castello di carte. Poi voglio proprio vederli i “rappresentanti delle istituzioni” dire a gente disperata che vuole solo poter fare il suo lavoro in pace, che devono pagare in poche ore migliaia di euro e se hanno qualcosa da dire che si vadano a leggere il comma XXX della legge XXX del codice XXX … Voglio proprio vederli! Per fortuna esiste la possibilità di emigrare da questo inferno! Se a te piace tanto rimani… poi tra qualche anno e dopo che sarai rimasto senza niente voglio proprio sentirle le tue lodi allo Stato. A meno che tu non sia uno statale o robe simili.. in quel caso il mio ragionamento è tempo perso! sarebbe come cercare di convincere un ladro a montare un sistema di sicurezza a quello che deve poi derubare.
Se non erro la rivolta che in Tunisia ha fatto cadere Ben Ali è iniziata con un caso simile!
Comunque ho letto un articolo di Luttwak, secondo lui l’unica soluzione per l’Italia è licenziare 500.000 dipendenti pubblici: non esistono altre soluzioni. Concordo abbastanza con lui, ma in particolare occorrerebbe legare lo stipendio dei dipendenti pubblici al PIL degli utlimi 2 anni. Se scende, scende anche il loro se sale sale anche il loro, ma non di più. Invece la loro paga è slegata dal mercato e non conosce crisi, ma per mantenere questo loro privilegio stanno affamando gli altri italiani e tagliando la terra da sotto i piedi.
Si sta arrivando ad una situazione sudamericana (Argentina Venezuela) dove esistono due nazioni: gli quelli che vivono di contributi statali che appoggiano chi è al potere, e gli altri e si va verso la guerra civile.
Caro Oscar condivido pienamente il tuo articolo. La mia vicenda è esattamente l’opposto. Ho un s.a.s. con mia moglie, casalinga, che mi aiuta per tutta la parte amministrativa dell’azienda.
Ho chiesto di poter versare i contributi, ma l’Ipns mi ha risposto che non essendoci subordinazione nel rapporto di lavoro, non è possibile.
Allora come la mettiamo?
Follia di uno Stato che si preoccupa comunque di perseguire a tutti costi senza civilmente invece informare il cittadino delle alternative. Sembriamo dei contendenti l’un contro l’altro armato, ma con evidenti disparità di forze
x jocelin
Anch’io, come te, mi posso permettere il lusso di pagare le imposte che lo stato mi chiede, finchè dura o finchè non perdo la pazienza del tutto e me ne andrò da questo merdaio.
Ma proprio per questo ritengo di avere il diritto se non il dovere di dire che questo stato con la sua durezza ed idiozia diventa un assassino nei confronti dei deboli.
Nel momento in cui lo stato decide di essere scorretto fino a far ammazzare la gente perde qualsiasi diritto ad essere rispettato. Ha scelto lui, lo stato, il livello dello scontro.
Si preoccupasse degli imprenditori invece che dei detenuti.
Caro jocelin, prova solo ad immaginare se un datore di lavoro avesse stressato un dipendente, anche lavativo, fino a portarlo al suicidio. Cosa sarebbe successo a quell’imprenditore? Io vorrei che le stesse gentilezze fossero applicate ai dirigenti dei funzionari che hanno fatto la sanzione.
A chi ancora pensa che la attività di autonomo sia la panacea di tutto e il sistema principe per evadere,lo invito ad licenziarsi dal propio posticino da dipendente,mettere a frutto tutto il proprio sapere acquisito attraverso gli studi nelle più squadra
X jocelyn72s
Non so tu che lavoro faccia. Probabilmente, da come parli, sei una statale.
Se è così, sappi che tu, come tutti i politici, non avete mai pagato un euro di tasse in vita vostra. Gli statali “pagano” le tasse solo attraverso una fittizia partita di giro contabile. Nella realtà lo stato ottiene il 100 % delle proprie entrate dal settore privato, e le usa per pagare gli stipendi ai propri dipendenti. Gli statali, quindi, non pagano tasse, ma le incassano.
Non può essere diversamente, dato che il settore pubblico non produce utili ma solo perdite colossali, per cui lo stato non può mai ottenere delle entrate tassandolo. E’ una questione di pura logica.
I soli e unici evasori quindi sono i politici, i burocrati e tutti gli statali in genere: proprio coloro che ogni giorno danno degli evasori ai lavoratori privati: proprio a coloro che sopportano per intero il carico fiscale, e che li mantengono!
Verrà il giorno della rivoluzione libertaria in cui verrete licenziati tutti!
A Cuba di recente il governo ha licenziato 500mila dipendenti pubblici, che per la maggior parte hanno avviato delle imprese private, finendo anche per guadagnare di più rispetto a prima.
Magari accadesse la stessa cosa anche in Italia!
Egregio/i ,
questo non è più uno stato e purtroppo ancora pochi se ne sono accorti.
E’ evidente che la teoria che si applica è: VITA MIA , MORTE TUA, ma attenzione non vita dello stato , ma vita per i molti che ancora campano mungendo la mucca.
Dall’inizio della crisi ad oggi ( 5 anni) quando alcuni stati hanno reagito tagliando veramente a tutti i livelli, da noi sono rimasti illesi tutti gli apparati statali: pubblco impiego, pensionati d’oro, classe politica, magistratura e sono anche gli unici che ovviamente difendono le posizioni, a tutti i costi anche con forzature costituzionali.
Quando uno stato è “legalmente” : truffaldino, iniquo, ladro , corrotto, ingiusto, falso e colluso con le attività criminali, e nonostante tutto molti cittadini parlano ancora come tifosi appoggiando un sistema già in default ,vuol dire che gli và bene così o non pensano ai propri figli risolvendo con la solita raccomandazione di scorta . Bè allora ci meritiamo quello che abbiamo.
Per provare ad avere una visione vera, parlate con un vostro nipote o figlio e chiedetegli cosa pensa del paese in cui vive e vedrete che le risposte saranno innocentemente” devastanti”, sempre che le si voglia ascoltare.
Saluti
RG
è in atto uno sterminio di massa delle piccole imprese
se mi fossi trovato in una situazione simile, ed avessi deciso di farla finita, di certo non me ne sarei andato da solo; almeno 5-6 burocrati mi avrebbero seguito. ciao
Ma sì tassiamo tutto.Ma quale azienda famigliare.La casalinga paghi i contributi e quando si ripara un rubinetto mi raccomando l’autofattura.Viva la repubblica fondata sul lavoro e sulle tasse che lo rendono bellissimo.Allucinante,come certi commenti.Continuiamo così che andiamo bene.
Continuiamo a parlare di Stato e di Ciittadini, ma si deve parlare di Classe Burocratica e di Sudditi.
Non c’è uno Stato che si comporta stupidamente con i propri cittadini, ma si tratta invece di una Classe Burocratica che esercita il suo “giusto” potere pretendendo tributi dai propri sudditi.
Imposte, tasse, contributi che paghiamo non corrispondono ad una controprestazione, ma corrispondono alla necessità finanziaria del momento.
ancora una vittima provocata dallo stato integerrimo quando deve avere ma se poco poco deve dare passano anni e anni.comunque questo lo sappiamo tutti e’ invece non si riesce a capire le vessazioni e l’accanimento dell’agenzia delle entrate,di equitalia con a capo da anni sempre lui……
ATTILIO BEFERA,CHE STUDIA SEMPRE PIU’ COME FARE PER COSTRINGERE I CITTADINI ITALIANI ,MA SI,QUELLI CHE SONO PIU’ IN DIFFICOLTA’ E MAGARI COI FIGLI DISOCCUPATI,QUESTI ITALIANI NEMMENO SI POSSONO DIFENDERE PERCHE’ NON HANNO SOLDI PER PAGARSI NEMMENO 1 AVVOCATO.IL SIGNOR MASTRAPASQUA ,L’UOMO DAI 25 INCARICHI ,SE NE E’ FINALMENTE ANDATO MA NON SI SAPRA’ MAI QUANTE LIQUIDAZIONI HA PRESO TRA LUI ,MOGLIE E FRATELLO.MENTRE INVECE ATTILIO BEFERA E’ ANCORA AL SUO POSTO MA NON SI CAPISCE CHE UN BUROCRATE QUANDO DA ANNI E ANNI HA LE MANI IN PASTA ALLA FINE QUALCHE SCHELETRONELL’ARMADIO DOVRA’ ESSERCI O NO?QUESTA GENTE DEVE ANDARSENE PRIMA CHE COMBINI ALTRI GUAI CON ALTRI MORTI,ALTRIMENTI CONTINUEREMO A VIVERE IN UNO STATO NEMICO DEI SUOI CITTADINI,DIVENUTI ORAMAI SUDDITI E DEVONO STARE ZITTI E PAGARE QUANDO UNO STATO SEMPRE PIU’ VORACE CHIEDE….!!!!!MENTRE I NOSTRI POLITICI SONO CIECHI E SORDI L’ITALIA SI SFASCIA SEMPRE DI PIU’ ….MA NON VI ACCORGETE CHE PRIMA GLI ITALIANI ERANO UN POPOLO SEMPRE COL SORRISO SULLE LABBRA?ORA PER STRADA SI VEDE SOLO GENTE TRISTE E SEMPRE PIU’ INCAZZATA.ORA VEDRAMO QUESTO RENZI COSA VORRA’ FARE SU PENSIONI,LAVORO,SANITA’,AMBIENTE,TURISMO .COME DICEVA CROZZA ,GLI ITALIANI HANNO DA SEMPRE INSEGNATO AL MONDO COSA E’ LA CULTURA,L’ARTE,LE SCOPERTE PIU’ IMPORTANTI AL MODO LE HANNO FATTE GLI ITALIANI,IL MOTORE A SCOPPIO UN INGEGNERE ITALIANO,IL PC ALTRO ITALIANO ,INSOMMA ABBIAMO SCOPERTO TUTTO E SCOPRIREMO ANCORA TANTO ,SE FINALMENTE CI FARANNO LAVORARE SENA SOPPRESSIONI DI SORTA E IN PACE.
Mi sembra un quadro surreale (purtroppo è un fatto reale). Ma, secondo me, il contratto di lavoro che si presuppone alla base di questo rapporto di lavoro (di qualunque forma, che quindi obbliga a pagare i contributi) è uno strumento che fondamentalmente serve a tutelare il dipendente vs “IL PADRONE”; in questo caso il “dipendente” è la MOGLIE che se non è in regime di separazione dei beni è in pratica, se non sbaglio, per definizione proprietaria della metà del patrimonio, e quindi anche dell’attività, del marito. Ma se andassero in tribunale la moglie non può deporre contro il marito e 1n questo potrebbe pretendere il pagamento dei contributi? Ho l’impressione che in queste nostre leggi ci sia qualcosa che stride ( forse soltanto in coloro che dovrebbero applicarle).
Consiglio con tutto il cuore a tutti quelli che si trovano nella condizione di Eduardo ed hanno il pensiero predominante di come “campare” la famiglia, di considerare seriamente la possibilità di trasferire la propria attività (pizzeria o altro) all’estero (Tunisia, Venezuela, Svizzera, Australia… è lunga la lista di paesi in cui le condizioni fiscali sono migliori di quelle Italiane) dove il loro lavoro potrà essere più apprezzato e molto meno tar-tassato
Mi sembra il solito articolo finto paternalista e buonista all’italiana, da volemose bene e chiudiamo un occhio anzi due…d’altronde la stampa mainstream e understream è tutta allineata in modo analogo su questa vicenda. Atteggiamento questo che ha portato tanti danni a questo paese e che continuerà senza dubbio a portare. Perchè l’ipocrisia attira consensi ed è una strada piu’ facile e noi Italiani di ipocrisia grazie al cielo l’abbiamo da vendere…
In primis: perchè diamo per scontato che uno si suicida per una multa di 2000 euro (a cui come dice giustamente Giannino potrebbe anche fare ricorso?)…ci potrebbe anche essere un nesso causale oggettivo sul fatto che questo evento sia la classica “ultima goccia”, ma quale grado di responsabilità causale (e morale) diamo ad una goccia di un vaso stracolmo?
In secondo luogo: le regole giuste o sbagliate che siano vanno rispettate, si chiama senso civico e si chiama anche libero mercato, che non esiste senza libera concorrenza (è strano che proprio uno come Giannino non colga questo punto), e che libera concorrenza ci puo’ essere tra qualcuno che rispetta le regole ed altri che non le rispettano, rimanendo impuniti?
Tutto il mio cordoglio alla famiglia del defunto e rispetto anche le lamentele anti stato dei familiari in un momento tragico (per loro) come questo…ma non rispetto affatto la solita tiritera dei liberisti de noaltri che invece di cercare di cambiare le regole se la prendono con gli organi e i funzionari dello stato che quelle regole devono fare rispettare…e quello è troppo zelante, quell’altro è a caccia di soldi, equitalia è un cagnaccio…la retorica in questo campo è sterminata…ed è propedeutica a coprire i soliti furbi che nel marasma generale ci sguazzano, coperti da uno stuolo di avvocati e consulenti legali…in Italia si fanno troppo pochi controlli, ecco la verità…ispettori del lavoro che fanno un’attività del tipo descritto praticamente non esistono, e tutte le attività marciano nella illegalità piu’ totale, coperti dal solito paternalismo e buonismo all’Italiana…questa è la realtà che ci piaccia o no e da questa realtà bisogna partire per cercare di cambiare le cose…e si parte dal rispetto della legalità, come valore fondante di una qualsiasi comunità…non dal volemose bene e dallo scurdammuce u passat simm a napul paesà…
Rammento a tutti i liberali qui presenti che il vero liberalismo non ha la faccia paciosa di Valerio Zanone, ma quella di Cromwell.
Rammento a tutti i liberali qui presenti che due secoli or sono i francesi, che erano nella nostra stessa situazione, riiuscirono a cambiare le cose dopo che ebbero servito con una sfumatura alta tutti i parassiti. E, anche se non amano parlarne, gli inglesi non furono da meno, anzi lo furono cronologicamente prima dei francesi.
Capisco che noi siamo italiani brava gente, ma almento cominciamo a far sentire il nostro disprezzo appena incontriamo qualcuno dei parassiti di cui sopra a cominciare da quando entriamo in una sede dell’agenzia delle entrate o di equitalia.
Ho avuto un contenzioso tributario : durata 29 anni (avete letto bene 29) era talmente ben fatto che il mio ricorso è stato (totalmente) accolto in tutti e tre
i gradi di giudizio. Il Presidente della Commissione Tributaria Centrale (ultimo grado) alla mia richiesta di rimborso delle spese legali sostenute si è messo …a ridere. Il mio Avvocato dice che in trent’anni di carriera non ha mai visto riconoscere le spese legali.
Il commento fatevelo da soli ….. io non commento, non vorrei dover andare in galera.
Salutoni
Alberto da Modena
Sono d’accordo con alcune cose che dice Gio D., per es. che è sbagliato prendersela con i funzionari del lavoro o del fisco perché si tratta soltanto di persone che stanno facendo il loro lavoro, ma si deve contestare CIO’ CHE STANNO CERCANDO DI APPLICARE. Per es. non so se sia giusto o adeguato pretendere il pagamento di una contravvenzione entro 24 ore ?! Correi però soltanto aggiungere qualche commento, per amor di onestà, se sono vere cose che si sono sentite: -1) le contravvenzioni che gli erano state elevate erano 2, quella di 2000 euro (da pagare entro le famose 24 ore) e un’altra di 7000; -2) oltre alla moglie nella pizzeria lavorano altre 2 persone in nero; -3) qualcuno ha detto che poteva fare ricorso. Ma sbaglio o per fare il ricorso bisogna prima aver pagato (solve et repete), e quindi aver tirato fuori i 2000 euro + le varie spese che comporta il ricorso. Naturalmente NULLA GIUSTIFICA LA TRAGEDIA.
Forse il redattore è mal informato, forse i fatti vanno narratti come sono, forse la disamina delle norme è fuorviante perchè la questione impresa familiare c’entra poco o nulla sulla norma violata, ovvero:
1) la ditta in questione aveva in carico 2 (dicono ci fosse un terzo lavoratore che è scappato all’arrivo degli ispettori, ma non essendoci prove in merito meglio tralasciare questo aspetto) lavoratori irregolari di cui una lavoratrice in nero ed una familiare non dichiarata (il familiare non dichiarato non è più per Legge lavoratore in nero dal 24/10/2010, l’unica sanzione in merito è prevista dall’articolo 23 del D.P.R. 1124/65 modificato dalla Legge 133/2008, ovvero 125,00 € in misura fissa e nulla di più)
2) la normativa del Decreto Legislativo 81/2008 prevede la “sospensione dell’attività imprenditoriale” (la fonte della sanzione in esame) in caso i lavoratori irregolari siano almeno il 20% di quelli presenti al momento dell’accesso ispettivo compreso il titolare. Nel caso di specie almeno una lavoratirce in nero c’era, ovvero il 33% dei lavoratori in forza al momento dell’accesso ispettivo.
NOTA BENE PER TUTTI UNA VOLTA PER TUTTE: di conseguenza la moglie che fosse stata in regola o meno non ha affatto pesato sulla comminazione della sanzione.
3) Se oltre ai 1.950 € di sanzione amministrativa per la sospensione attività erano previsti altri 7.000 €, tutti di sanzioni amministrative, significa che la lavoratrice era in nero da almeno 150 giorni. Quindi da almeno 150 giorni la lavoratrice era spoglia di tutele…
4) NON MENO IMPORTANTE, ANZI, FORSE ANCORA PIU’ IMPORTANTE… Ma il panettiere che lavora a fiaco della ditta di De Falco che tiene tutti i in regola e per questo deve vendere il pane al doppio di De Falco e che a causa della concorrenza sleale di De Falco è COSTRETTO a LICENZIARE i DIPENDENTI REGOLARI ed a chiudere l’attività regolare, non lo caga nessuno? Ma dico io, di fronte alla tragedia chiudiamo tutti gli occhi soprattutto sulle storture che provoca chi opera nella irregolarità e su quello che provoca a chi lavora in regola?
5) E poi, scusatemi, ma… E’ allucinante sentire una persona che dice che la Mafia tutela di più dello Stato e ti da più tempo per pagare… Ma porca miseria, perchè cavolo di DANNATISSIMO MOTIVO DOVRESTI PAGARLA LA MAFIA anche se ti da più tempo! A CHE TITOLO SI PIGLIA I SOLDI! Lo Stato sarà ladro quanto vuoi, ma almeno c’è una Legge e c’è una possibilità di ricorso… Contro la tangente a chi ricorri? A che Tribunale?
Qui stiamo decidendo che tipo di Stato vogliamo ed a volte penso che la regola “Se paghassimo tutti pagheremmo tutti meno” non è una favoletta ma forse la tragica realtà che però molti contestano per un proprio interesse personale ed egoistico
Mi firmo appositamente Ispettore Previdenziale perché è quello che faccio, e appositamente non entro nel merito della tragedia ma solo delle norme perché sul resto non posso dir nulla, ed anzi, porgo le mie vere e sentite condoglianze alla famiglia.
Sono pienamente d’accordo sul fatto che la legge vada comunque e sempre rispettata. Quello però che mi sorprende e che possa esistere una norma che fà obbligo di pagamento di una sanzione entro 24 ore!!!!! Ma è follia pura! Ero a coscenza che per questo tipo di sanzioni è data addirittura facoltà di ricorso entro 30 gg. Mi sbaglio, forse? Perchè allora o è lo Stato ad essere prepotente con i più deboli…….o sono taluni Ispettori non adatti allo svolgimento di quesi compiti difficili e delicati per le conseguenze che possono comportare, specialmente nel periodo critico che stiamo attraversando. Mi farebbe piacere sentire sull’argomento il parere dell’ispettore previdenziale che si è testè pronunciato sul doloroso e controverso episodio. Francesco