Due visioni sulla Cina, Banca Mondiale e Fmi
Ho visto che cresce la febbre cinese tra i lettori del nostro blog. Soprattutto tra diversi che grazie al Cielo hanno preso negli ultimi tempi a frequentarci, e magari non è affatto detto che la pensino come noi ma sono curiosi di vedere come argomentiamo le nostre tesi. Considero questo “annusamento tra diversi” assolutamente benefico, ed è la ragione di fondo per la quale abbiamo in definitiva deciso di aprire questo foro. I contributori che l’hanno originato hanno idee e formazione simili, ma non per questo si considerano “nati imparati” o depositari di verità assolute. Anzi, si sono posti il problema di uscire dalla conventicola “chiusa”, una trappola in cui spesso la nostra scuola finisce spesso, vedi a mio giudizio per esempio il pur ottimo blog del Mises Institute (a proposito, il 29 settembre era il compleanno di zio Ludwig…). Questa premessa per dire che capisco bene come ad alcuni sul blog – e a moltissimi fuori – la Cina coi suoi bassi costi e i suoi zero diritti politico-sociali appaia un’enorme trappola attivata dagli Usa per sostenere il proprio deficit estero, mentre erode soprattutto la nostra base produttiva. Tuttavia, un’analisi che a mio giudizio ha pure dei fondati elementi storici – il processo d’ingresso “incondizionatlo” della Cina nel Wto ebbe ragioni in sostanza vicine a quelle da sempre descritte con una punta di acrimonia da Tremonti – ma si fonda anche su una mispercezione della Cina e del suo gigantismo in quanto tali.
È utile e istruttivo, da questo punto di vista, dare un’occhiata a come assai diversamente si guardi oggi al concreto apporto cinese alla crescita mondiale, ora che gli Usa stentano e stenteranno per anni a ricollocare la propria domanda interna ai livelli precrisi. Se leggete il post di Brian Hoyt sul blog della World Bank, vi renderete conto che nell’istituto guidato da Robert Zoellick tutti si danno un gran da fare a credere che la Cina stia facendo il meglio e ancor di più, per sostituire la domanda americana come locomotiva mondiale. Se leggete invece l’intervento di Markus Jaeger sulla Voxeu, potete toccare con mano che a logica dei numeri che più piacciono al FMI dice un’altra cosa. I Paesi BRICs contano oggi circa il 14% del Pil mondiale a fronte del 24% USA, e il prodotto cinse è circa la metà di quello americano. Continuando crescere del 6-7% annuo, anche se gli USA si riprendessero verso il 2% a fine 2010, i cinesi rappresenterebbero al 2014 l’85% del GDP USA. Ma di qui ad allora ciò significa che se i cinesi potrebbero arrivare ad assicurare fino a un 30% della crescita aggiuntiva planetaria nei prossimi anni, ciò non comporterà affatto la sostituzione della domanda USA ai fini della crescita dei Paesi avanzati, non solo di quelli asiatici, che si stanno tutti riorganizzando e aderendo all’invito cinese di esportare essi nel mercato domestico con la stella rossa. Ma soprattutto europei. Insomma: la Cina approfitta della crisi Usa e ne guadagna in leadeship. Ma di qui a dire che essa prenderà il posto dell’America, ce ne passa di acqua sotto i ponti.
Gentile Oscar Giannino, quindi riguardo alla massima di Federico Rampini (“Il futuro dell’umanita’ si decidera’ in Asia”) lei non condivide?
Ovviamente Federico Rampini si riferisce non solo alla Cina ma soprattutto all’India nonche’ a Singapore, Tai Wan, Hong Kong, Sud Corea, Giappone, ecc ecc.
Cosa ne pensa?
Penso che il suo peso crescerà, lo dicono io numeri di coloro che – a centinanaia di milioni – in quellaparte del mondo entreranno nel mercato accrescendo domanda di consumi e condizioni di benessere. Dubito assai che questo significhi che il mondo le obbedir°. e guardi, lo dico pesando le parole, perché il nazionalismo cinese potrebbe giocarci brutti scherzi, è storicamente e culturalmente molto meno appariscente di quello imperial-giapponese, ma proprio per questo più temibile. vbasta guardare all’impennata delle spese militari cinesi, che se fossi a washington inizierei a considerare con preoccupazione….
Grazie per aver toccato un argomento che mi preoccupa e mi interessa molto (in China sono stato 2 volte con esiti contrastanti… ci sarò di nuovo alla fine di novembre).
Sono d’accordo con Federico Rampini citato dal lettore “Dave” (ma escludo India,gli indiani non sono asiatici e non graviteranno attorno al futuro centro China+Giappone+Sud Korea+altri asiatici).Aggiungo un’altra previsione – i contrasti storici(troppo cavalcati in passato) tra China e Giappone saranno ripianati entro un paio di decenni.
si continua a parlare di cina come di un monolite, quando un monolite non è.
purtroppo sappiamo troppo poco di cosa avviene in quell’immenso calderone.
se è vero che culturalmente sono molto distanti da noi, è altrettanto vero che la rivoluzione che hanno vissuto, e stanno vivendo (al contrario) è difficile che non provochi degli sconvolgimenti sociali tanto grandi da riuscire a trapelare all’esterno.
per ora, pur essendo il numero di “rivolte soffocate” dell’ordine di decine di migliaia nel solo ultimo anno, ben poco è stato visto dal di fuori.
quindi, per fare previsioni, credo che occorrerebbe riuscire prima ad avere informazioni precise e soprattutto attendibili di cosa stà avvenendo su quel “pianeta”
Il peak oil è già qui* e, personalmente. non credo che senza greggio a buon mercato il sistema cinese ( e non solo) reggerà. E’ solo questione di tempo.
In ogni caso è difficilissimo fare delle previsioni.
Per esempio, pescando nel mazzo, Rosenberg sostiene la tesi della svalutazione pilotata del dollaro nei prossimi 12 mesi. In tal caso molta liquidità cinese andrebbe letteralmente in fumo con conseguenze imprevedibili.
Mi creda, le variabili sono troppe…da impazzire…così tante che alla fine sarà un evento mandelbrotiano a decidere della Cina e dell’economia mondiale…a dispetto di tutti gli economisti.
Saluti
azimut72
*Meglio sarebbe dire il peak crude. Forse non tutti sanno che il marketing strategico di alcune grande majors – ExxonMobil tra tutte ma anche quella per la quale lavoro io – già lo considerano nei loro modelli. Inoltre, a ben guardare l’attuale panorama delle multinazionali dei servizi petroliferi, è facile vedere come alcune grandi multinazionali stiano approfittando della crisie per velocemente riposizionare i loro prodotti/servizi nell’upstream prevedendo un boom nelle esplorazioni e nei prezzi. Così…giusto per precisare.
penso che azimut proponga molti elementi caldi. ma vi invito a riflettere sulla consgeuenza che due-tre avvisi energici da prte cinese hanno esercitato sulla politica Usa. con titoli e valuta americana in riserrva crescente, i cinesi si sarbbero compratio la corda a cui impiccarsi se dovessero oggi e domani assistere a una svalutazione del dollaro. cioè avrebbero dimenticato niente meno che il vecchio marx. Siccome i loro banchieri centrali e commerc iali hanno invece studiato in america, mi sento di dire due cose
– hanno cmpreso benissimo che Usa, aprendo al G20 cioè annacquANDO IL g8 E SPAZZANDOP VIA L’eUROPA, in realtà hanno aperto al g2 cioè usa-Cina
– tra un dollaro a picco che deprezza riserve e asaset, e rivalutazione graduale ma piùà deica dello yuan-reminmbi, i cinesi DOVRANNo scegliere la seconda strada
– a patto che banchieri centrali usa ed europpei sappiano loro proispettargliela con la forza, cio a costo di rivedere le attuali regole dle WTO
Cina e USA
1. ABSTRACT: Il cane (deficit commerciale USA = avanzo valutario Cina) si morde la coda ma , il gatto (della politica monetaria Cinese) – bianco o nero che sia – finalmente acchiappa i topi! (*)
(*): “non importa se il gatto è bianco o nero, l’importante è che acchiappi i topi “(Deng Xiao Ping)
Vorrei dare un modesto contributo per contrastare la scarsità di dibattito nei blog Italiani che Oscar Giannino lamentava ieri sera alla Libreria Croce e spiegare meglio le mie due domande alla fine del dibattito che – ci tengo a specificarlo – sono da ex studente di economia, non da esperto.
Premetto che la mia frase:
“I Marxisti – Leninisti stanno imparando a gestire la politica monetaria meglio dei Mercatisti”
. . . pensata ad alta voce, voleva essere amichevolmente provocatoria . . . certo non offensiva della dignità dei Monetaristi . . . né della Scuola di Chicago.
Non sono mai stato marxista e non lo sarò mai. Cercherò di esprimere il mio punto di vista (da studente) riassumibile così:
NON E’ SCONTATO CHE ACCUMULANDO RISERVE VALUTARIE IN DOLLARI LA CINA SI STIA COSTRUENDO IL “CAPPIO PER L’IMPICCAGIONE”.
ANZI E’ PROBABILE CHE NEL BREVE PERIODO LA CINA STIA GIOCANDO PIU’ ABILMENTE DEGLI USA.
Certo che le autorità monetarie cinesi si sono formate nelle Università USA.
Ma dopo che abbiamo condiviso le critiche di JB Taylor alla politica monetaria Usa degli ultimi anni ( brillantemente spiegate ieri sera dal Prof. Forte) viene da domandarsi se Giotto non sia diventato più abile di Cimabue.
Eh si . . . .perché non è così scontato che accumulando 2.000 miliardi di riserve in dollari la Cina si stia preparando: “la corda per l’impiccagione” come sostiene il Prof. Forte .
Sono pienamente d’accordo che questo non è fair. Se un paese partecipa al libero mercato dei beni ma non a quello dei capitali il gioco non funziona..
Ma da qui a dire che saranno puniti dal loro stesso gioco ce ne corre.
Potrebbe essere che la Cina, forte della sua tradizione Confuciana, stia sottilmente imparando a gestire una posizione di privilegio in barba al mercato, in maniera estremamente abile. . . . salvando nel breve periodo capra e cavoli.
In altre parole, non c’è dubbio che la situazione è ingiusta. Se la Cina vuole continuare a partecipare al libero mercato dei beni e servizi dovrebbe rivalutare lo Yuan (finché non sarà in grado di lasciarlo fluttuare liberamente).
Personalmente sono meno d’accordo quando sento dire che di tutto ciò la Cina pagherà il costo perché le sue riserve in dollari si svaluteranno .
A mio parere, questo ANATEMA, scagliato ieri sera all’unisono da tutto il tavolo dei relatori, sembra sottendere una cieca fiducia che la mano invisibile di Adam Smith sarà spietata con chi viola le regole del mercato . Ma non è detto che sia così.
Intanto se la Cina non avesse mantenuto il cambio $/yuan a circa 8 non avrebbe accumulato 2.000 miliardi di dollari in riserve.
E’ vero che lo ha fatto in una valuta che si sta indebolendo (ed è per questo che – rispolverando a gran voce gli SDR – sta proponendo panieri di valute di riserva alternativi al dollaro).
Di fatto bisognerebbe dimostrare (col senno di poi) che dei due seguenti casi il primo (auspicabile) risponde meglio agli interessi della Cina del secondo (actual) :
a) a partire dal 2000 la Cina lascia fluttuare il cambio del Renminbi verso tutte le altre valute, non accumula riserve di dollari, stimolando le importazioni e i consumi interni con un cambio in ascesa
b) la Cina mantiene il cambio $/Y fisso attorno a 8, accumulando 2000 miliardi di USD in riserve, mantenendo bassa l’inflazione con interventi di sterilizzazione
Di sicuro il caso b) – come si è visto – è stato ed è peggiore per il mondo intero.
E’ da dimostrare che sia peggiore anche per la Cina che può permettersi grazie ad un Governo auto-referenziale di diluire nel tempo la distribuzione del benessere alla sua ingente popolazione.
Non c’è dubbio che la Cina è dalla parte del torto. Se c’è un paese che “bara” nel gioco del libero scambio questo è male per tutti e deve cessare prima o poi.
Per questo la POLITICA deve intervenire per ristabilire concertazione e composizione degli interessi fra macro aree. BISOGNA RISCRIVERE LE REGOLE DEL MERCATO.
Non è assolutamente scontato che chi bara sarà punito dai suoi stessi mezzi. E gli anatemi non funzionano.
Almeno nel medio periodo.
Forse nel lungo periodo ma, . . . come sappiamo . . . .nel lungo periodo saremo tutti morti (davvero è meglio che Keynesiani!?)
2. Sul Moltiplicatore volevo solo dire che lo 0.5 è valido solo se riferito a M1, perché altrimenti non si capirebbe dove è stata generata la liquidità in eccesso su cui ha brillantemente elaborato il Prof. Forte in questa e altre occasioni di dibattito dell’IBL.
La ringrazio per la cortesia di avermi letto e Le faccio i complimenti per il suo brillante Blog di cui diverrò affezionato lettore
Enrico Gallina
Concordo con l’analisi del signor Giannino.
Aggiungo anche un fatto che può sembrare secondario
(riguarda Taiwan che capisce come stanno andando le cose) – il Mainland Affairs Council (MAC) taiwanese cerca di approvare Free Trade Agreement con China al più presto…non senza difficoltà(il MAC proponeva niente di meno che approvare il free trade senza come si dice legislature’s approval, ma ciò non è successo). Comunque è questione di tempo.
Già da meta settembre ci sono molti punti di cambio della valuta cinese a Taiwan(le restrizioni sulla valuta cinese sono decaduti nel 2008). In più i taiwanesi hanno permesso gli investimenti cinesi in più di 100 settori (non quello finanziario e bancario, per quello bisogna aspettare che l’ECFA entri in vigore).
Ci sono movimenti anche in Giappone.
La strada sembra sempre più spianata per i cinesi…quando il nuovo premier giapponese ha detto che i giapponesi devono ricordare bene che sono asiatici…ehm…in China hanno preso questo (modesto) fatto con molta euforia(almeno così è parso al mio amico che sta lì).
L’ultima cosa che aggiungo- i “tempi” saranno lenti (teoria dei piccoli passi).
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PS: Non sono un sinologo, né un corrispondente del Sole 24 Ore a Pechino perciò le mie opinioni appartengono all’insieme delle “considerazioni private” e non sono appesantite dalle responsabilità di natura professionale.
Per me è più facile, non lo nego…
è possibile che le cose vadano linearmente con le % storiche che dici tu…
ma è anche possibile che una 2° bolla Usa (carte credito+debito pubblico) dia una seconda accelerata.. la famosa double dip ad oggi incalcolabile..
cmq credo che i cinesi traineranno più l’asia che l’occidente.. a noi le bricciole.. sorry may be..ciao..Piero
PS: concordo pienamente x lo scambio di visioni diverse in economia.. molto meno sui valori umani “di base”..