26
Giu
2012

Contribuenti della gleba – di Nicola Fracassi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Nicola Fracassi.

Buongiorno,

mi chiamo Nicola Fracassi e sono un imprenditore. Nel 2006, insieme ad altri due amici, abbiamo fondato una società di informatica. Oggi, nel 2012, nonostante il periodo, abbiamo creato una struttura di circa 40 dipendenti con clienti sparsi in tutta Italia ed in giro per il mondo.

Vi scrivo per parlarvi della mia esperienza di imprenditore, Italiano, che cerca in tutti i modi di essere ligio alle regole che la società e lo Stato ci chiedono di rispettare. Non è stata un’impresa semplice ma in questi anni abbiamo reinvestito ogni singolo centesimo di euro nella nostra società per farla crescere, per farla diventare una realtà in cui dipendenti e datori di lavoro collaborano senza approfittarsi gli uni degli altri. Abbiamo appena chiuso il bilancio dell’esercizio 2011, anno in cui abbiamo più che raddoppiato il fatturato, assunto numerose persone e fatto molti investimenti in termini di ricerca e sviluppo. Al termine dell’anno, dato un utile prima delle tasse di poco oltre i 102.000 Euro (dovuti essenzialmente agli investimenti fatti sul personale), andremo a pagare oltre l’80% di tasse (merito di IRES e di IRAP)!

Ora io mi chiedo quale sia il messaggio che il nostro Stato stia cercando di passarmi, chiedendomi di pagare oltre l’80% di tasse!

  • Forse lo Stato mi sta dicendo che la tassazione da noi tiene già conto del fatto che gli imprenditori e le aziende evadono le tasse. Peccato che la nostra piccola azienda, che lavora esclusivamente con altre aziende, grandi banche, service provider, etc.. non faccia un euro di nero o di evasione ne sull’IVA, ne’ sul reddito, ne’ sui contributi dei dipendenti!
  • Forse lo Stato mi sta dicendo che è meglio NON assumere i dipendenti ma convincerli a rimanere con contratti “atipici”, cocopro, Partita Iva, etc.. perché altrimenti su di essi (IRAP) si paga una marea di tasse, alla faccia di qualsiasi cuneo fiscale (che onestamente mi sembra una vera e propria presa in giro). Peccato che la nostra piccola azienda abbia deciso, per codice morale, di usare solo contratti corretti e quindi che tutti i nostri dipendenti siano assunti a tempo indeterminato.
  • Forse lo Stato mi sta dicendo che è meglio pagare qualche buon “fiscalista” che studi metodi più o meno leciti per portare all’estero qualche fondo invece che reinvestirlo in Italia. Ma questo è qualcosa che non abbiamo la minima intenzione di fare perché vogliamo concentrarci sul nostro lavoro e non su quali siano i modi migliori per evadere o pagare meno tasse possibile… .e posso garantirvi che di “sirene” che ci suggeriscono di spostare altrove la nostra ditta ce ne sono!

Io sono un ottimista, amo il lavoro e in particolare questo lavoro, amo la tecnologia, amo questo paese e non ho nessuna intenzione di mollare o suicidarmi (con tutto il rispetto dovuto per quegli imprenditori che non ce l’hanno fatta, e sono in tanti) ma questo Paese ci deve anche spiegare cosa vuole che noi imprenditori facciamo per aiutarlo, perché la fiducia che oggi c’è, nonostante venga quotidianamente messa alla prova, non può non avere un limite.

Mi scuso per lo sfogo. Come detto, io ci credo e lavorerò ancora per dare il mio contributo a questa nazione. Come in tutto, però, arriverà un momento in cui, se nulla cambierà, sarà necessario trovare un altro posto in cui vivere ed avere un rapporto onesto e paritario con la società che ospita me e la mia famiglia.

Cordiali saluti

Nicola Fracassi

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54 Responses

  1. Mike

    Ammiro il Suo coraggio e la Sua determinazione. Ma questo Paese non La merita. Se ne vada altrove, finché è in tempo.

  2. VincenzoS

    Se l’utile è stato di 102.000 euro e su questo è stato pagato l’80 % di tasse vuol dire che al netto sono rimasti, arrotondando, 21.000 euro, cioè 7.000 euro per ciascun socio.
    Fanno, sempre arrotondando 600 euro al mese, roba da pensione sociale minima.
    Non credo assolutamente, Sig. Fracassi, che Lei e i suoi soci abbiate potuto vivere con 600 euro al mese a meno che qualche congiunto, genitori, partner o altri, abbia provveduto al vostro posto.
    Immagino pertanto che vi siate attribuito uno stipendio (non voglio sapere quanto) sul quale la tassazione, per quanto alta, non è l’80 %.
    Immagino poi che vi siate attribuiti alcuni benefit in natura (telefonino, auto aziendale, assicurazione e via discorrendo) che godono di trattamento fiscale più favorevole, seppur certamente non basso.
    Guardi, io sono un lavoratore dipendente che gode di alcuni di questi benefici, di altri ha goduto fino ad un cambio di proprietà dell’azienda e certe cose le conosco.
    Quando avevo l’auto aziendale, gasolio compreso, (il benefit che ho perduto), per me quello valeva circa 500 euro netti al mese. Ne pagavo si e no una cinquantina di tasse e all’azienda la cosa costava all’incirca 650 euro al mese, molto meno che mettermene 500 netti in tasca.
    In molte aziende, non in quella in cui lavoro che, causa dimensioni troppo grandi non potrebbe adottare tale pratica senza il rischio di farsi sfuggire la situazione di mano, è abbastanza diffuso il fatto che vengano chiusi entrambi gli occhi sulla natura delle spese portate dal dipendente a rimborso. Insomma la cena, se non qualcosa di più, con la moglie passa per cena di lavoro.
    Oppure, come si faceva anche da noi, prima che venissimo acquisiti dalla azienda troppo grossa per potere controllare questi fenomeni, fintanto che i biglietti aerei venivano emessi manualmente dalle agenzie di viaggio, quando uno doveva viaggiare l’azienda forniva il biglietto a tariffa piena. Si faceva fotocopia da allegare alla nota spese e poi si andava in agenzia a cambiarlo per un biglietto alla tariffa più economica possibile. Ci scappava il week-end in albergo a 5 stelle e avanzava pure qualcosa.
    Non voglio certo affermare che Lei utilizzi questi metodi e non voglio tanto meno giustificare la voracità dello stato. Ma quando si fanno alcune affermazioni la verità va detta per intero. Senza la verità non andremo, a mio avviso, da nessuna parte.

  3. Francesco

    Le dovrebbero fare un monumento, perché se il circo barnum dell’apparato pubblico ancora può stare in piedi (per poco) è grazie a persone come lei che dimostrano coraggio e integrità nella vita di tutti i giorni. Invece per “loro” Lei è solo un suddito da spremere. Comunque chapeau.

  4. Cesare

    Nel mio piccolo io ho fatto come lei nella mia vita di lavoro. Ora sono in pensione e rifletto a come ho sbagliato a fare quello che ho fatto. Dovevo lasciar perdere e andarmene via. Sto arrivando! Cosa ha risposto a me un rappresentante dello stato che mi stava controllando i registri? ” Se non ce la fa, chiuda”. Ha capito? Ci trattano da ladri, ci insultano e ci prendono per il culo. E lei fa l’idealista in uno stato come questo? Se ne vada,se ne vada finchè può.

  5. Cesare

    Il correttore automatico dell’ipad mi fa scherzi. Lo “sto arrivando” voleva essere un : Lo sa cosa ha risposto a me…

  6. TERZO STATO

    Il diritto di punire il tiranno e il diritto di detronizzarlo sono proprio la stessa cosa: l’uno comporta le stesse formalità dell’altro. M.R.

  7. Paul Revere

    Mi unisco al coro caro sig. Nicola,
    la ammiro per i risultati ottenuti e le auguro al più presto di migrare verso paesi dove non vi sia uno stato opprimente e prevaricatore.

  8. marcomaria

    Sig Fracassi abbia fede perche’ il tempo e’ riparatore delle ingiustizie, il fatto piu’ inquietante e’ che non io o altri dovremmo consolare e/o giudicare questo status quo ma gli organi competenti o le persone direttamente chiamate in causa!!! .Queste non si degnano,dall’alto del loro scranno, mimimamente di rapportarsi con Lei ,ripeto, e’ questo il nostro male come Italiani.Siamo,in maggioranza, rappresentati da persone supponenti ed altro ,distaccate dai problemi reali e ovviamente egoiste.Noi siamo numeri e come tale trattati, non si illuda che le cose cambino a breve, manca un senso civico di rispetto delle persone in quanto tali e cio’ deve partire dalle famiglie e dalle scuole, invece si insegna ad essere tolleranti, furbi ecc.ecc.,no comment!Distinti saluti e tenga duro,Marco M.

  9. Vincenzo

    Commento prima postato per errore come Vincenzo S

    Se l’utile è stato di 102.000 euro e su questo è stato pagato l’80 % di tasse vuol dire che al netto sono rimasti, arrotondando, 21.000 euro, cioè 7.000 euro per ciascun socio.
    Fanno, sempre arrotondando 600 euro al mese, roba da pensione sociale minima.
    Non credo assolutamente, Sig. Fracassi, che Lei e i suoi soci abbiate potuto vivere con 600 euro al mese a meno che qualche congiunto, genitori, partner o altri, abbia provveduto al vostro posto.
    Immagino pertanto che vi siate attribuito uno stipendio (non voglio sapere quanto) sul quale la tassazione, per quanto alta, non è l’80 %.
    Immagino poi che vi siate attribuiti alcuni benefit in natura (telefonino, auto aziendale, assicurazione e via discorrendo) che godono di trattamento fiscale più favorevole, seppur certamente non basso.
    Guardi, io sono un lavoratore dipendente che gode di alcuni di questi benefici, di altri ha goduto fino ad un cambio di proprietà dell’azienda e certe cose le conosco.
    Quando avevo l’auto aziendale, gasolio compreso, (il benefit che ho perduto), per me quello valeva circa 500 euro netti al mese. Ne pagavo si e no una cinquantina di tasse e all’azienda la cosa costava all’incirca 650 euro al mese, molto meno che mettermene 500 netti in tasca.
    In molte aziende, non in quella in cui lavoro che, causa dimensioni troppo grandi non potrebbe adottare tale pratica senza il rischio di farsi sfuggire la situazione di mano, è abbastanza diffuso il fatto che vengano chiusi entrambi gli occhi sulla natura delle spese portate dal dipendente a rimborso. Insomma la cena, se non qualcosa di più, con la moglie passa per cena di lavoro.
    Oppure, come si faceva anche da noi, prima che venissimo acquisiti dalla azienda troppo grossa per potere controllare questi fenomeni, fintanto che i biglietti aerei venivano emessi manualmente dalle agenzie di viaggio, quando uno doveva viaggiare l’azienda forniva il biglietto a tariffa piena. Si faceva fotocopia da allegare alla nota spese e poi si andava in agenzia a cambiarlo per un biglietto alla tariffa più economica possibile. Ci scappava il week-end in albergo a 5 stelle e avanzava pure qualcosa.
    Non voglio certo affermare che Lei utilizzi questi metodi e non voglio tanto meno giustificare la voracità dello stato. Ma quando si fanno alcune affermazioni la verità va detta per intero. Senza la verità non andremo, a mio avviso, da nessuna parte.

  10. Umberto

    Lei, come molti altri è un eroe in terra purtroppo sbagliata. Ed anche coraggioso nell’affermare di amare questo paese, forse alludendo al concetto più glorioso di nazione ma non certo di Stato.
    L’Italia non è degna di persone come Lei: se non ha vincoli personali che la trattengono, se ne vada come le hanno già suggerito.
    E che rimangano Invece gente come Polillo che per aumentare il PIL, fornisce ricette da baraccone o la pletora di Troie e ruffiani, ladri e incapaci di vari colori politici, tutti bravi a mangiare grazie al nostro sudato lavoro!

  11. Francesco

    @Vincenzo
    Non mi sembra che abbia detto che ha percepito solo il 20% di 102.000 Euro, ha solo detto che gli utli dell’azienda – i 102.000 Euro – gli sono stati tassati all’80%. Ora, dal momento che uno fa l’imprenditore e rischia in proprio non per percepire -eventualmente- uno stipendio – che sennò farebbe il dipendente – ma lo fa per percepire un utile, che sarà tanto più alto quanto più l’imprnditore è bravo. Di coseguenza tassare gli utili con questo tipo di aziende è totalmente disicentivante per chi fa o vorrebbe fare l’imprenditore in Italia. Tanto più che a livello Europeo -dico Unione Europea, non paradisi fiscali – gli utili aziendali sono tassati mediamente al 25%.
    Qunado parlo con colleghi stranieri -sono imprenditore – e gli spiego i livelli di tassazione Italiane rimangono con due occhi così e dicono del tutto spontanemanete che allora non ci sono altre soluzioni se non quella di evadere le tasse oppure andarsene. Io gli dico: aspetta, guarda la “qualità” di ciò che ti danno indietro per le somme pagate e penserai che tutti gli imprenditori Italiani sono pazzi. Infatti. Che ancora non abbiamo fatto la rivoluzione.

  12. andrea

    Vada via. Si salvi, finché può.
    Vada in Svizzera, in Romania, in Serbia.
    Vada via!
    Questo stato non la merita.

  13. Francesco

    @marcomaria
    Appunto, ciò che ci distingue da paesi più civili è che noi Italiani non siamo in grado di fare battaglie per delle questioni di principio. Facciamo a volte battaglie per questioni di parte (interessi di parte) ma mai per cose che riguardano “tutti”, come invece dovremmo fare se volessimo veramente che chi gestisce la cosa pubblica si comporti in modo efficiente e corretto. E invece no, sempre più lo stato si comporta in modo criminale e noi – la parte sana del paese- lasciamo passare tutto. Come se poi le cose si aggisutassero da sole. Invece meno si reagisce e più il Leviatano in tutte le sue componenti si allarga e ci prende gusto a divorarci. C’è un tale elenco di “iniquità” e di comportamenti criminali -sì criminali- da parte dello stato che sono passati senza alcuna reazione da parte nostra che ovviamente poi chi li commette si sente sempre più leggittimato a fare di peggio. I cittadini Italiani onesti, tutti, dovrebbero rispondere colpo su colpo a tutti i fatti inaccettabili perpetrati dalle istituzioni, in campo penale, tributario ecc in modo che capiscano veramente che non possono comportarsi in un certo modo. E invece vedo apatia, borbottii ma nessuno che voglia veramente prendere l’iniziativa per proteste di massa contro tutto ciò di inaccettabile che ci viene propinato quotidianamente dal mostro a tre teste (lo stato). Un vecchio adagio russo diceva così: vennero per gli ebrei e io non dissi niente perché non ero ebreo, vennero per i comunisti e io non dissi niente perché non ero comunista, vennero per i cattolici e io non dissi niente perché non ero cattolico. Un giorno vennerò per me e non c’era più nessuono che potesse dire niente. Ecco, le battaglie, per essere efficaci, devono essere fatte per questioni di principio, che riguardano tutti, non per interessi di parte, che riguardano appunto solo una parte limitata ma non hanno nessun potere “educativo” per chi ci dovrebbe governare “in nome del popolo Italiano” e invece ci governa “in noem degli affari suoi e contro gli interessi nostri”.

  14. marcomaria

    @Francesco
    Ognuno si merita cio’ che “ha creato” nella vita,me compreso che credevo nella Lega e in Berluscus in quanto lombardo come il sottoscritto(Miglio e’ stato allontanato a suo tempo ed ho incominciato a capire che la parte migliore di questo paese viene rigettata per ovvii motivi), mea culpa!!!
    Condivido tutto della sua mail con profondo rispetto per le sue idee, ma non posso dire altrettanto della maggior parte degli italici che pensano solo alle amenita’ quotidiane e non al futuro proprio e degli altri, li hanno lobotomizzati permanentemente, de gustibus non disputandum est.Buona serata e grazie. Marco M.
    P.S.Sono seriamente preoccupato perche’ dopo 38 anni di inutili voti da me concessi ai vari partiti, ho la imponderata voglia di appoggiare il M5S come voto di protesta solo ed esclusivamente per “ribaltare” (mia illusione) lo status quo attuale.Penso sia un errore ma ditemi allo stato attuale chi merita seriamente la nostra fiducia; se c’era una Tacher italiana non avevo dubbi!!!

  15. gaetano

    Gent.mo Nicola anch’io sono un imprenditore anzi un microimprenditore del Sud e quindi la capisco benissimo e ha tutta la mia solidarietà. Purtroppo ci troviamo in un paese intriso di ideologie vecchie come il cucco che sono dure, durissime a morire. Qui in Italia, gli imprenditori (per la maggiorparte onesti e non come si vuol far credere tutti evasori) che creano lavoro, sono visti indistintamente come dei nemici o come dei soggetti da spremere come limoni in nome di una presunta ricchezza che non esiste. Quindi caro Nicola, per quello che può servire, le sono virtualmente vicino e penso che le cose per chi cerca di fare il proprio lavoro onestamente e con la voglia e l’entusiasmo di migliorarsi, difficilmente miglioreranno, almeno a breve. Per me il messaggio che lo Stato dà a chi lavora, è ahimè fin troppo chiaro.

  16. Vincenzo

    @Francesco
    Non era assolutamente mia intenzione difendere la voracità dello stato italiano, non frequenterei neanche questo blog se lo volessi.
    Volevo solo sottolinerare che, per amore di verità, uno dovrebbe dire tutta la situazione.
    Lamentarsi per l’elevata tassazione va bene, ma se l’imprenditore, in aggiunta all’utile, che è giusto che ci sia e che non sia tassato a dismisura, si attribuisce pure un ricco stipendio e magari lo attribuisce pure a parenti che non lavorano se non saltuariamente nell’azienda, le cose sono un po’ diverse.
    Il padre di due miei carissimi amici di gioventù era medico e imprenditore nel settore medico, nel senso che oltre allo studio aveva messo su anche un laboratorio di analisi.
    Per ridurre l’utile aveva attribuito uno stipendio alla moglie, stipendio su cui pagava meno tasse, che andava lì una volta alla settimana a mettere a posto le carte. Tra l’altro in questo modo la moglie si è pure presa la pensione.
    Se l’imprenditore campasse solo dell’utile, senza attribuirsi stipendio e benefit vari sarei perfettamente d’accordo con tutto il discorso. Ma la realtà è diversa e per combattere le ingiustizie la prima cosa da fare è guardare in casa propria

  17. Tommy mas

    @Vincenzo
    Caro vincenzo, le ha risposto bene francesco, lei e’ un dipendente che ragiona e (purtroppo per lei) probabilmente ragionera’ tutta la vita con la testa del dipendente. Io ho fatto il dipendente per diversi anni in grandi aziende quotate a milano e ora da due faccio l’imprenditore in provincia, ho appena chiuso il mio primo bilancio in utile e come il sig. Fracassi mi sono trovato di fronte ad una tassazione ABOMINEVOLE che iniziero’ a pagare a rate dal 9 di luglio, perche’ soldi in cassa non ce ne sono! Lei probabilmente con i suoi ragionamenti da invidia sociale pensera’ che non ce ne sono perche’ i soci si sono pagati lauti compensi e macchine di lusso, mentre la verita’ e’ che sono stati investiti nell’ azienda e nel personale e soprattutto mangiati dallo STATO LADRO, che oltre a IRES E IRAP, si ciuccia anche centinaia di migliaia di euro in contributi, inail, tarsu, cosap, imu, addizionali energetiche, etc etc…
    Quindi si faccia un piacere, chieda scusa al sig. Fracassi e inizi a pensare da upmo libero e non da invidioso dipendente che fomenta le ruberie di questo STATO LADRO MEDIEVALE!!!

  18. @Vincenzo
    Gentile Vincenzo,
    capisco che possano esserci imprenditori che pensino esclusivamente alla propria ricchezza personale, fregandosene altamente della responsabilità che essere un imprenditore porta con se nei confronti dei propri dipendenti. Cosi’ come capisco che esistano dipendenti che credono di avere il diritto di ricevere indipendentemente da ciò che sono disposti a dare in cambio. Ma questo credo sia un modo vecchio di vedere le cose. Oggi o le cose funzionano per tutti o non funzionano per nessuno. E non credo di essere l’unico a pensarla così ma che oggi molti imprenditori lavorano insieme ai propri dipendenti per costruire il successo della propria impresa.
    Le posso garantire che nella nostra realtà, forse perché composta, sia da parte della proprietà che da parte dei dipendenti da persone abbastanza giovani ed appassionate di ciò che fanno, questo non accade. Ovviamente sia io che i miei soci percepiamo un compenso. Ovviamente questo compenso è un po’ più alto di quello mediamente percepito dai dipendenti. Ovviamente abbiamo un’auto (come alcuni dei nostri dipendenti) che usiamo per l’azienda e anche per uso personale… .FINE DEI “PRIVILEGI”!
    Ma quello che ho voluto esprimere con la mia testimonianza non è il lamento di una persona che crede di guadagnare poco. Ne’ mi interessa, anche se ringrazio quelli che mi hanno dimostrato solidarietà, sentirmi dire che sono un eroe.
    L’ho fatto perché vorrei far capire che fare impresa in maniera onesta oggi in Italia sta diventando davvero quasi impossibile. Ciò che fosse rimasto in cassa al netto delle tasse, come già successo in tutti gli anni precedenti, sarebbe stato esclusivamente usato per finanziare la crescita della società, visto che le banche oggi non lo fanno (nonostante ci dicano che i nostri bilanci siano perfetti, quando abbiamo chiesto un prestito per acquistare una sede, nessuno ci ha fatto una proposta o ci sono state fatte proposte assurde). E invece ciò non sarà possibile e io vorrei solo fare capire a questo Stato che in questo modo fare impresa perde completamente di senso. Quando, al netto del compenso percepito per il proprio lavoro, la ricchezza che un’azienda produce in un anno viene cannibalizzata totalmente dallo stato, quell’anno è stato … inutile.
    Non siamo abbastanza grandi per ottenere aiuti dallo stato, ne’ credo che interesserebbe a nessuno se noi non fossimo in grado di sopportare questo peso. Ma credo che questa sia la vera realtà delle imprese in Italia e quando si parla di CRESCITA di dovrebbe parlare di questo, di semplificare la tassazione, di semplificare i rapporti con i dipendenti, con l’istituzione tributaria e con la pubblica amministrazione, invece di pensare di incentivare la crescita costruendo nuove strade o grandi opere che alla fine daranno lavoro sempre agli stessi “amici degli amici”.
    Grazie a tutti per i vostri commenti e, davvero, lavoriamo per cambiare questo stato di cose! Io ci credo (per ora!!)

    Buona notte

    Nicola

  19. Fernando Bellese

    Ti capisco perfettamente complimenti per la tua forza, a me accadde lo stesso nel 2010 redditi 2009. Molta gente non capisce che se fai un reddito discreto, e per un anno fai crescere l’ utile, nel nuovo anno di quel maggior utile non ti resta che il 20%. Ora mi sento meno solo ma vorrei chiedervi dove andiamo di questo passo? Come si può fare a vivere da cittadini e non da sudditi. Io vorrei avere una road map. Non possiamo solo lamentarci e pagare sempre più tasse. Non si può lavorare in uno stato dove io mi rifiuto di lavorare di più perché il mio guadagno aumenta il prelievo fiscale raddoppia, dal 2010 ho paura di guadagnare; ho la ossessione delle tasse soffro di prelivofiscalfobia. Io nella vita faccio un lavoro meraviglioso: il Private Banker come libera professione; non sono dipendente e come ben capite per la tipologia di lavoro tutto è registrato.

  20. roberto

    io sono emigrato due volte, ovvero son stato abbastanza “avventuroso” da tornare…rendermi conto…e ripartire. Lei rifletta su quanto questa coraggiosa ostinazione, benemerita, rischi di darle troppo stress e patemi.

    la vita e’ una sola: se lei ha fatto bene qui, fara’ bene dappertutto…in qualsiasi posto. se la goda

  21. Vincenzo

    @Tommy mas
    Non ho nessuna invidia per nessuno e come ho scitto, non ho nessuna intenzione di ifendere la voracità dell STATO LADRO da lei così ben descritta.
    Cerco solo di fare una operazione di verità, se capisce cosa intendo.
    Un tizio strano, antesignano dei capelloni, disse “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Come al solito noi uomini abbiamo inteso le cose un po’ malamente e abbiamo fatto diventare queste parole insieme a “porgi l’altra guancia” un invito a perdonare tutto e a passare sopra a tutto, cosa che non rispondeva assolutamente a quanto detto. Quel tizio, non a caso finito sulla croce, ci invitava a riflettere prima su noi stessi e solo dopo avere riflettuto su noi stessi a parlare di ciò che fanno gli altri.
    Non a caso ho parlato in primo luogo di me stesso che, come dipendente, sono e sono stato complice interessato dell’azienda, in operazioni di elusione fiscale (il telefonino aziendale pagato anche per le telefonate private, l’auto aziendale che purtroppo non ho più, le assicurazioni pagate dall’azienda, i biglietti di aereo scambiati) e e dei genitori di miei carissimi amici.
    Che queste siano forme per difendersi dalla voracità dello Stato è vero, ma è anche vero che dello Stato (che poi siamo tutti noi) chiunque abusa, chi più chi meno.
    A cominciare dalle cose più piccole, gettare un pezzo di carta per strada, tanto poi c’è lo spazzino che pulisce. Come che lo spazzino lavorasse gratis.
    Una volta che uno si è fatto l’esame di coscienza in proprio può parlare con la forza di chi non ha nulla da nascondere. Ma non perché “è senza peccato”, ma perché i suoi “peccati” li ha ammessi di fronte agli altri

  22. Stefano

    ….e quanto afferma il sig.Nicola Fracassi, per quanto assurdo ed ingiusto, è comunque in linea con la normativa vigente (altrettanto assurda ed ingiusta).

    Vorrei tornare al tema IMU: questa imposta, votata dal Parlamento nel dicembre 2011, viene modificata dalle delibere comunali nel corso del 2012 per definire le aliquote comunali addizionali (ed esiste inoltre la spada di Damocle di un aggiornamento ulteriore delle aliquote che potrebbe essere deciso dal Governo fino al prossimo dicembre 2012).

    Peccato che esista e sia in vigore una altra legge dello Stato (detta non a caso Statuto del Contribuente) che prescrive che ogni modifica ad imposte periodiche debba entrare in vigore solo nell’anno successivo a quello nel quale viene deliberata (e quindi solo a partire dal 2013).

    In questo caso – indipendentemente dalla opinione che ciascuno di noi si è fatto sull’IMU stessa – esiste una legge dello Stato che viene continuamente disattesa da chi afferma, Comuni e Ministero in testa, che il saldo di dicembre debba essere calcolata sulla base delle aliquote deliberate dai Comuni nel corso del 2012.

    E quello che è peggio è che nessuno, né partiti, né media, né opinione pubblica si ribellano a questo abuso del potere che ricaccia noi Cittadini al ruolo di servi della gleba non tutelati da uno Stato di Diritto, ma solo da spremere.

  23. Paolo 54

    @Vincenzo
    anche io ho avuto entrambe le esperienze. 30 anni mio padre artigiano, poi passato commerciante per problemi di salute (ma come campare con 200.000 lire/mese di pensione ?) e fino a 70 anni. Io 20 anni piccolo imprenditore (6 dipendenti, sistemi industriali) con intervalli di dipendente e dipendente pubblico ora.
    Le garantisco che non c’è paragone ! Quello che dice in merito a macchina è vero, il resto molto meno (e chi aveva il tempo di andare a cena con la famiglia ! Fuori orario di lavoro si doveva pensare a contabilità, banche, amministrazione. Vacanze poi con il telefono e, come è successo, possibilità di rientro immediato per problemi).

    E le aggiungo anche un assurdo che forse molti non conoscono. Ho fatto anche per tre anni l’ispettore incaricato di giudicare le domande di finanziamento pubblico e ne ho visti di bilanci e aziende. Bene quello a cui è difficile credere è vedere alcune situazioni in cui l’azienda ha un utile prima delle imposte e va in passivo dopo averle pagate !
    Succede in genere quando c’è una inversione di tendenza nel fatturato e l’azienda fa la sciagurata scelta di tenere il personale. A quel punto l’IRAP la uccide, semplicemente

  24. Vincenzo

    @Paolo 54
    Vedo che le risposte ai miei commenti continuano a non cogliere il punto fondamentale che è:
    LO STATO E’ LADRO E PER POTERE AFFERMARE CON FORZA E CREDIBILITA’ QUESTO FATTO PRIMA FACCIO PULIZIA IN CASA MIA.
    Io sono il primo che sarei favorevole a una rivolta fiscale contro lo stato ma fatta alla luce del sole. Come?
    Dichiarando tutto, eliminando tutti i trucchetti vari che si fanno per pagare di meno (ne ho citati alcuni, ma avendo lavorato per un po’ in una società di consulenza di direzione per PMI ne conosco anche altri, nessuna azienda che ho incontrato aveva una contabilità veritiera), dopodichè NON VERSANDO IL DOVUTO e appendendo la dichiarazione dei redditi sulla porta di casa, di bottega, di azienda con sotto scritto: “CARI CONCITTADINI QUESTO E’ QUELLO CHE LA MIA ATTIVITA’ MI RENDE E QUESTO E’ QUANTO LO STATO MI CHIEDE. SECONDO VOI E’ GIUSTO CHE IO PAGHI TUTTI QUESTI SOLDI O HO FATTO BENE A NON PAGARE? SE PENSATE CHE HO FATTO BENE SOSTENETEMI NELLA MIA LOTTA CONTRO EQUITALIA”.
    Questo è quello che fa Giorgio Fidenato (ne ha mai sentito parlare?) nella sua lota contro il sostituto di imposta. Manda l’unico dei suoi dipendenti all’Agenzia delle Entrate, mada la denuncia contributiva all’INPS ma non effettua i versamenti direttamente dando ai dipendenti il lordo dicendogli di provvedere da sé al pagamento. Dopodiché si è autodenunciato. Tutti, o almeno coloro che vogliono essere informati, così sanno come stanno le cose nella sua azienda e lo possono sostenere con consapevolezza in una battaglia contro il fisco vorace.
    Io non mi sento di sostenere un imprenditore che magari dice di pagare l’80 % di tasse sul poco utile che ha dichiarato e poi magari, tramite magheggi vari, si è messo in tasca svariate centinaia di migliai di euro nascosti chissà dove. Lo sosterrò nel momento in cui quei soldi li porta alla luce del sole e affermerò con fermezza che non è giusto che lo stato gli prenda l’80 %. Ma prima deve fare questa operazione di verità. Non sarà il caso del Sig. Fracassi, non ce l’ho certo con lui. Il mio intento è stato solo quello di fare una operazione verità perché senza di quella lo stato ladro vincerà sempre contro il cittadino.
    Chiunque abbia lotatto contro un’ingiustizia facendo rivoluzioni e guerre di resistenza si è sempre esposto e ha rischiato in prima persona. Il motivo per cui aborriamo il terrorismo, anche quando nasce da un giusto motivo, è il fatto che il terrorista si nasconde e così facendo ci fa andare di mezzo anche persone che non c’entrano niente.
    Quindi: RIVOLTA FISCALE? SI, GRAZIE MA ALLA LUCE DEL SOLE

  25. Aldus

    Una società come quella che avete creato dovrebbe essere trasferita immediatamente in Svizzera (o Croazia, Slovenia, Serbia, ecc ecc)!
    Auguri

  26. Diego751

    Il problema per le imprese e per gli imprenditori non è solo e soltanto sopravvivere, è crescere!
    E si cresce con gli investimenti, cosa che richiede capitali e questi, o si possiedono o si trovano.
    Ammesso che per il proprio progresso sociale i capitali non si hanno (altrimenti si sarebbe già progrediti), si devono trovare e questo si fa o chiedendo in banca o reinvestendo gli utili prodotti.
    Il primo caso è ormai utopia. Il secondo se si è bravi e si vive in uno stato lungimirante, è possibile.
    Ora, mi si spieghi come fa un’impresa nel settore delle nuove tecnologie a fare investimenti significativi, quando le resta un quinto del reddito che produce. Fatta la tara dei vari imprevisti, ormai anche di natura normativa, quanto può investire in innovazione un’impresa che dispone solo della quinta parte di ciò che produce?
    Senza investimenti, non aumenta la produttività, e senza di essa non cresce l’economia.
    @VincenzoS

  27. Diego751

    VincenzoS :
    Se l’utile è stato di 102.000 euro e su questo è stato pagato l’80 % di tasse vuol dire che al netto sono rimasti, arrotondando, 21.000 euro, cioè 7.000 euro per ciascun socio.
    Fanno, sempre arrotondando 600 euro al mese, roba da pensione sociale minima.
    Non credo assolutamente, Sig. Fracassi, che Lei e i suoi soci abbiate potuto vivere con 600 euro al mese

    È vero, non si può vivere con così poco, anche se molti precari ci riescono. Tuttavia il meccanismo dell’IRAP è tale per cui si conosce solo alla chiusura del bilancio quanto si andrà a pagare. E sempre ammesso che non intervengano leggi peggiorative, la programmazione fiscale è possibile solo entro limiti laschi. Il risultato è che l’imprenditore può trarre per tutto l’anno un reddito apparente, apparentemente superiore agli effettivi 600€ mensili. Come? Indebitandosi senza saperlo con lo stato. A fine anno fiscale i nodi vengono al pettine e se non si è stati accorti (o sarebbe meglio dire fortunati) si va in ginocchio dalle banche a chiedere un finanziamento… o si chiude.

  28. ALESSIO DI MICHELE

    @ Nicola Fracassi:

    se la può cconsolare, io ho avuto annate molto peggiori: costretto a fare un lavoro per cui non sono tagliato (venditore di polizze) invece di quello per cui mi ero “arruolato” (consulente assicurativo, che mi piacerebbe e per il quale sono molto preparato), in alcune annate ho avuto cifre tipo: ricavi annui € 3.800 (ricavi e non utile), solo il “cartellone” dell’ INPS € 3.780. Però poi mi trovavo di fronte anche imprenditori che arrivavano all’ appuntamento col BMW Z4 e dicevano: “no, € 600 deducibili fatturati annui per proteggere completamente la mia attività dall’ incendio sono troppi; se succede qualcosa, poi vedo”.
    Ovvero: la gran parte dei suoi colleghi non è come lei, e si merita questo stato, per il quale ha, senza accorgersene, lottato attivamente.

    Saluti

  29. lionello ruggieri

    Bah, lo Stato italiano si comporta in modo indegno e fa leggi indegna come quella ce prevede il pagamento del 30% del’accertato in attesa di giudizio (se l’accertato ha ragione enon ha evaso probabilmente non potrà pagare ma l’evasore sì), ma, detto questo, la percentuale dello 80% non può che esere fruttto di fantasia, le aliquote Irese e Irap le conosciamo tutti e non consentono in nessun modo di arrivare a valori del genere.

  30. Andrea

    @lionello ruggieri
    Purtroppo non sono valori di fantasia perché l’irap non è deducibile e te la ritrovi tra gli utili. Si corrisponde in questo modo un ulteriore 27,5% che tu hai già pagato come irap, ma che per le nostre leggi è utile.

  31. martino

    Vedo che molti non colgono appieno il problema: è inutile divagare su benefit, stipendio dato alla moglie, ecc. Questi sono piccoli escamotage che non sempre rendono ( i benefit per gli amministratori sono tassati, ma spesso i beni non sono deducibili se non in misura ridotta, ecc). Il problema è che un’azienda deve avere utili, non per arrichire l’amministratore, ma per crescere, per fare investimenti e ricerca! Punto. L’imprenditore non dovrebbe perdere tempo tra consulenti del lavoro, commercialista e burocrazia varia. Negli uffici di gran parte delle piccole aziende non dovrebbero esserci solo contabili che passano il tempo a seguire nuove norme, nuove scadenze, nuovi moduli per le dogane, ecc. Lo Stato ha fatto una scelta di tassazione: con IRAP e varie voci indeducibili ai fini IRES ( tra cui ICI-IMU, parte delle auto aziendali, quota terreno dei capannoni, ecc) ha cercato di garantirsi un’entrata certa, legata a costi aziendali non facilmente comprimibili o eliminabili, e slegata dall’andamento del mercato ( se c’è crisi, l’IRAP è sempre quella!!). SI arriva così a pagare anche un 80% di tasse sugli utili. Quello che resta spesso va a coprire perdite sui crediti. Così addio investimenti. E’ una situazione pericolosa: lo Stato non è per niente lungimirante, ma cerca solo di coprire una spesa pubblica sempre più vorace e che nessuno riesce a riportare ad un livello corretto. A ciò si aggiunga una burocrazia asfisiante e una giungla di norme che servono solo ad accontentare alcune categorie. Bisognerebbe cambiare rotta, non per accontentare gli imprenditori, ma per avere aziende più competitive, più moderne, e quindi posti di lavoro più sicuri, magari di più alto livello, ecc.

  32. marziano

    vincenzo non capisco perché parla di pulizia. i soci e amministratori si danno un compenso quali amministratori ed alcuni benefit, e quindi? cosa c***o centra con il fatto che, tolti questi costi, fai 102.000 euro di utili, lo stato e tassa l’8o%? assolutamente niente.
    se poi il suo intento è “dimostrare” che il sig. fracassi mangia comunque, mi scusi, non ha capito proprio nulla di ciò di cui si discute. ci mancherebbe dato che crea ricchezza!!!
    mi sta dicendo che i costi determinano l’utile netto? è allora? guardi che anche il compenso di amministratore è tassato uguale al reddito da subordine. quindi? mi pare che lei non abbia gli strumenti per capire. del resto, mi scusi, è un dipendente e come tale ragiona.

  33. Mike

    Per dare un’idea del regime fiscale sulle imprese, vigente in Italia , porto un esempio personale. La società (una s.r.l.), di cui mio fratello possiede una partecipazione, ha subito l’espropriazione di circa 30.000 mq. di terreno agricolo per la costruzione della terza corsia dell’A4 – tratto Venezia – Trieste. Pur non trattandosi di un’operazione (es. una compravendita) liberamente posta in essere nell’ambito dell’esercizio dell’attività di impresa, la società ha dovuto pagare l’IRES e l’IRAP sulla plusvalenza data dalla differenza tra l’indennità di espropriazione e il valore a bilancio del terreno espropriato. Una vera vessazione, “una tassa sull’esproprio”, in barba alle norme internazionali che riconoscono e tutelano il diritto di proprietà (v. CEDU). Caro Sig. Fracassi, se ne vada finché è in tempo. Questo Paese disprezza chi fa impresa.

  34. martino

    * lionello
    Certo che ci si arriva a quelle cifre. L’IRAP si calcola su forza lavoro ma anche su interessi. Ai fini Ires ci son varie voci non detraibili. Per rimanere all’esempio dell’impresa del post, probabilmente pagherà l’IRES non su 102mila euro, ma su un valore di 140mila. E l’IRAP, avedo 40 dipendenti, su un valore di 1200mila euro.
    Quindi 27.5%*140mila + 1200mila*3.9%= 85mila. ( calcoli fatti a spanne, ma penso non molto lontani dalla realtà!!)

  35. Rick

    Il Signor Fracassi fa un discorso molto interessante (e mi scuso se il punto è già stato sollevato, non ho letto tutta la discussione).

    Eccolo qua:

    “Forse lo Stato mi sta dicendo che è meglio NON assumere i dipendenti ma convincerli a rimanere con contratti “atipici”, cocopro, Partita Iva, etc.. perché altrimenti su di essi (IRAP) si paga una marea di tasse, alla faccia di qualsiasi cuneo fiscale (che onestamente mi sembra una vera e propria presa in giro). Peccato che la nostra piccola azienda abbia deciso, per codice morale, di usare solo contratti corretti e quindi che tutti i nostri dipendenti siano assunti a tempo indeterminato.”

    Ora, e chiedo a tutti voi, chi ha ragione? Chi sostiene che la riforma Fornero sia una boiata (magari non così brutale, ma il giudizio di Oscar Giannino non era proprio lusinghiero se ricordo bene) o chi, come il Signor Fracassi, sostiene che è assurdo l’attuale regime fiscale per cui le imprese sono fortemente incentivate ad usare, snaturandone la ratio, i contratti atipici?
    Logica da cui discende la riforma del Ministro che serve proprio, rispettando il vincolo di bilancio, ad eliminare queste storpiature?

  36. luca

    Direi al sig. Frasassi di non indebitarsi per comprare dei muri, ne trova quanti ne vuole a prezzi e valori decrescenti. ho visto diverse imprese floride impazzire per la nuova sede, faraonica ed ingiustificata e di li a poco finire gambe all’aria
    gli direi di soprassedere, di pensare al vero valore della sua impresa che ritengo siano i suoi dipendenti con le loro conoscenze.

    cambiando un poco argomento vorrei ricordare come quella oscenità dell’irap sia stata introdotta da quel genio di D’Alema e del suo fidato Visco; tanto per sapere chi ringraziare…

  37. G.R.Albertazzi

    Caro Nicola, non demordere !! sono del parere che la tua e tante altre piccole voci (oggi forse ancora sussurri) presto verranno ascoltate. Il mondo economico è profondamente squilibrato e l’Italia rischia di pagare un prezzo più alto di altri se non si provvede da subito ad arginare i costi della spese pubblica.
    Ti suggerisco la lettura dell’articolo di G. Sartori sul Corriere, cosa ne pensi?.
    Buon lavoro

  38. Marco

    @Vincenzo
    Gent.mo Vincenzo,
    quando dice che bisogna dire tutto, diciamo pure che:
    1) i benefit aziendali che lei cita non sono deducibili in tutto, ma solo in parte ad es. il cell all’80%, per l’auto salvo sia un autocarro, la deduzione dei costi è del solo 50% con il limite di (non ricordo la somma precisa ma sbaglio di poco) 20.000 euro. ecc..
    2) La tassazione sul compenso, non è dell’80% ma probabilmente è più alta perchè l’irpef è superiore dell’Ires, e alcuni benefit fanno fringe benefit. (Ires 27% Irpef a seconda del reddito, manca l’Irap, ma la si è pagata con l’azienda.)
    3) A tutto quanto sopra detto mancano ancora le imposte indirette (Iva, accise sulla benzina, canone rai, bollo ….devo continuare?)

    Ma francamente non credo sia questo il punto che il buon vincenzo voleva sollevare, perchè è ovvio che non vive solo di 20.000 euro di utili, il punto è che altri ordinamenti hanno una pressione estremamente più favorevole e che una pressione fiscale così elevata crea una serie di problemi che ci sta spingendo in recessione.

  39. Federico

    Io, con la mia famiglia, abbiamo deciso due mesi fa di gettare la spugna. Abbiamo sempre lavorato e ci siamo incaponiti e per salvare le nostre aziende abbiamo consumato tutto il patrimonio. Ora, visto l’atteggiamento ladro del nostro stato amministrato a ogni livello da parassiti incapaci, abbiamo deciso di vendere tutto e andare all’estero. Destinazione: nazione dove le tasse sono eque rispetto ai servizi e dove l’onere della prova spetta, in ogni ambito, a chi accusa. Non mi vergogno, ho 36 anni, e vorrei vivere, non sopravvivere.

  40. Vincenzo

    @Marco
    Che lo Stato sia ladro lo affermo con certezza anche io.
    Ho citato Giorgio Fidenato che conduce una battaglia a viso aperto contro il fisco senza nascondere nulla con espedienti vari, per quanto piccoli essi siano.
    Per vincere la battaglia contro il fisco bisogna sfidarlo a viso aperto. Io non ho strumenti per farlo, sono un dipendente tartassato, ma se c’è da dare sostegno a qualche gruppo sono pronto a farlo.
    Quello che io propongo è di uscire dagli strumenti più o meno elusivi per fare la battaglia in campo aperto.
    Quando ho lavorato per la società di consulenza ne ho sentite di tutti i colori: consulenze ad esperti stranieri che in realtà erano società di comodo create dallo stesso imprenditore che preparava il lavoro, lo spediva per posta fuori, ci faceva mettere una firma da un qualche prestanome locale che poi fatturava, creazione di una società all’estero che fungeva da agente generale per le esportazioni. Un buon 50-60 % delle società che contattavo ammetteva candidamente che non avrebbero mai fatto entrare una società di consulenza all’interno della loro azienda per paura che questa poi facesse la spia al fisco.
    Ma domando: si può combattere lo STATO LADRO E PARASSITA in questo modo?

  41. Francesco

    @martino
    Condivido pienamente. Con una tassazione degli utili così alta lo stato non fa altro che incentivare le aziende a “non essere sane”, perché se lo fossero e volessero crescere dovrebbe contare sugli utili per reinvestire da una parte e per remunerare evetuali finanziatori dall’altra. Solo in questo modo le aziende possono crescere in modo sano e competere veramente sul mercato globale. Tuttavia in italia la situazione è tale per cui il meccanismo sano di crescita dell’azienda è bloccato sul nascere. Ho visto recentemente un’azienda straniera che voleva acquistare una parte della mia azienda, che opera in un settore iperspecialistico, ed erano dei ragazzi molto giovani, che avevano dietro dei soci finanziatori che gli lasciavano carta bianca purché portassero a casa utili in linea con le previsioni. Quando gli ho spiegato il regime fiscale italiano sono rimasti molto perplessi, e sì che hanno già acquisito partecipazioni in quasi tutti i paesi euorei, ma in italia è probabile, purtroppo, che non lo faranno, perché, mi hanno detto, come facciamo a chiedere a chi ci finanzia che si potrà portare a casa al massimo il 20, 25% dell’utile?

  42. Mike

    @Francesco
    Concordo. E aggiungo che, di fronte alla recente terremoto in Emilia, Lombardia e Veneto, che ha messo letteralmente in ginocchio imprese (cioè imprenditori, lavoratori e rispettive famiglie !), uno Stato serio ed onesto non si sarebbe limitato a prorogare i termini di pagamento delle imposte. Sig. Fracassi, ci pensi bene!. Uno Stato – amico dell’impresa si vede nel momento del bisogno. Il nostro è uno Stato – nemico dell’impresa.

  43. stefano

    Vincenzo :
    @Francesco
    Se l’imprenditore campasse solo dell’utile, senza attribuirsi stipendio e benefit vari sarei perfettamente d’accordo con tutto il discorso. Ma la realtà è diversa e per combattere le ingiustizie la prima cosa da fare è guardare in casa propria

    Ma che discorsi sono? Ma per quale motivo un imprenditore non dovrebbe attribuirsi uno stipendio più alto della media e dei fringe benefit, viste le responsabilità che si prende, visto il merito nell’aver dato vita a una realtà che crea ricchezza per tutti, visto il mazzo che si fa? Ma dove siamo, nell’URSS degli anni 50? Roba da matti.
    Ma del resto sappiamo bene che denigrare chi crea e quindi ha di più è il vecchio vizio dell’Italia cattocomunista, che non morirà mai.

  44. marcantonio

    E non finisce qui!!!
    L’utile che una piccola azienda va a dichiarare il più delle volte va a finire in fondi di magazzino che si accumulano anno dopo anno. Se ciò che hai dichiarato non raggiunge la congruità agli studi di settore rischi di essere convocato all’ufficio delle entrate. Ti devi accordare con quei signori funzionari che non intendono ragioni perchè tu sei il ladro e loro prenderanno una percentuale su quanto riescono ad estorcerti.
    E’ vero ti sei fatto uno stipendio talvolta più misero di quello dei tuoi dipendenti, e come potresti vivere altrimenti, ma ancora non basta: dovrai pagare l’iva su qualsiasi cosa che andrai ad acquistare, accise sempre più alte, imu e chi più ne ha più ne metta. Quando poi leggi degli stipendi che si fanno coloro che fanno le leggi che ci rapinano ti devi gioco forza incazzare e speri che qualcuno abbia la forza di organizzare una rivolta fiscale costi quello che costi.

  45. Francesco

    Ci sono tutti i presupposti per una nuova rivoluzione francese. Lì era la nobiltà che campava a sbafo della borghesia che produceva e che non aveva nessuna rappresentanza politica, oggi in Italia è la politico-tecno-burocrazia statale che vive succhiando il sangue a chi produce e non gli riconosce nessuna rappresentanza politica e nessuna voce in capitolo. Che aspettiamo a organizzarci?

  46. Amilcare

    Credo, dopo aver letto i vari commenti, che continui a non emergere adeguatamente il chiaro messaggio di questo “appello” e della rispista data dal Sig. Fracasso al Sig. Vincenzo: la sua azienda è condannata, è condannata come una pianta a cui si strappano i rami, si tagliano le radici, si rubano i frutti e poi, l’anno dopo, si torni sul luogo del delitto per perpetrare lo scempio, perché questo significa lasciare il 20% di utile in un mercato fortemente competitivo come quello in cui opera la sua azienda.
    Quello architettato dallo stato italiano è un sistema intrinsecamente rivolto al delitto, Lei dice che la sua azienda è troppo piccola per essere interessante, si sbaglia, esiste tutta una rete di loschi figuri prezzolati più o meno direttamente dallo stato italiano, pronti a proporLe il loro aiuto per ottenere il tale incentivo o il tal altro prestito agevolato per poter ottenere, pagando si intende, quel diritto alla crescita che spetta alla sua azienda in ragione dei risultati, ma che la fiscalità le nega, non certo per caso, ma per ribadire la centralità dello stato nel concedere alle imprese il diritto di sopravvivere, retaggio delle signorie mai veramente estinte.
    Inutile destinare agli incentivi quote sempre volutamente impalpabili della fiscalità dello stato, restituiamo all’imprenditore il diritto di scegliere come investire i frutti del proprio lavoro, riportiamo la tassazione al 50%, oppure continuiamo a guardare inermi i capitali fuggire e le imprese chiudere.

  47. Amilcare

    Correzione:” Fracassi” e non Fracasso e “risposta” anziché rispista …. questi dannati correttori automatici!

  48. @Amilcare
    Caro Amilcare, credo che lei abbia centrato esattamente il punto.
    Sarei anche disposto a pagare il 40 o il 50% di tasse in cambio della certezza della tassazione, della semplificazione delle regole di deducibilità, della possibilità di pagare l’IVA al ricevimento dei pagamenti (invece che anticipare allo stato facendo IO da banca per lo stesso), della possibilità di detassare gli utili reinvestiti in azienda, etc…
    Io una proposta ce l’avrei.
    Prendiamo 100, 1000 aziende di dimensioni medio piccole, in tutta Italia. Applichiamo ad esse per 1 anno un modo completamente nuovo, come se fosse scritto da zero, di gestire il rapporto tra queste e lo Stato e l’Agenzia delle Entrate (con alcuni esempi tra quelli sopra descritti o altri che potrebbero essere suggeriti da imprenditori, lavoratori, Agenzia delle Entrate) e vediamo che risultati si possono ottenere. Sono convinto che si scoprirebbero cose molto interessanti; ad esempio che aziende che funzionano e che possono crescere possano contribuire alla causa comune molto più di quanto non possano fare aziende fiscalmente annichilite dal fisco.

    OK, OK, esco dal mondo dei sogni e torno coi piedi per terra. Vado a terminare gli studi di settore 🙁
    Adieu

  49. Claudio Di Croce

    @Francesco
    Lei ha perfettamente ragione : solo che la nobiltà e i clero costituivano una piccola minoranza , adesso in Italia la classe di parassiti che ci rovina ( blocco politico-burocratico ) è composto da almeno quindicimilioni di voti e in più hanno in mano lo stato , la polizia, i carabinieri, i giudici, i prefetti, i questori , gli esattori delle imposte , i comuni, le province , le regioni ecc.. ecc. Con il voto non sarà mai possibile , perchè possono avere idee politiche diverse ma quando si tratta di difendere le loro rendire parassitarie sono tutti uniti. Quindi ?

  50. andrea

    caro nicola ,lei come noi e’ vittima del signoraggio e della riservafrazionaria,nonche’ del finto debito pubblico inesistente,creato ad arte dai rentiers internazionali x dissanguarci e renderci schiavi.guanrdi in sintesi.nn se ne’ uscira’ mai fuori, a meno della terza guerra mondiale.le sintetizzo il concetto.il sistema monetario e’ invertito.ovvero la moneta e’ debito.piu crei moneta piu’ aumenta il debito,che per essere ripianato ha 2 strade,le tasse eccessive ,come succede ora che uccide un paese sono e competitivo come il ns(la cosa e’ studiata ad arte) o il default. se la gente conoscesse la truffa della moneta ,domattina ci sarebbe la rivoluzione.a presto

  51. endan

    il problema sta tutto nella stortura di aver identificato l’irap come una imposta sul reddito con una base imponibile che con il reddito non c’entra niente. gli effetti sui bilanci sono quelli di una tassazione abnorme sull’utile, ma è apparenza: in effetti l’utile andrebbe prima decurtato dell’irap, quindi calcolata l’ires e quindi ottenuto il corretto rapporto tasse / utile. ma nessuno vuole spiegarlo e così si cavalca l’onda del malcontento.

  52. Laura

    @VincenzoS
    Caro Vincenzo, e allora diciamo questa verità, gli imprenditori scialacquoni, e pure bugiardi.
    Bene, e allora per una azienda che con 40.000 euro di perdita lega 24.000 euro di imposte che cosa puoi dire di vero per andare da qualche parte?
    Eh sarà una perdita fasulla, eh sarà che avete speo chissà cosa, eh sarà che teniamo i collaboratori per non lasciarli in mezzo ad una strada…
    Diciamo solo che se ad oggi non abbiamo capito che il 70% di imposte dirette e indirette e l’88 sugli utili sono troppi e non giustificati da alcun servizio al cittadino, estorti a chi lavora a beneficio di chi spreca, siamo davvero sudditi mentali.
    Qualcuno poi mi spieghi come mai il cittadino e l’impresa italiana pagano circa il doppio in tasse della media europea e siamo tra i 4 paesi, Grecia, Bulgaria, Italia, e non mi ricordo chi, che non gode dell’assegno minimo di sussistenza?
    Un cittadino normale si infurierebbe se dovesse pagare l’Imu oltre a tutto il resto dopo che la corte dei conti certifica ogni anno migliaia di miliardi di sprechi… Noi invece parliamo di verità sulle cifre mostruose da pagare, mettendoci le virgole e i puntini.
    “lo schiavo non è colui che ha la catena al piede, ma colui che non riesce nemmeno più ad immaginarsi la libertà , e giustifica il proprio padrone”

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