Concorrenza in tutto, tranne che nelle cose importanti
Pare che all’Onu anche il Presidente del Consiglio abbia fatto professione di “montismo”, dottrina economica riconducibile a noto professore della Bocconi per cui la concorrenza è il “regolatore” migliore di tutte le cose, fuorché quelle importanti. Si legge infatti sul Corriere:
Nel suo intervento il premier cita due volte Obama, che «con grande slancio ideale ha chiamato tutti noi ad una grande responsabilità per il futuro del mondo». E il futuro del mondo deve avere un approccio multilaterale ai problemi, includere tutti e non escludere nessuno. Condivisione è anche per il Cavaliere la parola chiave. Aggiunge sul futuro dell’economia: «Il nuovo modello di sviluppo dovrà basarsi sul rifiuto del protezionismo e sull’apertura dei mercati, perché i Paesi più poveri possano beneficiare appieno delle opportunità di crescita offerte dal commercio internazionale, a patto che rispettino i diritti umani ». Così come occorrerà «regolare in modo più stringente i futures e abolire i paradisi fiscali».
A chiunque riesca a spiegarmi – in maniera non montiana (il professore bocconiano ci ha provato in un paio di articoli per il Corriere) ovvero logica – il nesso causale fra le due cose, libertà degli scambi e armonizzazione fiscale, giuro di regalare una copia del mio libro preferito, “La cognizione del dolore” di Gadda, il cui titolo sembra parlare del futuro che ci attende.
Ormai Berlusconi e’ alla frutta, non sa piu’ cosa dire…
I suoi parolieri avranno pensato di scrivergli un discorso per compiacere tutti quanti, da Obama a Gheddafi…
..CARO MINGARDI NON NE AZZECCHI UNA CAMBIA MESTIERE!!! VUOI SPIEGARE A BERLUSCONI COSA E’ IL MERCATO….UN BAGNO D’UMILTA’ ‘NA DOCCIA FREDDA E BEL GELATO IN RIVA AL MARE….
I libertari sono i peggiori nemici dei liberali. Se in una fiera di paese uno mette su un banchetto che vende merce rubata, finte pozioni miracolose e non paga le tasse, il mercato che si svoge nella fiera è più libero se i vigli chiudono quel banchetto e portano al gabbio il gestore, non se lo lasciano liberamente operare. Lo stesso vale in grande scala per i paradisi fiscali e i truffatori finaziari globali.
Fabio
Ma ‘ndo stanno i liberali? Non si vedono, non parlano, non esistono.
Se fa delle riforme nella giusta direzione mi accontento.
Io sono per una sanità complentamente privatizzata, ma so che non la vedrò in vita mia, a meno che non salti fuori una tecnologia a basso costo per il Seasteading.
I paradisi fiscali sono paradisi che esistono come reazione all’inferno fiscale di certi paesi. Non serve a nulla aggredirli, perché meno ce ne sono e maggiore è l’interesse per quelli che restano a restarlo e per quelli che non lo sono a diventarlo.
Non è interessante che i paesi ricchi di risorse minerarie sono poveri e quelli che sono paradisi fiscali sono poveri di risorse minerarie? La loro ricchezza è la libertà dall’oppressione fiscale.
Ringrazio Fabio per l’osservazione sulla frode: è giustissimo ricordare che non sono accettabili bancarelle di merce rubata, o contraffatta, in qualsiasi mercato. Non c’è alcuna differenza fra “liberali” e “libertari” sul punto. Gli uni e gli altri, credendo nei diritti di proprietà, ritengono illegittimo scambiare beni sui quali non si vanta un titolo valido. La frode è un grande nemico del mercato, ed è triste (quanto… umano) che sia così difficile contrastarla. Però altra cosa è consentire/ tutelare l’esistenza di un “mercato” (fra virgolette) nel quale stanno anche le istituzioni, in cui vi sono “banchetti” che offrono agli individui di vivere in Paesi a maggiore o minore fiscalità. Non c’è bisogno di essere “libertari” (cioè anarchici, o sostenitori dello Stato minimo) per essere favorevoli alla concorrenza istituzionale. I fautori dei paradisi fiscali citano come loro “santo patrono” un economista come Wilhelm Roepke, cui viene fatta risalire l’ “economia sociale di mercato”, non certo un anarchico. Luigi Einaudi, ben lungi dal solo sembrare un anarchico e tradizionalmente il “faro” dei liberalconservatori nel nostro Paese, ha scritto bellissime pagine in elogio degli “esportatori di capitali” (come “segnalatori” degli errori dei politici). Credo si possa essere favorevoli ai paradisi fiscaliproprio perché “statalisti”, ovvero sostenitori della sovranità, della possibilità per gli Stati di darsi le norme che desiderano.
Per inciso, l’osservazione di Mirco Romanato è preziosa perché ci esorta a tenere sempre in mente un problema non secondario – ovvero il problema del petrolio. Chi ha avuto in sorte risorse naturali che lo avvantaggiano spaventosamente, spesso non sente il bisogno di darsi buone istituzioni, istituzioni che proteggendo la libertà sostengano la crescita. “The curse of natural resources”.
Concordo pienamente con Mingardi, Mirco e Luigi.
Piero mi pare che i liberali qua ci siano e stiano scrivendo ogni giorno, io non so se sei di quelli come Mercator che straparlano credendo nel “leaderismo” berlusconiano d’accatto (clientelar-mediatico), ma la sostanza vera liberale è questa qui, poi essere liberale classico e quindi libertario in quanto liberista non è mica un obbligo o una necessità.
Si può essere anche altro, basta esserne consapevoli.
Noi però ci siamo e siamo ben vivi nel web (in Italia e non solo!); come vedi!.
Il problema è che chi è nel Palazzo (in Italia e in altre parti del mondo, Usa ad esempio) ha il folle terrore di venir contestato o smascherato per ciò che non è o per la sua incoerenza epistemologica o per la sua pericolosità culturale di fondo.
Ecco del perchè l’impossibilità sinora di creare un opposizione liberale libertaria liberista partitica nel nostro Paese, ecco perchè negli Usa si vuole porre il silenziatore su 2 milioni di persone a Washington o a 20 milioni di blogger.
Noi in Italia in quanto dissidenti interni paradossalmente siamo i migliori e coerenti esponenti dell’abolizione dello Stato, in quanto inflessibili giudici del disastro globale statalista proposto da tali illuminati leaders.
Se le soluzioni non funzionano dopo PIU’ di 60 anni di loro messa in opera, forse è tempo di pensare ad altre soluzioni per il nostro Paese.
A soluzioni di libertà, concorrenza, mercato, merito e innovazione, ovvero a tutto ciò che l’oligarchia e lo Stato non sopportano.
“Te saludi Obama d’Arcore!”.
Saluti da LucaF.
Ringrazio Alberto Mingardi per la sua interessante risposta che mi consente di approfondire il mio primo intervento. Un mercato può funzionare se non è alterato da eccessivi elementi distorsivi (pretendere che non ce ne sia nessuno è troppo!). Nei casi dei paradisi fiscali la bassa fiscalità non deriva da scelte virtuose dei governanti di quei paesi, ma da precise scelte politiche dirette a drenare, attraverso la fiscalità favorevole, risorse da altri stati. Tali indirizzi politici si risolvono quindi in veri e propri aiuti di stato, non diversi ontologicamente da quelli praticati dagli stati “normali” a favore di determinati settori economici. Per tale ragione i paradisi fiscali sono elementi di distorsione del mercato alla stessa stregua di una bancarella che vende merce contraffatta. Di ciò si avvede il liberale, che si caratterizza per credere nel diritto fondato sulla razionalità, e non si avvede ovviamente l’anarco-libertario, che rifiuta la legge e, quindi, anche il diritto. Quanto alla citazione di Einaudi, mi pare giusto inserirla nel tempo in cui scriveva, quando il mondo economico era costituito solo dall’Europa e dal Nord America e non era possibile costituire una società di comodo su qualche isoletta caraibica con pochi click sulla tastiera di un pc.
Cordiali saluti.
…OLTRE L’IRONIA BISOGNA RIFIUTARE L’IDEOLOGIA IL MECCANICISMO LA FORMULA MAGICA,L’UTOPIA….LA REALTA’ CAMMINA SULLE GAMBE DEGLI UOMINI E NON DELLE IDEOLOGIE CONTANO PIU’ LE SINGOLE VICENDE DEI DECISORI LE LORO INCLINAZIONI PSICOLOGICHE I LORO TALENTI E LE LORO FORTUNE DEI DIAGRAMMI DI CHICAGO..COMUNQUE,RIMANENDO IN TERRITORIO ANGLOFONO… RINGRAZIAMO IL PRAGMATISMO DEI DECISORI ANGLOSASSONI,PRIMA PER AVER SOTTRATTO ALL’EUROPA IL DOMINIO POLITICO SMANTELLANDO I SISTEMI COLONIALI E COSI’ PER STUPIDA VORACITA’ DANDO LUOGO AL RITORNO DELLA BARBARIE ASIATICA CINESE ED ARABA ISLAMICA ETERNE NEMICHE DEL SOLE OCCIDENTALE…STIAMO MORENDO COME CIVILTA’ E CONTINUIAMO A PARLARE DI LIBERISMO MERCATISMO IMMIGRAZIONE CITTADINANZE ET CETERA….. E QUESTO NATURALMENTE DOPO AVER MESSO NELLE MANI DELLE TEOCRAZIE ISLAMICHE E DEL PARTITO COMUNISTA CINESE I NOSTRI CAPITALI LA NOSTRA LIBERTA’ LA NOSTRA CIVILTA’.SOLO ISRAELE, ISRAELE E’ LA TRINCEA ULTIMA D’EUROPA MENTRE NOI, SPERO DI SBAGLIARMI, SIAMO GIA EURASIA, EURABIA….MA A CHI LO ANDIAMO A SPIEGARE…A GIANFRANCO FINI?? IPSE DIXIT SIAMO ALLA COMICA FINALE!!
Caro Mingardi, lei aveva scritto: “A chiunque riesca a spiegarmi – in maniera non montiana (il professore bocconiano ci ha provato in un paio di articoli per il Corriere) ovvero logica – il nesso causale fra le due cose, libertà degli scambi e armonizzazione fiscale gli regalo …” Mi pare di averle dato una spiegazione (i paradisi fiscali sono contro il mercato perchè sono aiuti di stato) discutibile (come tutto) ma logica. Non voglio nessun regalo, ma mi piacerebbe capire se, al di là dell’immaginabile suo dissenso, la ritiene logica o meno. Altrimenti si ha l’impressione di partecipare a discussioni del tutto inutili in cui conta solo affermare per l’ennesima volta le proprie convinzioni, generalmente pessimistiche sul mondo e sul suo andazzo (chissa perchè su internet il tono, da destra, sinistra e centro è sempre più o meno questo), senza mai mancare una botta a Berlusconi (anche qui indifferentemente da destra, sinistra o centro), senza alcun reale interesse per il confronto. Poi la finisco qui, non tema.
La ringrazio per l’attenzione, ma no, non mi sembra che la sua spiegazione tenga. I liberali (non gli anarchici, che qui veramente non c’entrano nulla: stiamo discutendo del diritto degli Stati ad esigere le imposte che ritengono opportune!) sono compattamente a favore del pluralismo e della concorrenza istituzionale, quindi dell’esistenza dei paradisi fiscali. Il fatto che oggi si siano abbassati i costi delle transazioni (tecnologie, globalizzazione, etc) non significa che l’ “emigrazione” dei capitali non segnali più il “disagio” di operare in un determinato Paese. Il fatto che determinate scelte di politica fiscale siano fatte per “massimizzare” le entrate fiscali di un certo Paese è pacifico – ma del resto la lotta ai paradisi fiscali è fatta per lo stesso motivo, perché non ci sia un drenaggio di entrate fiscali ai danni dei Paesi ad alta fiscalità! Va benissimo assumere ai fini di questa discussione che “lo Stato” (con mille virgolette, perché esistono sempre solo gli individui) sia autointeressato e massimizzatore. Ma non solo gli Stati che non piacciono, anche quelli che piacciono. La cosa importante è vedere come viene tutelato un qualcosa che è auspicabile in una prospettiva liberale (tasse basse) da un certo quadro istituzionale. E’ più facile che gli Stati si “calmierino” in un contesto in cui competono per attrarre contribuenti, o in un contesto in cui si cartellizzano per non farli scappare? Tutto qua. Poi ci sono mille problemi (il riciclaggio, la criminalità, etc), che sono cosa diversa dal libero movimento di capitali.
L’idea di Monti, mi spiace ammetterlo, è più illiberale ma anche più logica dalla sua: lui sostiene che gli Stati debbano cartellizzarsi per non perdere risorse, perché perdendo risorse tenere in piedi i sistemi di welfare diventa ancora più difficile, e tenere in piedi i sistemi di welfare è essenziale (sempre Monti) perché non ci siano contraccolpi di popolo contro la globalizzazione. Quindi, serve armonizzare per poter mantenere condizioni di libero scambio.
PS: questo è uno spazio libero, nel quale tutti possono scrivere e nessuno viene censurato (la “selezione”, o meglio la non-selezione, dei commenti in questa pagina mi sembra lo testimoni molto bene). Tuttavia, per cortesia, non pensiate che si sia “tenuti” a rispondere o a scrivere. La libertà funziona in entrambi i versi: ognuno è libero di leggere e scrivere e variamente considerare ciò che gli pare interessante e meritevole di riflessione. Nessuno di noi ha “diritto” a una quota dell’attenzione di nessun altro: ci si considera e si scambiano opinioni quando si vuole, come si vuole, e se si vuole. E’ uno dei fondamentali principi della buona conversazione. Scusi la fretta.
Solito discorso per accontentare un pò tutti! Comunque in linea col personaggio, che al dire il vero, ha preso voti, in passato, spacciandosi per un liberista (famosa la frase: “Sono la Tchater italiana!!”) ma di fatto i suoi Governi non hanno mai avuto un Ministro…….come Bersani!!
Il patetico tramonto di un uomo ridicolo………………..