30
Dic
2019

Consigli di lettura per il 2020 / Seconda parte

La seconda e ultima puntata dei consigli di lettura formulati dal team e dagli amici dell’Istituto Bruno Leoni. Altre sei letture per riflettere sulla libertà nei prossimi dodici mesi: da Bryan Caplan a Mario Vargas Llosa, da Thomas Philippon a Venkatesh Rao, da Johan Norberg a Massimo Nicolazzi.


Bryan Caplan, Open Borders: The Science and Ethics of Immigration (First Second, 2019).
Non posso che consigliare di portarsi nell’anno nuovo una grandissima provocazione: un libro a fumetti su uno dei temi più controversi nel nostro dibattito politico, l’immigrazione. “Open Borders: The Science and Ethics of Immigration”, scritto dal professore di Economia della George Mason University, Bryan Caplan, e vividamente illustrato da Zach Weinersmith, web star autore di Saturday Morning Breakfast Cereal (SMBC), pone una domanda che sembra fuori dal mondo: e se abolendo i confini potessimo non solo sollevare dalla povertà chi ha avuto la sfortuna di nascere dalla parte sbagliata dei confini nazionali, ma anche aumentare la crescita globale? In un celebre paper sul tema, Michael Clemens aveva stimato la perdita di produttività globale dovuta al fatto che i confini non permettono di sfruttare a pieno il capitale umano di tutti gli individui nel mondo: se dalla rimozione delle barriere su beni e capitali possiamo guadagnare qualche punto percentuale di pil mondiale, rimuovendo quelle ben più significative sulla mobilità del lavoro potremmo aumentare la ricchezza del mondo del 50-150 per cento. Questa premessa da sola dovrebbe darci l’incentivo a provare a capire, oltre i pregiudizi e la paura delle idee radicali, se le obiezioni a un tale cambiamento di policy hanno senso. Aumenterà il crimine? I sistemi di welfare possono sostenerlo? Cosa succederà alla cultura dei paesi d’arrivo? Caplan le affronta una per una, con intelligenza e brio, e il supporto intellettuale di autori come John Stuart Mill, John Rawls, Robert Nozick, Richard Posner, Michael Huemer, Immanual Kant e persino Gesù. Il tratto e il gusto della situazione di Weinersmith assicurano che sarà anche una lettura divertente.
– Rosamaria Bitetti, Fellow IBL


Mario Vargas Llosa, Il richiamo della tribù (Einaudi, 2019).
Durante il Novecento – secolo per eccellenza delle grandi ideologie – romanzieri, artisti e intellettuali hanno abbracciato la causa comunista nelle sue diverse varianti. Ancora oggi che il loro dio è fallito, la riverniciatura di quelle idee con tinte ecologiste, benicomuniste, decresciste, produce un certo fascino tra gli “uomini di cultura”. Anche Mario Vargas Llosa ha militato sul fronte marxista, tendenza sartriana. Una fede però che ha cominciato a vacillare alla fine degli anni Sessanta, superati i trent’anni di età: «la scelta del liberalismo fu un percorso soprattutto intellettuale durato diversi anni nel quale mi aiutò molto il fatto di avere abitato in Inghilterra, dove ebbi modo di vivere da vicino gli undici anni del governo di Margaret Thatcher». Una vicinanza alle idee di libertà che non ha assunto solamente un carattere di natura intellettuale, bensì di grande concretezza: candidatosi alla presidenza del proprio paese – il Perù – con un programma radicalmente liberale, Vargas Llosa venne purtroppo sconfitto (anno 1990) al secondo turno da Alberto Fujimori. Il breve excursus della parabola “ideologica” di Vargas Llosa è narrato in apertura di questo suo assai gradevole “Il richiamo della tribù”, presentato in copertina come “L’autobiografia intellettuale e politica del Premio Nobel per la Letteratura”. Fa infatti una certa impressione – proprio per quanto detto in apertura – leggere un Premio Nobel per la Letteratura che illustra con adesione e competenza il pensiero di sette intellettuali appartenenti alla variegata tradizione liberale. Dire che si tratta di un libro ben scritto è forse cosa scontata, colpisce lo stile della scrittura e soprattutto il modo in cui Vargas Llosa racconta i suoi “eroi”: Adam Smith, José Ortega y Gasset, Friedrich von Hayek, Karl Popper, Raymond Aron, Isaiah Berlin e Jean-François Revel. L’autobiografismo (il perché questi pensatori sono così cari all’autore) si mischia alla descrizione della loro vita e a una rapida analisi dei loro principali testi, qua e là viene inserito qualche gustoso aneddoto e vengono fatti richiami all’attualità. In trenta/quaranta pagine ogni ritratto è compiuto. Il libro di Mario Vargas Llosa è probabilmente la lettura perfetta per avvicinare un amico, un parente o un conoscente al liberalismo e ad alcuni dei suoi interpreti.
– Filippo Cavazzoni, Direttore editoriale IBL


Thomas Philippon, The Great Reversal: How America gave up on free markets (Harvard University Press, 2019).
Gli Stati Uniti ci hanno abituati a far parlare di loro come della terra del libero mercato. Così li abbiamo conosciuti, così sono cresciuti, ma è sicuro che così si siano anche mantenuti? Thomas Philippon è un economista di fama internazionale, un ricercatore straordinario che è riuscito a condensare la sua research agenda in un libro densissimo, preciso ma decisamente accessibile. Philippon è un economista “moderno”, nel senso che appartiene a quella generazione di economisti che lascia parlare i dati con rigore metodologico, al netto delle proprie convinzioni personali. Il viaggio di Philippon nell’universo della concorrenza parte da una piccola evidenza aneddotica: come mai i prezzi degli operatori telefonici negli Stati Uniti sono così alti rispetto al resto del mondo? Da qui, le domande (e le risposte, e gli elementi per darle) si susseguono rapidamente: i prezzi alti caratterizzano tutti i settori, o alcuni sono speciali? E com’è successo che il mercato europeo sia diventato “più libero” di quello statunitense? Le concentrazioni di imprese possono essere una buona cosa? Che succederebbe se i colossi come Google, Apple o Facebook venissero improvvisamente messi da parte? Qual è il rapporto tra privacy e concorrenza, e cosa dovrebbe preoccuparci di più? O forse si tratta dello stesso problema visto da due prospettive diverse? E, in ultima analisi, come mai il libero mercato è un oggetto così fragile? Questo libro, illustrando anche chi è e cosa fa un accademico contemporaneo in economia, è un inno alla concorrenza, all’importanza di mantenere i mercati liberi per rendere le persone libere a loro volta, più ricche e con più possibilità.
– Francesco Del Prato, Fellow IBL

Le inchieste sin qui avviate (e in alcuni casi concluse, con esiti roboanti) dalle autorità antitrust di mezzo mondo nei confronti delle grandi imprese del digitale non sono che l’avvisaglia di una tendenza più ampia. Un terremoto si sta apparecchiando nel campo delle politiche della concorrenza, largamente all’insaputa dei profani: e se è certamente lecito che il pubblico si disinteressi delle tenzoni accademiche, è ingenuo credere di poter ignorare l’impatto che la contrapposizione tra rivoluzionarî e conservatori dell’antitrust avrà sulla vita di ognuno. Il nuovo libro di Thomas Philippon (“The Great Reversal: How America Gave Up on Free Markets”) è un’ottima introduzione al dibattito, in grado di conciliare il rigore accademico con un’esposizione accessibile e a tratti godibile (“la concentrazione è come il colesterolo: c’è quella buona e quella cattiva”). Ma non è questo il solo motivo per segnalarlo: il volume di Philippon presenta delle tesi ben definite (che il tasso di concorrenza dell’economia americana sia drasticamente diminuito negli ultimi vent’anni, e che da questa tendenza l’Europa sia, invece, andata immune) ma non è un libro a tesi: è uno studio intellettualmente onesto e documentato che rende conto anche delle opinioni contrarie (seppur talora un po’ sbrigativamente: si veda il trattamento delle critiche all’utilizzo degli indici di concentrazione settoriali). Il libro contiene alcune conclusioni discutibili (per esempio, l’idea che i governi debbano poter sbagliare: nessuno lo nega, ma il punto è in quale direzione) ma ricorda a coloro che credono che l’impalcatura delle politiche della concorrenza necessiti tuttalpiù di modesti aggiustamenti che, per uscire vittoriosi dalla contesa, non potranno limitarsi a difendere il fortino ideologico dagli attacchi dei demagoghi, ma dovranno formulare risposte convincenti alle tesi di studiosi serî e tutt’altro che pregiudizialmente ostili al mercato, come Thomas Philippon.
– Massimiliano Trovato, Research Fellow IBL


Venkatesh Rao, Breaking Smart. Season One: How Software is Eating the World (2008).
Qualche anno fa Marc Andreessen sentenziava: “software will eat the world”. Con il passare del tempo la penetrazione della tecnologia nella nostra vita ed economia non accenna a diminuire e questa previsione non viene rifiutata dalla realtà. Di fronte ai tanti scenari che si aprono per il futuro, l’ingegnere Venkatesh Rao propone di rispondere con l’ingegno. “Breaking Smart” è il titolo di una serie di articoli pubblicati on-line di cui consiglio una lenta e soppesata lettura. Molto consigliata anche l’iscrizione alla newsletter del sito per restare aggiornati sull’evolversi del pensiero dell’autore.
– Emilio Rocca, Fellow IBL


Johan Norberg, Progresso. Dieci motivi per guardare al futuro con fiducia (IBL Libri, 2019).
Il libro che suggerisco per il 2020 è “Progresso” di Johan Norberg. Questo libro lo potremmo definire un “must have”. È forse il primo testo davvero completo in grado di raccontare tutti i miglioramenti di cui la società ha beneficiato grazie allo sviluppo del libero mercato. Norberg utilizza argomentazioni solide e comprensibili a tutti e si oppone alla retorica di nostalgia dei “tempi andati”, che vengono spesso raccontati come migliori rispetto ad oggi. In realtà, come dimostra Norberg, oggi la società è un posto migliore del passato. Gli esempi per ricordare le problematiche del passato sono molti: dalla mancanza di elettricità, agli antibiotici, i vaccini, i problemi legati all’alimentazione, l’acqua potabile, la violenza, i diritti civili violati. Norberg mostra dati, grafici e storie che permettono di comprendere quanto positivo sia il progresso. L’elemento di maggiore interesse, a mio parere, è che non si fa riferimento solo a dati economici, ma anche a miglioramenti che riguardano l’ambiente, i diritti civili, le libertà e, in generale, le condizioni di vita delle persone. “Progresso” è un vero inno al progresso, al futuro e alle conquiste dell’uomo. Mai come oggi la povertà nel mondo si sta riducendo, le condizioni di vita delle persone stanno migliorando progressivamente. Eppure la sensazione di migliaia di persone è che il mondo stia peggiorando. Questo libro ci fornisce prove inconfutabili dell’esatto contrario: si tratta di un’operazione culturale di grande importanza. Un cambiamento che dobbiamo promuovere nella società e, soprattutto, nella comunicazione di dati e di fatti.
– Elisa Serafini, Digital Media Specialist IBL


Massimo Nicolazzi, Elogio del petrolio (Feltrinelli, 2019).
In principio fu la Grande Mamma, da cui discesero – tra gli altri – gorilla, scimpanzé, bonobi e umani. Comincia da qui, molti milioni di anni prima che il primo uomo si interrogasse su come procurarsi il cibo, la cavalcata di Massimo Nicolazzi nella storia dell’energia. “Energia” è anzitutto cibo per soddisfare le esigenze basilari del corpo umano: e poi agricoltura, allevamento, tecnologia, per rispondere a una domanda di significato che ci spingerà dalla Terra alla Luna e oltre. Per arrivare alla transizione energetica – la locuzione con cui oggi indichiamo il processo di decarbonizzazione dell’economia – bisogna capire cos’è l’energia, perché ce ne serve così tanta e come mai è così difficile sostituire le fonti fossili con altre prive di emissioni. Elogio del petrolio è sia un tentativo di raccontare la vicenda umana attraverso l’evoluzione del nostro rapporto con l’energia, sia riflessione politica ed economica sui costi e i benefici della nostra dipendenza dagli idrocarburi, sia infine ragionamento appassionato e razionale sul grande tema del cambio climatico. Anche grazie al suo linguaggio colloquiale, Nicolazzi riesce a condurre il lettore in un lungo viaggio tra le scienze naturali, la teoria dell’evoluzione, la storia economica e la teoria delle esternalità. Per arrivare dove? Come ogni saga che si rispetti, anche questa contiene una rivelazione sconvolgente e si lascia lo spazio per un sequel. La rivelazione è quella in cui il petrolio-Darth Vader dice alla civiltà moderna-Luke Skywalker “io sono tuo padre”. Il sequel: “della transizione – scrive l’autore – è incerto il quando, ma sono certi l’an e il come”. Come la nostra organizzazione sociale è figlia della libertà che ci hanno donato i fossili, così la società del futuro sarà debitrice verso le forme e i vettori attraverso cui alimenteremo i nostri bisogni: “Sapiens l’Africano ha aggiogato il mondo per sopravvivere e moltiplicarsi; e adesso condizione del suo sopravvivere e moltiplicarsi diventa conservare il mondo anziché consumarlo. Vale la pena di spenderci un po’ di ottimismo della volontà”.
– Carlo Stagnaro, Direttore Osservatorio economia digitale IBL

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