14
Feb
2011

Copn un Iran senza Ahmadinejad, l’Italia guadagna miliardi

Tengo da parte ogni mia profonda e totale avversione al regime di Ahmadinejad e degli ayatollah, che opprime per un tragico errore dell’Occidente dal 1979 quello straordinario Paese di meravigliosa cultura e finezza che è l’Iran e il suo popolo, verso il quale nutriamo tonnellate di infondati pregiudizi. Pongo qui un altro porblema. Ci guadagniamo o ci perdiamo, se casca il regime. Ci guadagniamo, datui alla mano, molto più di qualunque altro Paese (tranne la solita Germania). E lo abbiamo dismotsrato nei difficili anni in cui, sanzioni o non sanzioni, il nostro export ha fatto boom in Iran.  OPrima che, ultimamente, ce la facessero pagare cara, gli americvani e gli altri partner europei. Guardiamo le cifre.

Che cosa significa, per l’economia italiana, l’interscambio con l’Iran entrato in una nuova fase di instabilità? Innanzitutto energia e petrolio, visto che la presenza dell’Eni in Iran data addirittura al 1957. Fin dall’inizio la presenza in Persia per la giovane compagnia italiana significava rendersi indipendente dal cartello delle allora “sette sorelle” angloamericane . E’ una presenza alla quale gli americani hanno continuato a guardare con preoccupazione e fastidio negli ultimi anni di sanzioni all’Iran. Ne abbiamo avuto conferma dai documenti rivelati da Wikileaks, settimane fa.

Attualmente, dopo le sanzioni rafforzate dall’ONU lo scorso giugno per i programmi atomici di Ahmadinejad e quelle europee di luglio, dopo investimenti per circa 3 miliardi di dollari in Iran nell’ultimo decennio attualmente gli impegni dell’Eni si limitano al completamento di due contratti petroliferi assegnati nel 2000-2001 in base al meccanismo del buy-back, che comporta per un determinato periodo di tempo lo sfruttamento di un giacimento per poi essere riconsegnato con tutte le strutture alle autorità sovrane locali.

Dal 2007 è avviata dall’Eni l’attività a Darquain, un giacimento petrolifero sulla terraferma che è stato inaugurato nel luglio del 2005 e che dovrà essere consegnato a partner locali. C’è poi attivo un secondo contratto per l’ estrazione di gas naturale, nel sito di South Pars al largo del Golfo Persico. In questo caso l’Eni si limita al recupero degli investimenti: parte del gas estratto ripaga gli impianti che vengono lasciati dall’ Eni alla società di Stato iraniana. Da Darquain entrano in Italia 35mila barili di petrolio al giorno, sui 150mila totali dall’Iran di approvvigionamento giornaliero italiano, quota che vale oltre il 10% del nostro import petrolifero totale. Dei 115mila barili non Eni, gli importatori sono gruppi italiani come Saras e Api, che ne curano la raffinazione.

Ma Iran non significa per l’Italia solo energia importata, anzi. L’Italia è quinto Paese al mondo nella graduatoria dell’export iraniano, dopo Cina, Giappone, Turchia e Corea del Sud. Ma nel 2010 è salita anche al quinto posto nella lista dei Paesi da cui l’Iran importa di più. Siamo il secondo paese europeo dopo la Germania.

Mentre nel 2009 l’export italiano in Iran aveva subito un tracollo, nel 2010 e soprattutto fino all’estate l’aumento era vertiginoso. Nelle macchine utensili e robotica la crescita era del 384%, nelle turbine a vapore del 236%, del 250% nelle macchine per la lavorazione del pane e mulini. Per l’intero settore meccanico si profilava un vero e proprio exploit, superiore ai 4 miliardi di valore. Ma, da settembre in avanti, è subentrato un problema serio di pagamenti. Vendute sempre più macchinari, dopo il giro di vite Onu e quello europeo da agosto si è fatta sentire la richiesta americana alle grandi banche internazionali di non garantire ed effettuare più i pagamenti di controparte iraniana. Per l’industria italiana è diventato sempre più difficile essere pagata, tanto che Tremonti d’accordo con Confindustria ha accentrato le procedure di garanzia presso il Comitato Sicurezza Finanziaria, al Tesoro. Attualmente è sottoposta a procedura di autorizzazione ogni transazione superiore ai 40mila euro, e nessuna grande banca neanche degli Emirati è più disposta alle anticipazioni.

Da questo punto di vista, un Iran a diversa conduzione politica potrebbe essere per l’economia italiana uno sbocco molto più ricco e interessante di quanto non sia stato nell’ultimo decennio “a rischio”. Abbiamo dimostrato di essere ottimi e apprezzati interlocutori delle imprese iraniane: senza sanzioni, non potremmo che crescere nell’interscambio.

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13 Responses

  1. Massimo Peruzzo

    ok, ma perchè dovrebbe cadere il regime? ci sono anche lì arie di rivolte tipo egitto, tunisia & co? a mio avviso, più si fanno pesanti le sanzioni internazionali, minori sono le possibilità di avere un Iran “democratico” (ovviamente democratico per i loro standard).

  2. Mi pare ci fosse un politico che diceva che le sanzioni all’Iran ci costano come una finanziaria.
    La soluzione per lui mi pareva fosse “fare finta di niente”. Non mi piacque perchè mi dava l’idea del capitalista che pensa agli affari suoi, sulla pelle dei popoli.
    Invece penso che un Iran democratico sarebbe una grande ricchezza per tutti perchè sprigionerebbe energie sociali e culturali ora represse.

  3. Massimo

    Il regime dello Scià cadde perchè Reza Palhavi non diede l’ordine di sparare sulla folla: gli attuali governanti non hanno di questi scrupoli.

  4. Negli anni ’70 la sinistra italiana sosteneva l’ ayatollah Ruhollah Khomeini in esilio a Parigi ed incitava alla Rivoluzione ed abbiamo visto come e’ finita, ora esalta altre rivoluzioni (Egitto, Tunisia) delle quali non sa niente, quali oligarchie le provocano, come si sviluppano e sopra tutto dove portano, ma questo alla sinistra italiana non importa, quello che conta e’ “essere contro”, gridare ed inneggiare alle e nelle piazze.
    L’Iran e’ un grande paese ricco di storia, cultura , tradizioni con un popolo intelligente, attivo ed voglioso di dialogo sul quale l’Italia dovrebbe puntare, se il Paese si aprisse al dialogo con l’Occidente, per contribuire ad allentare le tensioni in Medio Oriente, sviluppare sempre piu’ intensi rapporti di amicizia e di co-operazione anche economica, ove il nostro Paese ha grandi opportunita’
    Vi invito ad ascoltare e commentare il video-messaggio
    “Lo Stato cane ed uccello guata famelico i vostri beni” nel blog:
    http://www.segesufossetremonti.blogspot.com
    Molto interessante l’intervista di Oriana Fallaci all’ Imam Khomeini pubblicata dal Corriere della Sera del 26 Settembre 1979 reperibile in internet.
    Grazie

  5. maumen

    L’Iran non è che la punta dell’iceberg del mondo islamico. Sicuramente aziende come Mercedes e Siemens vennero salvate grazie a imponenti acquisti di pacchetti azionari da parte dello scià.
    1. L’unico Stato democratico di quell’area è Israele.
    2. Vorrei che chi si ingaggia a far politica prima avesse girato un po’ il mondo per fare esperienza, raffronti e confronti. Vorrei che tu fossi stato in Israele ed in Palestina e ne avessi osservato le diversità di civiltà quotidiana.
    3. Certamente è un nostro fondamentale interesse la pace fra il mondo religioso islamico ed il mondo occidentale. Un quinto della popolazione mondiale si riconosce nell’Islam. Oggi vivono fra di noi oltre tre milioni di mussulmani, altrettanti in Germania ed il loro numero è in continua crescita sia per le pressioni sui confini medio orientali europei e africani enfatizzati dall’ elevato tasso di natalità di tali popoli mussulmani immigrati. Oggi in Europa vivono quindici milioni di mussulmani, in Russia ulteriori venti milioni. Sia qui che la il processo d’integrazione dei concittadini mussulmani non sembra sufficientemente riuscito. Samuel Huntingtons, testuali parole, parlò di “clash of civilizations” (conflitto di civiltà) questo oltre dieci anni fa. Alcuni ritennero questa ipotesi per eccessivamente pessimista, altri hanno sviluppato un concetto geostrategico. Oggi dobbiamo ritenere un conflitto mondiale fra Islam e mondo occidentale possibile. Un simile conflitto potrebbe partire dall’Indonesia o dal Pkistan e Afghanistan fino all’Algeria e alla Nigeria toccando la Russia e i paesi Balcanici coinvolgendo le grosse città metropolitane europee. Motivi religiosi, movimenti rivoluzionari e modelli politico-sociali diversi associato a un motivo casuale può portare tale miscela ad esplodere. Ma l’esplosione può partire anche da occidente, dall’America o da Israele.
    4. Nessuno può disconoscere gli insediamenti mussulmani in Russia o nella penisola balcanica ed è impensabile tornare indietro. Anche i flussi migratori mussulmani verso Danimarca, Germania, Inghilterra, Francia, Olanda sono indiscutibili, irrevocabili e realtà. Pertanto dobbiamo esaminare attentamente ogni singolo fatto e vedere se è nel nostro interesse intervenire militarmente in certi stati mussulmani; Bosnia, Kosovo, Afghanistan, costiera libanese e corno d’Africa-la lista sarebbe troppo lunga.
    5. Noi italiani-europei, non siamo potenza mondiale, abitiamo su un altro continente ed abbiamo con il medio oriente ad eccezione della nostra quota di partecipazione come domanda mondiale di petrolio nessun interesse particolare.
    6. Il mio rapporto con Israele è e resterà precario ma d’istinto sono portato a difendere qualsiasi cosa si chiami democrazia.

  6. laura bendel

    nel ’79 mi trovavo in un college a Marburg in Germania e mia compagna di stanza era una ragazza di Teheran che la sua famiglia aveva mandato in Germania avendo capito la situazione difficile che ci sarebbe stata in Iran con il ritorno dell’ayatollah Kohmeni.
    Io ancora oggi penso che la colpa di come è l’Iran oggi è di Mitterand e della Francia che hanno dato ospitalità all’esule e gli hanno permesso di ordire in tutta sicurezza le sue trame eversive e fondamentaliste.

  7. marea

    Non bisogna porre limite di tempo negli studi é discriminazione, contro i diritti umani, bisogna impugnare, è contro il diritto fondamentale allo studio delle persone, è impensabile che si possa dire ad una persona devi studiare entro questi tempi, tra l’ altro il fenomeno in massima parte è dovuta a carenze universitarie.Si potrebbe prevedere solamente di dargli la possibilità di fare gli esami senza altri costi per l’ Università.Nel momento in cui non si pesa economicamente perchè si devono togliere?
    allora eliminiamo anche il tempo di validità delle lauree per tutti.Vale a tempo, 10 anni.poi scade.Ma che ridicolezze.Agli studenti, immatricolatevi nelle Università dove non toccano gli studenti, valutate bene i professori….

  8. marea

    e si dovrebbero togliere i professori/esse che parlano a sproposito.bisognerebbe guardare se sono diventanti ed hanno fatto carriera con ope legis.

  9. ALESSIO DI MICHELE

    Penso che la bomba nucleare dovrebbe essere disinventata, ma che nessuno dovrebbe decidere chi può fabbricarla e chi no; che, se
    l’ Iran la sta facendo, proibirglielo provocherebbe solo la “sindrome del martire assediato”, e diventerebbero più forti sia Ahmadinejad che i suoi amici russi; che l’ Italia avrebbe da guadagnare molto di più da un indebolimento del clero sciita: un indebolimento di quello cattolico, che non a caso recentemente ha avuto qualche episodio di sintonia con quelli lì. Perchè qualcuno sarà pure d’ istinto portato a difendere qualsiasi cosa si CHIAMI democrazia, ma io preferisco difendere ciò che E’ democrazia: ed attualmente non la si trova nè a Teheran, nè a Roma, e nemmeno a Tel Aviv.

  10. Massimo

    ALESSIO DI MICHELE :Penso che la bomba nucleare dovrebbe essere disinventata, ma che nessuno dovrebbe decidere chi può fabbricarla e chi no; che, sel’ Iran la sta facendo, proibirglielo provocherebbe solo la “sindrome del martire assediato”, e diventerebbero più forti sia Ahmadinejad che i suoi amici russi; che l’ Italia avrebbe da guadagnare molto di più da un indebolimento del clero sciita: un indebolimento di quello cattolico, che non a caso recentemente ha avuto qualche episodio di sintonia con quelli lì. Perchè qualcuno sarà pure d’ istinto portato a difendere qualsiasi cosa si CHIAMI democrazia, ma io preferisco difendere ciò che E’ democrazia: ed attualmente non la si trova nè a Teheran, nè a Roma, e nemmeno a Tel Aviv.

    Sarà anche ingiusto impedire all’Iran di costruirsi una bomba nucleare (noto che alla panzana del nucleare per scopi pacifici non crede proprio nessuno) ma siccome ci sono buone ragioni per temere che la voglia usare, forse è il male minore. Non è solo Israele preoccupato, ma come ha rivelato Wikileaks, anche tutti i suoi vicini. Improvvisamente tutti i paesi del Golfo, che pure rigurgitano di idrocarburi sentono il bisogno di costruire centrali nucleari; naturalmente solo per scopi pacifici.

  11. marea

    Non è vero che i fuori corso costano ai contribuenti perchè con la nuova legge per i fuori corso non si prendono più i finanziamenti del ministero.Faceva comodo averli perchè si prendevano soldi, ora non si prendono e i fuori corso sono scomodi.Questa è la verità.Non è vero nemmeno il calcolo dei costi marginali, bisogna vedere come si distribuiscono i costi. Supposto che per un corso di studi di 5 anni con 20 esami il ministero spenda 8000 euro all’ anno, più le tasse a carico degli studenti arriviamo a 10.000.In tutto 50.000. In quella somma è compreso il pacchetto completo(20 corsi da seguire, 20 esami da sostenere, tesi, posto in segreteria, etc….) tutto pagato. Ricevere il servizio in 5 anni o in 10 non cambia niente. Bisogna dare tutto il servizio, già pagato nel normale corso di studio.I soldi presi dai fuori corso sono soldi presi in più, che potrebbero intendersi come compenso per qualche spesetta in più.Non è vero l’ obsolescenza degli esami sostenuti perchè riferiti al proprio piano di studi che rimane invariato, approvato e per cui si è stipulato un contratto, non può essere retroattivo.Esiste il diritto a sostenere l’ esame con lo stesso programma riferito al proprio anno in corso.Il diritto alla salute, consente la chiusura di un ospedale, ma non il fatto che un ammalato si tolga dall’ ospedale a scadenza.Ed il diritto allo studio si riferisce proprio al fatto che uno studente non possa essere tolto dall’ Università.Al contrario non esiste il diritto all’ insegnamento.

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