24
Feb
2015

DDL Concorrenza: Farmaci e farmacie

Il disegno di legge sulla concorrenza, come è noto, ha coinvolto anche il settore farmaceutico.

Finalmente anche le società di capitali potranno diventare titolari di farmacie private e quindi i soci non dovranno più essere obbligatoriamente farmacisti. Inoltre, non esisterà più il limite massimo di quattro licenze in capo allo stesso soggetto. In sostanza quindi, potranno crearsi catene farmaceutiche e ci sarà più margine per sfruttare le economie di scala, fino a oggi molto ristrette dal limite di quattro licenze. Questo è quanto è stato fatto a favore della concorrenza tra farmacie, e quindi di noi consumatori. Un punto a favore del Governo Renzi, che ci auguriamo possa produrre effetti tali da controbilanciare il punto a suo sfavore: la mancata liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C.

Leggendo la bozza del testo che girava nell’informazione prima di quello definitivamente approvato, è un peccato constatare come la lobby dei farmacisti proprietari di farmacia abbia avuto la meglio su quest’ultima questione, appunto la vendita dei medicinali di fascia C. Le aspettative non erano quelle di chissà quale rivoluzione, sembrava fosse semplicemente possibile introdurre un po’ di ragionevolezza e consentire anche a parafarmacie e corner GDO (quelli che si trovano in alcuni supermercati) di vendere questo tipo di medicinali. Non si tratta di liberismo, neo-liberismo o turbocapitalismo, ma solo di buon senso. Gli argomenti di coloro che si oppongono a questo provvedimento sono infatti molto deboli.

Innanzitutto, contrariamente a ciò che qualcuno vuole fare intendere, il provvedimento non avrebbe comportato ulteriori rischi per la salute dei consumatori. Lo ha spiegato molto bene Giacomo Mannheimer in un Focus dell’Istituto Bruno Leoni, “il cittadino (…) non avrebbe nulla da temere acquistando un farmaco in una parafarmacia: quest’ultimo sarebbe ugualmente prescritto con ricetta medica e venduto da un farmacista abilitato, esattamente come accadrebbe se acquistasse lo stesso medicinale in farmacia”. In questo senso non può che lasciare perplessi l’atteggiamento di chi, per aver evitato il provvedimento, si erge a paladino della salute dei cittadini; prima tra tutti, il ministro Lorenzin, che canta la “vittoria dei pazienti”. Questi “paladini” non fanno altro che dare un volto ai difensori di puri interessi corporativi e non a caso la presidente di Federfarma si è subito affrettata a fare i complimenti al ministro.

Né può dirsi a priori che la liberalizzazione avrebbe comportato maggiore spesa farmaceutica. I farmaci di fascia C, infatti, necessitano di prescrizione medica, devono essere venduti da farmacisti abilitati e, soprattutto, sono medicinali non rimborsabili dal SSN. Il che dovrebbe far supporre più una riduzione che un aumento della spesa, in considerazione del fatto che di solito le liberalizzazioni portano a un aumento dell’offerta e, per questo, a prezzi più bassi. Il contrario di quanto lasciano supporre invece quei provvedimenti che vanno in senso opposto, come ad esempio l’aumento dell’IVA.

Aver evitato questo provvedimento dunque, non va a vantaggio né della salute, né delle tasche degli italiani, ma solo di coloro che godono di una rendita di posizione dovuta a un’offerta strettamente contingentata come quella che conosciamo oggi.

Gli interventi approvati in sede di Consiglio dei Ministri in ambito farmaceutico lasciano che l’offerta abbia qualche margine di movimento in più e sicuramente si tratta di un passo potenzialmente molto importante. La speranza è che gli effetti prodotti da questo intervento siano tali, almeno in parte, a rimediare alla mancata liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C.

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2 Responses

  1. Achille

    Gentile Belardinelli,
    Ben poca cosa sarebbe stata la vendita di medicinali di fascia C in punti vendita diversi dalle farmacie. Ben più fruttuoso e utle sarebbe stato eliminare ogni vincolo al numero di farmacie! Che ogni farmacista laureato e abilitato apra se vuole la sua farmacia e che vinca il migliore! Questa sarebbe stata una buona riforma!

  2. Armando

    La cosa che non capiscono coloro che insistono nel sostenere la vendita fuori dalle farmacie dei farmaci di fascia C e’ che ciò’ determinerebbe una ulteriore crisi economico finanziaria delle farmacie con il risultato di licenziamento a raffica!!!
    A vantaggio dei corner e delle parafarmacie?
    E alle farmacie resterebbero solo le rogne, gli obblighi e i controlli della finanza e dei NAS?

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