Creazionisti, evoluzionisti e mercatisti
Come dice Matt Ridley, in un articolo pubblicato su The Spectator, “se il mercato non ha bisogno di un pianificatore centrale, perché la vita dovrebbe necessitare di un artefice intelligente?”. Naturalmente si tratta di una semplificazione, ma fino a un certo punto. L’ordine spontaneo creato dal mercato ha molte analogie con quello che è il portato della selezione naturale, un modo di procedere per tentativi ed errori che spontaneamente e casulamente porta all’evoluzione biologica degli esseri umani. Ma se mercatisti e darwinisti dovrebbero andare a braccetto, perchè il più delle volte succede il contrario? Non che il dibattito in Italia non ci sia. Il “processo della scimmia” dagli Stati Uniti è arrivato fino a noi. E da allora si sono creati due schieramenti: chi per riconoscere al creazionismo una certa scientificità, chi a dire che solamente l’evoluzionismo può dare spiegazioni scientifiche. Non manca anche la posizione terzista: sostenere le ragioni di una regia dall’alto non vuol dire escludere l’evoluzione.
L’ultima pietra dello scandalo, riportata da alcuni giorni sui quotidiani italiani, riguarda la pubblicazione degli atti di un convegno che coinvolge il vice-presidente del Cnr. E, allora, di nuovo a spaccarsi in due gli schieramenti: chi di qua, chi di là. Ma chi sta dalla parte del libero mercato (almeno a parole) non ne vuol sapere di sostenere le ragioni dell’autore dell’Origine della specie.
Un libro appena uscito per IBL Libri (e presentato ieri a Milano da Gilberto Corbellini, Oscar Giannino e Armando Massarenti) spariglia un po’ le carte. Udite udite: un economista liberista (o libertario, come preferite) che parte da un approccio evoluzionista per analizzare il rapporto fra le predisposizioni evolutive degli esseri umani e le società complesse in cui viviamo oggi. In realtà, quello che Rubin ha fatto con La politica secondo Darwin non è un caso isolato. Anche un’altro studioso, di area conservatrice (nell’accezione statunitense), ovvero Larry Arnhart, ha scritto un importante volume (Darwinian Conservatism) difendendo l’impostazione evoluzionistica, che porta acqua al mulino dei sostenitori dello small government.
Credo che il grosso merito di volumi come questi, oltre a sostenere la causa dell’evoluzione non pianificata dall’alto, sia quello di porre un argine nei confronti dell’invadenza dello Stato. Nel dibattito fra natura e cultura (ovvero, quanto c’è di innato nell’uomo? E quanto c’è di appreso dall’ambiente in cui si cresce?), spostare troppo l’accento sul secondo termine può risultare assai pericoloso. La concezione dell’essere umanano come tabula rasa – la convinzione cioè che al momento della nascita siamo come una lavagna completamente pulita (sulla quale si cominceranno a scrivere le esperienze della vita, cioè le esperienze che plasmeranno il carattere della persona) – ha portato a conseguenze catastrofiche. Nel suo libro, Rubin cita Lenin, a proposito di una sua affermazione che pretende di ravvisare nell’uomo una creatura completamente malleabile. Ma, senza andare troppo in là, a noi italiani basta il ricordo del regime fascista, e la pretesa del duce di forgiare l’uomo nuovo. Come uno scultore, Mussolini aveva la volontà di plasmare una materia ritenuta informe a suo piacimento. Questo modo di pensare è tipico dei regimi totalitari.
D’altro canto, porre troppo l’accento su una concezione innatista può portare a derive deterministiche e deresponsabilizzanti. Se siamo già programmati ad agire in un determinato modo allora il nostro comportamento sarà qualcosa di meccanico e di predeterminato. Rubin evita di giungere a tali derive, ma nello stesso tempo stabilisce, su solide basi scientifiche, delle tendenze presenti nel comportamento umano. Queste predisposizioni rappresentano una sorta di nocciolo duro, di tratti comuni che connotano il nostro agire. Naturalmente, poi, ogni persona è differente, e questo è il portato della diversità di geni che ognuno di noi possiede. Banalmente, uguali ma diversi. Inoltre, i nostri geni sono portati a “rispondere” alle sollecitazioni dell’ambiente. L’ambiente influisce nel modo in cui i nostri geni rispondono alle mutevoli circostanze.
L’individualismo, la cooperazione, l’altruismo, il senso religioso, l’invidia, ecc. sono predisposizioni (formatesi in tempi assai lontani) che caratterizzano ancora oggi gli umani, nonostante siamo passati dal vivere in piccole società composte da 25/150 individui alle nostre città multiculturali abitate da milioni di persone. La tesi di Rubin è che le nostre preferenze evolutive trovino maggiore appagamento nelle odierne democrazie liberali, e soprattutto negli Stati Uniti. Non essendo un romanzo giallo, mi sono permesso di svelarvi la tesi (peggio sarebbe stato dirvi che l’assassino è il maggiordomo). Per approfondire il pensiero di Rubin, vi invito alla lettura del libro, cominciando dalla bellissima e articolata prefazione di Gilberto Corbellini.
Senza offesa ma l’idea che il libero mercato sia comparabile alla moderna teoria dell’evoluzione vuol dire che non si è capito né l’uno né l’altra, soprattutto se si considera questa in contrasto con il creazionismo e la sua versione “scientificamente corretta” dell’Intelligent Design. É proprio quest’ultimo il più simile al libero mercato.
Difatti il libero mercato è il prodotto di un sistema basato fondamentalmente sulla coercizione, ovvero mi si impedisce di usare un mio mezzo naturale, la forza, per rendere “naturale” solo uno scambio liberamente concordato. Poi possiamo dire che il libero arbitrio e la proprietà privata sono “diritti naturali”, cosa sui cui ovviamente concordo, ma non lo sono certo nel senso scientifico del termine.
Il sistema del libero mercato è molto più simile all’Intelligent Design, che ammette l’evoluzione a livello micro, ma la esclude a livello macro, sostenendo un’intelligenza ideatrice che crea le condizioni per questa libera evoluzione; una struttura simile a quella del libero mercato.
Il paragone politico più corretto dell’evoluzione sarebbe quello con l’anarchia, e non quella della teoria politica, ma quella “naturale” dell’homo hominis lupus.
Inoltre, dal punto di vista pratico, i sostenitori dell’evoluzione nei suoi risvolti politici e filosofici predicano solitamente un fondamentalismo ateista con connesso assolutismo della scienza, la supremazia degli “illuminati” scienziati rispetto ai normali sempliciotti, il che ovviamente porta più verso un sistema totalitario che uno liberale.
La teoria dell’evoluzione e quella del libero mercato sono due grandi conquiste umane e scientifiche, ma appartengono a due scienze diverse e mischiarle “per assonanza” porta solo a cattivi risultati.
C’è da dire, a proposito del convegno esplicitamente crezionista a cui aveva partecipato il vicepresidente del CNR che aveva una credibilità praticamente nulla.
Un presunto convegno scientifico in cui si spaccia un meteorologo, Thomas Seiler come docente di fisica dell’università di Monaco (e falsificare le credenziali di un conferenziere mi sembra ridicolo ) il quale poi fa un affermazione palesemente assurda per chiunque abbia studiato fisica a livello elementare.
Seiler insiste sul fatto che la termodinamica si oppone all’evoluzione, perchè i sistemi naturali tendono al disordine e che “la formazione dell’ordine a partire dal disordine è esclusa”, e questo è pura e semplice ignoranza delle fasi della fisica, il secondo principio della termodinamica esclude la diminuizione dell’entropia in sistemi isolati, e ritenere la terra, con le enormi quantità di energia che riceve dal sole un sistema isolato è idiota.
Se gli argomenti dei creazionisti sono questi, e il massimo che riescono a dire è che Darwin sbagliava e poi non sono in grado di proporre spiegazioni credibili e fondate della loro opinione, penso che il darwinismo possa subire le stesse sorti del capitalismo, del quale sono 150 anni che si prevede la caduta.
I creazionisti sopravvivono perchè non sono poi costretti a pagare le conseguenze delle loro idee, tutta la scienza medica che si basa sulla genetica e sull’evoluzionismo ha portato alla cura di molte malattie e ad un miglioramento della quallità della vita di moltissime persone, comprese quelle che credono in stravaganti teorie creazioniste,che in fondo non danno fastidio a nessuno….
Che i creazionisti si basino su un assunto costruttivista “C’è ordine quindi c’è un ordinatore” l’avevo pensato qualche tempo fa. Di fatto l’incapacità di concepire un ordine che non sia frutto di progetto deliberato è una condizione necessaria per vedere nell’ordine della natura qualcosa in più rispetto alle conseguenze di processi di selezione.
Non sono un esperto della diatriba evoluzionisti-creazionisti. Ho solo notato, leggiucchiando in qua e in là, che parecchi scienziati, anche di prestigio, contestano anche solo il fatto di accettare il darwinismo come una verità assoluta. Per cui, non si capisce perchè gli scienziati evoluzionisti sarebbero quelli bravi, e gli altri dei minus habens.
Devo dire, personalmente non mi ha mai sfagiolato l’atteggiamento di certi scienziati o pseudotali, alcuni diventati stars televisive e autori di bestseller, della loro certezza nel nulla.
In quanto al capitalismo, mi sono fatto l’idea che questo con l’evoluzione c’entri molto poco: a me pare infatti l’unica risposta che l’uomo abbia saputo, e potuto, dare alla propra natura. Infatti è sempre esistito, ovviamente in forme diverse nelle diverse epoche, fin da quando i primi uomini si scambiavano, chessò, delle pellicce.
Mentre magari sono i tiranni e i regimi totalitari, quelli che vogliono forgiare l’Uomo Nuovo, coloro che vogliono “evolvere” l’uomo per portarlo verso chissà che paradisi terrestri..
Mi sembra che occorra qualche cautela nel porre in parallelo scienze della natura e scienze della società.
Se è vero che l’idea della tabula rasa è stata sfruttata da tutti i creatori dell’uomo nuovo, è anche vero che tra gli innatisti c’è un certo Noam Chomsky che difficilmente potrebbe essere considerato un liberale classico o un libertario.
Questa tendenza ad ancorare le scelte politiche a presupposti scientifici mi preoccupa: forse che i liberali ritengono necessario fondare la libertà non sul suo valore morale ma su una necessità biologica? e se un giorno il paradigma evolutivo entrasse in crisi, si dovrebbe rinnegare il liberismo? perché non considerare autosufficiente la sua origine storica, quale sviluppo di un dibattito politico e culturale sui rapporti tra uomo, società e potere? Leggete Paolo Prodi, Harold Berman, Bruno Leoni, poi discutiamone.
Le questioni poste sono tre:
– esiste una qualche analogia (nei processi) tra la mano invisibile di Adam Smith e le teorie di Charles Darwin? A me sembra di sì.
– come ci dobbiamo porre nei confronti del rapporto fra natura e cultura? Secondo me in maniera intermedia.
– come va considerato il volume di Rubin? Come un apporto di valore per dare legittimità a determinate forme di organizzazione sociale: in primis le democrazie liberali.
Concordo in pieno con l’articolo di Cavazzoni (che saluto!) e il suo articolo.
@ Gabriele
Le sue posizioni personali hanno poco senso dato che si basano solo su preconcetti e pregiudizi utili al massimo per dare contro a qualche fascio-nazistello e comunista nostrano.
Ma cosa c’entrano con i liberali e i libertari.
Devo presupporre “intelligentemente” che lei ci considera come tali?.
Le ricordo che in URSS credevano al lamarckismo che è pressapoco quello che afferma l’ID (un caso?), l’idea che Darwin fosse di sinistra è pura sperequazione nata a partire da alcune equivoche affermazioni riportate di Darwin in chiave politica e personale.
La sinistra in Occidente da tempo conosce una versione del pensiero di Darwin al quanto riduttiva ferma ai primi del XX secolo.
La storia del pensiero degli ultimi 150 anni è piena di tali disinformazioni e mistificazioni a torto.
Nulla toglie però al dato scientifico che è oggettivo, proprio in quanto indeterminato nel suo evolvere spontaneo.
Cosa che i creazionisti non si possono permettere all’interno del loro stretto ragionamento.
Poi bisogna senza dubbio evitare sociologismi sociali o darwinisti, ma non è il nostro caso, dato che noi non abbiamo intenzione di comandare gli uomini e la società.
E’ lo Stato e la dimensione politica semmai che ambisce a riguardo.
E noi siamo contro.
Il suo giudizio sull’apporto individuo società, tende a valorizzare le scelte della seconda sulla prima (di fatto ponendosi lei in chiave sociologista e collettivista).
L’individuo ha pieno diritto di azione umana prasseologica entro un dato non predeterminato da altri (ergo meno regole imposte dall’alto, più dall’interno, ergo selezion e di mercato e dei prodotti entro logiche economiche).
Inoltre è evidente come il dato individuale sia un dato che attraverso il libero scambio, non trasgredisce la natura umana (a meno che lei non sia convintamente un hobbesiano dell’autoritarismo per necessità virtù o al più un cannibale o un fautore del primitivismo umano simile alle bestie).
Il principio di non aggressione proprietà non si fondano sulla costrizione, ma sul libero e tacito scambi quali formule di relazione sociale e di organizzazione spontanea.
La società di mercato non si evolve in quanto manipolata da lobby o da personaggi oscuri, ma si basa sulla ovvia selezione di prezzi e benefici e scelte individuali nel mercato libero.
Le ricordo che in una società senza Stato i lobbisti non possono fare rivalsa attraverso le leggi del legislatore sulle scelte degli individui.
Rothbard afferma (con buone motivazioni) che il “capitalismo è anarchia”, ergo dove c’è libero mercato c’è libero capitalismo, non vedo quali problemi si ponga.
Mi pare ovvio che se l’individuo si pone al centro delle scelte di mercato, in quanto sua entità pulsante e se questi è proprietario del suo corpo, questi possa compiere scelte biologiche e tecnologiche che implicano la possibilità in futuro di superare o modificare i principi dell’evoluzione umana, anche attraverso uso di impianti biotecnologici (atti a potenziare le proprie capacità).
E questo ben si accorda con la visione transumanista e individualista dell’uomo.
L’ID è una frottola neppure così nuova buona per i teocon e qualche “ateo devoto neocon casereccio”, innanzitutto partire dalla determinazione dell’evoluzione come un dato pressochè divino seppur nel micro (ma come Dio non è onnipotente nel macro pure lui?), richiede sempre la dimostrazione dell’esistenza di Dio come suo requisito empirico.
E questo i fautori creazionisti o neocreazionisti pur considerandolo a priori entro lo scopo delle loro stesse “affermazioni” , non lo dimostrano, ponendolo semmai a ragion veduta quale determinismo teologico finale delle loro stesse argomentazioni prive non a caso di scientificità.
Quando questi avranno scoperto Dio potranno iniziare a rendersi credibili, fino ad allora….
Praticamente sarebbe come dare il merito a Dio piuttosto che all’attaccante (o al demerito del portiere) se questi riesce a far goal su azione.
E questo oltre ad andare contro il buon senso della fisica, va contro il merito individuale e la sua centralità come individuo protagonista.
Il suo ragionamento e quello creazionista ci riporterebbe alla visione peripatetica fondamentalista priva di empirismo e di prove oggettive.
@ Luciano Pontiroli
Scusi ma cosa c’entra Chomsky e l’innatismo qua.
Gli innatisti sono semmai i creazionisti che non a caso come Cartesio presuppongono l’esistenza di Dio.
La tabula rasa è principio di Locke quindi liberale, dato dall’esperienza e dall’agire umano.
Un pò di filosofia per conoscere e argomentare.
E se il mercato è ordine naturale spontaneo dell’agire, questo è perfettamente in linea con la biologia.
Il suo giudizio tende a dar troppo credito ai pseudoscientisti presenti anche in tale ambito di ricerca (nel nostro Paese sempre previa nomina ministeriale).
La famiglia Prodi da lei citata con Paolo Prodi non è un gran punto in suo favore dato che è piena di gente ecofondamentalista e cattocomunista.
Bruno Leoni bisogna comprenderlo distinguendo posizioni personali da visioni oggettive del suo pensiero.
Saluti da LucaF.
@LucaF. la invito a rileggere quanto ho scritto, non ho mai sostenuto la verità scientifica dell’ID, ho solo osservato che la struttura è la medesima. Non a caso ho parlato di “correttezza scientifica” tra virgolette, come certamente saprà, visti i suoi sproloqui, correttezza formale e verità sono due cose differenti. Così come nell’ID un’intelligenza crea le condizioni per l’evoluzione, così per il libero mercato lo stato crea le condizioni per la libera competizione.
Che poi l’ID non sia scientificamente comprovato (e infatti non ho detto da nessuna parte che lo sostengo) non significa che formalmente la struttura sia la stessa. Un altro ottimo motivo per evitare paragoni tra scienze diverse.
In passato sono esistiti, e tuttora esistono, società che non rispettano il libero arbitrio, di contro non esiste nessuno stato che non rispetta la teoria della relatività o la teoria dell’evoluzione. Non può quindi essere la libertà uno stato naturale nel senso scientifico del termine, ma il prodotto di una scelta umana, ovvero di un’imposizione. Come ho detto sono del tutto concorde che la libertà sia un diritto naturale, ma il “naturale” in questo senso è politico non scientifico. Vale a dire lo Stato liberale non può togliermela, ma se un dittatore imponesse la legge marziale sarebbe fisicamente possibile impedirmi di esercitare i miei diritti.
@ Gabriele
Lei non avrà sostenuto la verità dell’ID però affianca tale scempiaggine al libero mercato come suo funzionamento.
La conclusione la lascio giudicare a lei e ai lettori su cosa implicitamente se ne deduce dal suo ragionamento transitivo.
Io le ribadisco che l’ID è uno schema a tavolino non ha nulla a che fare con il libero mercato, dove tral’altro non esistono strutture preordinate di organizzazione a livello formale (sennò sarebbe dirigismo, economia sociale di mercato, corporativismo,…. altrecose!.)
La sua intelligenza operante dall’alto non può esistere nel libero mercato come ha indicato Mises nelle sue opere, quello è presente nei sistemi socialisti e statalisti.
Il libero mercato non è creato dallo Stato e qui mi dispiace ma si rivela carente di nozioni liberiste oltreche libertarie.
Lo Stato non deve immischiarsi nel mercato.
Faccia conta che la sua entità demiurgica nell’alto dei cieli sia paragonabile allo Stato (cosa che non sarebbe possibile neanche a volerlo, ma che in molti statalisti fin dall’epoca di Platone affermano essere possibile) bene entrambe non dovrebbero perlomeno intervenire nei campi della vita umana e del mercato.
La libera competizione è data dal merito, dal costo di un prodotto e dalla inventività creativa, questa pone di per sè una selezione di mercato presso gli acquirenti.
Esattamente come quando lei va al supermarket sceglie i prodotti più convenienti nel prezzo, non crederà mica che i prezzi li faccia il commesso?.
Questi derivano dal mercato e dall’incontro di domanda e offerta tenendo conto delle spese e dei guadagni.
Ma guardi che è lei che paragona l’ID al libero mercato, qua sia Cavazzoni che il sottoscritto che altri. stanno difendendo l’idea di una relazione tra libero mercato ed evoluzionismo darwiniano.
E’ lei che fa paragoni assurdi, non noi.
Quindi lei non dimostra proprio nulla, se non che il suo assioma ID-Mercato è contrario ad ogni logica di libertà economica.
Mentre le ho dimostrato nel mio post come il mercato abbia quelle caratteristiche tipicamente spontanee presenti in natura.
Cosa intende per libero arbitrio esattamente?.
La libertà di scelta in senso comune o il giudizio di natura religiosa cattolica (confessionale entro un adempimento dogmatico)?.
Lei continua a riferirsi soggetti statalisti e statali evidentemente non comprende come noi parliamo in una ottica liberista miniarchica e anarcocapitalista.
Ergo non c’è stato, non c’è pianificazione, non c’è interventismo, non c’è plasmazione della specie o degli individui se non con il loro libero consenso individuo (vedi ad es: transumanesimo come ipotesi futuribile).
Tale libertà di consenso è data dalla proprietà di sè del proprio corpo e non dipende da nessun obbligo morale collettivo verso altri.
Sicchè lei ritiene che la relatività e la teoria dell’evoluzione siano frutto dello Stato piuttosto che di una oggettività non falsficabile neppure dallo Stato stesso?.
E’ evidente come la sua percezione della scienza sia fortemente condizionata da pregiudizi contrastanti con il suo “dirigismo economico intelligente” da parte dello Stato.
Una scelta libera non è una imposizione, e ovviamente se lo Stato non deve intervenire/esistere non si comprende come possa esserci coercizione.
Lei descrive una realtà da noi criticata evidentemente non comprendendo come noi ci poniamo moralmente ed eticamente su tali questioni.
Lei considera sempre lo Stato, ma se c’è per l’appunto lo Stato questo esercita una violenza fisica coercitiva non una libera scleta, ergo torniamo al punto di partenza.
La libertà di scelta individuale è negata dallo Stato esattamente come l’evoluzionismo viene negato dai creazionisti dirigisti.
Guardi che noi stiamo parlando di naturale come economia, dato che l’aggettivo politico tende ad essere prescrittivo di una logica di dirigismo etico.
Anche la scienza non deve essere politicizzata come è invece accaduto nel XX secolo.
Quindi economia e scienza sono discipline che devono essere autonome e indipendenti dal giudizio e pregiudizio politico (Stato).
Questo mi pare il messaggio di fondo dell’articolo di Cavazzoni.
@pietro
Pietro scrive: “e ritenere la terra, con le enormi quantità di energia che riceve dal sole un sistema isolato è idiota.”
La terrà sarà anche un sistema non isolato ma, abbi pazienza, da lì a dire che bastano enormi quantità di energia per generare la vita mi pare che il saltino sia un po’ troppo lungo per chiunque non voglia essere considerato idiota.
Qualche domanda a questo proposito:
1) Se davvero è stato sufficiente il caso, a generare la vita, come mai i nostri geniali scienziati, con l’ausilio dei più sofisticati strumenti e laboratori, non sono stati in grado non dico di generare un filamento di dna, ma nemmeno una “semplice” proteina?
2) Se davvero è l’evoluzione che ha portato alla nascita delle varie specie, dove sono finiti i milioni di fossili delle creature che sicuramente si sono trovate a vivere comprese nella la scala evolutiva che dalla scimmia arriva fino all’uomo?
3) Una spiegazione evoluzionista al fatto che l’ornitorinco, un mammifero, fa le uova? Sarà anche non isolata la terra, ma mi pare che il caso qui abbia voluto aggiungerci del suo, con un umorismo che forse più che al caso, mi pare potrebbe essere attribuito ad un essere d’intelligenza superiore.
Se gli argomenti dei creazionisti sono questi, e il massimo che riescono a dire è che Darwin sbagliava e poi non sono in grado di proporre spiegazioni credibili e fondate della loro opinione, penso che il darwinismo possa subire le stesse sorti del capitalismo, del quale sono 150 anni che si prevede la caduta.
I creazionisti sopravvivono perchè non sono poi costretti a pagare le conseguenze delle loro idee, tutta la scienza medica che si basa sulla genetica e sull’evoluzionismo ha portato alla cura di molte malattie e ad un miglioramento della quallità della vita di moltissime persone, comprese quelle che credono in stravaganti teorie creazioniste,che in fondo non danno fastidio a nessuno….
@Michele Bendazzoli
Scusate per l’ultimo pezzo che è rimasto incollato. Il commento finiva con le tre domande
@ Michele:
1) Siamo ancora in ritardo con il know how scientifico.
(Sarebbe come pretendere che nel XV secolo l’uomo avesse inventato già il telefonino solo perchè c’è lo abbiamo noi oggi; non servono solo le menti e le idee, ma anche i mezzi, le nozioni per comprendere il meccanismo e gli strumenti tecnologici per realizzarle e questi ancora in parte mancano).
2) Potrei dire con una battuta: nel serbatoio delle nostre auto, visto che il petrolio e i combustibili fossili derivano proprio dai fossili. 🙂
3)L’ornitorinco deriva da quelle specie mammifere ibride di transizione tra più modellli o vie evolutive.
A differenza di altre specie, questi si è salvato dall’estinzione (anche grazie all’isolamento geografico) ed è giunto sino a noi, adattandosi ai cambiamenti del sistema pur mantenendo le sue connotazioni ibride.
Anche senza un Dio creatore.
Non danno fastidio i creazionisti fino a quando non salgono al soglio statalista. 😉
Ciao da LucaF.
@LucaF. se le piace parlare da solo lo faccia, ma non mi attribuisca cose che non ho detto. Infatti non ho paragonato il funzionamento dell’ID a quello del libero mercato, ma le loro strutture. Trovo alquanto curioso che possa parlare in quantità e con dovizia di particolari, senza poi soffermarsi un attimo sul significato esatto di quanto detto da altri.
Non capisco come si faccia a negare che sia possibile agire senza rispettare i dettami del libero mercato, non ho mai detto che sia legittimo farlo, ma esistono i dittatori che lo fanno. Di contro nessuno, neanche volendo, può negare la forza di gravità o la teoria della relatività, perché sono cose che esistono a prescindere dalla volontà di chiunque.
E naturalmente, vale a dire se non ci fosse lo Stato, ovvero un accordo tra persone, chiunque potrebbe imporre la sua volontà con la forza. Indubbiamente talvolta sono alcuni elementi dello Stato stesso (es. il governo) ad imporre restrizioni ingiuste, ma questo non significa che senza di esso ci sarebbe libertà.
La libertà esiste in senso teorico, almeno dal punto di vista liberale, prima dello Stato, ma, in pratica, è lo Stato che crea le condizioni perché questa si realizzi. Ovviamente, da liberale, ritengo che dovrebbe intervenire solo quando qualcuno limita la libertà altrui, ma questo è un altro discorso.
Strutturalmente, quindi, sia l’ID che il libero mercato richiedono qualcuno che crei le condizioni per la libera evoluzione o il libero scambio. La moderna teoria dell’evoluzione invece non richiede niente, ma crea un ordine naturale nel senso scientifico del termine. Se poi le vede la libertà formarsi spontaneamente, si svegli perché sta sognando.
Quando lei dice che la scienza non dovrebbe essere politicizzata sono perfettamente d’accordo ed appunto per questo critico quando usando un paragone improprio si creano le condizioni perché questo avvenga.
Prima di rispondere, almeno questa volta, legga attentamente quello che scrivo.
@LucaF.
Si metta d’accordo con l’autore del post, che pone il totalitarismo di Mussolini e di Lenin in relazione con i sostenitori della tabula rasa, non con i liberali.
Quanto a Paolo Prodi: a me risulta che sia uno storico serio ed apprezzato, la sua indagine sulla storia della giustizia è un lavoro fondamentale: il fatto che sia cattolico non mi sembra sufficiente per squalificarlo (ancor meno la sua qualità di fratello di Romano Prodi). Mi sorprende che un sedicente libertario usi con tanta voluttà l’argomento ad hominem!
@ Gabriele
Guardi io non le attribuisco nulla di più che ciò che ha scritto lei:
“l’idea che il libero mercato sia comparabile alla moderna teoria dell’evoluzione vuol dire che non si è capito né l’uno né l’altra, soprattutto se si considera questa in contrasto con il creazionismo e la sua versione “scientificamente corretta” dell’Intelligent Design. É proprio quest’ultimo il più simile al libero mercato.”
A me pare che riferendosi nel funzionamento all’ID di fatto una cretinata, lei voglia di fatto attribuire medesima valutazione anche alle presunte strutture del libero mercato (quali strutture?, esemplifichi).
Io non nego che si possa agire contro il mercato, figuriamoci lo Stato le ho ripetuto già in passati post è fautore di coercizione contro la libertà di scelta e il mercato.
Ogni statalista è di fatto un dittatore.
Lei afferma che senza lo Stato chiunque imporrebbe la sua forza, questo discorso non è corretto, e presumendo la sua visione in favore dello Stato (stando a quanto ho letto sulla sua visione dell’economia, lei non è neppure miniarchico) si pone di fatto in una visione di diritto positivo ralwlsian-hobbesiana completamente sbagliata e priva di fondamento.
Lo Stato è coercitivo, senza Stato l’individuo aderisce e acquista ciò che più è utile per sè entro una azione prasseologica.
Non talvolta ma sempre, lo Stato e il Governo è nemico delle libertà individuali economiche e civili.
Il giusto e ingiusto nell’operato di un governo è visione soggettivistica e relativa del politico operante, il suo effetto risulta nei numeri e statistiche deleterio e oggettivamente nefasto.
La libertà parte dalla proprietà di sè e dalla propria responsabilizzazione individuale nel principio di non aggressione rothbardian-lockiano.
La libertà quindi è azione umana di mercato, non solo mera o addirittura sola e astratta teoria.
Lo Stato non realizza la libertà ma la nega sempre, lei è un liberal socialdemocratico nel suo ragionamento statalista; non un liberale classico (liberista) in quanto lei è chiaramente interventista in economia.
Nell’ID sicuramente dato che è nato con il pregiudizio (di scopo) di dimostrare a priori Dio è sicuramente così, nel mercato no.
Il mercato sono individui liberi e indipendenti che svolgono la loro azione umana di domanda e offerta di beni e prodotti scambiati liberamente.
Non c’è alcun pianificatore e regolatore entro un libero mercato.
Quello attuale non è libero mercato in termini puri, ma una economia mista e corporativa statale (in crisi).
La mia interpretazione di libero mercato alla pari di quella di Cavazzoni è in piena concordanza con l’evoluzionismo.
In quanto l’ordine naturale è condizione del mercato (mano invisibile di A. Smith)
E’ lei che sta sognando lo Stato “teo-illuminato”.
Forse non ha ben capito come tale sistema sia fallito con l’attuale crisi dirigista e statalista in economia e finanza.
Noi non politicizziamo come ho già avuto modo di ripeterla, il termine politicizzare implica l’azione statale e dirigista, noi siamo contro tale definizione in chiave positiva.
Io l’ho letta bene, ma permetta di dissentire dalle sue argomentazioni con mie opinioni personali divergenti dalle sue.
@ Luciano Pontiroli
Mi pare che lei abbia preso un granchio, se legge bene il paragrafo precedente alla frase da lei citata, noterà come Cavazzoni lungi da definire una sua posizione personale tende a delineare l’orizzonte del dibattito natura-cultura all’interno della comunità scientifica e la sua ricezione.
E’ ovvio come il pregiudizio della tabula rasa presente nella concezione di tale dibattito natura-cultura non abbia nulla a che fare con il pensiero di Locke originario.
Anzi proprio tale pregiudizio di dibattito natura-cultura tende ad essere simile a quello di Lenin e Mussolini (mediato da Rubin)
Si ricordi come Locke, padre del liberalismo classico non tenda mai a porre l’idea coercitiva di uno Stato totalitario a differenza di Hobbes e dell’assolutismo.
Su Paolo Prodi la mia accusa non è legata alla sua fede, ma alla sua istanza politica cattocomunista (come da me scritto in precedenza); ora a meno di non vedere in questa una vera fede a me pare piuttosto l’applicazione eterodossa di pratiche religiose sul piano politico-pratico; ergo criticabilissime.
E data la natura in quanto libertario (sicuramente più di lei) ho pieno diritto di criticarlo, esattamente come nei confronti di ogni statalista dirigista.
Essere libertari non vuol dire accondiscendere nel dibattito con il prossimo sul piano delle altrui idee.
In particolare se ritenute sbagliate e illiberali.
@LucaF. da quanto ho detto non è affatto desumibile che io sia un liberal socialdemocratico (non lo sono), ho semplicemente fatto un’osservazione sulla struttura dell’ID e del libero mercato per come esiste oggi.
Lei potrà anche sognare che senza Stato sia possibile ottenere una qualche libertà assoluta, ma questo rimane, per ora, un sogno, visto che nulla del genere è mai accaduto nella Storia. La libertà maggiore che si è mai ottenuta nella realtà storica è stata quella ottenuta grazie allo Stato, quando questi si è fatto garante del diritto di ognuno ad agire in autonomia. Quello che oggi noi chiamiamo libero mercato è questo, non è uno stato di natura, né quello che lei si augura.
Non può cambiare il significato di un’espressione e pretendere che gli altri si adattino. Ironicamente ciò dimostra anche perché una libertà senza autorità sarebbe difficile, ognuno ridefinirebbe le cose a modo suo, secondo i suoi interessi, dalle strade alle idee tutto sarebbe ridotto a grumi confusi e contrastanti come la sua organizzazione mentale. Avere il diritto teorico di fare qualcosa non significa che sia abbia senso o sia vantaggioso, in pratica, esercitarlo.
Lei è accecato dal suo fondamentalismo libertario e cerca perciò di dimostrare che ciò non è vero. Trovo curioso che lo faccia parlando di evoluzionismo, perché questo è scienza, è realtà, provata ed accettata, le sue sono solo teorie (rispettabilissime, ma non ancora provate).
Questa è la mia ultima risposta sul tema, anche perché siamo andati fuori target.
@LucaF.
Non è il caso di discutere ulteriormente se la tabula rasa piaccia di più ai liberali seri o ai totalitari di qualsiasi colore, basta considerare che se il carattere dell’individuo è almeno in parte innato l’educazione non riuscirà mai a renderlo una marionetta asservita al potere; se invece si aderisce alla tabula rasa, si crede di potere plasmare gli individui come si vuole, di formare “teste ben fatte” secondo i desiderata del dominus del momento. Ovviamente, a Locke non avevo attribuito alcuna di queste due opzioni, ma evidentemente Le piace pensarlo: a ciascuno i suoi gusti.
Quanto a Paolo Prodi, mi sembra significativo che non nella Sua risposta non si discuta il suo contributo di storico, ma si persiste in una qualificazione spregiativa che non è in alcun modo argomentata: quindi, si tratta proprio di un argomento ad hominem, non si riconosce alcun valore al suo pensiero perché è il suo … codesto è un atteggiamento illiberale, checché ne pensi.
Il bello è che le mie osservazioni iniziali tendevano a ricondurre il discorso sulla terra, proponendo di non cercare un fondamento metafisico o scientistico al liberalismo, perché si farebbe fatica a sostenerlo fino in fondo: se il liberalismo ha un valore, esso deriva dalla storia, dalla lotta condotta contro il potere, il dogmatismo, l’intolleranza. In questa lotta, il liberalismo non è poi così lontano dal cristianesimo – come qualcuno ritiene – anzi è, in qualche misura, uno sviluppo laico di temi cristiani, impensabile senza eventi nei quali la chiesa – poi le chiese – ebbero un ruolo determinante. Si ricordi la rivoluzione papale dell’XI secolo (vulgo la lotta per le investiture), che contrappose chiesa ed impero, ponendo le basi per la distinzione dei loro campi; si ricordi la relazione weberiana tra protestantesimo e capitalismo, ma anche il rapporto tra scolastica e mercato (legga l’articolo recentemente apparso sul Mises Daily riguardo alla scuola di Salamanca). Si ricordi l’apprezzamento di Rothbard per il cattolicesimo.
La storia, intesa liberamente, offre al liberalismo fondamenti che nessun dogmatismo metafisico o scientifico gli garantisce.
Et de hoc satis, Le piaccia o no.
@ Luciano Pontiroli
“Non è il caso di discutere ulteriormente se la tabula rasa piaccia di più ai liberali seri o ai totalitari di qualsiasi colore, basta considerare che se il carattere dell’individuo è almeno in parte innato l’educazione non riuscirà mai a renderlo una marionetta asservita al potere; se invece si aderisce alla tabula rasa, si crede di potere plasmare gli individui come si vuole, di formare “teste ben fatte” secondo i desiderata del dominus del momento. Ovviamente, a Locke non avevo attribuito alcuna di queste due opzioni, ma evidentemente Le piace pensarlo: a ciascuno i suoi gusti.”
Le ricordo che Locke era contro l’innatismo (cartesiano-gesuitico) e favorevole all’ottica della tabula rasa in origine, lei confonde l’innatismo con il diritto naturale, il che mi pare un errore metodologico che produce in campo morale, civile e religioso (in particolare) profonde ulteriori contraddizioni.
L’uomo è per natura un individuo libero, ma la libertà non è un carattere innato, è una condizione naturale (il che è altra cosa).
Infatti lei cade nella contraddizione di affermare come i caratteri siano forme di coercizione che manipolano l’uomo mediante l’educazione, ma di fatto lei attribuisce alla libertà caratteristica del medesimo segno (appunto come carattere).
La libertà è invece una condizione naturale che va ben al di là dell’istruzione individuale ricevuta (sia essa pro o contro la libertà stessa).
“Quanto a Paolo Prodi, mi sembra significativo che non nella Sua risposta non si discuta il suo contributo di storico, ma si persiste in una qualificazione spregiativa che non è in alcun modo argomentata: quindi, si tratta proprio di un argomento ad hominem, non si riconosce alcun valore al suo pensiero perché è il suo … codesto è un atteggiamento illiberale, checché ne pensi.”
E allora?.
Criticare una persona è un gesto liberale e libertario, tral’altro le mie argomentazioni possono anche essere ad personam o ad famigliam però sono pienamente legittime, dato che non ledono nel corpo e nella proprietà la libertà del dato professor di scrivere e affermare le sue considerazioni discutibili.
” In questa lotta, il liberalismo non è poi così lontano dal cristianesimo – come qualcuno ritiene – anzi è, in qualche misura, uno sviluppo laico di temi cristiani, impensabile senza eventi nei quali la chiesa – poi le chiese – ebbero un ruolo determinante. Si ricordi la rivoluzione papale dell’XI secolo (vulgo la lotta per le investiture), che contrappose chiesa ed impero, ponendo le basi per la distinzione dei loro campi; si ricordi la relazione weberiana tra protestantesimo e capitalismo, ma anche il rapporto tra scolastica e mercato (legga l’articolo recentemente apparso sul Mises Daily riguardo alla scuola di Salamanca). Si ricordi l’apprezzamento di Rothbard per il cattolicesimo.”
Francamente io ritengo in termini lockeiani e jeffersoniani il papismo e il cattolicesimo come profondamente illiberali e totalitarie (istituzione teocratica assoluta).
Poi in chiave filosofica posso avere giudizi ancor più tranchant (che tralascio) sul cristianesimo tout court.
L’ultimo Rothbard è discutibile sotto molti aspetti e ovviamente va contestualizzato in tale affermazione entro la dimensione politica e sociale americana entro il quale la rivolge.
Rothbard comunque era ateo agnostico e alcune sue convizioni sul cattolicesimo si basano evidentemente sul cattolicesimo americano (senza riferirisi alla gerarchia religiosa o al Papa) quale tentativo provocatorio per porre freno al puritanesimo del Nanny State protestante e governativo.
La dimensione economica del cattolicesimo storicamente è sempre stato fortemente dirigista e statalista in termini di economia keynesiana consumeristica checchè ne dica Rothbard.
Non a caso Mises non ha mai dato grande importanza al dato religioso entro la sua teoria economica (quale fondamento).
Vero su Salamanca ma questa è sempre stata minoritaria e non mi pare essere dottrina ufficiale del cattolicesimo o della Chiesa cattolica.
Voler trovare spunti storici nel passato può essere utile come modello e dato conoscitivo, meno nel credere ciecamente alla loro superiorità, alla loro piena coerenza o linea genealogica sino a noi.
“La storia, intesa liberamente, offre al liberalismo fondamenti che nessun dogmatismo metafisico o scientifico gli garantisce.”
L’importante è non rendere comunque la storia una forma idealistica di teleologia rivelata.
Io comunque tendo a non mettere la libertà sul piano metafisico e scientifico.
@ Gabriele
“Da quanto ho detto non è affatto desumibile che io sia un liberal socialdemocratico (non lo sono), ho semplicemente fatto un’osservazione sulla struttura dell’ID e del libero mercato per come esiste oggi.”
Lei ha dato ampie tracce (da me segnalate in precedenza) su come i suoi ragionamenti tendano a ricadere entro il diritto positivo e il giustificazionismo del ruolo dello Stato in economia.
Poi se lei non si considera liberal, ma un democristiano, centrista, fascista, socialista, corporativista, democratico, pidiellino…., scelga lei per me non cambia molto.
Lei rimane uno statalista.
L’osservazione ID e libero mercato non esiste, se non nella sua opinione (legittima ma pur sempre errata).
Lei continua a propugnarla retoricamente ma le ripeto che è priva di qualsiasi riscontro logico e pratico anche in relazione al significato di libero mercato.
“Lei potrà anche sognare che senza Stato sia possibile ottenere una qualche libertà assoluta, ma questo rimane, per ora, un sogno, visto che nulla del genere è mai accaduto nella Storia.”
Da tale frase posso presumere che lei sia un illiberale, comunque le ricordo come esempi nella storia l’Islanda sino a tempi recenti, l’alto medioevo e la Svizzera.
Ovviamente se sui primi due ci possono essere delle ovvie obiezioni di natura (in termini di sviluppo e contingenza storica comunque da inquadrare) su quest’ultima difficilmente può esserci obiezione (vista l’attuale sua esistenza e piena efficienza).
Anche i paradisi fiscali possono essere considerati forme senza Stato (non fosse altro per la loro scarsa o assente tassazione).
“La libertà maggiore che si è mai ottenuta nella realtà storica è stata quella ottenuta grazie allo Stato, quando questi si è fatto garante del diritto di ognuno ad agire in autonomia.”
Questo è un discorso addirittura da comunista, non solo in quanto lei tende a giudicare la storia quale metro di rivelazione determinista finale (cosa di per sè sbagliata, come dimostra il crollo dell’URSS), ma tende anche a considerare “libertà maggiore” l’attuale oppressione fiscale, la burocrazia e la corruzione dilagante.
Contento lei…
Preferirei agire in autonomia, evitando di pagare un esattore fiscale per tale mia libertà naturale intrinseca.
Visto che la libertà è un diritto naturale negativo (connaturato all’uomo), non un positivo (dato dallo Stato) non ho bisogno che qualcuno badi a me o che me la ricordi.
“Quello che oggi noi chiamiamo libero mercato è questo, non è uno stato di natura, né quello che lei si augura.”
Lei sbaglia anzitutto a parlare dell’attuale sistema economico quale un sistema di libero mercato.
Quello attuale non è un libero mercato, in quanto è un sistema di capitalismo di Stato dato dalle regole e decisioni governative, non dalla libera concorrenza e competizione degli individui e degli imprenditori.
Salvare con lo Stato le aziende, le banche e le assicurazioni, erogando incentivi e sussidi assistenziali attraverso il bailout non mi pare un economia di libero mercato.
Libero capitalismo è anarchia, finchè c’è lo Stato non ci sono le condizioni per affermare il fallimento del libero mercato, nè la sua esistenza.
Quello attuale è corporativismo=capitalismo di Stato.
“Non può cambiare il significato di un’espressione e pretendere che gli altri si adattino.”
Chi vuole cambiare cosa!?, lo Stato sta crollando dappertutto spontaneamente da sè, i default del Dubai e della Grecia sono i primi di un effetto domino che investirà anche l’Italia e altri paesi ad alto debito pubblico sino ad arrivare agli Usa obamiani.
Rendiamoci conto di una cosa: sono i governi ad attuare coercizione e leggi restrittivi sui popoli e sugli individui con leggi e regolamenti illiberali.
Non il contrario al momento.
Comunque se gli individui si convinceranno nel prossimo futuro in termini maggioritari che lo Stato va abolito o ha fallito (anche attraverso i continui bailout, e promesse non mantenute in particolare) voglio proprio vedere chi pretenderà e chi imporrà la sua opinione con la violenza.
“Ironicamente ciò dimostra anche perché una libertà senza autorità sarebbe difficile, ognuno ridefinirebbe le cose a modo suo, secondo i suoi interessi, dalle strade alle idee tutto sarebbe ridotto a grumi confusi e contrastanti come la sua organizzazione mentale.”
Non vedo quale grumo confuso esista nel chiedere libertà di autodeterminazione e organizzazione liberista e libertaria della propria vita e realtà.
All’interno dei diritti di proprietà, di libera concorrenza e scambio, di non aggressione e di diritti negativi non vedo quale sia la difficioltà.
Forse lei ci confonde con certi pagliacci in camicia verde; ma sbaglia e di molto.
Devo presumere che lei possiede un lavoro statale, dato che non comprenderei facilmente una simile affermazione da un privato (con propri capitali) che riesce benissimo a sostenersi senza far riferimento allo Stato.
Tral’altro le ricordo che in molte realtà estere già attualmente alcuni servizi sono in mano ai privati, ovviamente lei tende a paragonare la realtà italiana corporativa o parastatale con tali realtà, ma sbaglia in quanto nel nostro Paese corporativista non vi è una realtà di mercato neppure competitivo tra lobbies.
La sua ironia è proprio fuori luogo.
“Avere il diritto teorico di fare qualcosa non significa che sia abbia senso o sia vantaggioso, in pratica, esercitarlo.”
Questo sta ovviamente all’interno dei limiti e possibilità offerte dai diritti di proprietà e dal diritto negativo.
Personalmente ritengo che ciò che ha senso e sia vantaggioso debba essere giudicato solo dai singoli individui, non imposto coercitivamente e collettivamente dall’alto.
“Lei è accecato dal suo fondamentalismo libertario e cerca perciò di dimostrare che ciò non è vero.”
Il fondamentalismo libertario non esiste, uno o è un libertario o è uno statalista (con tendenze da parassita).
Punto.
Lei è libero di comprendere tutto ciò, oppure di bearsi nell’irreale bontà dello Stato-mammona.
Lei mi insulta e cerca di screditarmi in quanto a corto di argomenti, la sua irritazione è evidente, nonostante tutto faccia pure.
Le ricordo che è stato lei a tirar in ballo la storia dell’ID come libero mercato, quindi è lei il fondamentalismo.
Io mi sono limitato a confutare la sua farlocca teoria empiricamente.
Non mi pare di non averle dimostrato la coerenza e logicità delle mie affermazioni a differenza sua che nega la sua natura statalista e dirigista hobbesiana nonostante tutto.
Trovo curioso che lo faccia parlando di evoluzionismo, perché questo è scienza, è realtà, provata ed accettata, le sue sono solo teorie (rispettabilissime, ma non ancora provate).
E’ evidente come lei non abbia letto l’articolo di Cavazzoni e le numerose prove empiriche portate al mio ragionamento anche nei post soprastanti.
L’evoluzionismo è competizione, la competizione è data dalla concorrenza, solo un libero mercato può dare tale condizione (dando spontanea libertà di azione agli individui).
Il corporativismo statale e il dirigismo sovietico dello Stato sull’economia tendono a mummificare e condizionare l’economia e le scelte degli individui, mummificando il sistema sino alla sua naturale estinzione.
Lo Stato non si evolve, è solo un fossile che cerca idealisticamente solo di giustificare sè stesso nonostante il cambiare dei tempi.
Lei si beatifica con esso, per un modello artificiosamente imposto (quello Statale) sul piano pratico che sta fallendo ed è al di là di ogni possibile giro retorico la colpa reale della crisi attuale dell’economia (con continui crack e default).
Si ricordi che la pacchia sta per finire!.
La natura degli individui è nello scambio e dato che solo gli individui prasseologicamente sanno cosa sia utile per loro, non deve esserci lo Stato che li condizioni o imponga a loro alcunchè.
Questa è la mia libera opinione alle sue provocazioni, lei è libero anche di rispondermi (a differenza sua nei mie confronti, io non invoco il suo silenzio), le faccio solo notare come forse ha sbagliato sito per caldeggiare le sue sentenze.