Due o tre cose sulla Banca Popolare di Milano
Il rinnovo degli organi della Banca Popolare di Milano sta assumendo una dimensione effettivamente nuova. Politics 2.0. Siccome, col voto capitario, a decidere le sorti della BPM sarà di fatto una grande assemblea, nella quale forze più o meno organizzate metteranno sul piatto uomini e voti per costruire un nuovo equilibrio all’interno della banca, la tenzone è, per così dire, “politica” – e rilievo politico le viene riconosciuto.
Il Presidente uscente, Roberto Mazzotta, è parallelamente incumbent e outsider. Incumbent per la sua storia, e il ruolo che occupa. Outsider perché si candida alla testa dei soci non-dipendenti, quindi non-sindacalizzati, con l’appoggio dei soci “privati”, e in nome di un programma di cauta modernizzazione dell’istituto.
Massimo Ponzellini, presidente in pectore in quanto appoggiato dai sindacati interni, ovvero i “padroni” della banca, è una faccia nuova ma rappresenta la continuità più piena. I due si sfidano su YouTube, in un singolare duello di video (affettato ma diretto Mazzotta, “mediato” da un’intervista Ponzellini), visti ad oggi all’incirca da un migliaio di persone. Sono quei mille gli elettori incerti, che potrebbero far inclinare da una parte o dall’altra l’ago della bilancia? Ponzellini in tutta evidenza parte in vantaggio, forte del sostegno di gruppi strutturati ed abituati a dettar legge. E’ Mazzotta ad avere bisogno dell’agone democratico, della segretezza del voto, della mobilitazione elettorale.
Su Mazzotta e Ponzellini, ormai s’è scritto di tutto. Su una questione di sostanza (il conflitto d’interessi di Ponzellini, che a detta dei giornali una volta presa la Presidenza di BPM non lascerebbe quella di Impregilo), s’è detto poco. Notazioni folcloristiche, non ne sono mancate.
Non si sono forse scritte due cose, che vale magari la pena di riportare – con stanca determinazione – al centro del dibattito, almeno in un luogo come questo. Primo, il vero punto del contendere sembra essere il consolidamento. La storia sembra dirci, ora, che certe fusioni hanno prodotto giganti dai piedi d’argilla. Ma questo non significa che piccolo sia sempre bello.
C’è un certo consenso, fra gli osservatori, sulla necessità di “aggregare” le popolari. Non avviene perché ovviamente i sindacati vedrebbero diluito il proprio potere. E’ una costante delle fusioni bancarie, in Italia: esse possono avvenire, solo quando ne risulta una banca nel quale i soci “forti” di prima siano ancora più decisivi, negli equilibri di governance (pensiamo a Intesa San Paolo, fusione generata per estromissione dei soci più “di mercato” delle rispettive compagini).
Secondo, la governance conta. Il voto capitario non si limita ad imporre una spettacolarizzazione politica, ma rende di fatto ingestibile la banca. Parte del lavoro del management diventa, nel caso della BPM è evidente, mediare fra gli azionisti-lavoratori. E’ proprio questa duplice natura a complicare le cose. Perché l’interesse di breve periodo (quello del lavoratore, naturalmente conservatore rispetto alla gestione dell’impresa in cui lavora) fa premio su quello di medio periodo, da azionista del medesimo istituto.
Bisognerebbe proprio ricominciare a parlare di riforma delle Popolari. In Italia, il tema è stato apparentemente al centro dell’agenda per alcuni anni. Come il federalismo, la riduzione delle imposte, l’innovazione in senso presidenziale della Costituzione, la privatizzazione della Rai, la disciplina del conflitto d’interessi, l’abolizione del valore legale del titolo di studio. Con gli esiti che sappiamo.
Banca popolare di Milano agenzia di Paderno Dugnano. Vorrei capire se qualcun altro dei cittadini di Paderno Dugnano si è trovato nella mia situazione . Si tratta della vendita di un immobile. Tempo fa ho firmato il rogito per vendere una casa nella filiale di via Rotondi a Paderno Dugnano accompagnato dal notaio, dall’agenzia immobiliare e da qualcuno dei comproprietari. Dagli altri avevo la procura notarile. E già qui dovremmo capire chi comanda in Italia perché il rogito non si firma dal notaio ma dalla banca che eroghera’ il mutuo al compratore. Al momento della firma mi dicono che il pagamento avverrà solo ad avvenuta iscrizione della ipoteca sull’immobile a favore della banca cioè undici giorni lavorativi dopo la firma. Consigliato dal notaio e dall’agenzia immobiliare firmo il rogito. Non lo avessi mai fatto! Sono passati molti più di undici giorni e il direttore (femmina solo per dovere di cronaca) ogni giorno si inventa una scusa per non pagare. In seguito se ritenete posso pubblicare i nomi di Banca popolare di Milano agenzia di Paderno Dugnano. Vorrei capire se qualcun altro dei cittadini di Paderno Dugnano si è trovato nella mia situazione . Si tratta della vendita di un immobile. Tempo fa ho firmato il rogito per vendere una casa nella filiale di via Rotondi a Paderno Dugnano accompagnato dal notaio, dall’agenzia immobiliare e da qualcuno dei comproprietari. Dagli altri avevo la procura notarile. E già qui dovremmo capire chi comanda in Italia perché il rogito non si firma dal notaio ma dalla banca che eroghera’ il mutuo al compratore. Al momento della firma mi dicono che il pagamento avverrà solo ad avvenuta iscrizione della ipoteca sull’immobile a favore della banca cioè undici giorni lavorativi dopo la firma. Consigliato dal notaio e dall’agenzia immobiliare firmo il rogito. Non lo avessi mai fatto! Sono passati molti più di undici giorni e il direttore (femmina solo per dovere di cronaca) ogni giorno si inventa una scusa per non pagare. In seguito se ritenete posso pubblicare i nomi di notaio agenzia e dipendenti della banca. agenzia e dipendenti della banca.