Da donna a donna, grazie Signora Thatcher
Nel 1987, su incarico della Presidenza del Consiglio dei ministri, Alma Sabatini pubblicava una ricerca su Il sessismo nella lingua italiana, che, sulla scorta di alcune indagini americane degli anni Settanta, aveva il fine di rilevare le forme sessiste del linguaggio, stigmatizzando la discriminazione di genere che trovava nel linguaggio un fattore di moltiplicazione e insieme un indizio di pervicacia.
Lo stesso anno, Margaret Thatcher ricopriva per il terzo mandato la carica di primo ministro.
Non c’è bisogno di chiedersi quale dei due eventi sia passato alla storia.
Ha contribuito più Mrs Thatcher alla causa dell’emancipazione di genere che ogni altro manifesto femminista, anche se non è stata amata dalle femministe di ieri e di oggi. Il fatto di non essersi battuta a sufficienza per le politiche di genere, allora, e l’immagine muscolare che le hanno attribuito fino a definirla una donna di ferro, ancora oggi, la rendono antipatica a quante ritengono che l’affermazione delle donne passi attraverso la rivendicazione di una propria specificità rispetto al mondo maschile e attraverso una maggiore accortezza, anche linguistica, verso un mondo fatto di garbo e bon ton.
Mrs Thatcher era una donna, prima di tutto. E con i fatti, più che con le parole, ha dimostrato ad ogni donna che la determinazione e il coraggio avrebbero consentito all’altra metà del cielo di poter raggiungere nella propria vita gli obiettivi desiderati.
Ma Mrs Thatcher era anche una donna femminile. Impeccabile nell’abbigliamento, non aveva bisogno di portare i pantaloni per tenere testa agli uomini; attenta a sottolineare il suo lato femminile anche nell’estetica, ha mostrato al mondo una femminilità fatta di risolutezza e caparbietà, di passione e dedizione, di una forza diversa da quella virile ma non per questo meno ardimentosa.
L’Europa degli anni Settanta non era l’Europa di oggi, dove l’Unione europea crede che sia un grande passo di civiltà obbligare le imprese al rispetto delle quote di genere nei consigli di amministrazione, fiaccando in tal modo la dignità delle donne, oltre che la libertà di impresa.
Era un’Europa molto più maschile e maschilista, nella quale, come racconta Carol Thatcher nella biografia del padre, lo stesso vertice del partito conservatore non poteva immaginare di essere guidato da una donna e pensava che la vittoria della Thatcher sarebbe durata il soffio di una curiosità politica o, peggio, di un esperimento femminista.
In quell’epoca, la leadership della Thatcher fu il miglior tributo al genere femminile. Oggi, resta ancora un esempio fulgido del fatto che le donne possono trovare in sé la forza di realizzare le proprie ambizioni, qualunque esse siano, e di essere rispettate nelle loro scelte e nei loro comportamenti, se assunti con competenza e intelligenza.
Pensiamo a Churchill ed alla Tatcher, sicuramente le figure di maggior rilievo fra coloro che hanno fatto grande l’Inghilterra nel secolo scorso. Due casi non sono certo un campione statistico; sono invece il riflesso della statistica che dice che l’intelligenza e le qualità morali sono egualmente divise fra uomini e donne, pur con sensibilità ed attitudini diverse.
In Inghilterra chi ha gli attributi morali può emergere, non importa se maschio, femmina o altro…
E da noi? Avrebbe potuto mai esistere una Tatcher o riuscire ad affermarsi un Churchill? Credo che ci sia un questione di mentalità oltre che di gestione del potere di tipo consociativo di cui le cosiddette “quote rosa” sono un riflesso.
L’immarcescibile Romano Prodi, attribuisce alla Lady di ferro, nientepopodimenoche essere tra le cause dell’attuale crisi economico-finanziaria. Accidenti! A me sembra che, il Professore, abbia uno sguardo, a dir poco, opaco sull’attuale realtà (vedi su “Daily motion”, il video “Addio, Thatcher “). Ascoltare, poi, Berlusconi tessere le lodi della politica liberista della Thatcher, mi pare un po’ troppo. Cosa ha liberalizzato i suoi governi? Noi, in Italia, non abbiamo avuto una Thatcher, perché non ce la meritiamo.
@salvo
In cambio ci meritiamo le olgettine,la Minetti etc..Con lauti vitalizi abbiamo sdoganato la mignottocrazia..Viva l’talia!!!!
Legga qualcosa che non sia “istituzionale” e soprattutto legga la storia degli eventi e poi potrà capire l’antipatia nei confronti della Lady di ferro (che poi antipatia è poca cosa). Se le donne che ricoprono queste posizioni mettono insieme una visione socio/politica di questo genere allora preferisco di gran lunga il dilagare del maschilismo nelle istituzioni!