E’ pronta la Lega all’ammutinamento fiscale? Di Mario Unnia
Riceviamo da Mario Unnia e volentieri pubblichiamo.
Il dilemma della Lega l’ha descritto molto bene Luca Ricolfi su ‘La Stampa’ di lunedì 31 maggio. Qualora il bravo commercialista Tremonti non riuscisse a quadrare i conti dell’azienda Italia, e l’amara realtà imponesse una lenta evaporazione del federalismo fiscale, che direbbe la Lega ai suoi appassionati sostenitori? La delusione dei fedeli comunisti, ricorda il professore, è stata fatale al Pci, che non s’è ripreso pur cambiando nome e bandiera: ma siamo sicuri che la fede verde sia più salda di quella rossa?
Dovrebbe cambiare strategia sull’unica voce che finora ha costituito il suo manifesto programmatico: le tasse. Ed é infatti nella riduzione del fisco, e nell’oculata gestione del denaro pubblico, che si sintetizza il volere leghista. Nel leghista che paga le tasse c’è un conflitto irriducibile tra lui e chi non le paga, specie se vive al di sotto di Firenze, perché con i soldi prelevati mediante le tasse lo stato eroga servizi di cui è beneficiario anche l’evasore. Costui è vissuto come un parassita del leghista pagatore, e dunque è giusto che sia punito. Ma poiché si ha la certezza che la somma delle punizioni non corrisponde all’entità dell’evasione, anzi è straordinariamente inferiore, va da sé che i leghisti per bene siano frustrati. E lo sono ancora di più se hanno la percezione che ai loro sacrifici di pagatori non corrisponde una qualità soddisfacente dei servizi erogati dallo stato. Insomma, si comprende la disperazione che il leghista per bene si tiene in corpo, aggravata da un senso di impotenza di fronte ad un destino cinico e baro. La tentazione di aggregarsi al coro muto degli evasori non lo risparmia, e se la respinge è per un residuo di spirito civico, oltre alla paura delle multe e delle manette.
Eppure, ci si domanda, non c’è qualche altra soluzione che attenui questa sofferenza?
Forse sì. La Lega potrebbe prendere in considerazione una forma di protesta che si chiama ‘ammutinamento fiscale’. Il vocabolario definisce l’ammutinamento ‘un reato previsto dal codice penale militare che consiste in una disobbedienza qualificata e collettiva’, e quindi l’ammutinamento fiscale può qualificarsi come reato.
Ma c’è un altro modo di intendere l’ammutinamento fiscale, una forma più blanda di protesta, eppure assai significativa, ed è nella tradizione anglosassone e americana. Se i leghisti pagatori di tasse e imposte, scettici sull’esito della lotta all’evasione, chiedessero come indennizzo il taglio delle spese inutili, ma il governo, pur potendolo fare, non lo facesse, costoro potrebbero decidere di versare il dovuto su un conto vincolato di una banca gestita da uomini della Lega, e di trasferire il denaro al fisco solo a fronte dell’avvenuta riduzione delle spese, in proporzione all’ammontare del taglio reale. In tal modo sia le partite Iva, sia i lavoratori dipendenti, avrebbero onorato l’obbligo pur mettendo in mora il governo. Ci sono mille obiezioni politiche e legali a questa proposta, se riferita al gettito delle imposte sul reddito, ma ce ne sarebbero di meno se, ad esempio, la protesta fiscale riguardasse tasse particolari, e avesse come arena le comunità locali.
Naturalmente l’ammutinamento fiscale è l’ultima risposta ad una situazione insostenibile, però a mali estremi estremi rimedi. Questa forma di ammutinamento darebbe certamente vita ad una forte querelle legale, ma avrebbe un alto significato politico. Per la Lega sarebbe un fattore di rinnovata fiducia con il suo popolo, e conterrebbe un monito per il governo: il coltello fiscale l’hanno in mano i cittadini. C’è però un punto di domanda: poiché l’ammutinamento fiscale lo fanno coloro che abitualmente pagano le tasse, la Lega è sicura che i suoi fedeli rientrino in questa benemerita categoria? Se sì, può prendere l’iniziativa.
Seppure di estrema ratio, anche solo come ipotesi il “versamento fiscale alternativo” è una bella sfida alla credibilità delle Camicie verdi. Quantomeno perchè la premessa, ossia che la Lega appartenga ai “santi fiscali” si presente, come lo studioso stesso ironicamente pare suggerire, come un’ipotesi piuttosto lunare. Cui, forse, vale la pena aggiungere un dubbio. Ossia che l’alternatvo versare il dovuto ad “una banca gestita da uomini della Lega”, essendoci ancora per alcuni sofferta memoria del “caso Crediteuronord”, sia atto da richiedere o un francescano rifiuto delle ricchezze terrene od un coraggio leonino probabilmente raro.
Lega , il suo popolo,Padania , ammutinamento fiscale … sono proprio una “minoranza” , questi della Lega , sempre sotto il tacco del feroce potere centrale . Potere che, nonostante si sia in un periodo di vacche grasse, lesina qualsiasi aiuto a questi patrioti .