Del perché servirebbe un’opposizione
L’attuale governo è di tanto in tanto accusato di essere “il governo degli evasori”, sulla base di qualche facile allusione al passato perlomeno di due esponenti di primissimo piano dell’esecutivo. Ovvero il Presidente del Consiglio, che si immagina abbia con le banche svizzere la familiarità che hanno persone della stessa affluenza, e il Ministro dell’Economia, il cui nobile lavoro per anni si presume sia consistitito per anni (così come per tutti gli altri che fanno il mestiere suo) nell’aiutare contribuenti italiani a contribuire il meno possibile.
Sarà forse per falsa coscienza che “la guerra all’evasione non va in vacanza”, lo spiega il Sole 24 Ore di oggi, nel raccontarci come tornerà in gran voga il redditometro:
a settembre, dopo una gigantesca operazione necessaria a incrociare i dati raccolti sotto l’ombrellone, dal quartier generale delle Entrate partiranno per le sedi regionali gli elenchi con i presunti evasori. Nelle liste nere figureranno i soggetti che saranno risultati con un tenore di vita non in linea con i redditi dichiarati con i modelli 730 e Unico.
A quel punto scatterà una raffica di accertamenti. Spetta ai contribuenti dimostrare di essere in regola. Fari puntati, in particolare, sui liberi professionisti: avvocati, medici, ingegneri. Ma anche artigiani e piccoli imprenditori. Insomma, più o meno chiunque, grazie alla sua attività, può in qualche modo tenere nascosta una parte del fatturato. Gli elenchi vengono messi a punto sulla base di parametri ben definiti. Tra i più discussi c’è l’iscrizione dei figli alle scuole private. Anche se sul capitolo istruzione lo stesso Befera aveva limitato il peso delle verifiche.
L’obiettivo è recuperare 7,2 miliardi di euro a fine 2009. E in campo Tremonti ha schierato pure la Guardia di finanza. Chiamata a eseguire controlli e ispezioni sulle liste di clienti di negozi dove vengono acquistati beni o servizi di lusso. Pure la sottoscrizione di una polizza assicurativa può far venire il sospetto di aver scovato il proprietario di un veicolo di lusso.
Complimenti al governo su due fronti. Il primo, è aver accettato in pieno l’idea che “toccherà ai contribuenti dimostrare di essere in regola”, anziché il contrario. La stessa maggioranza parlamentare che sostiene questo esecutivo ha fatto il diavolo a quattro, quando più o meno le stesse parole venivano usate da “vampiro” Visco. Cito solo Tremonti, 23 agosto 2007: La politica fiscale di quest’ anno ha dato corpo a una figura politica ricorrente nella storia: lo Stato criminogeno. Lo Stato che fabbrica leggi destinate a essere violate. Sale la pressione fiscale, cui si somma l’ oppressione fiscale. Quando il fisco si rende odioso inventando adempimenti-trappola che non servono a niente se non ad aumentare i messaggi e i costi dell’ obbedienza, è il fisco stesso che spinge all’ evasione e insieme ne costituisce l’ alibi. Tornando indietro nel tempo, contro il “riccometro”, si accesero le varie “conf” forti del supporto dei pochi ma vocali opinion maker di destra. E ora, chi protesterà? Ve l’immaginate “Repubblica” raccomandare la lettura, per dire, dell’agile “Elogio dell’evasore fiscale” di Leonardo Facco? O allegare, come fece Libero, il “Contro le tasse” di Oscar Giannino?
Complimento numero due. Il governo pragmaticamente sbatte tranquillamente nel cesso (non dico “cestino” perché mi sembra proprio che lo sciacquone sia stato già tirato) quel poco di cultura politica di cui si presentava armato. Ricordate “Lo Stato criminogeno”, la “fine dello Stato giacobino”, lo Stato “fornitore di servizi” del contribuente e non occhiuto censore, le tasse che devono essere pagabili per essere pagate, il limite “naturale” del 33% del prelievo sui redditi e quelle cose lì? Tutto quell’armamentario magari un po’ approssimativo nella sua elaborazione, ma di un liberismo schietto e schiettamente incardinato sugli interessi di alcuni elettori di centrodestra (i fantomatici ceti produttivi del Nord), è stato allegramente rottamato.
Conosco le obiezioni. Obiezione numero uno, “la tasse si devono pur pagare e la lotta all’evasione è cosa buona e giusta”. Obiezione numero due, “governare non è chiacchierare”, Obiezione numero tre, “in realtà è tutto fumo negli occhi e il governo berlusconian-democristiano accetterà trucchi e trucchetti messi in atto da gente che poi puntualmente vota a desta”.
Se è fumo negli occhi, è la cosa peggiore. Perché non è neppure l’eclissi di una politica: è la fine di una retorica che, per quanto non abbia dato granché frutto, rappresentava un elemento di modernizzazione in Italia. La prima repubblica finisce quando le tasse smettono di essere uno strumento di cui la classe politica parla asetticamente, e diventano una “issue”, materia di negoziazione fra Stato e cittadini.
Fare i muscoli sull’evasione fa felice chi paga regolarmente e non può evadere un centesimo, ma serve retoricamente per fare passare in secondo piano la necessità di un abbattimento della pressione fiscale. E’ il trucco di Visco: dissociare le due cose, che dovrebbero andare assieme (si chiede di pagare meno, si rende “più costosa” l’evasione che la compliance, e allora, al limite, si stanga), per fare della lotta agli evasori l’unica battaglia “di giustizia”. Come se non ci fosse un tema “di giustizia” nel salasso fiscale che subiamo noi tutti!
Ciò che è paradossale è che gli italiani si beccano la stessa minestra, che sia al governo Visco o il suo arcinemico Tremonti. Con una sola differenza. Che con la sinistra al governo, almeno la destra protesta ma soprattutto legittima la protesta delle categorie sociali colpite, suo tradizionale bacino di voti. Con la destra al governo, le categorie ragionano in termini d’appartenenza, e stanno zitte, negoziano con l’esecutivo su altri fronti, non esercitano potere di veto. I giornali di centro-destra non disturbano i loro referenti politici. E la sinistra non ha né la cultura né le credenziali per essere autorevole innanzi al “popolo delle partite IVA”, ai commercianti, ai professionisti, eccetera eccetera. Col bel risultato che le “viscate” hanno vita difficile solo quando al governo c’è proprio lui, il vampiro Vincenzo.
Eh no, cazzo! Adesso mi hanno proprio rotto i cosiddetti! Ma come, siamo in recessionee aumentano le auto blu. Ci tassano anche l’aria che respiriamo, sono anni che ci chiedono sacrifici, adesso basta, ne ho le palle piene anche di Berlusconi e Tremonti. Vadano a …. tutti e due.
Io ho iscritto un figlio ad un istituto privato (medie inferiori) solo perché mi diverto a spendere soldi che potrei risparmiare se ci fosse una scuola pubblica dignitosa; preferisco rinunciare ad andare in vacanza piuttosto che alla scuola che ho scelto. Pazienza se mi guardano i conti, non ho nulla da nascondere, a meno che la paghetta dei bambini non sia soggetta a qualche strana ritenuta, qui non si sa mai.
Però l’onere della prova a carico dell’indagato è IN CI VI LE: a questo punto mi potrebbero accusare anche del delitto di Garlasco, e, francamente, non ho un alibi che regga.
Questi sono diventati matti….
E’ uno scandalo. Però, io ho letto circa un paio di settimane fa una paginata che Libero ha dedicato ad una sentenza della Cassazione, che invalidava l’uso che, in base appunto al redditometro, l’onere della prova toccasse al contribuente. Ho conservato l’articolo a casa, e mi riprometto di proporvelo (ammesso che non ne siate già al corrente).
Su tutto il resto, la metamorfosi tremontiana è impressionante. Di cosa si tratta, di Obamite acuta?
Grazie mille carissimo Alberto per la citazione.
Leo