22
Dic
2020

COVID-19 e rinoceronti

Ho molto apprezzato la decisione dell’Istituto Bruno Leoni di offrire assistenza legale (gratuita) a coloro i quali dovessero vedersi contestare il mancato rispetto del DPCM del 3 dicembre 2020 per comportamenti che, pur improntati all’osservanza delle raccomandazioni di distanziamento e divieto di assembramento anche in luoghi privati, possono ricadere in maniera illogica e senza intenti provocatori tra le ipotesi vietate dal decreto.

E’ questo un modo di difendere la libertà delle persone, perché le sanzioni previste dai Dpcm (è stato così anche nella prima fase  della pandemia  che poi è sempre la medesima anche adesso e sarà così anche nel caso non auspicabile di una terza) sono affidate all’interpretazione della coppia di CC che rileva l’infrazione. Ed è molto probabile che norme assurde ed insensate finiscano per essere applicate in modo irragionevole. C’è un clima da stato d’assedio. Il ministro Luciana Lamorgese ha fornito dei dati raccapriccianti: dal 1 ° settembre al 30 novembre, sono state controllate oltre sei milioni di persone e circa un milione di attività commerciali, con 50 mila sanzioni e quasi duemila denunce (in sostanza, una situazione di grande correttezza). Certo, a marzo – ha aggiunto – con il lockdown generalizzato, era più semplice controllare e sanzionare mentre oggi, con tutte (???? Ndr)  le attività economiche aperte, spetta anche ai singoli cittadini assumere comportamenti per evitare assembramenti pericolosi”.

Così il Ministero degli Interni metterà in campo per le Festività natalizie 70mila agenti. Il governo si rimangia il giorno dopo le regole stabilite in quello precedente. Il popolo ‘’bue’’ si attiene a quanto disposto (sia pure in stile burocratico e  in base a ‘’raccomandazioni’’ solitamente accompagnate da un avverbio di modo), e il giorno dopo viene accusato di  disfattismo di ‘’unzione collettiva’’, di irresponsabilità. Presto useranno gli idranti per disperdere gli assembramenti nelle vie dello shopping.

E’ fin troppo facile denunciare le palesi contraddizioni di un governo che, d’estate, invita ed incentiva le famiglie ad andare in vacanza (il premier e i ministri si esibiscono in mutande sulle spiagge come se fossero tutti al Papeete). Poi, poche ore prima delle partenze per le ferie cambiano le regole per l’AV, senza preoccuparsi di quanto era stato predisposto per viaggiare in sicurezza. Il governo consente di aprire le discoteche poi ordina di chiuderle perché si accorge che i giovani le frequentano (visto che possono farlo). Ma non va bene neanche la passeggiata serale delle famiglie nelle ridenti località di villeggiatura. Si vede che il modo corretto per andare in vacanza quest’ anno, era quello di restare chiusi nelle stanze d’albergo.

Senza nessun riscontro oggettivo si accusa la spensieratezza estiva degli italiani per aver riacceso la fiaccola del contagio vanificando gli impegni di grande civismo e di encomiabile disciplina dimostrati durante il lockdown. Archiviata l’estate a dissertare sui criteri di riapertura delle scuole (che fine hanno fatto i banchi a rotelle? La Corte dei Conti non ha niente da eccepire?) si avvicina a grandi passi l’inverno ‘’del nostro scontento’’, ma noi lo attendiamo rinchiusi nella Linea Maginot di una organizzazione sanitaria che – si dice –  è più forte e pronta a respingere una nuova offensiva del virus, con la stessa sicumera di chi voleva ‘’spezzare le reni alla Grecia’’. Eppure nel giro, non di settimane, ma di giorni, se non di ore, lo scenario cambia e la pandemia torna a caderci addosso. 

La svolta avviene nella ‘’maledetta’’ domenica del 24 ottobre, in prima serata, dagli schermi televisivi. Nel pomeriggio di quello stesso giorno il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, ospite a Mezz’ora in più su RaiTre, ci aveva rassicurati. “Che ci sia stata un’accelerazione, negli ultimi 10-15 giorni, del numero dei contagi in tutta Italia è un dato di fatto. Ma andrei cauto  – aveva sostenuto il presidente – prima di parlare di crescita esponenziale. Non siamo in questa situazione”. “È giusto guardare ai numeri con massima attenzione e allerta, ma non siamo in una situazione né di panico né di allarme. Degli 11mila casi registrati ieri, solo un terzo è sintomatico. Nella fase critica, a marzo, individuavamo tutti soggetti sintomatici”. E ancora: “Siamo a quasi 700 persone ricoverate in terapia intensiva, un numero che non è paragonabile al momento del picco” della scorsa primavera. Inoltre, aveva osservato il professore, l’Italia è “un Paese con tasso di positivi in rapporto ai tamponi tra i più bassi d’Europa. La situazione sanitaria non è comparabile con marzo”, ha ribadito.

Ma il racconto di Locatelli si diffondeva ancora in ulteriori rassicurazioni. “Non credo che dobbiamo arrivare” a un coprifuoco serale per contrastare la diffusione dei contagi da coronavirus, “certo un occhio sugli assembramenti forse va dato, magari implementando i meccanismi di sorveglianza”. Per Locatelli, poi, “in Italia abbiamo imparato a proteggerci” e “abbiamo una formidabile capacità di fare tamponi”. “Io credo che le Regioni abbiano tutta una serie di piani per attivare le rianimazioni. Non sono stati attivati perché non ce n’è stata l’esigenza. Abbiamo 700 terapie intensive su 6.600 adesso”. Sempre secondo il presidente del Cts, è “indubitabile che ci sia stata forte crescita” del numero di contagi negli ultimi giorni, ma, non è necessario chiudere le scuole. “Prima la scuola – ha sottolineato – La scuola, insieme al lavoro e alle attività produttive, è la priorità. É stato fatto uno sforzo straordinario e va tenuta aperta. Il contributo della scuola nella diffusione del virus non è assolutamente d’impatto’’.

Il seguito lo conosciamo: la Penisola si trasforma in una sorta di tavolozza multicolore con un algoritmo al posto del pennello per segnalare il regime, variabile, di restrizioni a cui sono sottoposte le regioni; viene imposto il coprifuoco e sono martoriate le stesse attività economiche che si erano messe in sicurezza dopo le chiusure imposte dal lockdown. La linea è la seguente: stringiamo un po’ la cinghia adesso per goderci di più le Festività all’insegna del ‘’Natale con i tuoi’’. Poi viene decretato il bando alle piste di neve (come se gli sciatori della domenica fossero una divisione di alpini che combatte sul Montegrappa, uno a fianco all’altro nelle trincee); le persone vengono rinchiuse all’interno dei confini comunali trattando allo stesso modo gli abitanti dell’Urbe e quelli di Ca’ del Bosco; viene previsto un calendario per le Feste simile alla mappa di una caccia al tesoro. Ovviamente, inizia in grande stile la politica dei ‘’ristori’’.

Il contrario di come dice la canzone popolare: ‘’il feroce monarchico Bava (Beccaris, ndr) gli affamati col piombo sfamò’’. A persone che chiedono di poter lavorare si eroga un sussidio attraverso un ulteriore scostamento di bilancio. Poi qualcuno ha un’idea straordinaria: il cashback ovvero una parte dei soldi spesi a qualunque titolo, purché in modo tracciabile e di persona nei negozi a km 0 (vade retro Amazon), nelle prossime tre settimane, saranno in parte restituiti dal fisco. Forse nei Palazzi del potere pensavano che l’operazione fallisse alla stregua di ‘’Immuni’’; invece gli italiani si sono precipitati negli uffici postali a prendere l’app.  E nel primo week end utile le famiglie sono andate – ciascun componente  distanziato, mascherato, paziente ed ordinato nelle lunghe code – a fare le spese che erano state loro raccomandate per sostenere il mercato interno.

Il governo, alla vista di tante persone a passeggio, ha reagito come se vi fosse un’insurrezione (ricordate Luigi XVI che, il 14 luglio 1789, chiede al suo ministro se fosse mai scoppiata una rivolta e riceve in risposta: ‘’No Sire: è una rivoluzione’’).  Bei tempi quando, alla fine della lotta di liberazione in Algeria si scriveva sui muri: ‘’Un solo eroe, il popolo’’! Guai a dubitare che le misure adottate fossero sbagliate o, quanto meno inutili (è banale la considerazione che esista, per certe patologie, una sostanziale differenza tra la stagione estiva e quella invernale). Nessuno si chiede quanti siano stati (474mila circa) i decessi  (e  quali le loro cause) da gennaio ad agosto, perché potrebbe  convincersi  che non si muore solo di covid.

Ma non è consentito di mettere in discussione il ‘’pensiero unico’’: occorrono misure più severe per attraversare la ‘’terra di nessuno’’ che ci separa dalla somministrazione del vaccino, che arriverà a fiumi entro poche settimane e per il quale vengono date per scontate le autorizzazioni delle agenzie competenti. Non viene il dubbio che il contagio da covid-19 evochi quella ‘’rinocerontite’’ che imperversa nel dramma di Eugene Ionesco?

You may also like

Punto e a capo n. 51
Punto e a capo n. 48
Punto e a capo n. 47
Punto e a capo n. 45

Leave a Reply