Debito, Irlanda e quattro lezioni
Ho vinto una scommessa che avrei voluto perdere. Su Panorama la settimana scorsa ho lanciato un appello alla politica italiana, perché nella crisi non si faccia prendere la mano dall’irresponsabilità e tenga bene a mente il debito pubblico italiano (non casualmente, visto il contatore del terrore cioè del debito pubblico che qui pubblichiamo). Apposta, però, su Panorama ho moltiplicato per dieci la cifra, nella convinzione che, abituati come siamo a considerare il debito come una percentuale del Pil, nessuno faccia caso davvero al suo vero ammontare. Come purtroppo temevo, nessuno se n’è accorto. I casi sono due. O nessuno mi legge, e allora il direttore fa bene ad additarmi la porta. Oppure vuol dire che davvero siamo in pochissimi, ad avere idea che il debito pubblico italiano ammonta – ora che sono le 12,30 di mercoledì 17 novembre 2010 – a oltre 1.857 miliardi di euro. E che ogni secondo aumenta di oltre 2300 euro, 150 mila al minuto, quasi 9 milioni di euro l’ora, oltre 200 milioni di euro ogni giorno che Dio manda in terra.
Sarà bene che la politica italiana e soprattutto le opposizioni vecchie, nuove e nuovissime la ricordino bene, questa cifra. Che la aggiornino costantemente. Nelle prossime settimane e mesi di instabilità ogni fesseria sulla finanza pubblica italiana può trascinarci dritti dritti nella crisi dell’eurodebito. Dove grazie alla tanto criticata lesina del governo siamo riusciti ad evitare di trovarci in compagnia di Grecia ieri, Irlanda e Portogallo oggi. Anche se poi la lesina e basta non ha compiuto alcuna scelta tra quelle prioritarie, che servivano al’Italia per crescere, scelta che avrebbe implicato scontentare alcuni tagliando enegicamente spesa loro riservata, per concentrarsi su altro.
E’ il caso che i ferventi architetti di maggioranze e governi nuovi, e i teorici magari di sante alleanze tra opposti da Vendola a Fini, alzino lo sguardo dalle alchimie e dalle legittime ambizioni di ciascuno, per ricordare quattro semplici cose. La prima è che la Germania non fa sconti: sbaglia chi crede che la Merkel abbia parlato per incompetenza, quando ha chiesto che dal 2013 i Paesi dell’eurozona ad alto debito espongano chi ha comprato i loro titoli a rimetterci interessi e capitale. La Germania spinge così i mercati a credere che ci saranno due gironi nell’euro. Chi è rigoroso nei conti pubblici e produttivo nell’economia reale sta nel primo, chi no sta nel secondo e pagherà interessi altissimi. Se finiamo nel secondo girone siamo fritti. Ci bruciamo tutto il vantaggio dell’euro cioè pagare annualmente solo 4 punti di Pil di interessi sul debito, invece che 7, 8 o 9 come un tempo.
Secondo. L’Irlanda non è per niente pazza come in molti la dipingono, a respingere gli aiuti “coatti” europei. Lo fa perché non tollera l’idea che Bruxelles imponga di alzare le tasse. Fossi irlandese la penserei anch’io così. Perché il futuro, come il passato, è di chi ha basse tasse e spesa pubblica. Anche se ha dovuto fare deficit pazzeschi per salvare le banche, non bisogna dimenticare che così sarà.
Terzo. Nella guerra tra dollaro e yuan, è l’euro a fare il vaso di coccio, ed è l’Europa a contare poco, tranne il ristretto girone tedesco, per altro alleato alla Cina. E’ lì che dobbiamo stare: non certo con le tasse patrimoniali che la sinistra ha in serbo se vince.
Quarto. L’intero mondo avanzato compie oggi un enorme travaso di risorse verso chi oggi rappresenta il futuro, cioè l’Asia sinocentrica. Le masse gestite dai fondi di investimento europei dirette a quei Paesi emergenti ammontavano a 168 miliardi di € nel 2008, a 440 miliardi quest’anno. Il Financial Times ha stimato che toccheranno i 769 miliardi nel 2014. Più è alto il rischio di finire nel girone dantesco europeo se facciamo fesserie, più risorse perderemo per la crescita italiana. Dall’interno, perché scapperanno all’estero. E dall’estero, perché andranno altrove.
Gentile Prof.
sono un assiduo ascoltatore di 9 in punto ed un puntuale lettore di Panorama. Leggo sempre le Sue rubriche.
La situazione del ns debito mi inquieta non soltanto per la sua entità ma per il fatto che pochi riescono a percepire cosa significhi veramente. Quando i giornali parlano di % sul PIL non fanno capire bene a chi legge cosa tutto ciò voglia dire. Per esempio, Mio padre, 71 anni (operaio in pensione) mi ha chiesto qualche giorno fa cosa tale parametro significasse, Io senza non poco imbarazzo gli ho risposto dicendogli e facendogli questo esempio:
Vedi Papà, considera il fatturato di una impresa di un anno, non tenere conto dei costi dell’anno e fai finta che tutta la ricchezza prodotta è a tua disposizione, non mangiare, non spendere e non pagare niente perchè per i prossimi 4 anni e quindi i prossimi 4 fatturati serviranno a cancellare il tuo debito…ecco Papà la risposta secondo te è praticabile???? Mio Padre mi risponde….NO.
Un post un po’ scialbo.
Ho capito, stiamo attenti al debito pubblico.
Eppure, ancora non ho sentito nessuno proporre di aumentarlo. Al massimo si discute su come ridurre il deficit: tagli orizzontali alla Tremonti (tranne ai partiti e ai giornali) oppure tasse alla Prodi.
Vogliamo dire che il fatto che l’Italia non cresce è solo per via del debito pubblico? Gli USA hanno avuto per anni un debito pubblico mostruoso e crescevano lo stesso e sono ancora oggi un luogo dove tuttosommato conviene investire.
L’Italia? Anche se si avesse un avanzo di bilancio (successe con Prodi), dubito che attireremmo investimenti dall’estero se tutto il resto (infrastrutture, burocrazia, giustizia lenta, ecc.) rimane così.
Ma se tagli la spesa indiscriminatamente, per forza di cosa “tutto il resto” non può che restare lo stesso, o peggiorare…
La nostra crisi non è finanziaria. E’ strutturale.
Le strutture non cambiano se non cambia la mentalità. Investimenti senza pretendere in cambio più produttività e meno autoreferenzialità (ogni riferimento a settori come giustizia e università è puramente casuale…) non sono più accettabili, perchè contribuiscono soltanto a cementare privilegi e inefficienze senza offrire il ritorno strutturale che è necessario, sic stantibus rebus. Il ritornello dei “tagli lineari” sta diventando l’ennesimo luogo comune con cui criticare a prescindere dal merito. A questo punto inizio a pensare che non ci sia solo un atteggiamento un po’ sprovveduto dietro a chi sostiene che più spesa porterebbe più efficienza in una macchina statale palesemente inefficiente per difetti che esulano dalle risorse finanziarie. Evidentemente si vuole continuare a far finta che il vento gelido della globalizzazione non spiri nel Mediterraneo.
@Luigi
ma sei un prodiano convinto?????
Oscar ha pienamente ragione…come sempre del resto…
Oscar condivido tutto…sei puntuale e preciso…sempre…..candidati per favore
Egr. Dott. Giannino, io di tanto in tanto la leggo e l’ascolto anche su Radio24. Sino a qualche tempo fa nonmi interessavo per niente di questioni economiche nè finanziarie e nemmeno sapevo a quanto ammontava il debito pubblico, era sufficiente che conoscessi il mio. Oggi sono abbastanza preoccupato, anzi lo sono molto, non vedo infatti miglioramenti in tempi brevi, i segnali indicano il peggio. Una cosa ancora non riesco a capire, chi si potrà avvantaggiare da una ripresa senza occupazione o anzi con l’aumento di questa, perchè il sistema economico, così come funziona, non può che rendere sempre più difficile la vita ai meno abbienti. Tagli sociali, sulla scuola, la sanità e servizi essenziali, potranno rassicurare i mercati, ma lasciano buona parte della popolazione in condizioni di sopravvivenza. Secondo Lei quant’è la percentuale di disoccupazione sostenibile e sino a quando continueremo a sostenere banche e stati in default, solo perchè sennò crolla l’euro senza pensare alla dignità delle persone comuni dopo che abbiamo smantellato e continuiamo a farlo, il sistema produttivo delle Pmi, di artigiani e commercianti che non ce la fanno più, già per conto loro ad andare avanti? Mi sa che tutti girano intorno ai problemi, ma si guardano bene dal risolverli, toccherebbe il nervo scoperto del capitalismo.Bisogna pensare, come ha detto il Papa all’Angelus, ad un nuovo modello di sviluppo.
@Diego Perna
Quello della ripresa senza occupazione è un problema gravissimo visto che in effetti non esiste una vera e propria ripresa senza occupazione;si tratta semplicemente di picchi momentanei . A far ripartire l’economia-oltre agli investimenti- debbono essere i consumi (rappresentano i 2/3 del GDP) e visto che la propensione marginale a consumare è maggiore in chi dispone di meno risorse, senza occupazione i consumi non possono crescere. Chi si potrà avvantaggiare di queste politiche è ovvio: ad esempio chi riceve moneta a tasso 0 e trova lucro facile nelle obbligazioni statali a tasso poco superiore.
Per quanto riguarda i tagli vanno divisi in due classi: quelli che non influiscono sulla produttività del paese e quelli che influiscono. Tra i primi potremmo annoverare i tanti sprechi pubblici, tra i secondi quelli all’istruzione, alle infrastrutture etc… Purtroppo tutti mettono in pratica i secondi, senza rendersi conto del fatto che così non si fa altro che scavarci una fossa sempre più profonda.
“Mi sa che tutti girano intorno ai problemi, ma si guardano bene dal risolverli, toccherebbe il nervo scoperto del capitalismo.Bisogna pensare, come ha detto il Papa all’Angelus, ad un nuovo modello di sviluppo.” Sinceramente, per ora, non esiste modello di sviluppo diverso da quello capitalistico che- pur nelle sue incoerenze- sia altrettanto valido. Tuttavia quello che non funziona di questo tipo di capitalismo sono alcuni punti cardine della sua struttura scientifica. Prendi ad esempio le ipotesi alla base del comportamento del consumatore sulle quali poggia tutta la Microeconomia; anche un non addetto ai lavori capisce che queste non siano realistiche, tuttavia si è preferito-per svariati motivi- costruirci una teoria sopra. C’è chi ha provato a modificarle ( vedi la Revealed Preference Theory di Samuelson ) senza sortire alcun risultato. L’economia è piena di questi esempi; servirebbe una rifondazione teorica di gran parte della disciplina, ma è un’operazione accademica mastodontica.
“Terzo. Nella guerra tra dollaro e yuan, è l’euro a fare il vaso di coccio, ed è l’Europa a contare poco, tranne il ristretto girone tedesco, per altro alleato alla Cina. E’ lì che dobbiamo stare: non certo con le tasse patrimoniali che la sinistra ha in serbo se vince.”
Egr. Oscar, ho riletto più volte ma non riesco a capire quale sia il nesso tra la necessità di rimanere nel girone tedesco e le tasse che la sinistra dovrebbe aumentare. Sinceramente non vorrei scadere nel basso dibatto politico, visto che -come tu dici sempre- questa destra prende voti da 16 anni per abbassare le tasse e poi non fa niente. Sinceramente non comprendo.
Grande Oscar, grande Irlanda e grande China che tenendo svalutato il remminbi consente di continuare ad avere merce a basso costo per il consumatore.
nb.: probabilmente la gente riteneva che Panorama avesse fatto un errore di stampa…..
@Giuseppe
Hai ragione questo riferimento alle tasse patrimoniali (ma quali? Ma quando?) sembra messo là senza un vero motivo. Da giannino non mi aspetto queste battute propagandiste senza fondamento.
Ottimo post per il focus sul deficit. Facciamo ora un passo di più: parliamo anche di tagli alla spesa. 80 miliardi di euro in meno di spesa e passa la paura (la cifra è presa da Cameron, che non so se poi lo farà veramente).
L’Irlanda non vuole aumentare le tasse e vuole tenere un deficit mostruoso salvando le banche. Non credo che sperare nei free lunch sia una buona politica. O l’uno, o l’altro: ovviamente meglio la seconda che la prima.
l’Irlanda è andata avanti per due decenni con un perverso mix di vera crescita economica e di speculazione finanziaria, proprio come nel ciclo austriaco. Nel frattempo è diventata una delle economie più ricche d’Europa, ma non si sa quanta di questa ricchezza sia reale e quanta sia fittizia (insostenibile). Con deficit del 32%, ci si mangerà presto tutta la parte reale…
Solo un inciso “politico”: chi sostiene la volontà di creare un “governo tecnico” vuole la svalutazione dell’Italia regalandola a speculatori finanziari che con quattro soldi comprano quel che resta della nostra ricchezza nazionale e dove lo sviluppo e la crescita risulteranno poco più di una illusione.E il debito pubblico salirà ugualmente..Apocalittico? Un pochino sì…Ma se si andasse a votare nella speranza di mettere elettoralmente in soffitta certi tromboni, quasi tutti all’opposizione-qualche speranza di invertire la tendenza si potrebbe concretizzare.
@Alessandro
Non capisco nemmeno questo post.Perchè un governo tecnico dovrebbe regalare l’Italia agli speculatori?
Se volete dividervi tra chi difende il Governo e chi lo critica fate pure:ne perde di credibilità tutto il blog.
Torniamo al punto. Rimane fondamentale la produttività del lavoro. Partendo dal fatto che il nostro tessuto industriale delle PMI parte fortemente svantaggiato perchè non può sfruttare le economie di scala, il governo può solo investire su formazione e infrastrutture che rendano più semplice fare impresa in Italia. Il sistema educativo è al collasso; non serve un Ope Legis dei ricercatori, non servono gli ulteriori tagli della Gelmini. A livello di infrastrutture siamo ridicoli: rete stradale mediocre, rete ferroviaria vergognosa, accesso alla banda larga precluso a molte zone del paese. Non so chi possa migliorare la situazione. Dico solo che chi non lo ha fatto per 9 degli ultimi 16 anni molto probabilmente continuerà a non farlo.
Un governo tecnico farebbe qualcosa (altre tasse) di cui nessuno ha il coraggio di assumersi la responsabilità. Insomma tipo Amato.
Cmq come di giannino si può sempre votare con le gambe.
La Gelmini non vuole tagli e la sua riforma nulla ha a che vedere con i tagli che semmai arrivano dal ministero dell’economia. Il sistema, almeno all’università, è al collasso perchè la mentalità è conservatrice fino al midollo e disposta a difendere anche l’indifendibile, quando invece bisognerebbe incentivare il merito e disincentivare le inefficienze e il tentativo di sindacalizzare persino la ricerca.
Se parli di divisioni fra chi sostiene gli uni o gli altri, sappi che l’alternativa a Gelmini/Tremonti è chi vuole gli ope legis. Dicono di no, ma non fanno uno straccio di controproposta che parli seriamente di competizione per le risorse in virtù del talento e della capacità di dimostrarlo producendo, nè di avanzamento delle carriere in funzione dell’impatto che la propria ricerca genera nella società. Trai tu le conclusioni. Anime belle in giro non ce ne sono.
@Giuseppe
scusa se mi intrometto ma su un paio di cose non sono d’accordo. i) l’occupazione é considerata un lag indicator del ciclo, quindi le riprese solitamente avvengono prima che il tasso aumenti: di quanto sia il lag poi dipende da altri fattori; ii) il consumo solitamente durante le recessioni rimane piuttosto stabile, o meglio cala di poco: la componente del ciclo che é più elastica sono gli investimenti (vero perno delle riprese in effetti). Del resto quoto quasi tutto (sulle infrastrutture avrei qualche riserva…) tranne la cosa sulla teoria economica che vorrei capire meglio: ho sentito ripetere spesso, da altri commenti in altri post, la storia dell’incoerenza, o dell’irrealtà delle teorie economiche senza però capire nel dettaglio a cosa ci si riferisce (sarò teston!). Lei (tu?) cita ad esempio la teoria del consumo (intende l’ottimizzazione alla Ramsey?): ecco, vorrei capire cosa non é considerato realistico o incoerente.
Grazie
Vorrei lanciare una proposta partendo da una constatazione di fatto: lo stato italiano non ha i soldi e deve tagliare la spesa pubblica….una buona parte di spesa pubblica deriva dagli stipendi del pubblico impiego….per cui….invece di tagliare posti di lavoro come previsto per i prossimi anni…MA NON E’ MEGLIO TAGLIARE GLI STIPENDI (ipotesi di un 15% o 20%) NEL PUBBLICO IMPIEGO (tutto) SULLA PARTE CHE ECCEDE I 18.000 EURO NETTI ANNUI ?
Visto che lo stato non ce la fà a mantenere questo livello di retribuzioni e di dipendenti pubblici con un buon stipendio (con + di 20.000 euro netti all’anno) ce ne sono tanti (e sono convinto che il loro lavoro non crea produzione di altrettanto valore), perchè non abbassare i loro stipendi invece che aumentare la disoccupazione ?
Se poi, qualcuno di questi è convinto di valere con il suo lavoro più di quello che guadagna potrebbe anche decidere di licenziarsi dal pubblico impiego !
Consideriamo anche che già nel lavoro privato sia autonomo che dipendente si stanno già facendo tanti sacrifici per tirare avanti.
Che ne pensi, Oscar ?
Non potrebbe essere un argomento di discussione in una delle prossime puntate di “alle 9 in punto” su radio24 ?
proviamo ad analizzare il sistema paese in funzione delle risorse umane cioè la macchina che traina l’economia.- Un paese che non ha materie prime quindi è manufatturiero ha solo due vie per fare economia : brevetti ed eccellenza in ogni cosa,manualità.- Cosa abbiamo oggi.- Cominciamo dalla scuola intesa come università.-
La maggioranza dei dottorandi ha un indirizzo volto ai “servizi”:legge,economia e commercio,sociologia,lettere e filosofia…ecc. che sono sempre necessari ma complementari ed inflazionati proporzionalmente in base al fabbisogno di un paese manifatturiero.- Dovremmo invece avere secondo logica (stringente) una prevalenza di indirizzi tecnici e di ricerca rivolta ad ingegneria di tutte le branche:fisica,chimica,meccanica,elettronica,civile,navale,aeronautica spaziale …ecc.-
Questi ultimi dottorati sono esigui in numero per le fatiche intellettuali che comportano e per il lungo tempo che richiedono per inserimento ai livelli produttivi.-
Questo per dire cosa? Lo dice la parola stessa “ingegneria”=idee nuove,produzionne non esistente che crea mercato vergine.- Eccellenza:impiego di materiali nobili,da ricerca e manifattura accurata con tolleranze vicine allo zero.-
Manualità: mano d’opera specializzata frutto di studi non universitari seguiti da periodi di apprendimento pratico presso aziende di settore scelto nel periodo propedeutico.-
Mi spiego meglio:mai visto moorire di fame un elettricista,ebanista,idraulico,meccanico..ecc specializzato.- Queste sono figure che hanno un valore contrattuale nel mercato del lavoro che in caso di crisi se non possono lavorare sul nuovo lavorano in manutenzione.- Non diventeranno ricchi ma il pane e companatico lo porteranno sempre a casa.-
Inciso: nel periodo anni 50 fine anni 70 vi erano tutto era da ricostruire e qualsiasi cosa si facesse era necessario all’economia,ora non più.-
Cosa abbiamo oggi:Le grandi aziende o gruppi di aziende producono beni che il mercato ne è già saturo quindi respinge il surplus.- Il 60-70% delle piccole aziende è a rimorchio di..(indotto) quindi crisi delle grandi equivale crisi delle piccole con devastante effetto domino.- La stragrande maggioranza della forza lavoro ha ,oggi, una qualifica di “generico” quindi è la prima a soffrire in deupaperamento dell’economia.- Questo è dovuto alla mancanza di volontà nel volersi dare un bagaglio tecnico.- (io sono bravo a fare “questo” sti serve valgo X.- Risposta:questo è il capolavoro richiesto,se sei capace fallo e poi ne parliamo).- Già,ma bisogna avere l’ummiltà di imparare e sacrificarsi che vuol dire per un certo periodo di tempo magari niente macchina,poca discoteca ed una pizza ogni tanto.- Niente è facile.-
Come fenomeno sociale quindi abbiamo un vuoto di sistema quantomeno una catena produttiva obsoleta che genera crisi.- E quando scrivo di buco sociale intendo un periodo di almeno 20-25 anni di sfruttamento del mercato esistente senza rinnovo intellettuale da sistema.-(ricerca brevetti e specializzazione manualità).-
Quali dovranno esse gli obiettivi:stimolazione dell’apparato imprenditoriale ad impiegare parte degli utili nella ricerca quindi realizzazione di prodotti innovativi da introdurre nel mercato per conseguenza si creeranno posti lavoro e l’economia ripartirà.-
Non è semplice! Se una nazione ha una produzione che nel mercato mondiale non esiste o è scarsa,possono esserci tutti i tipi di governi democratici che si vuole,al sistema produttivo non può fregar di meno.-
Cosa dobbiamo esigere dallo stato cioè dal “pubblico”.- Sicome abbiamo un impianto sociale,che se fatto funzionare adeguatamente,ce lo invidia mezzo mondo (pensate un pò all’assitenza sanitaria,alla previdenza sociale, alla scuola) dobbiamo chiedere una equa efficienza quindi infrastrutture e servizi adeguati,costi dell’apparato burocratico equiparato al privato e molto più snello e duttile.-La burocrazia non deve essere un impedimento ma una collaborazione con il sistema produttivo privato.- Dobbiamo altresì esigere l’azzeramento della corruzione e concussione che sono il cancro dell’apparato pubblico (paghi 10 e prendi 1:vedi i costi delle opere pubbliche).-
Utopia? Non credo, perchè quando ti accorgi che stai annegando cominci a nuotare.-
Concordo pienamente con l’analisi. Fintanto che continuerà questo chiacchiericcio politico l’Italia rimarrà un paese di parole senza fatti. Anche ieri in trasmissione ad Exit ho visto il solito teatrino con slogan più o meno condivisibili. Mi stupisce però molto l’impreparazione della nostra classe politica sui numeri e sui concetti.
Soprattutto Emiliano e Zanonato (ma anche Miccichè) sembravano arrampicarsi su concetti triti e ritriti di unità nazionale, quanto è evidente che il malato Italia ha bisogno di una terapia d’impatto, non di un’aspirina.
Di ricette ce ne saranno pur tante, ma ciò non toglie che la medicina deve essere amara per rientrare sul debito, scontentando parti più o meno grosse di elettorato. La mai domanda è: con il nostro attuale sistema “democratico” siamo in grado di reggere l’onda d’urto di una riforma necessaria ma dura per ridurre la spesa pubblica (che vuol dire comunque rinunciare a PIL visto che la spesa pubblica ne è parte?) agendo su pensioni, amministrazione pubblica, e anche (con un po’ di demagogia) sui privilegi dei pochi?
Io lo spero fortemente ma non ci credo molto visto che con l’attuale sistema chi sta al governo non riessce ad avere la stabilità necessaria e non vuole scontentare nessuno.
Oscar Giannino è persona preparata, simpatica e con cui sono a volte d’accordo, ma mi sembra che è il pensiero liberista anglosassone abbia generato la crisi e ora dovrebbe, ulteriormente estremizzato dai tagli allo stato sociale/servizi e tasse, risolverla? Chi ha avuto ha avuto e gli altri pagano? Senza arrivare alla rivoluzione bolscevica penso che un sano riequilibrio fra lavoro e capitale, un migliore controllo dell’economia e delle risorse, uno sviluppo sociale e dei diritti per TUTTI (Cina in primis) porterebbero più stabilità e “serenità”.
Carlo
La scommessa l’avresti persa forse anche se avessi pubblicato quell’articolo sul Sole 24 ore. Non mi risulta che (1) Panorama sia letto da gente con un minimo di conoscenze economiche, (2) numeri elevati sono meno comprensibili/percepibili, (3) il debito pubblico ormai non fa piu’ notizia, c’e’ un’apatia generale su tale tema.
Per quanto riguarda l’Irlanda, dato che ci vivo la situazione e’ leggermente diversa. Il problema non e’ che non tollerano che qualcuno metta il becco sulle loro scelte fiscali. Sanno bene che un eventuale aumento della corporate tax farebbe letteralmente scappare buona parte delle aziende internazionali. Gia’ ora si stanno spostando (inclusa la mia, per il 2012 ha programmato un’unica sede europea in Belgio, nonostante tasse ben piu’ elevate). Ma il capitolo irlandese e’ enorme, soprattutto se si sa di cosa si sta parlando.
Prendete questa affermazione con le pinze ma le probabilita’ di rivedere anche solo un tigrotto celtico in futuro sono praticamente nulle.
Ci vorrebbe un reale taglio alla spesa e non far pagare sempre i soliti noti. Perchè pagare le multe per le quote latte a quelli di Bergamo che sputano sul tricolore? Perchè non far pagare l’Ici alla Chiesa cattolica (100000 immobili)? Che fine ha fatto il taglio degli enti inutili, delle Province? Che fine ha fatto il taglio agli stipendi di superburocrati e parlamentari? Gli spot elettorali sono finiti, compariranno a breve non vi preoccupate. Ci vuole coraggio e questa politica non ne ha. Ricordo Amato o Ciampi che in simili condizioni fecero una manovra da 100 mila miliardi delle vecchie lire!!! Grazie a loro siamo in Europa.
tutto condivisibile salvo le cose che Giannino non dice:
1) l’Irlanda era un gigante dai piedi di argilla che aveva costruito le sue fortune sulle facilitazioni fiscali. Le conseguenze sono ben visibili.
2) Tremonti si sta comportando con prudenza e saggezza, ma ora stiamo anche pagando le scelte scriteriate del precedente governo Berlusconi (e non solo).
3) la libertà economica di un paese non si misura dal livello delle sue tasse, ma dal grado di concorrenzialità dei suoi mercati. Dal momento che le tasse a Cuba sono più basse che non in Svezia se ne dovrebbe concludere che Cuba è più libero. Se guardiamo al grado di liberismo del mercato italiano non ci resta che piangere (taxi, farmacie, ordini professionali, televisioni …). Se poi pensiamo alle distorsioni prodotte dalla corruzione questo pianto divnta disperazione. Un ultimo pensiero: la guerra più o meno palese che Scaroni e governo stanno facendo all’authority dell’energia e denunciata dal suo presidente Ortis (che non è un comunista ma un liberale).
Bravo Elia! …stavo per rispondere io.
Se qui non ci intendiamo neanche sui styylized facts della macro, andiamo poco lontano. Visto che ci saimo, questi sono i dati sulla Germania. Variazione delle componenti del PIL fra il 2008 e il 2009:
Crisis 2008-2009 Absorbtion Var Var %
GDP -84,10 -3,4%
Gross investments -63,51 -13,8%
Private consumption -2,16 -0,2%
Public expenditure 22,54 5,0%
Net exports -40,97 -25,7%
I dati in valore assoluto sono in miliardi di Euro.
@Elia Berdin
E’ la prima volta che scrivo, i complimenti all’autore del post, che stimo, sono dovuti.
Conscio dell’utopica affermazione, continuo a pensare che l’unica soluzione sia la modifica dell’attuale sistema ecomico mondiale (che ormai giunge al collasso).
Il debito purtroppo è una costante. Ci sarà sempre chi vince e chi perde. In questo momento l’Italia è tra i perdenti.
Penso che la politica mondiale (non solo italiana) dovrebbe lavorare per la crezione di un nuovo sistema economico, più stabile ed equo di quello attuale. Solo un sogno?
Questo è il mio pensiero.
Una buona giornata a tutti.
http://www.camelotdestraideale.it/2010/11/16/oscar-giannino-lucciole-per-lanterne/
Ho letto l’articolo su camelotdestraideale e devo dire che mi ricordo molti interventi di Giannino contrari a molte delle cose scritte. Sopratutto sul fatto del dover prima pagare allo stato crediti presunti, sull’inalzamento delle pensioni, l’abolizione delle provincie, e la robin hood tax.
Da assiduo ascoltatore di nove in punto mi permetta di chiamarla Oscar…….. non vi è occasione in cui la ascolti e non sia sempre completamente d’accordo con lei e aggiungo che lei è il migliore conduttore di dibattiti non solo di carattere economico ma anche poliltico perchè ogni tanto si arrabbia alla grande (ed anche in quei casi mi trova sempre al suo fianco) e così riesce – oramai quasi un unicum – a “mantenere l’ordine” anche con i politici che interrompono o parlano sopra gli altri durante i dibattiti, è di sicuro il più chiaro e lucido (le do il mio sostegno totale per le contestazioni che lei ha fatto ieri sera ad exit ed anche solidarietà per le critiche ingiuste ricevute dalla bella bruna conduttrice) ed è tra i pochissimi giornalisti in Italia che, ribattendo con il tipico stile garbato ma fermo da giornalista anglosassone, non lascia mai cadere il discorso quando gli interlocutori (caso molto frequente nei dibattiti nostrani) non rispondono al quesito posto. Mi conceda anche un ultimo apprezzamento sulla correttezza formale e grammaticale del suo Italiano pur parlando in velocità come richiesto da queste trasmissioni.
Ma oggi, spinto per l’ennesima volta dalle frasi che stamane ha rivolto a F.Rutelli sul rischio di far aumentare ancora i voti alla Lega facendo finta di non sapere che il “sacco del nord” è ahimè una verità (non so se Rutelli sappia che è stato certificato da un certo Luca Ricolfi, studioso non certo di impostazione liberale) mi sono deciso a scriverle su questo blog davvero interessantissimo e chiederle con una di quelle bellissime grida disperate che ogni tanto le sfuggono in trasmissione “Ma noi che la pensiamo come lei che cosa dobbiamo votare?” “Scorrettamente le vorrei chiedere ma lei per chi vota?”. La realtà è che il sistema italiano non è in grado di fare uno straccio di riforma ed è così dai tempi dei buoni politici della così-detta prima repubblica che qualcuno rimpiange: ahimè dobbiamo arrenderci, nessuno qui nel nostro bel paese riesce a fare una riforma radicale, seria in qualche campo ed in un tempo ragionevole anche perchè in Italia non si vuole capire che se si fa una riforma alcuni ci rimettono di certo e quindi è impossibile fare una riforma profona condivisa da tutti. E secondo me è questa anche uno dei motivi principali del successo elettorale del Berlusconi. Tanti – anche come me che non l’ho mai votato ma ho contribuito a farlo diventare primo ministro – si sono illusi che con il suo approccio imprenditoriale nella politica ci riuscisse ma il sistema (anche per i suoi errori e debolezze) gli mette i bastoni tra le ruote e cerca di eliminarlo con metodi diversi dalla lotta politica. E di fronte alle ultime vicende politiche come non pensare che sotto sotto si tenta di bloccare l’unica riforma che solo per la brutale rigidità della Lega forse va in porto : il federalismo fiscale. Ma noi poveri liberali/liberisti quando vediamo un governo di centro destra che neppure dichiara di voler fare qualcosa di quello che chiede Confindustria e che manda in avanscoperta Marchionne per cambiare le regole del lavoro senza mai sostenerlo chiaramente, che cosa possiamo fare salvo emigrare? E come immaginare qualcuno che tolga al fisco italiano uno stile , come giustamente dice lei “terrorista”, se non lo fa un Tremonti? Magari un nuovo Visco? Ed i tre Casini, Fini e Rutelli esponenti del terzo polo che esiste solo sulla carta riusciranno a fare le riforme in senso liberale che aspettano da decine di anni? Ed insieme a chi, che dopo un mese litigano subito? Ma mi vien solo da ridere…….o meglio da piangere………
E’ proprio sconsolante ma anche Rutelli (sinceramente non lo stimo molto ma fan tutti così) stamane così come Fini che vuole fare il grande liberal-riformatore non riesce a dire come immagina il futuro dell’Italia magari facendo proposte concrete e non elencando i problemi che oramai li sanno tutti: ci vuole un pò di coraggio nella politica perchè come in tutte le attività “chi fa sbaglia”. Da noi, come dice Marchionne, si parla e basta, si fanno i convegni, i dibatitti e poi tutto cade nel dimenticatoio……Eppure i nostri politici non possono essere poi così diversi da tutti gli italiani e quindi evidentemente dobbiamo rassegnarci che siamo anche noi così o probabilmente come opinione pubblica non ci arrabbiamo abbastanza altrimenti non si capisce la ragione per cui quest’Italia ex-faro della civiltà europea-occidentale, piena di imprenditori, di artigiani, di menti creative in tutti i campi, di scienziati, di artisti, di gente che lavora sodo, di persone che nel lavoro sono quasi sempre più flessibili di tutti gli altri europei, si è bloccata oramai, come sostiene G.P. Pansa – anche lui uno tra i pochi e non ascoltato – da ben prima dell’era Berlusconi……..non riesco proprio ad immaginare come ne veniamo fuori e questa volta come il nostro famoso stellone ci aiuterà….
Mi scusi per la lunghezza ma mi son fatto prendere dall’argomento.
Con stima, riccardo
P.S. ieri sera in tv ho visto il suo vestito viola di cui aveva parlato al mattino alla radio e glielo invidio davvero ma dove l’ha trovato? Spero che non si lasci scappare l’occasione di fare una trasmissione sulle dichiarazioni di Marchionne sull’Italia riportate stamane dal giornale-radio di Radio 24.
Caro Giannino, è proprio cosi: siamo pochissimi! Non tanto a conoscere i numeri ma a renderci conto di cosa significano e di cosa occorrerebbe fare. A questo punto la situazione per poter migliorare deve solo peggiorare nel senso che se l’Italia non entra nel vortice della crisi e dall’estero ci impongono certe riforme noi non le adotteremo mai! Questo perchè manca l’informazione e a maggior ragione un consenso per queste misure. Perciò ben venga una crisi del debito italiana! Infondo chi crede al mercato crede anche che sia lui ad aggiustare gli squilibri e non certo i politici che li hanno creati come mi pare che Lei speri….l’ho già scritto altre volte: Lei è diventato troppo morbido con, e troppo confidente nei politici, specialmente in quell’incapace-ignorante di Tremonti…manco fosse Ron Paul! Prima entra in gioco il mercato ed escono i politici e meglio è! L’euro ha impetìdito da anni questi riaggiustamenti aumentando enormemente i problemi..
Per l’Italia vale la metafora della rana che se viene bollita lentamente muore ma se la metti in una pentola con l’acqua bollente scappa di corsa e sopravvive…
@Giuseppe: sono d’accordo con Alessandro che, con il pregio della sintesi, ha fatto capire chi sta veramente dietro ai politicanti di mestiere che credono solo al mantenimento del loro orticello. E considerando il fatto che:
1) pure “il Colle” abbia ottenuto nella riunione con i Presidenti delle Camere, la votazione del DDL di stabilità (poi arrivare al 14 dicembre può capitare di tutto in Italia, si sa);
2) la politica di Tremonti è di fatto bi-partizan (quanti “viscaniani-prodiani” ultimamente nel suo staff) che lo rendono il meno ansioso dell’attuale instabilità politica;
3) la forza di FLI è quella di stare ad erodere nella maggioranza, perchè un governo di larghe intese, obbliga i “dissidenti” ad accontentarsi di briciole col resto dell’armata brancaleone all’opposizione (ecco perché si constatano quasi quotidianamente “passaggi osmotici” tra PDL e FLI di parlamentari che non sanno che “uovo quotidiano” garantirsi, visto che molti di essi non conterebbero nulla in nuove liste elettorali,
si può ragionevolmente supporre che il rischio di un default italiano dovrebbe essere scongiurato anche politicamente…Se così non fosse sapremo davvero chi sarannno i politici venduti ai “banditi”.
@ale
Quando guardiamo i dati è necessario stare attenti e non soffermarsi solo sui valori relativi. Prendiamo questa crisi: in Italia i consumi sono diminuiti dell’1.8%, gli Investimenti del 12.1% secondo BankItalia. Visto che i consumi(delle famiglie) rappresentano il 61.3% del nostro GDP, mentre gli Investimenti il 20.3%. Essendo il GDP 1800 miliardi di $ (circa..) abbiamo un calo -facendo i conti a spanne-di 19/20 miliardi per quanto riguarda i consumi contro 42/43 miliardi degli Investimenti. Mi sembrano due grandezze confrontabili, o mi sbaglio?
@Elia Berdin
Hai ragione, l’occupazione è senza dubbio un lag indicator ed è ovvio che la situazione di oggi sia frutto degli eventi di 2 anni fa. Per quanto riguarda i consumi ho scritto anche io che gli investimenti sono essenziali [“A far ripartire l’economia-oltre agli investimenti- debbono essere i consumi” ], ma trovo sconcertante il fatto che tutti perdano di vista il ruolo dei consumi.
Il problema fondamentale (di tutte le scienze sociali) è quello di dare per scontato che tutti gli individui si comportino in modo razionale. Facevo l’esempio semplicissimo delle cosiddette Microfoundations. Per quanto riguarda le infrastrutture ho riletto il mio post ed in effetti non è affatto chiaro. Volevo semplicemente dire che lo stato di avanzamento delle infrastrutture italiane è molto arretrato. Apprezzo la tua critica precisa e puntuale, spero di essere stato un po’ più chiaro.
@affezionato
18.000 €/anno sarebbero uno stipendio alto? Di quale Italia sta parlando scusi? Lasciamo perdere.
Io penso invece che il tabù del licenziamento dei dipendenti pubblici vada rotto. I bravi devono restare e vanno pagati, le scorie eliminate. Questo è un principio generale, vale per il privato, deve valere per il pubblico. Puntare al livellamento verso il basso è quel che han fatto i sindacato per decenni, coi risultati che vediamo.
Debito pubblico, ovvero truffa alla grande.
Unico scopo sottomettere la popolazione ad un debito infinito, che è precisamente quello che vogliono i poteri forti, ivi inclusi quelli che vengono definiti “illuminati”.
Tutti i politici e dico il 99% di loro ivi inclusi i sindacati, stanno al gioco ed illudono il cittadino bue… l’importante è non far sapere la verità
@Giuseppe
Ho detto infatti, come il Papa, occorre pensare, provare a vedere, tentare, porsi il problema, riflettere, guardare, inventare cominciare a costruire un modello di sviluppo diverso. Dire che esiste solo il capitalismo e che questo non è sostituibile credo sia irragionevole, non è dell’uomo non tentare soluzioni diverse e migliori. Ci vorrà del tempo, forse nè io nè Lei ne potremo vedere i risultati, ma non mi pare giusto aiutare solo le banche appena queste schioccano le dita perchè sono troppo big too fail.Buona giornata e grazie per aver preso in considerazione il mio commento.
Il dramma non è il debito pubblico ma la sua sottovalutazione. Io sono disposto ad ascoltare e rispettare qualsiasi politico, non importa se di destra o di sinistra, che denunci la pericolosità di questo debito e che proponga una via di uscita. La verità è che un politico di questo tipo avrebbe scarsissimo seguito (chi si ricorda di Malagodi-Cassandra o La Malfa-menagramo ?). La verità è che gli italiani preferiscono essere presi in giro, turlupinati. Preferiscono i politici che raccontano “balle” e più queste “balle” sono colossali più alto è il consenso che ottengono (spezzeremo le reni alla Grecia, un milione di posti di lavoro, un nuovo miracolo economico, 2 sole aliquote Irpef). Per le prossime elezioni mi aspetto l’offerta di “pilu” per tutti e la promessa di vivere fino a 120 anni.
Dubito che se ne ricorderanno o che si porranno il problema,sicuri nel loro inespugnabile castello di privilegi miliardari.Da tempo hanno raggiunto il socialismo e vivono in un altro mondo.A parte l’amena schiera dei politici,non ho notizia di proposte strategiche di abbattimento del debito.Solo chiacchiere per contenerlo e tattiche per limitarne l’aumento.Da una parte piccoli o grandi tagli,dall’altra piccole o grandi tasse.Risultato comune,la crescita costante in cifra assoluta.Retropensiero comune inconfessato,il consolidamento totale o parziale.Tutta paccotiglia che serve a galleggiare,ma si sa la vita è breve.Se un privato non onora un impegno,gli si pignorano i beni.Qui da un pò di tempo si parla di debito sovrano.La sovranità appartiene al debito?Dopo aver garantito con leggi teutoniche l’obbligo del pareggio in bilancio e/o vincoli invalicabili alla crescita dell’indebitamento,lo stato deve vendere.A chi?Ai creditori.Meglio una quota della torre di Pisa che un calcio nei denti.
Debito pubblico, bisogna concentrarsi su questo e non divagare su gli altri mille problemi italiani se no non riusciremo a fare niente: il DEBITO e’ IL PROBLEMA ed in particolare le CONSEGUENZE del debito:
DEBITO: 1857 Miliardi
CONSEGUENZE, Onere a servizio del debito: 75 Miliardi all’anno, che ovviamente sono pagati dai cittadini tramite le tasse. 75 Miliardi OGNI ANNO, cioe’ il triplo della manovra impostata da Tramonti che e’ spalmata su tre anni, se ricordo bene.
Se il costo del denaro aumentasse e se la credibilita’ del nostro Paese diminuisse tali CONSEGUENZE aumenterebbero vertiginosamente portandoci al default con conseguenze che immagino i lettori di questo blog possano ben immaginare.
Concentriamoci sul DEBITO E SU COME TENTARE DI RIDURLO e proviamo a realizzare qualcosa in questo senso che nasca dal basso, cioe’ da noi cittadini, al momento non vedo altra soluzione che quella di invitare i cittadini responsabili e facoltosi a contribuire e quindi versare spontaneamente denaro da dedicare a questo fine.
Per maggiori dettagli vi invito a leggere e commentare quanto riportato nel blog:
http://www.segesufossetremonti.blogspot.com
Grazie
Anton
Profitti privati e perdite socializzate,
85% delle entrate fiscali dirette da lavoratori e pensionati,
capitali liberi di scorrazzare per il mondo, free trade
e CIE per le persone prive di valore di scambio;
la politica comitato d’affari della finanza internazionale,
patrimoni personali pari a multipli dei prodotti interni di stati africani,
l’1% della popolazione americana che detiene il 40% della ricchezza del paese,
1 miliardo di persone alla fame nel 2010,
crisi energetica, crisi ambientale, crisi finanziaria
centinaia di milioni di disoccupati nel mondo;
e ancora,
decadenza culturale e morale, nichilismo dilagante,
indipendenza personale e dipendenza materiale,
feticismo della merce e alienazione…
potrei continuare, purtroppo.
E ancora gli apologeti del capitalismo in salsa neoliberista,
a dirci che questo è il migliore dei mondi possibili,
che servire il capitale è l’unica religione valida,
che l’avidità è bene, perché è amore per la verità,
l’unica verità rimastaci, il denaro. Ho le lacrime agli occhi,
vorrei credere sia emozione, vorrei credere sia liberazione…
MA E’ IL COMUNISMO DEL CAPITALE,
E’ ALIENAZIONE E PAURA E PAZZIA,
E’ BARBARIE.
Mi scusi Professore ma questa morale dovrebbe farla al suo padrone Mr Bunga Bunga….è lui che ha le redini in mano no???
buona giornata
è vero, il debito pubblico è spaventoso e nessuna misura per diminuirlo è da cestinare o criticare….. ma sarebbe anche ora di rilanciare l’economia, magari con un maggior controllo sulle banche che continuano a negare crediti a chi nonostante le commesse non ha liquidi nè garanzie da prestare……come fà a riprendere l’economia in questo modo? bisogna incrementare i consumi……
L’economia a questi livelli è paragonabile alla fisica quantistica per chi, come me, non ha la minima competenza in materia. Ammiro comunque la sua lucida conoscenza dell’argomento, e sopratutto la sua visone globale dell’economia. I conti di bottega li sappiamo fare tutti , capire cosa realmente stia accadendo in europa e nel mondo è ben diverso. Credo che nel nostro panorama mediatico – politico, siano veramente in pochi a parlare a ragion veduta, e lei sicuramente è uno di questi. Condivido la forte preoccupazione per questo “governo di responsabilità nazionale” che dovrebbe nascere dalle ceneri del governo Berlusconi , gli mancherebbe soltanto un acronimo tipo g.r.n. da ricordare altri tempi ed altri regimi. Acronimo che , a mio modesto parere, nasconderebbe unicamente una manica di arruffoni, pronti ad accaparrarsi benefit, privilegi e quant’altro nell’attesa di inevitabili elezioni. Un banchetto di topi sulla nave che affonda. Mi auguro che il ministro Tremonti e questo governo abbiano ancora modo di traghettarci fuori da questa crisi, ammesso che un fuori ci sia. E chi disperatamente sta cercando di mantenersi una poltrona o ritagliarsi una fetta di potere rifletta sul senso reale delle parole “responsabilità nazionale”. Ma ho molti dubbi in proposito. La saluto cordialmente.
Oscar, sono ancora io il suo ammiratore/sostenitore riccardo. L’ho già fatta lunga il 18.11 ma stamane a nove in punto lei, nel parlare degli imprenditori “eroi”, ha superato sè stesso lasciandosi andare completamente. Non potevo non dirglielo. Non ricordo di averla sentita parlare così senza freni, non è nel suo stile. In effetti del problema del costo del lavoro ed altri problemi che rendono l’imprenditoria italiana “leggermente” svantaggiata rispetto a quasi tutto il mondo se ne parlò un pò di anni fa perchè Confindustria lo tirò fuori: poi ci furono i soliti convegni e dibattiti inconcludenti, Confindustria si rassegnò ed il problema fu dimenticato come al solito. Così oggi altre grida di dolore del gattaccio da condividere in pieno e infine con Giuseppe Bortolussi davvero un capolavoro. Ma perchè voi due non vi candidate che vi votiamo subito?
@Paolo
Ho detto che 18.000 euro all’anno è uno stipendio alto ? (la prego di rileggere il mio post)
Ho proposto un taglio di tutti gli stipendi pubblici del 15-20% sulla quota eccedente i 18.000 euro che può essere considerata una paga base da salvaguardare (es. su 40.000 euro: (40.000-18.000)*80%+18.000=35.600 )
Sto dicendo che la crisi dei paesi avanzati sarà molto lunga e per forse anche per più di un decennio avremmo seri problemi di occupazione.
Di fronte a questo scenario credo che sia molto meglio cercare di tenere alta l’occupazione con redditi minori (e non intendo dire che bisogna lavorare meno) anzichè far fare la vita agiata ad un certo numero di dipendenti pubblici ipertutelati lasciando a spasso altri cittadini.
Meglio che lascia perdere lei ! (forse è uno degli “agevolati protetti”)
@affezionato
Diventa una misura molto pericolosa; una diminuzione dei salari porterebbe ad un temporaneo aumento della produttività del lavoro [W x(dN/dY)]. In realtà avremmo una riduzione dei consumi, che porterebbe ad una riduzione della produzione, che porterebbe ad una riduzione dei consumi, che porterebbe ad una riduzione della produzione…Per aumentare la produttività servono solo due cose: eliminare i mark-up del mondo del lavoro(circa 1.5% del GDP) migliorare la concorrenza nel paese. la prima si ottiene attraverso una migliore istruzione, politiche che facilitino lo spostamento delle persone sul territorio(e.g. Edilizia Convenzionata…), miglioramento riqualificazione professionale etc…
La seconda eliminando tutte quelle forme di corporativismo e oligopolio presenti in Italia. Esempi? Gli ordini professionali,le tariffe minime, la mancata concorrenza nel settore farmaceutico etc…
@Giuseppe
Giuseppe, sono d’accordo, ma queste misure riguardano quasi essenzialmente il settore privato.
Ho voluto puntare il dito sul settore pubblico perchè rappresenta più o meno il 50% del PIL e, a parte il congelamento delle retribuzioni (o poco più) per i prossimi 3 anni, chi è già assunto non ha altri pensieri e sostanzialmente continua a godere di tutti i privilegi.
La discussione che vorrei aprire è: lo stato come datore di lavoro, visto che non ha i soldi per tirare avanti, è giusto che diminuisce il personale (aumentando la disoccupazione) o forse, nel riequilibrio dei suoi conti, non è meglio che riduca gli stipendi, salvaguardando il reddito base, mantenendo il numero di occupati (che comunque non sarebbe assorbito dal privato visto il momento storico) e mantendo un livello di servizio ai cittadini sicuramente migliore rispetto a quello che avremo con i tagli previsti (vedi la scuola) ?
@Giuseppe
Inoltre, i tagli comunque verranno fatti, e con i tagli di spesa automaticamente i consumi si riducono. La differenza sostanziale sta nel comportamento di equità sociale che uno stato dovrebbe avere ed anche per diminuire le tensioni sociali che comunque ci saranno.
qui si discute sul nulla, il valore del deb. pubblico in termini assoluti non vuole dire proprio nulla è solo propaganda, l’ho già scritto e lo riperto qui si sostiene soltanto un’ideologia e non un’idea.
Continuate a spingere una riduzione della spesa pubblica, come se fosse la soluzione semplice a un problema complesso che è quello del RAPPORTO DEB.PUB./PIL, ma non esistono soluzioni semplici a problemi complessi.
Una riduzione della spesa pubblica comporterebbe una riduzione del pil che attraverso il moltiplicatore sul reddito della spesa pubblica sarebbe superiore rispetto alla riduzione del debito, perciò in poche parole il rapporto deb.pub./pil andrebbe a peggiorare.
Anche se si riducessero le tasse, una loro diminuzione dato il moltiplicatore sul reddito delle tasse porterebbe a un aumento che non compenserebbe la perdita di pil data dalla riduzione di spesa pubblica, il moltiplicatore della spesa pubblica è maggiore di quello della tassazione.
Bisogna trovare le strade per diminuire il rapporto deb.pub./pil e una riduzione della spesa pubblica con un riduzione della tassazione non è la soluzione. La spesa pubblica serve, ma deve essere fatta meglio, non si possono incolpare solo i dipendenti pubblici (e io non lo sono), quando ci sono tanti di quei quattrini che vengono regalati dallo stato a giornali, giornalini con tirature ridicole o alle radio (Dott. Giannino ci dica quanti soldi pubblici prende radio 24). Questo è solo un esempio delle tante lobbies che esistono e che sono molto più tutelate dei poveracci che prendono 1000 euro al mese, ma che per comodità diventano il capro espiatorio del sistema.
Non mi stupisco troppo per il lettore medio di Panorama, hanno altri interessi, come tutti coloro che tollerano le scemenze di governanti (ed opposizioni) che vantano una certa tenuta internazionale grazie ad un alto livello del risparmio familiare dal momento che la dotta affermazione tradotta in vulgata suona cosi “abbiamo un popolo di sciocchi che invece di prenderci a calci in culo ci rieleggono ad ogni tornata. Per questo oltre che sperperare il loro denaro grazie alle nostre incapacita’ ce li inchiappettiamo anche per farci mantenere i nostri vizi; ben oltre la decenza, come testimoniano oltre meszzo milione di auto blu per dei falliti conclamati (sovente con scorta), aeroplani e missioni insulse, antenne regionali nel mondo per sistemare trombati all’estero, sagre e manifestazioni becere. Stiamo studiando fin dove potremo affondare nei lobotomizzati che ci votano, arrivederci al punto di rottura”. Bene, io invece facciom parte di coloro che ritengono che ormai la rottamazione non basta piu, siamo alle richieste di risarcimento per millantate competenze ed applicazione; ad esempio comincerei coll’imporre ai beneficiati di comprarsi le auto loro assegnate, pagandole cash alla quotazione piu’ elevata di Quattroruote visto che gli abbiamo pagato tutte le manutenzione e tagliandi, cosi’ facciamo un po’ di cassa (forse 5 miliardi di euro con un valor medio di 10.000 euro per l’auto), poi risparmiamo manutenzioni, carburante, assicurazione, bolli. Scommettiamo che la pubblica amministrazione fa un passo in avanti? magari capiscono che la ricreazione e’ finita.
A quel punto si puo pensare che non tutto e perduto, altrimenti le lezioni ce le diciamo tra noi.
@affezionato
Il problema fondamentale è nei confronti di chi si fanno i tagli. Ti spiego, i dipendenti pubblici non sono tutti efficienti allo stesso modo. Secondo te chi contribuisce di più in prospettiva alla crescita del GDP: un professore, una segretaria dell’INPS(si chiama sempre così? E’ qualche anno che non sono in Italia) o un autista di un’auto blue?
Ecco che si deve avere la selettività dei tagli. Quello che vorrei sapere è ad esempio dove sono finiti i 200 miliardi(200.000.000.000€) di debito aggiuntivo dal 2008 ad oggi? Perchè Giannino si batte contro l’aumento del debito? Un po’ per una sua certa formazione economica che vede come negativo l’aumento del debito; un po’ per il fatto che qui l’aumento di debito è spesso infruttuoso. Negli ultimi due anni il debito è aumentato in valore assoluto del 12%, gli aiuti all’economia sono SCESI in valore assoluto dell’11%. Per quanto riguarda gli ultimi 15 anni l’aumento del debito è sfociato in un aumento del GDP dell’0.9%, un aumento delle spese in ricerca dell’8% ( in Spagna 48%). Dove finiscono quei soldi?
Ho sbagliato, l’aumento in Spagna è stato del 53% in valore assoluto, il 48% in termini di rapporto al GDP.
Vedo tanti commenti positivi sull’iniziativa del contatore debito pubblico. Li condivido tutti. E pertanto vorrei fare un commento critico.
All’inizio ero contento: finalmente anche la destra politica italiana vede il debito pubblico non come un bidone dove ficcare un taglio di tasse elettorale, ma come un problema da affrontare. E poi gli appelli di Oscar Giannino, la combutta della Germania con la China, la Grecia e i mercati, “We are under attack”… Insomma: la Patria è in pericolo.
Quindi sun chi, sun pronto, mi unisco a voi: dobbiamo tutti fare dei sacrifici per salvare il paese. Come dite voi: ”Tutti e subito!”
Ma da alcuni giorni una trasmissione radio mi sta dicendo che il problema non è mio.
Questa trasmissione è “9 in punto” di’ Oscar Giannino.
Atto 1. La scuola. (Da qui in avanti le citazioni sono la mia percezione del pensiero da parte di un ascoltatore casuale e distratto e non la fedele riproduzione delle esatte parole.)
“Tagliare. Tagliare. Tagliare.”
Oscar era un leon. Ha fatto un po’ di confusione con i numeri, ma chi se ne frega. Sun con ti Oscar. La patria è in pericolo. Come dici tu: dispiace per i casi umani, ma la catastrofe è eminente. Sacrifici per tutti!
Atto 2. Veneto.
“Zaia esige 1 miliardo per il mancato reddito, per i danni alle persone, alle cose… Diamolo e subito, perché sono la nostra eccellenza e i veneti sanno come lavorare!”
Hm. Concordo pienamente con i soldi per le persone e le aziende, ma magari per ripiantare i fiori sulle rotonde no? Mi dispiace per la sfortuna, ma la patria è in pericolo! ..? Oppure diamo i soldi, ma magari con qualche controllo? Quel buco di 1 miliardo nella sanità non era in Veneto?.. Vabbè. Al fin-fine Veneto è un paese produttivo, quindi sacrifici per tutti a parte Veneto. Ci sto. Sono ancora con te Oscar.
Atto 3. Governo.
Ascoltatore: “16 anni fa c’è stata un’alluvione simile con gli stessi Berlusconi e Maroni al governo. Dopo 16 anni loro sono ancora al governo, ma gli interventi di emergenza si sono solo aumentati…” Oscar “Che c’entra il governo?”
A si? Io ho sempre pensato: “Più stai in alto più sei responsabile”. Vabbè. Dai, concentriamoci sulla patria in pericolo. Se il governo non c’entra (i bunga-bunga stancano), dobbiamo pensarci noi alla patria.
Atto 4. Imprese.
Il caso umano: “Per fare un prodotto spendevo 26 euro, vendendolo ricavavo 12. Poi arrivato il fisco e sono stato costretto a chiudere l’azienda”. Oscar “Il fisco è stupido. Dobbiamo dare i soldi per salvare le aziende”.
Urch… Quindi, se un’azienda fallisce facendo un prodotto al costo doppio del mercato, la colpa è del fisco e le dobbiamo dare pure i soldi… Anche adesso, quando la patria è in pericolo? Umm… Sei forte Oscar. Certo, le agenzie delle entrate sono degli assassini, ma tu sembri un sindacalista degli imprenditori. Altro che TeaParty; quelli della Fiom ti fanno un baffo. Vabbè. Tiriamo via anche gli imprenditori dalla lista di quelli che devono fare dei sacrifici.
Atto 5. Federalismo.
“Diamo i soldi ai sindaci e togliamo sto stupido vincolo del patto della stabilità”.
Non commento neanche.
Quindi:
Maledetti insegnanti !?!?
Che cosa voglio dire con questo siparietto. La conoscenza del numero conferma l’esistenza del problema. E se già una persona illuminata come Oscar dopo le parole “dobbiamo fare tutti dei sacrifici” nei fatti martella solo una parte della società, figurati gli altri. Per i mercatisti nostrani il debito pubblico è il debito del pubblico impiego, per un leghista la colpa è di extracomunitari e di terroni invece il suo pubblico impiego va benissimo, per i comunisti i colpevoli sono i mercatisti-assistenzialisti e cosi via. Cioè il debito pubblico è un problema, ma la colpa e quindi il peso della soluzione stanno nel campo degli altri. E allora cosa me ne frega della cifra esatta? Con questo spirito (per esempio il moto leghista = “la colpa è degli altri”) l’orologio fungerà da moltiplicatore dell’odio.
Non vi propongo di nascondere l’informazione, ma di aumentarla e diversificarla. Aggiungerei alcuni quadranti: il costo per persona di ogni emergenza, il costo della sanità, il costo del nepotismo, il costo dell’evasione fiscale, il costo del federalismo di rifiuti e cosi via. Farei anche uno spaccato per i governi, chi ha aumentato il debito e per che cosa. Sarà dannoso per il governo “mercatisto sulla carta”, speriamo diventerà mercatisto nei fatti. Noi vogliamo risolvere il problema, questo non è un espediente elettorale, neh?
@riccardo
Ho semplicemente finito da un pezzo di credere ad un “nemico” su cui scaricare le colpe. Secondo me la sua ricetta è demenziale, suona semplicemente come “meno a tutti” (i quali tutti, a quel punto, sai che gran rendimento avranno). Io credo che vi siano dipendenti pubblici in sovrannumero e che, pertanto, si debba agire sul pubblico impiego tagliando i posti dove non servono, SENZA AMMAZZARE NESSUNO, ma spingendo ove possibile alla privatizzazione dei servizi ed istituendo una forma di cassa integrazione a tempo determinato. Chi resta deve sapere che dovrà lavorare di più (ma forse stava già lavorando anche per gli altri e quindi non gli cambierebbe nulla) ma che guadagnerà di più, soprattutto perché il suo posto potrebbe non essere più garantito.
Tutto ciò premesso, mi piacerebbe che una volta o l’altra si facesse un’analisi seria sui numeri del pubblico impiego, sulle funzioni (dallo stato ai comuni) spettanti al “pubblico”, su quali di queste funzioni siano effettivamente indispensabili, quali semplicemente opportune, quali evitabili. Tutto il resto, caro signore, sono numeri in libertà ed ideologia.
Chiedo scusa, il commento precedente era per AFFEZIONATO, non per Riccardo.
questo contatore è da incubo per chi è consapevole e quanti italiani lo sono? La nostra società non è preparata per decisioni forti (solo con decisioni inpopolari si può iniziare il conto alla rovescia).
@davide
mi permetto di segnalare in proposito questo articolo
http://www.voxeu.org/index.php?q=node/5776
Mi rivolgo ai “postatori” tifosi delle tesi catto-comuniste, quali :
@stefano
@Giuppe
@Carlo
e molti altri.
Qualcuno di loro dimostra grande competenza nel maneggio delle cifre e nelle citazioni econometriche, distillandole sapientemente per dimostrare l’indimostrabile.
Altri ostentano idee buoniste prese dal “Manuale del bravo lettore di Repubblica”, cercando il plauso delle anime semplici.
C’e’ anche chi non riesce a nascondere il livore per tutto cio che sta dall’ altra parte della loro fede.
Concedo a tutti loro l’ attenuante di essere convinti di stare dalla parte della verita’, ma non posso assolverli dal peccato di CECITA’ socio-politico-economica.
Premesso che non intendo espormi in ricette per la riduzione del debito, vorrei semplicemente formulare alcune considerazioni di puro e semplice, per quanto scomodo, REALISMO.
Un debito delle dimensioni di quello italiano non puo’ essere ridotto dal nessuna gestione democratica in quanto gli interessi contrastanti delle parti sociali determinano la paralisi di chi sta al governo (desta o sinistra, poco importa).
Ad esempio, qualsiasi soluzione gradita ai lavoratori dipendenti sara’ osteggiata dal popolo delle partite IVA, qualsiasi tassa partimoniale sponsorizzata dalla sinistra determinera’ il rafforzamento della destra, qualsiasi liberalizzazione creera’ un’ onda di riflusso degli statalisti e cosi’ via.
I politici tutti (di destra o sinistra, poco importa) sanno perfettamente che nessuno sara’ in grado di governare e gestire la riduzione del debito e si limiteranno a galleggiare, “fin che la barca va”, succhiando tutto cio’ che sara succhiabile.
E cosi’ la barca, galleggiando per qualche anno, fara’ crescere il debito ancora, e ancora, e ancora…
Il mercato capitalista, brutto, sporco e globalizzato, se ne infischiera’ delle sorti del popolo e delle tesi dei buonisti: quando arrivera’ il momento giudicato piu’ propizio dalla speculazione finanziaria globale, sara deciso il “rien ne va plus” e l’Italia andra’ in default !
Il mitico risparmio italiano verra’ in gran parte azzerato, secondo la prassi del “n’do cojo, cojo!”, esattamente com’e’ avvenuto in Argentina.
Vorrei concludere con un solo, semplice consiglio : siate piu’ realisti e meno idealisti, state molto attenti ai differenziali tra BOT e BUND e cercate di anticipare il default nascondendo i vostri Euro (CONTANTI) sotto il materasso.
Nel mio piccolo, cerchero’ di aiutarvi segnalando l’imminente pericolo sul mio blog: http://stiamodisopra.blogspot.com/
@Paolo
Capisco che ancora solo pochi hanno la visione di un mondo che è radicalmente cambiato.
Il deleveraging nei paesi avanzati richiederà 10-20 anni di ristrettezze economiche e il problema disoccupazione sarà il problema principale per la tenuta sociale.
In questo contesto di emergenza storico-economico conseguente all’eccesso di debito e degli strumenti derivati dei paesi avanzati associato all’effetto del trasferimento produttivo imposto dalla globalizzazione, credo che lo Stato, con gli stessi limiti di spesa prefissati, debba preoccuparsi di migliorare i servizi e di diminuire la disoccupazione anzichè tutelare il livello reddittuale dei propri dipendenti riducendone il numero.
Salve, in merito alle recenti crisi finanziarie della zona Euro, Le chiedo quanto sia elevata l’esposizione dei gruppi bancari europei, in particolare della Deutsche Bank, che pare abbia effettuato speculazioni sui titoli di Stato europei più rischiosi e sia stata già salvata dal fallimento dalla presidenza tedesca al momento della crisi dei mutui USA.
Grazie per la risposta
Sebana Pernice
Complimenti per “il contatore del terrore”. L’auspicio del dott. Giannino affinchè il ns. ceto politico abbia sempre come riferimento della politica economica del Paese “il memento mori” sia vana…poveri noi.
sono un commerciante di 58 anni a fine 2009 ho venduto la mia macelleria a rate 1000 € al mese dovro’ pagare il 27% di tasse sulla smma che on ho ancora preso non so se prendero’ la pensione nel 2019 verbali da pagare per cavolate 4000€ ho cessato perche’ mi hanno circondato di supermercati che non pagano tasse ma, pazinza me ne vado a vivere all’estero grazie italia.
Tremonti ha fatto benino quel poco che ha fatto: cosa ci riserveranno nel prossimo futuro i nostri Soloni della politica e del giornalismo?