Draghi e l’esempio FSA sulla tutela del cliente
Mario Draghi ha tenuto un intervento superlativo all’assemblea dell’ABI dell’altroieri. Dalla governance bancaria da modificare alla riforma delle popolari, dalla necessità di pubblicità per i risultati degli stress test ai calci nel sedere per le intollerabili commissioni sul massimo scoperto addirittura maggiori rispetto a prima dell’intervento governativo, ho contato più di una decina di giudizi assolutamente abrasivi, rispetto al quieto far finta di niente del sistema bancario italiano. Il pessimo segnale è che solo Repubblica, nell’intero panorama dei giornali italiani, ha ritenuto opportuno dedicare un pezzo veramente approfondito in cui dar conto di ciò che Draghi aveva veramente detto: e dire che sarebbe stato divertente, anche per le testate vicine al centrodestra, notare che il governatore scavalcava Tremonti criticando le banche nella misura di dieci a uno…
Su un punto essenziale, la tutela del cliente rispetto ai disservizi e all’informazione asimmetrica praticata dalla banca, temo però che sarà deludente la nuova riforma alla quale Draghi si è riferito e di cui siamo in procinto di attuazione, il cosiddetto Arbitro Bancario Finanziario, con tre collegi nel Nord, Centro e Sud Italia, e accesso delle istanze anche tramite le filiali Bankitalia, che assicurerà le strutture tecniche per il suo funzionamento. Un buon esempio da seguire potrebbe essere quello ieri annunciato dalla FSA britannica. Stanca della sostanziale indifferenza degli intermediari finanziari britannici – nel modello UK ricadono tutti sotto la sua supervisione – l’Autorità ha preso una decisione radicale. Tutti gli intermediari che ricevano più di 500 richieste e proteste entro ogni semestre dovranno non solo girarle per esteso alla FSA, ma questa organizzerà cinque diversi files pubblici in cui istituto per istituto si renderà noto quanti sono i complaints sul totale della clientela, quali sono i tempi di risoluzione, quanti quelli che sfociano in contenzioso giudiziario, e via proseguendo. Il tutto, naturalmente – ha aggiunto il capo della retail division della FSA Dan Waters, con un sorriso a 24 denti – a carico degli stessi soggetti regolati, visto che sarebbe improprio che l’Autorità spendesse più denaro del contribuente per l’inefficienza degli intermediari… Un bell’esempio da seguire, direi.
“con un sorriso a 24 denti” vuol dire che gliene hanno fatti saltare otto a cazzotti?
Il governatore Draghi è stato anche generoso. Ma d’altronde il ruolo lo impone. Rimane il gap culturale ci cui in altra sede mi son permesso riferirmi. Il paese è pieno di commissioni utili a pagare emolumenti e prebende ma totalmente inutili. L’esperienza britannica che lei cita, oltre alla snellezza ed all’efficacia razionalmente prevedibile, si colloca in un contesto nel quale l’indice di concorrenza del sistema è infinitamente più elevato rispetto al nostro paese. Nel sistema bancario ed assicurativo, passi in avanti sono stati fatti, ma l’inefficienza dei controllori, il lobbismo di peggior vaglia e l’arbitrio dei clienti ridotti sovente a vacche da mungere necessitano di corposi interventi di liberalizzazione. Dalla governance in giù.
luigi zoppoli
No, che Draghi è pur sempre Goldman style, quando ride a tutta dentatura non la scopre oltre i premolari….