18
Mag
2009

Draghi versus Consob e Parlamento, e fa bene

La Banca d’Italia poche ore fa ha dato un segnale nella direzione giusta. Per le quote di capitale “sensibili” – cioè tali da dover essere non solo segnalate al regolatore, ma di cui richiedere l’autorizzazione preventiva al loro raggiungimento – le banche italiane seguono da subito una direzione opposta a quella del resto delle società quotate. Recentemente, infatti, il Parlamento ha fatto propria l’intenzione espressa dalla Consob, ritoccando verso il basso le quote sensibili da comunicare all’autorità di regolazione dei mercati, estendendo la possibilità di salire oltre il 30% senza obbligo di Opa per soci di controllo, e raddoppiando la quota di buy back a disposizione di chi esercita il controllo: tutto ciò a scopo “difensivo”, è stato detto, in un contesto finanziario nel quale l’assottigliamento delle capitalizzazioni accresce l’ipotesi di raid ostili, destabilizzando gli attuali “controllori”.
Al contrario la Banca d’Italia ha reso noto di considerare già disapplicata una norma dell’attuale articolo 19 del Testo Unico Bancario, che rendeva necessaria l’autorizzazione da parte di via Nazionale al raggiungimento della soglia del 5% in un istituto di credito. La soglia viene raddoppiata, portandola al 10%. In applicazione della Direttiva europea 2077/44, che doveva essere recepita entro lo scorso 21 marzo ma che – per ragioni che si comprendono purtroppo bene – era ancora ferma in Parlamento. La direttiva, scrive Draghi, ha però «disposizioni di dettaglio, chiare e precise» e Bankitalia ritiene che abbia «diretta efficacia nell’ordinamento italiano».
D’ora in poi, il superamento del 5% di capitale bancario dovrà essere comunque comunicato a Bankitalia ma non più preventivamente autorizzato, mentre la previa autorizzazione scatta per le successive soglie del 20, 33 e 50% delle azioni o dei diritti di voto. In un Paese nel quale tempi e modalità discrezionali delle autorizzazioni preventive di Bankitalia in passato hanno fatto molto e giustamente discutere, è un ottimo esempio che il regolatore per primo si spogli di sue prerogative in materia.
Il comunicato di Bankitalia precisa che tale impostazione è condivisa con il Tesoro. Ci si riferisce però – ritengo – all’immediata vigenza della direttiva per questione di gerarchia delle fonti normative, a prescindere per così dire dal contenuto. Ma resta il fatto che Draghi dà un segnale nella giusta direzione, bypassando il freno parlamentare. Alla vischiosità degli asset di controllo bancari italiani può venire solo del bene da un mercato per l’esercizio della proprietà meno ostacolato e più dinamico: l’esatto opposto di ciò che ritengono tutti i “difensivisti” che, con la scusa della crisi, tengono solo più al caldo la rendita di posizione di chi oggi esercita il controllo.

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