19
Lug
2010

Crisi economica e anomal-Italy

Ho appena finito di leggere un paper benemerito che consente di spiegare in due parole la persistente anomalia politica italiana. Anche se naturalmente ciascuno è libera di pensarla  liberi come volete, senza ricorrere alla consueta categoria “B come Berlusconi”  (per inciso: il presidente Fini a Palermo ha appena finito di dire alla commemorazione di Borsellino che alle istituzioni bisogna portare rispetto anche se chi se le incarna talora non è all’altezza, e secondo me non si riferiva a se stesso: che circo Barnum ormai, questo Pdl, rispetto al mandato che aveva ottenuto! ). No, parlo di amomalia politica alla luce dei comportamenti e delle proposte concrete della destra e della sinistra, di fronte alla crisi economica, e in chiave comparata cioè rispetto alla media  degli altri Paesi Ocse. Di questo tratta lo studio del professor Vincenzo Galasso, dell’IGIER Bocconi. Vale i 5 dollari che vi sono necessari a scaricarlo, se non siete abbonati al SSRN.Galasso ha esaminato i comportamenti di fronte a crisi economiche di una certa serietà delle diverse coalizioni politiche al governo in 25 diversi Paesi Ocse, negli anni dal 1975 al 2008.  L’analisi empirica mostra che nelle crisi la reazione politica prevalente è quella di liberalizzare i mercati dei prodotti, per stimolare crescita aggiuntiva, mentre al contempo si riregolamenta cioè si abbassa la concorrenza dei mercati finanziari. Ma c’è una differenza tra destra e sinistra. La prima nelle crisi tende a libneralizzare di più i mercati e a rendere più flessibile il mercato del lavoro, ma a privatizzare di meno facendo invece dimagrire il welfare. La sinistra, al contrario, nelle crisi privatizza di più della destra per fare cassa pur di non toccare il welfare, e  adotta meno liberalizzazioni della destra nel mercato del lavoro e dei prodotti. In generale, più le coalizioni sono frammentate e dunque maggiore il potere d’interdizione di ciascuno dei suoi componenti, maggiore è la regolamentazione conseguente su lavoro, prodotti e finanza.

In Italia, oggi condividiamo con l’esperienza accumulata in 33 anni da 25 Paesi avanzati solo quest’ultima caratteristica negativa. Poiché tanto nei governi di centrosinistra che di centrodestra susseguitisi al governo da 16 anni a questa parte sempre una componente minoritaria aveva potere di veto, il tasso di regolamentazione complessivo resta superiore alla media sia sul mercato dei prodotti sia in quello del lavoro (Italia solo liberalizzata al 49%, dice il recentissimo Indice delle liberalizzazioni curato da IBL).

Ma destra e sinistra italiane restano anomale, rispetto a media OCSE. La destra nella crisi non taglia il welfare di troppo e anzi è fiera di difenderlo, rinviando riforme strutturali degli ammortizzatori sociali come del costo standard sanitario. Si limita, ed è già molto, a contenere la dinamica della spesa pubblica aggiuntiva, ma senza indicare la necessità di condurla di 6-7 punti sotto l’attuale 53,5% di Pil a livelli quanto meno tedeschi. Soprattutto, non liberalizza praticamente nulla. Quanto alla sinistra, non solo non privatizzetrebbe più alcunché, se oggi fosse al potere, ma raccoglie un milione e quatttrocentomila le firme contro una privatizzazione dell’acqua che semplicemente non esiste, e grida e urla contro un’aziendalizzazione delle università e della sanità altrettanto fantasmatiche.

L’effetto “B” esiste, come anomalia. Chi dice di no. Ma pensate anche a questo paper, se siete davvero convinti che l’unica anomalia sia “B”. Perché ce n’è una ancor maggiore, che riguarda l’intera politica italiana attuale. Ammalata di statalismo e regolamentite da sinistra a destra, con pochissime, purtroppo irrilevanti eccezioni.

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11 Responses

  1. Il nostro paese è gravemente malato, di “statalismo e di regolamentite”, verissimo. Nessun medico, da destra a sinistra, pare all’altezza della questione.
    Che fare? Preparare l’abito per il funerale o cosa?
    Come aggregare le (apparenti) irrilevanti eccezioni e dare a loro un’identità tangibile tenuto conto che comunque nutrono aspettative di vita – pur senza pensione – non trascurabili?
    La speranza non dovrebbre morire ma unire; così come la Lega era il non-partito promotrice della rivolta fiscale e oggi è l’organizzatrice delle festose ronde anti-evasione, le eccezioni potrebberero mutarsi in alternative.

  2. ATTILIO SACCO

    bhe esiste la necessità di cambiare il sistema Italia e qualunque cambiamento lede privilegi e logge che da sempre caratterizza il nostro paese.Però c’è da dire che il “B” pure lui inevitabilmente viene chiamato sul banco degli imputati per non avere inciso più di tanto;a parte la politica ,sulla quale ha influito eccome ma non possiamo sostenere che la missione sia compiuta,l’era Berlusconiana la chiamerei “la rivoluzione mancata” perchè non ha raggiunto gli obiettivi che si era fissato dal 1994.Ma poi in fondo in fondo Berlusconi lo amano tutti,è da 15 anni ogni giorno al tg,io ho 22 anni sono cresciuto con lui,mi ricordo il 94,avevo 7 anni, e tutti quanti erano felici dell’UOMO NUOVO ,nella terra del 61 a 0….la sicilia!!!!!!.Anche chi sostiene di odiarlo ,in fondo,non avrebbe di cosa vivere ,non saprebbe cosa contestare nè avrebbe valvole di sfogo perchè lo ama ,dà loro il pane .Vogliamo parlare della FABBRICA DELL’ANTI-BERLUSCONISMO? quanti campano alle spalle di queste crociate moralizzatrici anti-B? schiere e pletore di opinionisti la cui esistenza passa dall’anti-b,ecco perchè anche loro lo amano;B ,così, alimenta le loro già grasse tasche.La politica ,inoltre,non risponde a programmi e a ideali,figuriamoci se si prende responsabilità quando può benissimo scaricarle a chi verrà dopo!Io non sono nè di destra nè di sinistra,mi sono imposto di estraniarmi da faziosità desuete perchè ogni singola cosa viene strumentalizzata sempre e comunque. Mai conoscenza sempre ignoranza,mai approfondimento sempre e solo superficialità – la Politica è brutta,amorale,contraddittoria,schiava e soprattutto bigotta e opportunista.Giannino non la faccia mai.E’ una trappola;si! è affascinate,apre strade importanti,ma è schiava e schiavizzante ,crea blocchi mentali e porta ai buoni di cuore a viver male;illude i passionali e scervella i razionali ; non la riprenda….si consideri fortunato a non appartene a quella bolgia ;che si chiami destra o sinistra…

  3. Luca Salvarani

    Argomentazioni interessanti! Per me comunque il fattore B è centrale: dal mio punto di vista le liberalizzaioni-privatizzazioni-deregolamentazioni deve farle la destra (non quella italiana che è ridicola), sia perchè dovrebbe approvare maggiormente questi cambiamenti se non crederci, sia perchè è meno frammentata e può permettersi a differenza della sinistra di sacrificare il welfare! Finchè la destra sarà un partito di dipendenti/servitori e vallette intenta solo a fare gli interessi del suo leader e propi come si può pretendere che facciano anche quelli degli italiani che sono diametralmente opposti??? Secondo me il problema numero uno è questo e dunque prima B. esce di scena e prima torna la destra “normale”, come in tutti gli altri paesi “normali”: quella che privatizza, liberalizza, deregolamenta, cala le tasse, taglia la spesa pubblica…

  4. Claudio Maldifassi

    “Government’s view of the economy could be summed up in a few short phrases: If it moves, tax it. If it keeps moving, regulate it. And if it stops moving, subsidize it.” [R. Reagan]

  5. Roberto Schena

    Di privatizzazioni ne sono state fatte non una o due ma decine, centinaia se guardiamo gli enti locali. Ci siamo ritrovati tutti con i servizi più cari e meno efficienti, una disoccupazione galoppante, mentre i soliti noti, sempre quelli, con il liberalismo si sono riempiti le tasche. E’ vero come dice Stagnaro che abbiamo privatizzato male, ma di meglio non abbiamo saputo fare, nè siamo in condizione di scacciare i pescecani. Quindi meglio una pausa, riflettiamo prima di continuare a privatizzare, cambiamo almeno le regole del gioco, stiamo più attenti. Se siamo capaci.

  6. In Italia le privatizzazioni sono quasi sempre stati degli insuccessi, perchè (a mio modo di vedere) si dovrebbe privatizzare quando esiste possibilità di concorrenza. Privatizzare la distribuzione dell’acqua mi fa ostaggio del distributore perchè non potrei decidere di recedere dal contratto e allacciarmi a un altro acquedotto. Certo ci dovrebbero essere i controlli, ma siamo un paese dove i controllori o sono prezzolati o sono pochi.

    Un tentativo di liberalizzare qualcosa venne fatto nell’ultimo governo di centrosinistra con Bersani, ma ricordo bene che tanti si sollevarono e non vidi molti appoggiare quell’operazione, anzi molti fecero sfoggio di “benaltrismo”.

    L’anomalia dell’Italia è che siamo un paese corporativo (gli avvocati, i tassisti, i sindacalisti etc etc) dove ogni categoria difende i propri diritti e provilegi (soprattutto). Nella politica italiana i liberali sono pochi e mal distribuiti, e si tende a uno stato confessionale che ti dice e ti impone tramite le leggi quali sono i buoni comportamenti.

    Per quanto riguarda il caso B., quello attuale non è sicuramente il miglior governo ma è semplicemente l’unico possibile. Dopo il suicidio dell’ultimo governo Prodi è veramente difficile per un italiano immaginarsi un governo guidato da memebri del centrosinistra attuale.

  7. eonia

    Non si preoccupi ancora di distinguere il potere politico in destra e sinistra, considerando che la struttura del potere ha sempre le stesse variabili per potersi reggere ed assumere i connotati di quello che si usa chiamare “potere”.
    Più che fare affannose ricerche sulle variabili che distinguono le cosiddette destre e sinistre sarebbe più proficuo avere maggior chiarezza sulle organizzazioni che sostengono i poteri politici e sulle loro capacità di autonomia, organizzazione, spessore e pressione che esercitano nei confronti della politica per soddisfare tutto l’arco dei bisogni di cui la politica ha assoluto bisogno per la sua sopravvivenza. Praticamente una fetta sociale che lavora a servizio dello Stato apparentemente (è come se lavorasse sotto copertura alla pari di qualsiasi servizio segreto) ma in realtà pensa ed opera come qualsiasi altro gruppo tribale per perpetuare le sue competenze e modalità operative.
    Gli slogan ideologici sono ben poca cosa e sono diretti esclusivamente alla folla che di poteri è priva. E’ il pane degli idealisti, dei martiri e dei servitori del potere nella migliore delle ipotesi.
    Finchè il concetto di ”principio” e più chiaramente principio morale ed etico non acquisterà maggiore diffusione e convinzione intima, la “strategia” dominerà sovrana ed incontrastata.
    Il ventesimo secolo lo ha insegnato, egregiamente.
    Il ventunesimo con la crisi finanziaria in atto e dai risvolti ancora sconosciuti ma con forti indicazioni di dove andrà a colpire con sempre maggior insistenza, mostra ormai che il castello ideologico è prossimo alla frana. Gli sforzi per riportare le società allo stato di ripristino sono state bruciate nell’arco di pochi mesi. Alla prossima accelerazione della crisi ci sarà poco ancora per sfoderare ideologie del meglio e del peggio politico. Bisognerà prepararsi per la sopravvivenza individuale.

  8. @ eonia
    che splendido intervento! Grazie.
    Temo che il concetto di “principio morale ed etico” sia quanto di più indesiderato dai più.
    La sua rinascita penso possa essere figlia di un percorso formativo assai lungo, ma il tempo residuo a disposizione è poco; alleniamoci allora per la sopravvivenza consci del fatto che molti partono con un giro di vantaggio

  9. Credo caro Oscar, che l’anomalia italiana politica sia sempre la stessa. Il non rispetto delle promesse fatte in campagna elettorale. Parlo del centro-destra. Che fine ha fatto quello shock fiscale tanto decantato nel 2001, mai applicato, e che questa volta, dopo le elezioni del 2008, avrebbe potuto veder luce grazie anche alla forte maggioranza in Parlamento?

  10. roberto savastano

    destra e sinistra -sopratutto in italia- sono concetti obsoleti, sembra suggerire il paper. la differenza reale è tra chi prospetta e cerca di implementare un modello di società aperta, contrapposto a chi tende a barricarsi in un modello di società chiusa. Da noi i secondi vincono 100 a 0.

  11. gennaro de crescenzo

    Approfitto di questo spazio non trovandone altri adeguati e scusandomi per l’intrusione…

    Gentilissimo dr. Giannino, poche parole per esprimerle la mia amarezza. Nel corso della trasmissione di stamattina su Radio24 ha paragonato il finto ottimismo dei governanti di oggi alle famigerate tre “F” borboniche”:magari!Da circa20 anni studio (in archivio) la storia di questa dinastia e posso garantirle che certi paralleli non sono corretti e possono essere solo il frutto di luoghi comuni antichi e poco consoni alla “penna”di un osservatore attento e scrupoloso della realtà come Oscar Giannino.Il Regno delleDueSicilie vantava un PIL pari (o superiore) a quello delle altre regioni italiane al 1860 (Daniele e Malanima,CNR, 2007), oltre 5000 fabbriche con più di 24 operai e una percentuale di occupati nelle industrie superiore a quella delle altre aree italiane (Fondo Minist Agric Industria e Commercio ArchiviodiStato di Napoli), 443 i milioni di lire presso le banche del Sud (sui 668 complessivi di tutte le banche italiane, 0 emigranti… altro che i politici di oggi. Cordiali saluti… Prof Gennaro De Crescenzo

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