E se abbassassimo gli stipendi pubblici?
E siamo a otto. Non stiamo dando i numeri, ma è il mercato che mette il nostro paese sempre più sotto pressione, dato che otto, è il tasso d’interesse per i nostri titoli di Stato a due anni. Un tasso tanto elevato è impossibile da sopportare a lungo e non è dunque un caso che il Fondo Monetario Mondiale abbia già preparato un fondo di salvataggio per l’Italia e per la Spagna di 46 miliardi di dollari ciascuno.
E la stessa Spagna, nonostante il cambio al vertice del paese con l’arrivo del Partito popolare guidato da Mariano Rajoy vede sul mercato secondario i tassi d’interessi dei buoni a due anni al 7,5 per cento.
Sia in Spagna che in Italia la curva dei rendimenti dei tassi si è invertita, lasciando comprendere che il clima di sfiducia che pervade tutta la zona Euro è ormai quasi incontrollabile.
Mario Monti, il nuovo premier italiano, è stato ben accolto dal presidente francese Nicolas Sarkozy e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Quest’ultima si è detta impressionata dalle misure prese dal nuovo Governo Italiano, che a breve verranno presentate anche al Parlamento Italiano. Questo scavalcamento del Parlamento Italiano è forse la prima notizia che mostra un cambiamento in atto all’interno dell’Unione Europa. Fino ad oggi le misure potevano essere controllate dalla Commissione Europea o da altri Stati dopo che erano passate da una presa visione o approvazione del Parlamento Italiano. Ora non sembra più così.
Una politica economica più integrata è necessaria se si vuole salvare l’Euro poiché non è possibile pensare che ogni Stato vada nella direzione che vuole con un’unica moneta europea.
Non essendo più possibile la svalutazione competitiva, i differenziali dei costi del lavoro per unità produttiva avrebbero dovuto diminuire nel corso degli anni, per cercare di stabilizzare la zona Euro.
Tuttavia la differenza del costo del lavoro per unità produttiva (CLUP) tra i diversi Paesi Euro è andata aumentando nell’ultimo decennio, mandando così in tilt l’Euro stesso. Il CLUP italiano e spagnolo è 40 punti percentuali sopra rispetto a quello tedesco nel 2010, prendendo come anno base il 2000. Si comprende bene perché siano necessarie misure che aumentino la competitività italiana e al contempo una politica di riduzione del costo del lavoro.
In Spagna il Governo Zapatero ha deciso di abbassare del 5 per cento i salari pubblici, mentre in Catalogna si è deciso nei giorni scorsi di effettuare ulteriori tagli agli stipendi pubblici. Forse non si deve arrivare al livello greco, dove i salari sono stati tagliati del 25 per cento, ma non è il caso che anche l’Italia faccia qualche passo in avanti in questa direzione?
Certo sarebbe una misura impopolare e potrebbe essere anche sostituita da un abbassamento del cuneo fiscale, ma è difficile in questo periodo trovare per il Governo le risorse necessarie per abbassare di almeno 5 punti percentuali il cuneo fiscale.
Le liberalizzazioni potrebbe riuscire a far ritrovare la competitività perduta all’Italia; grazie ad una maggiore competitività, la produttività dovrebbe tendere a salire, ma gli effetti molto probabilmente non si sentirebbero immediatamente, ma nel giro di uno o due anni. Un impulso interessante in questo campo sta arrivando da Sergio Marchionne, Ad di Fiat, che pochi giorni fa ha disdetto il contratto vigente negli stabilimenti italiani ad eccezione di quelli dove era presente il contratto “Pomigliano”.
Marchionne ha sempre detto che è necessaria una maggiore flessibilità e produttività in cambio di investimenti. L’Italia è un paese povero di investimenti stranieri e un cambio nell’ambito dei contratti nazionali potrebbe far ritrovare la competitività perduta.
Un tema scottante come quello della riduzione dei salari pubblici, che provocherà tante reazioni negative, ma che è essenziale per evitare il fallimento dell’Italia.
Sono lavoratore autonomo, nel 2010 e nel 2011 il mio reddito è circa la metà di quanto era nel 2007. Come me decine o centinaia di migliaia di lavoratori autonomi.
Perché mai i dipendenti pubblici devono guadagnare sempre di più quando la loro azienda (lo stato) è la principale causa della crisi economica?
Perché ridurre gli stipendi pubblici solo del 25% (fermi restando gli stipendi minimi)? Perché continuare a pagare pensioni da 10.000 e più al mese? Perché continuare a rubare a chi guadagna poco con gli studi di settore? Perché VOLETE FALLIRE a tutti i costi?
brevemente, non mi sembra che i dipendenti pubblici guadagnino cifre iperboliche, anzi direi che siamo in molti casi alla sussistenza.
Più che abbassare gli stipendi sarebbe il caso di abolire enti inutili (Province, ACI ecc) e dirottare i dipendenti laddove servono, per esempio nei tribunali a smaltire pratiche, ecc.
Se aumentiamo la produttività del settore pubblico il problema si risolve da solo perché aumenta il PIL e diminuisce il fabbisogno di liquidità, capace pure che riusciamo a ridurre di uno 0,5% il debito pubblico, a questi prezzi non sarebbe mica male…
gianni venturini
s’è detto che le liberalizzazioni avrebbero effetti in uno o due anni, o magari anche in 10. Ma il mercato non ha bisogno di aspettare 10 anni, c’è una montagna di soldi pronta ad entrare in Italia che non aspetta altro che il semaforo verde…. e il semaforo verde è un mega-rogo di regolamenti, leggine e piani di attuazione da sostituire da un pacchetto striminzito di regole semplici, liberali, facili da rispettare e facili da far rispettare.
dipendente pubblico. 35 anni di anzianità, 2 figli a carico, affitto da pagare e 1239 euro al mese, se inviti me e la mia famiglia a pranzo e cena per due settimane al mese, sono disposto a farmi diminuire lo stipendio. Documentarsi prima di parlare che di cazzate se ne sentono già troppe.
Sono d’accordissimo che bisogna limitare la burocrazia. Ho già scritto molto sul tema, in particolare nel volumo “Dopo! curato da Piercamillo Falasca ed edito da IBL Libri.
Non ho mai affermato che gli stipendi pubblici siano elevati. Il problema è la massa salariale che è data dalla moltiplicazione tra un salario pubblico non elevato e un numero eccessivo di dipendenti pubblici. Quindi o si diminuiscono i salari (tra l’altro quiesto metodo è stato utilizzato in Germania nei contratti aziendali per non licenziare) o si riduce il numero di dipendenti. Io, personalmente, agirei su entrambi i fronti.
In un secondo tempo ridurrei il cuneo fiscale per aumentare il salario netto, ma adesso è impossibile.
Alcune considerazioni:
1)La riduzione del salario dei dipendenti pubblici non è nelle disponibilità dell’esecutivo.
L’introduzione della contrattazione per il pubblico impiego,rende impossibile una riduzione, per decreto, dello stipedio.
2)Il taglio del salario del pubblico impiego,dato l’elevato numero, comporterebbe una contrazione “mostrusa” dei consumi.
più che diminuire gli stipendi ai dipendenti pubblici bisognerebbe diminuire i dipendenti pubblici specie in certe regioni (fatalità tutte al sud) licenziare i fannulloni i raccomandati quelli che lavorano sì e no un mese all’anno quando va bene! Diminuire, anzi tagliare drasticamente, gli stipendi dei dirigenti pubblici, quelli sì vanno tagliati anche perchè questi lavorano ancora meno, fanno spesso danni e non pagano mai. Per non parlare, poi, dei nostri cari (nel senso che ci costano una fortuna) politici
Beh si potrebbero eliminare i grotteschi buoni-pasto che poi vengono presentati al supermercato.
Ma se posso chiedertelo che lavoro fai? In quale ente lavori? in quale città? e ci sei entrato per concorso 35 anni fa?
Finalmente si inizia a parlarne. Partendo dal principio che un qualunque datore di lavoro in crisi deve iniziare a ridurre i costi, una bella sforbiciata del 10% su tutti gli stipendi del pubblico impiego quanto farebbero risparmiare sul debito pubblico? Quando dico “tutti” intendo tutti, onorevoli, senatori, dirigenti ministeriali, insegnanti di ruolo, bidelli, impiegati dei ministeri con l’esclusione, doverosa, delle forze di polizia sul territorio. Per quanto riguarda le società partecipate statali, il taglio dovrebbe essere sulla percentuale di quanto lo Stato partecipa. Nel giro di 6 mesi a quanto andrebbe il debito pubblico?
Ah, dimenticavo. Il taglio deve avvenire sul lordo e non sul netto così anche la parte di versamenti ai fini pensionistici si abbassa e, con l’entrata cel metodo contributivo, anche l’Inps avrà meno esborsi da fare in futuro.
Ottima idea! Abbassiamo gli stipendi pubblici!
La riduzione degli stipendi è un modo per incidere sull’enorme spesa pubblica che non risolve tutti i problemi. Bisogna incominciare a chiedersi “a cosa servono” i dipendenti pubblici. Questo significa dover affrontare una profonda riorganizzazione delle istituzioni, l’eliminazione di tutti gli enti, gli uffici e l’insieme delle funzioni di dubbia utilità per poi procedere ad una completa riorganizzazione dei processi amministrativi.
Non basta qualche tassa in più, qualche liberalizzazione e qualche taglio a pensioni e stipendi pubblici per rendere competitivo il Paese. Occorre incidere pesantemente sui meccanismi che hanno favorito l’accumulo di spesa pubblica che ha prodotto un debito enorme pur in presenza di un livello di tassazione assolutamente insostenibile. Sotto questa luce il governo Monti appare inadeguato per via della composizione e del livello qualitativo dei partiti che gli hanno dato la fiducia e che al tempo stesso lo usano come “foglia di fico” per le decisioni impopolari. Il già difficile compito di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 potrebbe servire a poco se non viene rivoluzionata la macchia pubblica.
Quello che può apparire come un sogno velleitario è invece una necessità vitale.
La competitività è fatta anche di pressione fiscale contenuta, di spese che le imprese sostengono per gestire la burocrazia, di permessi che arrivano dopo mesi, di tempi e certezze nel diritto civile, ecc. A maggior ragione questo è vero per una nazione che non potrà mai competere sui grandi numeri con l’area del Pacifico, ma può trovare grandi spazi con prodotti industriali di alta qualità, fortemente “personalizzati” e con un ciclo di innovazione molto rapido (es. impiantistica, macchie a controllo numerico, industrial design, ecc.).
concordo. però non tagliamo il 10% a tutti, altrimenti facciamo l’errore di Tremonti ed i suoi tagli lineari. tagliamo dove serve, in primis l’esercito (non le forze dell’ordine). qualcuno mi spiega perchè un maresciallo dell’areonautica di istrana, con la terza media, addetto al rifornimento degli aerei deve prendere 3000 €/mese? non oso pensare a quanto prenda un pilota o qualche altro nulla facente gallonato! mettiamo un bel massimale di stipendio, comparato con l’omologa funzione del mondo privato. magari, con quel che si risparmia, aumentiamo un po’ gli stipendi di insegnanti ed infermieri.
qui non si tratta di tagliare gli stipendi ai dipendenti pubblici.
si tratta di tagliare la spesa pubblica, razionalizzando la pubblica amministrazione.
si può fare solo tagliando un livello amministrativo dei 4 che si è scioccamente dato questo stato.
l’unico da tagliare subito, perchè prima non c’era, perchè non serve, perchè costa molto è il livello regionale.
L’abolizione delle regioni (tutte) consentirebbe il ritorno ad una spesa pubblica accettabile in tempi brevi.
I dipendenti regionali – cosi’ come i politici regionali – devono semplicemente subire quello che subiscono milioni di dipendenti privati da anni : il tuo lavoro non serve, non c’e’ più, te ne devi cercare un altro con tutti gli ammortizzatori sociali previsti per i dipendenti (non per la classe politica regionale, che deve semplicemente andare finalmente a lavorare).
Attenzione – per chi non avesse capito – le patrimoniali, la lotta all’evasione fiscale,interventi sulle pensioni etcetc, servono per rientrare dallo sfondamento dei conti e vanno fatti ma non bastano.Devono essere accompagnati da una riduzione strutturale significativa della spesa pubblica.
Solo l’abolizione delle regioni porta un risultato.
Cui si potrebbe aggiungere comunque l’azzeramento delle missioni militari, l’abolizione dei sussidi pubblici a scuola e sanità privata e alla stampa assistita, l’azzeramento dei contributi e della fiscalità di favore alle chiese.
L’altra sera ho sentito che dopo l’abolizione della leva obbligatoria sono rimasti trentamila , ripeto trentamila , marescialli dell’esercito che non hanno nulla da fare e che il buon Brunetta ha cercato di ricollocare presso altre amministrazioni pubbliche che si dicono carenti – secondo me nessuna PA è carente ma sono tutte sovrabbondanti- ma non c’è riuscito . Fino a quando non si eliminaranno questi scandali , queste vergogne nazionali non cambierà nulla . E nella scuola – che ha oltre un milione di dipendenti – esistono sacche di vergogna credo pari a quelle dei marescialli . E voi credete che un governo di professori universitari metterà mano a queste vergogne , ad esempio a quelle delle università nate solo per dare stipendi a professori mediocri , che non fanno nulla , titolari di corsi inutili e strampalati frequentati a volte da meno di dieci allievi che rilasciano lauree assolutamente ridicole che servono solo a loro . Vedrete che anche quel poco che ha fatto la Gelmini tra mille difficoltà sarà cancellato in nome della ” cultura ” e della ” ricerca “.
@carlo grezio
sono pienamente d’accordo con lei sulla necessità di tagliare i livelli dell’amministrazione dello Stato.
I tanti livelli costano tanto per produrre poltrone e dipendenti che “girano a vuoto” quando va bene, non producono nulla (nell’ipotesi intermedia) oppure finiscono per ostacolare le imprese e creare problemi burocratici ai cittadini quando va male.
Sui tagli, invece, sarei più articolato.
Innanzitutto vi sono troppi enti inutili o enti con poteri di blocco che spesso si contrappongono alle decisioni degli organi elettivi in materia di gestione del territorio e di industrializzazione. Gli organi territoriali ultra-frammentati e i troppi livelli decisionali producono pessime decisioni, ma questi enti peggiorano la situazione contribuendo alla paralisi che fa “scappare” gli investimenti unitamente al regime fiscale ed alla giustizia civile.
L’Italia ha 20 regioni, più di cento provincie e oltre 8.000 comuni, di cui un centinaio sotto i 100 abitanti e poco meno di 2.000 sotto i 1.000.
L’abolizione delle Provincie è sicuramente l’obbiettivo prioritario. Occorre però lavorare molto sull’accorpamento di Comuni e Regioni. Un migliaio di comprensori comunali sarebbe più che sufficiente per garantire un buon livello di servizi grazie al decentramento (siamo nell’era delle reti e dei database o no?) e permetterebbe di politiche del territorio con una visione di comprensorio.
Le Regioni dovrebbero essere accorpate perché sono decisamente ridondanti. Ad esempio la Germania che ha una superficie del 20% maggiore dell’Italia ed una popolazione del 32% è strutturata in 16 Lander; la Baviera, il grande, ha una superficie di oltre 70.500 Km2 e la Renania Settentrionale-Vestfalia, il più popoloso, conta oltre 18 milioni di abitanti, un po’ più di Lombardia, Veneto, Trentino e Friuli messi assieme!
@Francesco P
Provo ad articolare meglio il ragionamento :
1. ridurre la pubblica amministrazione di un livello amministrativo ABOLENDO HIC ET NUNC LE REGIONI ( risparmio di 70-80 miliardi anno, per semprei) , riorganizzando il progetto federalista sul concetto di province autonome , di ridotta dimensione, senza ambizioni né di secessione, né di gestioni di politica estera, facilmente controllabili dagli elettori perché su dimensioni visibili, cosa che le attuali regioni non sono e che covano corruzione e crescita del debito pubblico fuori controllo,
2. ABOLIZIONE DELLE PROVINCE DELLE GRANDI CITTA’, ACCORPANDOLE CON I COMUNI E DANDO VITA AGLI ENTI METROPOLITANI , non più di otto per le otto grandi città. (quindi tutto il contrario della retorica corrente : le province delle piccole città e province servono, quelle delle grandi città non servono, le regioni non servono, la Sanità va gestita in altro modo o centralmente o a livello provinciale).
3. FUSIONE OBBLIGATORIA dei piccoli comuni confinanti finchè non raggiungano una massa critica di 15.000 abitanti ( ne sparirebbero oltre il 30%)
4. RIDUZIONE DEL PARLAMENTO AD UNA SOLA CAMERA
5. RIDEFINIZIONE DI UNA LEGGE ELETTORALE COERENTE CON LA NUOVA STRUTTURA AMMINISTRATIVA quindi o maggioritario all’inglese o alla francese o proporzionale alla tedesca : terzium – sicuramente truffaldino come tutti i sistemi italiani della seconda repubblica – non datur .
6. RIFORMA FISCALE con riduzione delle aliquote e deducibilità dei costi o almeno dell’IVA sui consumi e sui costi; riduzione delle accise sui carburanti e sull’energia .
7. RILANCIO degli INVESTIMENTI PRIVATI attraverso riduzione ragionevole della pressione fiscale su Imprese e Lavoratori finanziata da incremento di Imposte su percettori di Rendite e se possibile anche PUBBLICI in una logica di adeguamento infrastrutturale.
8. Azzeramento di tutte le forma di contribuzione o di fiscalità favorevole alle Chiese e ai culti, con ripresa a tassazione dei beni egli enti religiosi;
9. Azzeramento dei contributi ai privati che esercitano attività scolastica o sanitaria e alla stampa
10. Azzeramento delle missioni militari (di pace o meno).
11. Azzeramento delle false pensioni di invalidità
12. Abolizione delle future pensioni di Anzianità ponendo come vincolo l’età pensionabile della Germania
Se a questo punto dopo un forte snellimento della macchina pubblica, con riduzione effettiva del suo costo annuale e con il rilascio di tutti gli ammortizzatori sociali normalmente previsti (CIO, CIS, Mobilità ) per i dipendenti regionali estromessi , si volesse anche vendere il patrimonio immobiliare mal gestito dello stato realizzando un centinaio di miliardi, ma NON con le truffaldine operazioni di cartolarizzazione (SCIP) fatte recentemente , ben venga, ma dopo aver fatto le azioni concrete di cui sopra
Il vincolo di bilancio è una condizione naturale non un invenzione ideologica : questo paese ne ha fatto a meno per quasi un secolo , ma ora deve tutto in una volta recuperare la saggezza del buon padre di famiglia.
Lo stato italiano rastrella ogni anno oltre 700 miliardi di imposte, a vario titolo, per poi fare Investimenti per meno di 30 miliardi all’anno : ha senso sopportare una struttura cosi’ inefficiente ? raccogliere tasse per pagare stipendi (non dimenticando che la macchina contributiva tutto sommato è quasi in equilibrioe )? Ovviamente no.
Ora sono al governo un gruppo di intelligenti e onesti e sembra che ci siamo liberati per un attimo di mentecatti e delinquenti.
Il tempo è pochissimo perchè il popolino italiano alla prima occasione sprecherà di nuovo il diritto di voto.
@Claudio Di Croce
D’accordo col Suo post,tranne una cosa.
La Gelmini venne sfiduciata dal Comune di Desenzano del Garda quandoaveva un incarico da loro. Poi venne promossa Ministro!!! Quando si dice carriera fulminante….
@carlo grezio
Punto 11 = Perché abolire le pensioni di invalidità? Voglio difendere chi è rimasto invalido, per qualsiasi motivo. Sono contro i FALSI INVALIDI, ma danno la caccia solo a questi, e tralasciano le verie connivenze che ha avuto una persona prima di ricevere un’assegno dall’INPS! Il falso invalido ha dovuto convincere una decina di persone: medico di base, medico specialista o medico legale, commissione medica prima che gli fosse riconosciuta la falsa invalidità (ciechi che guidano o leggono il giornale, zoppi che corrono agevolmente etc.)
Io aumenterei la produttività, vale a dire il “valore” nell’unità di tempo.
Su questo siamo scarsissimo sia nel pubblico sia, paradossalmente nel privato. Le cause sono molteplici.
Quello che mi spaventa è che generalmente chi parla non si pone questo problema. Pare che la gente al lavoro sia tutta il muratore dei problemi di matematica delle elementari che “se mette X mattoni i 3 ore quanti mattoni avrà messo in 7 ore? ”
In realtà non è affatto così !
Occorre analizzare i processi e pensare al lavoratore come nodo di una rete…. ma il discorso qui sarebbe un po’ complesso.
Moltissimi dipendenti pubblici prendono poco in termini assoluti… il problema è che anche riducendogli lo stipendio del 50% sarebbe comunque troppo! Molti di loro sono semplicemente inutili e andrebbero LICENZIATI! Questo è l’unico vero modo per ridurre le spese! e riaggiustare il mercato del lavoro che oggi è completamente spiazzato dallo stato.. per es. al Sud tutti vogliono il posto pubblico e il privato quindi incorre in enormi difficoltà a fare impresa, inoltre gli elettori votano i politici che faranno più assunzioni pubbliche quindi più deficit, più corruzione, meno meritocrazia… in un circolo vizioso mortale! Ridurre del 50% lo stipendio di tutti i dipendenti pubblici esclusi quelli impegnati in mansioni di pericolo (come esercito e forze dell’ordine), renderli liberamente licenziabili e licenziarne in tronco un buon 30%…. sarebbe una straordinaria manovra di aggiustamento dei conti, sarebbe equa (sono gli statali gli unici a non aver mai pagato! come dicono sempre i socialistoidi), ma soprattutto questa manovra avrebbe effetti a lungo termine straordinariamente positivi dando gli incentivi giusti a tutti i soggetti economici e aumenterebbe moltissimo la produttività (un passacarte pubblico non avrà mai la produttività di un ingegnere privato per es. inoltre un pubblico costa ai contribuenti mentre un privato non costa ma contribuisce…)!!!!
Mi sono dimenticato un punto importante: spesso i socialistoidi keynesiani, dicono che riducendo il compenso dei dipendenti pubblici questi poi consumeranno meno e quindi anche i privati ne verrebbero danneggiati… per es. un bar o un negozio privato venderebbe meno secondo loro… Si tratta di un’argomentazione idiota ma molte persone se la bevono! Per smascherarli basta rispondere: lo stipendio degli statali proviene dai soldi dei contribuenti quindi se gli statali (e improduttivi) guadagnano meno e consumeranno meno, i contribuenti privati (e produttivi) pagheranno meno tasse e potranno consumare o, sperabilmente, investire di più… quindi non solo i consumi complessivamente non calano, ma lasciando più risorse alle forze produttive invece che a quelle improduttive l’effetto sarà certamente positivo, al massimo neutro ma mai e poi mai negativo come vogliono farci bere! So che è un ragionamento elementare ma molte persone non ci arrivano quindi gli statalisti hanno gioco facile…
SVALUTAZIONE DELLA MONETA: è vero che uno stato serio si giudica anche dalla stabilità della sua moneta, ma la svalutazione (seguita da inflazione) ha dei pregi che perfino la Germania dovrà presto o tardi considerare.
1. Abbassa il valore reale degli stipendi e ne conserva il valore nominale, tradotto: abbassa il costo del lavoro senza provocare esplicitamente le piazze e i sindacati (i sindacati, che puntano alla auto-conservazione, possono tacere responsabilmente solo se non sono sfidati apertamente).
2. Chi lo merita (autonomo o dipendente) può aumentare le proprie entrate per tenerle ancorate all’inflazione. Al netto si drenano risorse da aziende e individui meno produttivi.
3. Il valore nominale dei debiti diminuisce, si puniscono i creditori (ingiustamente), ma noi come stato abbiamo il problema di essere un debitore, anzi, uno dei più grossi debitori del pianeta purtroppo.
@carlo grezio
se ti candidi con questo programma, giuro che ti voto e ti finanzio pure!
magari, per quanto riguarda i militari e le loro missioni, le metterei al primo posto nell’ordine delle soppressioni!
Finalmente! Stiamo arrivando a toccare un tabù! Non se ne può più di vedere dipendenti pubblici , iper garantiti in tutti i sensi, che, a paritá di qualifica e di competenze prendono il 30% in più di stipendio. Stipendio che viene finanaziato dalle tasse che i dipendenti privati ( produttori di ricchezza vera) versano allo Stato. Per intenderci un operaio generico che lavora alla catena di montaggio a 1200 euro al mese, paga le tasse, sul suo stipendio, per mantenere, fra l’altro, un “collaboratore scolastico” a 1300 euro al mese, inamovibile e non licenziabili per nessuna ragione! Sono d’accordo sul fatto che la sola decurtazione degli stipendi pubblici ( sarebbe meglio parlare di perequazione a paritá di mansione, o l’introduzione del licenziamento per scarso rendimento anche nel pubblico) da solo non risolverebbe il problema. Però, almeno, torneremmo ad un etica dell’amministrazione del pubblico denaro che non può risolversi con la demagogica e “generica” affermazione di “riduzione dei costi della politica”. Tutti quelli che vivono di denaro pubblico devono darne conto! Non possono essere impuniti fino al punto da considerare il lavoro, per il quale sono pagati, una variabile da scaricare sui poveri fessi che producono ricchezza vera e li mantengono. Per fortuna questa crisi stá mettendo il dito nella piaga. E cioè il malcostume, tutto italiano, di considerare i soldi pubblici, prodotti con il sudore della fronte dei contribuenti privati, come una cosa trascurabile. Io realizzerei anche l’anagrafe patrimoniale di tutti i dipendenti pubblici, a qualsiasi livello, con controlli seri e concreti, ad evitare, come spesso accade che dei dipendenti pubblici accumulino patrimoni che non sono affatto in linea con quanto percepiscono. Renderei le soglie di reddito, per ottenere dei benefici, uguali per tutti, salvo diversa verifica tributaria. Renderei possibile il licenziamento per scarso rendimento. Tratterei, in altre parole, i dipendenti pubblici come tutti gli altri dipendenti. Soprattutto ridimensioneri gli organici, laddove sono francamente in sovrannumero. Infine,more il solo fatto che sono dei dipendenti pubblici, limiterei il potere dei sindacati. Lascerei, cioè, solo la libertá di contrattazione, entro un limiti massimo di retribuzione che non dovrá mai superare la media delle retribuzioni , a paritá di qualifica, nel settore privato. Infine vieterei qualsiasi forma di sciopero; chè nel settore pubblico è un offesa a quanti lavorano per produrre reddito vero e tasse per mantenere il pubblico! Libro dei sogni?
ma perche non li facciamo lavorare gratis??? dopotutto non pagano il riscaldamento degli uffici, stanno al caldo tutto l inverno gratuitamente…
gia che ci siamo sbarazziamoci di tutte le persone che non producono e non servono a niente: invalidi, handicappati (scusate il termine), malati, vecchi, risparmieremmo una montagna di soldi!!!!
questa soluzione non è nuova…ma è efficace, nel giro di qualche anno il debito pubblico sparirebbe e tutti diventeremo piu ricchi!!
PS: per chi avesse annuito nel leggere: questa mia “proposta” è una PROVOCAZIONE per sottolineare la degenerazione culturale dei giorni nostri, in cui in nome del dio denaro si farebbe (e si fa) di tutto, calpestando qualsiasi elementare diritto, dignità inclusa.
@carlo grezio
Egregio Carlo Grezio,
La riorganizzazione delle amministrazioni locali dovrebbe a mio avviso tenere conto tanto della riduzione del numero di poltrone quanto di costituire dei bacini di dimensioni tali da permettere tanto l’efficienza amministrativa quanto la possibilità di fare politiche territoriali. Altro aspetto fondamentale è quello di evitare che tutti i soldi e tutte le decisioni siano prese da uno Stato centrale lontano dai problemi economici e territoriali di ciascuna area. Roma, da quando è diventata Capitale, si è fatta un pessimo nome e è cresciuta come città della burocrazia e dell’intrallazzo.
La struttura territoriale dello Stato è rimasta bloccata a concetti ottocenteschi in cui ogni gruppo di case un po’ distante fra loro doveva essere un Comune.
Inoltre la struttura delle amministrazioni pubbliche è viziata delle Provincie, organismi elettivi che copiano le Prefetture. Perché per ogni Prefetto debba esserci un Presidente di Provincia (con relativo Consiglio, Giunta, impiegati, usceri, …) non l’avevo capito prima di venire a conoscenza dei motivi per cui la Provincia di Milano ha comprato le quote della Serravalle.
Tanto per fare un’esemplificazione del livello l’immobilismo nella suddivisione amministrativa del territorio, basta risalire agli accordi De Gasperi-Gruber in cui si concedeva l’autonomia alla provincia di Bolzano ed ai comuni di lingua tedesca della Provincia di Trento. Poiché questi comuni sono tutti limitrofi alla Provincia autonoma di Bolzano, sarebbe bastato spostarli alla vera amministrazione di competenza per sanare un mostriciattolo burocratico risalente alla fine della prima guerra mondiale.
In Italia sembra una bestemmia parlare di accorpamento perché comporterebbe una riduzione drastica del numero di poltrone. Il numero di poltrone è un meccanismo perverso che:
– conduce all’ipertrofia dei partiti per sostenere le campagne elettorali;
– abbassa la qualità della politica;
– espone gli amministratori a scelte di tipo clientelare, se non addirittura al voto di scambio.
Più sono le poltrone elettive, più i partiti hanno bisogno di soldi; questo mette in moto meccanismi come l’aumento dei rapporti di dipendenza pubblico gruppi di pressione (che sono spesso anche fonti di finanziamento) e la necessità di “sistemare” un bel po’ di amici e funzionari “trombati” in enti pubblici e in aziende private, le quali poi cercheranno compensazioni.
Non basta imporre il pareggio di bilancio agli enti locali. Al più, con questa mossa, si mantiene costante il livello del rapporto debito/PIL, ma non si riesce a far scende la pressione fiscale ed il volume complessivo del debito.
Troppa frammentazione sul territorio comporta difficoltà nella realizzazione di infrastrutture con sprechi giganteschi. Basta che un Comune si opponga che si bloccano i lavori per uno scolmatore, una ferrovia, una strada, con tutti i problemi di spesa improduttiva e di danno al territorio che ciò comporta (alluvione, minore sviluppo per difficoltà di trasporto, ecc.). E’ importante che la riduzione dei livelli amministrativi e del numero di Comuni sia accompagnato da una legislazione che permetta lo “scavalcamento” degli enti locali riluttanti per opere di interesse nazionale o regionale. L’eccesso di potere di blocco si traduce troppo spesso in costi e corruzione per superare i vincoli.
Ho un punto di vista diverso dal suo su come realizzare il “sogno necessario” della riorganizzazione dei livelli di amministrazione dello Stato, ma credo che le motivazioni di base siano molto vicine alle sue.
P.S. Anche ridurre il numero dei parlamentari (250 deputati e 100 senatori bastano e avanzano) e uscire dal bicameralismo perfetto è una misura giusta nel segno della riduzione del numero delle poltrone.
sono anch’io una dipendente pubblica e sono stufa di tutta sta gente che magari ha evaso le tasse fino ad ieri e che parla di tagliare stipendi da 1.200 euro, a volte anche meno, e già bloccati per tre anni.
La caratteristica principale del pubblico impiego è la sua gestione clientelare ed ipersindacalizzata.
Prendiamo ad esempio i 1.200 euro appena citati. Un conto è prenderli a Trieste, un altro a Siracusa. Lo stesso vale nel caso si lavorino 36 ore anziché 40. Oppure se si svolge un compito specializzato invece di mansioni generiche.
Per fare un altro esempio: 1.200 euro stenteranno ad attirare dei brillanti laureati in ingengneria verso l’insegnamento nelle scuole superiori, ma sono più che sufficienti per un laureato in teologia. E’ ovvio che pagando tutti allo stesso modo saranno incentivati a insegnare proprio i laureati delle discipline meno richieste dal mondo del lavoro. Ed una scuola pubblica di massa non può fondarsi sulle “lodevoli eccezioni” per quanto presenti.
Lo stesso problema affligge i tagli lineari: colpendo indistintamente incentiva i migliori ad andarsene. Da questo punto di vista è più efficiente scegliere tra cosa è più utile e cosa è ridondante. Licenziamenti negli enti e nei pezzi di apparato inutili sono preferibili. Ed una parte delle risorse risparmiate può anche essere devoluta ad incrementare i salari dove è richiesto personale qualificato oppure ad incrementare gli investimenti.
Peccato che sia politicamente al limite dell’impossibile.
a volte leggendo una parte dei commenti presenti su questo blog un brivido di raccapriccio mi corre lungo la schiena.Qui si è sempre pronti a tagliare con la scimitarra questo o quello,comunque sempre qualcuno che non sta con noi,l’altro da noi,il diverso.In questo caso sono i dipendenti pubblici.E tutte le soluzioni prospettate,alcune anche molto condivisibili,non tengono conto della realtà della situazione.
E’ vero che c’è una parte della P.A. che rappresenta solo un costo,uno spreco di risorse umane e finanziarie ma spesso questa parte è frutto di manovre politiche,voti di scambio,raccomandazioni.Non si tratta di marziani che sono arrivati da qualche pianeta lontano ma sono frutto del malcostume nazionale.Il maggior numero dei rimedi di cui si parla sono solo sogni perchè tanto non c’è la determinazione da parte della politica di cambiare questo stato di cose.Qui da noi le cose cambieranno solo quando tutti i cittadini,dal primo all’ultimo avranno in mente la frase di Kennedy :”non ti chiedere cosa può fare il tuo Paese per te ma chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese”.
Solo allora le cose potranno cambiare,altrimenti continueremo ad assistere a questo patetico spettacolo messo in scena da squallidi guitti fino a che il Paese non avrà esalato l’ultimo respiro e sarà stato spolpato ben bene fino all’osso.
Su 8101 comuni italiani :
2265 hanno più di 5.000 abitanti (!)
5836 hanno meno di 5.000 abitanti.
(di questi 1971 hanno meno di 1.000 abitanti.
Possibile che non si possa razionalizzare il tutto, ponendo una soglia minima di 10.000 abitanti e riducendo quindi almeno del 40-50% il numero dei comuni ?
Utilizzando bene ovvi sistemi informatici il servizio ai cittadini non subirebbe alcun peggioramento.Anzi.
Perchè eliminare le regioni?Perchè al netto dei costi della sanità (110 mld) la macchina regionale costa 70 mld.Quando non c’erano le regioni le (stesse) cose si facevano a livello centrale o provinciale, che hanno mantenuto i loro costi… e nessuno ha percepito un miglioramento, quindi possiamo farne a meno.
la differenza fra 1 evasore e un dipendente pubblico è evidente: il primo in genere guadagna onestamente quanto occulta e non pesa sulla collettività. pregi di cui in un’economa di crisi ben di rado possono essere vantati dal secondo.
@berghem
Il pensiero di chi auspica un ridimensionamento dello Stato quando si scontra con i problemi di chi …. si vorrebbe ridimensionare ….. crea qualche problema.
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Il fatto e’ che chi paga lo stipendio ai dipendenti pubblici ha (nella stragrande maggioranza dei casi) la netta sensazione di “pagare” per qualcosa di assolutamente inutile.
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Tu pensa all’ICI …. oggi la pagano i non residenti …
e’ nata come l’equivalente delle spese condominiali ….
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Che ne penseresti di pagare le spese condominiali di un condominio … che non e’ il Tuo? … rate che per un assurdo disguido Ti arrivano e le “devi assolutamente pagare?”
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Certo i dipendenti pubblici sono necessari per …. ….. insomma a qualcosa serviranno ..
http://www.youtube.com/watch?v=vWNb-Lq8aho&feature=related
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La sensazione spiacevole e’ che non servano a nulla se non a gestire un apparato … che non serve a nulla …. se non a generare “inutile” burocrazia che “raddoppia i costi” delle attivita’ che servono.
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La sensazione e’ che bisognerebbe poter contare su uno stipendio di cittadinanza che permetta la chiusura delle troppe attivita’ inutili … senza gravare su chi queste attivita’ svolge.
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La sensazione e’ che pagare i dipendenti pubblici non necessari (e comunque tagliando tutto il non indispensabile) lasciandoli a casa … costerebbe infinitamente meno di quanto costa oggi l’apparato burocratico “del tutto inutile” ….. (secondo una opinione
molto diffusa).
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Tagliamo la tredicesima ai dipendenti pubblici e diminuiamo i loro stipendi del 20%. Stimando che i dipendenti pubblici ci costano 150 miliadi di euro all’anno, si risparmierebbero da subito circa 40 miliardi all’anno.
40 miliardi ridistribuiti a 40 milioni di contribuenti fanno 1000 euro a testa, soldi assegnati a patto che siano usati per consumi che evadano l’iva (per pagare prestazioni in nero di artigiani o prodotti senza scontrino).
Vedrete che così i consumi ripartiranno immediatamente, compensando ampiamente i minori consumi dei 3000000 di diendenti pubblici (i soldi tolti agli stipendi pubblici pagano le tasse, mentre se usati per il nero no!). I fannulloni parassiti continueranno a mangiare anche con lo stipendio ridotto e noi saremmo un po’ alleviati dal peso delle tasse.
NON SI TRATTA DI ANDARE A TOCCARE LO STIPENDIO DI QUELLI CHE GUADAGNANO 1600 -2000 € , MA IO NON CAPISCO PERCHE’ NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI C’E’ UN SACCO DI GENTE CHE QUADAGNI PIU’ DI 60- 70 MILA € L’ANNO, PENSIAMO AD OGNI PROVINCIA O AD OGNI COMUNE SOPRA I 5 MILA ABITANTI, PER NON PARLARE DELLE REGIONI O DEGLI ALTRI INNUMEREVOLI ENTI PUBBLICI. QUI C’E’ UN SEGRETARIO CHE VA DA 100.000, € IN SU’ O UN INGEGNERE O ARCHITETTO, SONO PIU’ BRAVI DI QUELLI CHE LAVORANO IN PROPRIO O PER AZIENDE PRIVATE E CHE HANNO SOLO LA SFORTUNA DI NON ESSERE STATI RACCOMDATI PER ENTRARE NELLA P.A.? PROPRIO NON CAPISCO PERCHE’ PER I LORO ALTI UFFICI PRESTATI ALLA NAZIONE NON SI POSSANO ACCONTENTARE DI 5 – 6 MILA € AL MESE. CHE PROVINO A FARE I LIBERI PROFESSIONISTI IN ITALIA ED AD ESSERE ANGUSTIATI DALLE LORO STESSE LEGGI E NORME, E CHE PROVINO A VOLER VEDERE COSA SIGNIFICA SOPRAVVIVERE CON 1.000 – 2.000 € AL MESE QUANDO VA BENE, PUR LAVORANDO MILLA VOLTE PIU’ DI LORO.
@Enzo
enzo sei poco informato! io sono un dipendente pubblico da 2 anni e mezzo (luglio 2010) circa, sono un operatore socio sanitario, quindi specializzato in seguito a un corso di formazione della durata di 18 mesi composto da teoria e pratica (12 mesi di teoria e 6 di pratica con tirocini a tempo pieno e gratuiti) lavoro i natali, sabati, domeniche, pasqua e qualsiasi altro giorno dell’anno, ad oggi ho 31 giorni di ferie residue degli anni passati (26 giorni l’anno previsti) 80 ore di lavoro straordinario accumulato e mai pagato e altre 50 ore di lavoro straordinario in pronta disponibilità (circa un’ora di preavviso per presentarsi a lavoro durante il giorno libero) il nostro stipendio è fermo dal 2006 e lo sarà ancora fino al 2014, la mia busta paga netta è di 1180 euro al mese, molto meno di quanto prendevo nel privato dove arrivavo a 1350 tutti i mesi, perchè sono ancora nel pubblico? per il semplice fatto che con un mutuo sulle spalle preferisco il sicuro anche se prendo circa 200 euro in meso rispetto ai contratti a 6 mesi. prima di sparare cavolate su quanto guadagnano i dipendenti pubblici, prima di credere che i privati lavorino e i pubblici si grattino i cosiddetti cercate di verificare se voi pagate le tasse! per inciso, tu da lavoratore autonomo scali dal tuo reddito anche l’auto della ditta, che sicuramente utilizzi come utilizzo io la mia, cioè per andare a lavoro e ogni tanto per uso privato, scarichi la benzina, i costi di assicurazione, se sei un professionista scarichi parte del tuo affitto-mutuo attrezzando uno studio a casa, i tuoi 1000 euro al mese sono equiparabili ai 1500 di un dipendente! inoltre ti informo anche di un’altra cosa che probabilmente ignori: i dipendenti pubblici hanno per contratto il vincolo di esclusiva con l’azienda per la quale lavorano, tradotto significa che io pubblico non posso fare un secondo lavoro per arrotondare, pena il licenziamento!
in ultimo: è grazie a gente come me che accudisce le persone che quando un tuo caro o te stesso in ospedale, hai un’aspettativa di guarigione!
porta rispetto e vatti a vergognare!
antonio di capua
kkk quando finirete in ospedale, perchè prima o poi finiamo tutti in ospedale, capirai l’importanza del lavoro pubblico!
la tredicesima valla a tagliare a tua sorella
Ma no, stai tranquillo gran parte dei lavoratori del pubblico impiego fa un lavoro utile e indispensabile e poi ha uno stipendio da fame. Quello che non va bene e perchè ci sono molti privilegiati che prendono stipendi da sogno, che sono ingiustificati, anche se hanno molta responsabulità. Infatti tutti i lavoratori hanno responsabilità di qualche cosa. Comunque non volevo offendere nessuno.
L’Italia va a rotoli da tempo per una ragione nascosta ma precisa: perché non è mai mutato l’uso, d’origine monarchica e più tardi fascista, di assegnare a vita i ruoli pubblici nonostante tali impieghi, da quando è sopraggiunta la Repubblica con l’acquisita sovranità popolare, siano divenuti un bene comune di proprietà dell’intero popolo italiano.
L’ambito di governo fu, sì, democratizzato ma la nostra Funzione Pubblica rimase quella che era ai tempi del fascismo. Ed è così che ancor oggi noi cittadini veniamo caricati di indebiti pesi, ormai insopportabili, e spesso perfino criminalizzati e repressi anche senza giustificato motivo: perché politici, corrotti dalle tante lobby di potere, protetti da acritici statali fidelizzati a vita, possono emettere ogni tipo di legge malvagia e perfino disumana.
Dubbio non v’è che, lasciando
la Funzione Pubblica così com’è,
l’ITALIA (noi tutti)
finirà presto ANNIENTATA.
Decidiamoci allora a riformare la Funzione Pubblica aprendola alla partecipazione di tutti gli aventi le necessarie capacità. Cacciamo via senza esitazione gli incapaci e prepotenti affezionati al posto pubblico fisso retaggio del fascismo e fascisti quindi essi stessi e facciamo gli onori di casa a coloro i quali hanno invece così tante capacità da non legarsi ad alcuna casta, congrega o mafia e da non volere accaparrare a vita il bene comune.
Danilo D’Antonio
@Andrea Chiari
Ma che stai a dire? Sai che l’importo dei buoni pasto copre appena mancati rinnovi contrattuali? che facciamo? togliamo i buoni pasto e gli mettiamo il doppio in busta paga allora per equilibrare le cose? ma dai chi riconosce i 4,83 euro del buono pasto per 2 rientri settimanali ovvero max 40 euro al mese come lo spreco nel pubblico impiego ha sinceramente bisogno di una visita psicologica … non si vive bene così -.-
Ci sono gli sfigati sia di retribuzione che di gravose condizioni di lavoro,e non si parla di quelli.
Ma gli altri, e sono una marea, che protetti da un padrino politico, sono occupati in un ente fatto apposta, di cui manca logica e funzione, se non quella di dare uno stipendio a ciascuno degli occupati e mega stipendi a direttori, presidenti,consiglieri, consulenti, sedi , beh, di questi cosa ne dite? Quando si vedono entrare ed uscire, o uno che timbra più cartellini e poi sene và, o telefoni dedicati al pubblico che non rispondono mai, o documenti che arrivano senza logica e giustificazione, o pratiche e lavori che non arrivano mai a termine,e altre abominevoli ingiustizie.