22
Gen
2012

Decreto liberalizzazioni: I nuovi poteri dell’antitrust: un freno al socialismo municipale?

È difficile esprimere un parere favorevole su una norma che attribuisce un potere di controllo ad un ente pubblico, specie se al Governo. Però questa volta qualcosa di buono c’è.

Si tratta del nuovo potere che l’articolo 4 della bozza del decreto sulle liberalizzazioni attribuisce al Governo in ordine alla rimozione delle disposizioni contrastanti con “la tutela o la promozione della concorrenza”. Per far comprendere la situazione: è prassi invalsa nelle amministrazioni locali di ogni grado la redazione di norme subordinate (regolamenti, bandi…) che interpretano la legge in modo da limitare la concorrenza; il soggetto privato che subisce un danno dal’esistenza di queste forme di regolamentazione non ha altre soluzioni se non quella di intraprendere un costoso procedimento giudiziario (normalmente) davanti al TAR.

In forza dell’art. 4, invece, il Governo acquista il compito specifico di controllare la normativa regionale e locale, e, qualora ravvisi ostacoli alla concorrenza, di esercitare il potere sostitutivo, cioè il potere di rimuovere d’imperio tali ostacoli, ovviamente dopo aver dato all’ente interessato il tempo necessario per procedere autonomamente.

C’è qualcosa di buono, come s’è detto, in questa norma, che forse può porre un argine al dilagato e dilagante socialismo municipale. C’è anche, però, una perplessità: il Governo è un organo centrale della Repubblica e certamente non un organismo indipendente. Sarebbe stato forse più appropriato attribuire sostanzialmente tale potere all’Antitrust, relegando il Governo al mero ruolo di adozione formale di decisioni in realtà assunte dall’Autorità: così si sarebbe rispettato l’articolo 120 della Costituzione, che individua nel Governo l’unico soggetto che può esercitare il potere sostitutivo, valorizzando le capacità tecniche e l’autonomia di un soggetto “terzo” quale l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

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