Decreto liberalizzazioni: se lo Stato riafferma il suo monopolio
Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Raimondo Cubeddu.
In coerenza con la cultura economico-politica di tanti degli esponenti di questo governo, le tanto attese ed enfatizzate liberalizzazioni si sono in realtà rivelate come un insieme di nuove ed ulteriori norme di provenienza politica che dovrebbero ‘regolare’ alcune professioni, alcune attività economiche private e, solo marginalmente, alcune attività gestite più o meno direttamente dallo stesso stato.
La mia impressione è che se nel breve periodo, quello che dati i tempi e le circostanze ci interessa, esse non sortiranno effetti di rilievo diversi dall’aumentare la già alta complessità normativa, nel medio-lungo periodo la loro inefficacia incrementerà sostanzialmente la sfiducia dell’opinione pubblica nei confronti del mercato e della concorrenza. Quasi che si sia voluto ancora una volta dimostrare che se la crescita economica non si risveglia la responsabilità non è dello stato premuroso che ha benevolmente elaborato nuove regole, ma dei soliti imprenditori, dei taxisti, farmacisti, notai, etc.
In breve, quello di cui ci sarebbe stato bisogno, non è di nuove regole per tutte quelle categorie, ma di ‘liberalizzare’, ossia ridurre, l’imprevedibile complessità del rapporto tra individui ed amministrazioni pubbliche che è causa di perdita di tempo per chi intende intraprendere e sviluppare un’attività imprenditoriale, di spese difficilmente quantificabili, di corruzione, di rendite parassitarie, e di tanti altri mali.
Quel di cui abbiamo veramente bisogno è quindi di ridurre la complessità normativa e di eliminare i contenziosi legati al famigerato Titolo V della nostra Costituzione. Il rilancio della crescita non si gioca su nuove regole, che per quanto migliori delle precedenti, sono pur sempre oneri indiretti per l’attività imprenditoriale e per quanti devono entrare in contatto con la pubblica amministrazione, ma di ridurre il tempo tra un’idea imprenditoriale e la sua realizzazione. Un tempo sul quale mi sembra che con queste nuove liberalizzazioni, lo stato abbia invece riaffermato il proprio monopolio. E i monopoli, si sa, son sempre fonte e causa di inefficienze.
Quelle che prendono corpo non sono liberalizzazioni, sono un semplice re-design delle pianificazioni, usciranno altre leggi con altri SE/MA/FORSE, nel contempo abbiamo più tasse, più controlli e meno fiducia nel futuro.
Peccato.
Ho l’impressione che le mini liberalizzazioni non scalfiscano neppure in modo superficiale il cuore degli oligopoli o dei monopoli. Le liberalizzazioni sono importanti, ma non possono determinare un cambiamento del trend economico nel Paese in assenza di una profonda riorganizzazione (o meglio, rivoluzione) dell’amministrazione pubblica.
eh, si raimondo. hai proprio ragione. abbattere i costi di transazione tra cittadino e pubblica amministrazione, costi certi e non quantificabili. intervenire in modo tale che i dirigenti, i titolari di firma, quelli che firmano i provvedimenti amministrativi non siano in balia delle ansie di un qualunque magistrato. un paese in cui chi deve firmare una qualunque autorizzazione vive con l’incubo di un avviso di garanzia non può avere sviluppo. altro che tassisti.
bah in un paese in cui governano tuttora le corporazioni di stampo medievale ogni minimo passo è buon segno. chiaro che chiunque voglia fare qualcosa deve approfittare della situazione e mettere sul tavolo una montagna, poi dalla contrattazione coi baroni attaccati alla sedia della montagna rimarrà un topolino. ma meglio un topolino che niente.
ovvio che da un giorno all’altro non salta fuori la soluzione ma se non si comincia….
in realtà l’italia è da sempre un paese anticapitalista, quelli che si sono professati liberisti e capitalisti erano i più antiliberali di tutti. hanno mangiato per decenni sulle spalle del mercato, ora aspettiamo un attimo prima di giudicare.
@Alessio Caria
L’incubo per i magistrati nasce sia dal fatto che i pubblici amministratori, come dimostrato da vari casi, non brillano per onestà sia dal fatto che le leggi sono molto poco chiare e spesso in contraddizione.
In ogni caso, alla base di tutto, ci sno due peccati dei fondo nella mentalità comune. Il primo è che è tutto vietato tranne ciò che è esplicitamente permesso.
Il secondo è il rifiuto di qualsiasi tipo di rischio anche a fronte di chiari benefici, vedasi opposizione a qualsiasi tipo di opera pubblica in nome dell’ambiente, della salute e quant’altro. Come se ad uscire di casaa già non si corra il rischio che ci cada un vaso in testa
A onor del vero, secondo il Governo, le semplificazioni sono demandate a un nuovo decreto che ha da venire.. resta il fatto che nel decreto “CresciItalia” di liberalizzazioni non c’è traccia o quasi.
La cultura dei burocrati è quella di scrivere regole su regole, di inventare commissioni di controllo su commissioni di fattibilità, autorità di vigilanza su autorità di semplificazione, nuove burocrazie su vecchie burocrazie, nuovi burocrati su vecchi burocrati. La dinamica è la stessa di un carcinoma maligno che ha invaso gli organi vitali.
ma siamo sicuri che queste liberalizzazioni siano un bene?
Liberalizzare vuol dire dare più libertà al singolo cittadino! qui siammo all’ennesimo parto di leggi e regole che non fanno altro che confondere le idee. Certo, qualche passo avanti si sta facendo, ma questi tecnici li hanno chiamati per “imporre” terapie d’urto strettamente legate al periodo che stiamo vivendo o giusto per fare i politici con uno stile un po più europeo? dov’è la liberalizzazione dei trasporti? più ferrovia e meno gomma! la liberalizzazione della rete Telecom? taglio enti inutili come il PRA? la Sanità è una giungla di inefficienze e sprechi enormi! la concezione stessa di cittadinanza e residenza deve cambiare! è mai possibile che per un contratto d’affitto più annessi e connessi (acqua, corrente..) ogni volta è un infinito vai e vieni?
@Vincenzo
un imprenditore o un pubblico amministratore o un dirigente pubblico, per esempio, in Francia, Germania o in Svizzera non corrono gli stessi rischi ad operare, a decidere, a firmare dei loro simili in Italia. in Italia tutto va bene (non sempre) quando la PA si trova di fronte ad un cittadino che fa domande semplici, di routine, del tipo :posso rifare il tetto della casa? ma quando un cittadino fa domande complesse, del tipo: “posso fare un porto turistico per le barche” oppure “posso ristrutturare il mio albergo e trasformarlo in appartamenti?” oppure ” posso organizzare la mia azienda in un certo modo anche per pagare meno tasse?” il rischio che si corre è quello di entrare in un ginepraio dal quale non si sa quando se ne esce, se se ne esce in manette, vivi, morti, più ricchi o più poveri. in altre parole avere a che fare con la pubblica amministrazione italiana è un qualcosa che comporta dei costi in tanti casi incalcolabili, anche per colpa dell’arroganza di parte della magistratura. il nodo è proprio questo: la certezza del diritto sta alla base della crescita economica. altro che i tassisti.
Trovo che come al solito si barli di benaltrismo strisciante… possibile che siccome queste cd liberalizzazioni sono fatte male e comunque sono insufficenti si debba sempre dire che si doveva fare ben altro?
io trovo che abolire le tariffe minime e massime dei professionisti sia giusto, che aumentare le farmacie fosse doveroso, che liberalizzare le licenze dei taxi sacrosanto visto che la vendita delle stesse dovrebbe essere illegale e quindi chi le acquista non si dovrebbe mai lamentare a prescindere…, scandoloso è il non aver liberalizzato decine di atti di sola competenza notarile e che potrebbero essere semplicemente svolti da singoli cittadini semplicemente allegando alle pratiche da presentare in pubblici uffici una documentazione ben precisa e standard e lasciando a categorie ultra professionalizzate situazioni ad alto valore aggiunto…
Scandaloso è che non si sia provveduto ad imporre ai gestori delle autostrade di eseguire i lavori previsti a pena di cessazione o dimezzamento dei pedaggi, altro che liberalizzazioni.
Come sempre in questo schifo di paese fatto per la gran parte di ignoranti appassionati di sentito dire prevale sempre il fumo negli occhi allo studio e alla competenza.
Ridare competenze alla PA vorrebbe far professionalizzare i dipendenti e certificare a costi molto più ridotti per i cittadini i servizi oifferti oggi dai notai ad esempio e questo senza assumere un solo dipendente in più ma ottimizzando l’attuale pianta organica.
Parlare di liberalizzazioni dei servizi pubblici tipo trasporti ecc oggi è una follia per la ineconomicità del momento e soprattutto perchè se lo si fà per legge si riduce di molto il vantaggio a farlo essendo i compratori sicuri che questo avverrà…
Potrei anche continuare ma penso che la liberalizzazione vera delle professioni parta dalla abolizione degli ordini professionali e che comunque sia cosa ben diversa di liberalizzare servizi pubblici di trasporto, energia ecc.
Discorso diverso meriterebbero le ferrovie che dovrebbero essere reinventate e prevedere maggiori investimenti sulle tratte dei pendolari che sono i maggiori fruitori e che sarebbero anche disposti a pagare qualcosina in più, non il doppio o il triplo, ma per avere treni puntuali, puliti e in numero maggiore in fondo le strutture sono assolutamente ammortizzate e solo la malagestione di FS può portare sempre a perdite di esercizio.
Spero si continui a fare molto di più e a colpire con cattiveria assoluta i professionisti della sanità che operano sia nel pubblico e nel privato, quasi sempre senza riceuta…, obbligandoli a scegliere se dentro o fuori dal pubblico così da levare il più assurdo conflitto d’interesse che esiste e cioè quello di chi ha vantaggi a che il pubblico funzioni male perchè opera nel privato ma è esso stesso artefice del cattivo funzionamento del pubblico essendone dipendente e il tutto sulla pelle dei cittadini che lo pagano con le tasse o con la parcella… ma di questo nessuno parla perchè non fà molta notizia e perchè i medici sono la casta più potente in assoluto avendo in mano la vita delle persone e dei loro cari….
@Roberto
il governo tecnico c’è semplicemente perchè se no i politici non potevanoprendere certi provvedimenti se no poi nessuno li votava più…