5
Apr
2011

E se la Taylor-Rule fosse incoerente?

Ho criticato più volte, anche in commenti qui su Chicago Blog, la fiducia che molti, perfino menti che stimo, hanno accordato alla Taylor-Rule. La critica concerne il fatto che tale regola sia vista come un modo di “limitare” la discrezionalità della Banca Centrale, imbrigliandola in un meccanismo conosciuto; il mainstream ne fa discendere una possibilità di ancoraggio delle aspettative di inflazione dei prezzi (senza più sorprese – grazie alla regola la politica monetaria sarebbe del tutto prevedibile), e i liberisti (tra cui austriaci e austrofili) vi vedono la fine della discrezionalità monetaria e quindi degli stimoli ad hoc forieri di ciclicità.

Oltre a criticare questa visione, porto qualche numero che mi fa dubitare ancora di più della significatività di questa regola.

Nella realtà la Taylor-Rule è un modo di formalizzare un comportamento discrezionale basato sul trade-off (centralizzato) tra PIL e inflazione dei prezzi, oltretutto affidandosi ad un esercizio statistico (calcolo del Potential Output e determinazione di un tasso reale “di equilibrio” – trasposizioni moderne di struttura del capitale e tasso di interesse naturale) che per quanto elegante e cool sia, cozza violentissimamente con i limiti di una conoscenza centrale dimostrati da Hayek e ripresi poi fin oltre la Scuola Austriaca e il regno macroeconomico (vedi Drucker). Alla fine la Banca Centrale opera “non neutralmente” nell’economia, può inflazionarla per poi deflazionare (o inflazionare più lentamente), e quindi reflazionare in più mandate, agendo sull’emissione di moneta o sul tasso di interesse, e quindi disturba sempre e comunque il calcolo economico di consumatori/risparmiatori e imprese. Che raddoppi la base monetaria e porti i tassi dal 4% allo 0,5% perché il Bernanke di turno oggi “crede” che si debba fare questo o perché una certa regola statutaria lo impone in base a certi dati statistici, non fa differenza: per volontà politica si svilisce la moneta ed il valore del tempo, e questo è sempre e comunque inflazionismo con conseguente business cycle.

Ma guardiamo cosa ha finora detto di fare la Taylor-Rule alla BCE, confrontandolo con le decisioni sul Refi.

a) Tra il 1999 e il 2001 la regola ha suggerito tassi crescenti dal 2% fino almeno al 4,5%; il Refi si è mosso piuttosto in accordo alla regola.

b) Tra il 2001 e metà 2003 la regola ha indicato tassi decrescenti fino al 2%; il Refi si è di nuovo allineato.

c) Tra il 2003 e il 2008 la regola prescriveva tassi crescenti al 4%; il Refi è stato in ritardo di circa un punto percentuale fino al 2007.

d) Tra il 2008 e metà 2009 la regola ha prescritto una picchiata fino quasi al -1% (tassi negativi per la prima metà del 2009); il Refi dal 2009 non ha seguito la regola, fermandosi all’1%, cioè fino a 2 punti percentuali sopra la regola!

e) Da metà 2009 in pi la regola ha descritto un percorso crescente piuttosto regolare fino ad un odierno 2%; il Refi è rimasto fermo, di conseguenza all’inizio ha peccato per eccesso di 2 punti, e stato in linea con la Taylor-Rule solo nella prima metà del 2010, ed ora pecca per difetto di almeno un punto.

Mi interessano i periodi da c) in poi: se la regola di Taylor indica la stance “ottimale” o “corretta”, la BCE è stata troppo lasca tra il 2003 e il 2007, e troppo restrittiva tra il 2008 e il 2010, tornando a essere un po’ lasca negli ultimi tempi.

A parte la conclusione facile per cui Trichet ha annunciato adesso una politica più restrittiva per allinearsi a questa “bussola”, si deve pensare a cosa significa “non seguire” la regola:

c.bis) Il ritardo della salita del Refi tra il 2003 e il 2007 dovrebbe aver innescato spinte inflazionistiche (in termini di prezzi e stimoli all’attività economica). In effetti il tasso-regola continuava a salire e si potrebbe pensare appunto che questo sia stato una logica conseguenza (anche) della stance monetaria relativamente espansiva frattanto realizzata. Questi inoltre sono gli anni in cui si è “costruito” il boom riparatore dopo lo scoppio della bolla dot.com, quindi tutto il quadro è coerente.

d.bis) Tra il 2008 e il 2009 la politica monetaria è stata più restrittiva del “dovuto” (anche se da qui in poi andrebbe ponderata molto di più la divergenza tra la politica sui tassi e quella sull’offerta di moneta), il che avrebbe dovuto innescare spinte deflative (ufficialmente la deflazione era il nemico pubblico n.1, ma qui si vede una reazione centrale non così coerente); se è vero che il Refi non avrebbe potuto seguire la Regola fino a tassi nominali negativi (zero-bound limit), è vero invece che c’era ancora un intero punto percentuale per un ribasso. Comunque, se la BCE è stata troppo restrittiva avrebbe dovuto innescare contrazioni sui prezzi e sull’attività economica eccessive che avrebbero dovuto essere successivamente recuperate rilassando di più la stance.

e.bis) Dopo il 2009, alla faccia di quanto appena detto, la Taylor-Rule è scattata al rialzo, ribaltando radicalmente la stance indotta da un Refi all’1% da troppo restrittiva (deflativa) a troppo espansiva (inflativa). È stupefacente che la Regola stia chiamando rapidamente a contrarre la politica monetaria della BCE partendo da una situazione di Refi all’1% e tasso ottimale al -1%, cioè da una posizione già restrittiva; stupefacente e contradditorio.

Negli ultimissimi anni stiamo vedendo una “contraddizione tayloriana”, dove cioè i pericoli di surriscaldamento discendono da stance monetarie restrittive. Proviamo qualche spiegazione:

  • Nella UE si è scontato l’iperinflazionismo americano, anche indirettamente tramite le materie prime, che ha superato perfino la restrittività della stance monetaria.
  • Dal 2008 al 2010, con l’effettiva restrittività monetaria, si è ridotta la capacità produttiva europea al punto da creare un collo di bottiglia al consumo; in tal caso si dovrebbe ammettere che la politica monetaria ha più effetto sul lato dell’offerta che, keynesianamente, della domanda.
  • Ho ragione io sulla doppia partita di Trichet (si veda il link più sopra), e il gioco sull’offerta di moneta scavalca quello sui tassi.
  • Trichet vede meglio della Taylor-Rule e dell’impianto statistico che l’alimenta.
  • La Regola funziona solo in condizioni “normali” di una certa continuità storica (cioè una regola empirica o euristica) e diventa insignificante in caso di break strutturali (le statistiche sul Potential Output non valgono nulla, insomma).

La spiegazione 4) può associarsi alla 1) e alla 2). Le spiegazioni 3) 4) e 5) ci dicono che la Taylor-Rule funziona finché funziona, cioè non serve a nulla: è come seguire un cieco senza cane.

Datemi la K-Percent Rule di Friedman o chiudete austriacamente le Banche Centrali: queste sì che sono soluzioni serie al problema del Central Banking.

7 Responses

  1. Oscar Giannino

    Il tema sollevato ottimamente da Leonardo per me è per definzione “il” tema, per almeno tre ordini di di idee. Il primo è che per chi come noi è convinto che la “rules-based policy, both fiscal and monetary” sia incomparabilmente meno distorcente delle politiche discrezionali – andatevi a guardare testo (http://www.stanford.edu/~johntayl/2011%20Taylor%20AEA-AFA.pdf) e video del lunch organizzato sul tema il 7 gennaio scorso dall’American Economic Association e dall’American Finance Association, parlano il presidente di Chase, il senatore Paul Douglas e John Taylor – la trappola da evitare è che le norme prescrittive diventino descrittive, altrimenti si cade nella loro variabilità e stiamo punto e daccapo.
    Il secondo è che anche la Taylor Rule, per ammissione stessa dell’ideatore, va aggiornata alla luce del’evoluzione e della realtà dei fatti e delle conseguenze rivelate dalle politiche monetarie come sono poste in essere e non come le vorremmo. A Jackson Hole, lo scorso agosto, Larry Christiano ha proposto alla lucen della crisi 2008 e risposte come QEI e QEII una Taylor revised in cui l’ouput gap viene sostituito dall’offerta di credito presente nel sistema, cosa ancora diversa dall’offerta monetaria e tecnicamente tutta ancora da mettere a studio.
    La terza cosa è che la realtà delle banche centrali è diventata in raltà un frattale, rispetto alle regole che si dichiara di seguire o interpretare. Mi limito qui a elencare i diversi modelli seguiti o richiamati in papers e decisioni di FED, BCE e altre maggiori banche centrali, come repertati in http://www.macromodelbase.com/ predisposto da Volker Wieland che insegna alla Goethe Univ di Francoforte:
    Models in the Database

    1. Small Calibrated Models
    1.1 Rotemberg, Woodford (1997)
    1.2 Levin, Wieland, Williams (2003)
    1.3 Clarida, Gali, Gertler (1999)
    1.4 Clarida, Gali, Gertler 2-Country (2002)
    1.5 McCallum, Nelson (1999)
    1.6 Ireland (2004)
    1.7 Bernanke, Gertler, Gilchrist (1999)
    1.8 Gali, Monacelli (2005)

    2. Estimated US Models
    2.1 Fuhrer, Moore (1995)
    2.2 Orphanides, Wieland (1998)
    2.3 FRB-US model linearized as in Levin, Wieland, Williams (2003)
    2.4 FRB-US model 08 linearized by Brayton and Laubach (2008)
    2.5 FRB-US model 08 mixed expectations, linearized by Laubach (2008)
    2.6 Smets, Wouters (2007)
    2.7 CEE/ACEL Altig, Christiano, Eichenbaum, Linde (2004)
    2.8 New Fed US Model by Edge, Kiley, Laforte (2007)
    2.9 Rudebusch, Svensson (1999)
    2.10 Orphanides (2003b)
    2.11 IMF projection model by Carabenciov et al. (2008)
    2.12 De Graeve (2008)
    2.13 Christensen, Dib (2008)
    2.14 Iacoviello (2005)

    3. Estimated Euro Area Models
    3.1 Coenen, Wieland (2005) (ta: Taylor-staggered contracts)
    3.2 Coenen, Wieland (2005) (fm: Fuhrer-Moore staggered contracts)
    3.3 ECB Area Wide model linearized as in Dieppe et al. (2005)
    3.4 Smets, Wouters (2003)
    3.5. Euro Area Model of Sveriges Riksbank (Adolfson et al. 2007)
    3.6. Euro Area Model of the DG-ECFIN EU (Ratto et al. 2009)
    3.7. ECB New-Area Wide Model of Coenen, McAdam, Straub (2008)

    4. Estimated Small Open-Economy Models (other countries)
    4.1. RAMSES Model of Sveriges Riskbank, Adolfson et al.(2008b)
    4.2 Model of the Chilean economy by Medina, Soto (2007)

    5. Estimated/Calibrated Multi-Country Models
    5.1 Taylor (1993a) model of G7 economies
    5.2 Coenen,Wieland (2002, 2003) G3 economies
    5.3 IMF model of euro area & CZrep by Laxton, Pesenti (2003)
    5.4 FRB-SIGMA model by Erceg, Gust, Guerrieri (2008)

    come vedete, il mondo è bello perché è vario… ma la discrezionalità trova sempre nuovi appigli per dire di seguire regole che di fatto non osserva

  2. André

    Se posso avanzare un’obiezione di ordine un po’ più epistemologico – la Taylor Rule è senz’altro una regola prescrittiva, ma che affonda i propri precetti nel proprio modello DESCRITTIVO della realtà macro-economica. Voglio dire, la TR dice al banchiere centrale come muoversi – ma per farlo deve basarsi su una mappa che descriva la realtà economica e che consenta di anticipare il corso degli eventi. Ora, questa mappa – che appunto lo stesso Taylor pensava come qualcosa di dinamico e da aggiornare progressivamente – può essere considerata affidabile o no?
    I fatti (maledetti fatti) ci dicono di no. Funziona solo post hoc, col senno di poi. Ma li siamo bravi tutti. Gli strumenti in mano ai banchieri centrali SONO inadeguati per tutta una serie di ragioni, anche radicalmente profonde. Hayek aveva analizzato molto bene questi meccanismi. La prova del nove sta comunque sotto gli occhi di tutti – le politiche monetarie, specie in tempi di crisi, non portano ai risultati sperati, MAI. Ci vuole tempo, un po’ di stagflation, disoccupazione e poi – forse qualcosa si muove, ma di certo non grazie alla TR.
    Semplificando al massimo, non mi fiderei MAI di una mappa che il cartografo mi ha consegnato dicendomi “vabbé questa andava bene fino a qui, poi di qui in avanti devi aggiornarla piano, piano – ogni piccolo passo che fai”.

    Sono pronto a cambiare idea il giorno che qualcuno mi fa vedere un pezzo di carta intestata BCE, con data certa e antecedente alla previsione, dove c’è scritto “il tal giorno, il tasso di disoccupazione e l’indice annuale di inflazione (misurati con metodi STABILITI prima) saranno X e Y”. Li sfido a fare una cosa scientifica, una volta tanto.

    Andrea

  3. Luca Mazzone

    L’ultima obiezione mi pare che chieda un poco troppo alla scienza economica, francamente. O forse non chiede troppo alla scienza economica e basta, chiede troppo agli esseri umani.

  4. @Oscar Giannino
    Io direi che con il tuo intervento sono ancora più convinto della mia analisi. Ripeto che, a parte un giudizio di superiorità delle regole sulla discrezionalità (risolto già da Kydland e Prescott), esiste il problema serio di che tipo di regole siano in discussione.
    Una regola che prescrive un comportamento analogo al comportamento discrezionale (alza i tassi se si alzano i prezzi, abbassa i tassi se la crescita stenta, media tra le due istanze) come la Taylor Rule, è per me non una “regola” ma la “statutarizzazione” della discrezionalità.
    Una regola è “tasso di crescita dell’offerta di moneta (per me Base Monetaria, per altri M1 o M2) fissato al 4% per sempre cascasse il mondo”, à la Friedman.

    La revisione della Taylor Rule con la sostituzione del credito (M4?) al posto dell’Output Gap secondo me è una ulteriore prova della strumentalità di questa regola a scopi politici discrezionali: abbandonando per un momento le misurazioni (assurde) del potential output, si ragiona che lo stato dell’economia può essere monitorato, sulla scorta della vecchia formula MV=PQ, per via dell’andamento del credito (nel mio paper su SSRN penso di aver dimostrato che il credito è, nella sostanza, MV); sul credito si gioca pure la partita della formazione delle bolle speculative (che in realtà partono ancora da più indietro, ma d’altra parte questo è mainstream, mica Scuola Austriaca) per cui tale grandezza va monitoriata.
    Allora: essendoci al momento sensibilità sul problema della stabilità dei mercati e quindi “coscienza” del problema bolle, si cerca uno strumento “automatico” di risposta a un nuovo o ulteriore compito delle Banche Centrali e degli Stati in genere: stimolare la crescita, controllare i prezzi, e non far gonfiare bolle. E allora ci si inventa una Taylor Revised.

  5. André

    @Luca Mazzone
    Caro Luca, il mio commento dovrebbe riflettere in realtà quello che CHIUNQUE con un minimo di buon senso dovrebbe esigere, specie da chi sostiene di sapere cosa sta facendo. Prendi la scienza fisica, ad esempio. La precisione estrema con cui diverse teorie fisiche moderne riescono a consegnarci le loro previsioni è ALLA BASE dello sviluppo tecnologico di cui godiamo oggi. Se si toglie la precisione dallo strumento scientifico, si vanifica la possibilità di usarlo in modo pervasivo e cumulativo.
    Quello che tu dici è giusto, in fondo. La “scienza” economica non ha le carte in regola per essere chiamata “scienza” – contrariamente da altre discipline, tutt’altro che sovraumane. Io la chiamerei NARRATIVA ECONOMICA, oppure MITOLOGIA ECONOMICA.
    E qui sta il punto. Ti faresti costruire la casa da un ingegnere che basa il suo lavoro, i suoi calcoli e progetti esclusivamente sul contenuto di un romanzo del novecento? Io no. Ma appunto è quello che fanno i banchieri centrali regolando le proprie azioni su teorie che NON SANNO PREVEDERE UN FICO, MA SOLO INTERPRETARE EVENTI PASSATI. Come fa notare l’ottimo Baggiani, si tratta di meri strumenti di contenimento, esposti, troppo esposti, alla corrosione di agenti politici (che si susseguono difformi, come quelli atmosferici).
    Non è chiedere troppo dagli essere umani – aspettarsi che questi sappiano quello che fanno, specie quando manipolano unilateralmente l’esistenza altrui. Piuttosto è da sudditi (nell’accezione peggiore del termine) accettare le decisioni approssimative di un’istituzione CHE DISTORCE PESAMENTE IL MERCATO, solo perché tanto di meglio non si può fare. Secondo il mio modestissimo avviso, una soluzione ci sarebbe. Sono per la prospettiva austriaca, a la Ron Paul – that is, End the Fed.

  6. Mario

    scusate se mi permetto di intervento, benché le mie cognizioni siano a tal punto limitate da essermi ostica la sola comprensione dei contenuti dei Vs post : ma se si tornasse al gold standard ?

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