Decreto semplificazioni: Agenda digitale e banda larga
Il perno delle misure di snellimento burocratico previste nel decreto semplificazioni è il cd. egovernment, ossia la possibilità, che il cittadino adempia ai suoi obblighi e oneri amministrativi per via telematica, e, che le pubbliche amministrazioni comunichino con i cittadini e tra di loro attraverso la rete, evitando le code negli uffici pubblici, i francobolli nella corrispondenza, la duplicazioni di certificati identici e detenuti da amministrazioni diverse, etc.
Affinché tutti i residenti in Italia possano avvantaggiarsi di queste semplificazioni, è però necessario che la rete arrivi a tutti e tutti possano sfruttarla in maniera veloce. Altrimenti, non solo non sarà possibile raggiungere gli obiettivi prefissati dal governo nel decreto, ma la non universalità nell’accesso alla rete contrasterà con l’idea di uguaglianza tra cittadini.
Ecco perché lo stesso decreto torna su un capitolo difficile per il nostro paese: la diffusione della banda larga.
Mentre l’agenda digitale europea impone ai paesi membri il termine del 2020 per la copertura universale della velocità di connessione, in Italia otto milioni di persone sono “disconnesse” e qualche migliaio di centri abitati soffre un deficit strutturale che, se non sanato, significherà l’impossibilità di usufruire dei vantaggi dell’egovernment. Nel 2009, secondo dati diffusi all’epoca dal ministero dello Sviluppo economico, un italiano su 8 non avrebbe potuto sbrigare le pratiche amministrative on line, e il 12% della popolazione non aveva i megabit che rappresentano la soglia minima per rispettare i termini dell’agenda digitale europea. La diffusione della banda larga su rete fissa era di 4 punti percentuali al di sotto della media europea, e, nonostante la banda larga mobile, la difficoltà di avviare i lavori infrastrutturali ha determinato un pesante gap tecnologico che, a sua volta, non ha ancora consentito l’attuazione delle migliori pratiche di egovernment. Forse per questo l’Italia è scesa di undici posizioni, dal 2008 al 2010, nella classifica mondiale di e-gov delle Nazioni Unite.
Nel precedente governo, lo stallo per i lavori di posa della fibra ottica è stato dovuto in larga parte alla riduzione del fondo ad essa destinato, vicenda di cui l’Istituto Bruno Leoni si è occupato (PDF). Tuttavia, la banda larga non deve essere ritenuta una politica industriale a cui riservare capitoli di bilancio pubblico, ma una scelta imprenditoriale che tanto più sarà colta dagli operatori economici del settore quanto più lo Stato vorrà destinare, in un’ottica davvero sussidiaria, semplificazioni burocratiche e non denaro pubblico. Ecco perché l’istituzione prevista dal decreto semplificazioni di una cabina di regia interministeriale che coordini l’azione dei vari livelli istituzionali nell’attuazione dell’agenda digitale può essere lo strumento di cui si avvertiva il bisogno ancora più dei fondi di denaro per la posa della fibra ottica, sempre che tale cabina di regia sia intenzionata ad agire nel senso della riduzione dei costi e delle incertezze amministrative e della vigilanza sugli enti territoriali perché non ostacolino un settore di grande potenzialità economica.
Questo è un paese morto perchè non c’è la minima capacità di capire gli impatti di certe strategie sugli investimenti nonostante si sappia anche dove siano le lacune.
Quando ho letto il decreto sulle semplificazioni mi è venuto da ridere ((le lacrime le ho esaurite da un pezzo), il motivo per il quale sarà difficile applicare le misure di semplificazione è descritto qui dal 2009 e da tale anno non è cambiata una beata mazza:
http://www.laboratorioict.ancitel.it/index.cfm?m=8
Non c’è bisogno di leggere il rapporto, basta questo:
“Nell’ultimo decennio abbiamo assistito all’infittirsi di interventi per l’informatizzazione dei front office, mentre poco è stato fatto per migliorare i sistemi organizzativi della PA e l’interoperabilità tra enti.La conseguenza, come evidenziato in questo rapporto, è un’innovazione superficiale che non incide in profondità sui processi amministrativi e rischia di provocare continui ritorni a situazioni di arretratezza e di scarsa qualità dei servizi.”
E LOO STESSO IDENTICO PROBLEMA l’abbiamo anche nelle aziende, è inutile preoccuparsi delle carenze logistiche e di comunicazione se prima non si rendono efficienti i processi aziendali che permettono, ad esempio, a parcellizzare le vendite.
Riassunto: non siamo competitivi ed efficienti sia dentro la PA che dentro le aziende, ovvero, i professori che stiano al governo o nei media servono a ben poco.