I competenti al governo? Sono una necessità dello stato amministrativo voluto da socialisti, comunisti e socialdemocratici.
Questo post di Rocco Todero è stato precedentemente pubblicato su Facebook.
Immaginate per un attimo di potere trattenere le tasse che lo Stato vi sottrae ogni anno per alimentare il servizio scolastico o quello sanitario. Oppure immaginate per un attimo di avere un ticket per potere scegliere fra una molteplicità di operatori privati che erogano i servizi scolastici e sanitari. Potreste scegliere il servizio che riterreste migliore, potreste sanzionare l’incompetenza e il disservizio trasferendo le vostre preferenze e la vostra spesa verso i migliori, verso i più competenti.
Chi non fosse in grado di svolgere il proprio lavoro sarebbe espulso dal mercato e finirebbe presto di procurare danni al prossimo.In una situazione di questo genere la presenza di un Ministro dell’istruzione ignorante e incompetente o di un Ministro della salute del tutto inadeguato vi preoccuperebbe pochissimo. I Capi dei dicasteri, infatti, sarebbero più dei figuranti ai quali sarebbe chiesto di controllare l’applicazione delle linee generali stabilite nella legge e di misurare, al limite, l’efficienza del sistema.
Non dipenderebbe certo dal ministro la capacità di fare giungere per tempo un vaccino, oppure l’efficienza di un sistema scolastico che deve assicurare disciplina e formazione agli studenti.In un sistema liberale di Stato minimo la vera competenza sarebbe richiesta solo per alcuni settori residuali come la difesa, la giustizia e la politica estera; niente altro. Il resto sarebbe affidato ai privati e alla possibilità di premiare e punire i competenti e i somari.
È accaduto, invece, che sul finire dell’800 e l’inizio del ’900 i movimenti operai, popolari e populisti hanno preteso che lo Stato si occupasse via via di compiti sempre più numerosi. Lo Stato è diventato sempre più Stato amministrativo; vale a dire il cittadino ha preteso che lo Stato organizzasse mezzi adeguati per raggiungere fini specifici. Ma la relazione causale mezzo/fine è una relazione causale “tecnica”, richiede, vale a dire, “il saper fare le cose”, il “conoscere il meccanismo che attraverso l’utilizzo di un mezzo consente di raggiungere un fine entro un determinato lasso di tempo.Occorre, in altre parole, la “tecnica”.
Facciamo ancora un esempio: per fare funzionare il servizio scolastico “la politica competente” deve essere in grado di misurare un fabbisogno e soddisfarlo con risorse economiche scarse. Il politico può sognare il migliore dei mondi possibili ma poi serve qualcuno che sappia fare in modo che le cattedre siano tutte coperte dai docenti il 10 settembre di ogni anno.
Per organizzare un sistema efficiente mezzi/fini, nella istruzione, come nella sanità, serve anche un legislatore preparatissimo, un legislatore cioè che quando scrive le regole sappia quali fabbisogni (numeri e dati) soddisfare e quali strumenti e organizzazioni consentono di raggiungere quel soddisfacimento.
Hayek diceva che il collettivismo dei socialisti e dei comunisti ha trasformato la legge in legislazione; la legge è un insieme di regole generali e astratte semplici, prevedibili, su un numero limitatissimo di questioni. La legislazione invece è un insieme di regole “tecniche” con le quali si pretende di utilizzare determinati fini per raggiungere obiettivi predeterminati.
Ebbene, è accaduto, come dicevo, che non solo le masse hanno preteso di aumentare i compiti amministrativi in capo allo Stato, ma hanno anche stoltamente preteso di affidare lo svolgimento di questo maggior numero di compiti a chiunque risultasse vittorioso in una contesa elettorale, semplicemente fondata sulla forza dei numeri e la violenza dell’organizzazione del consenso, e non già a chi ha competenza per soddisfare la relazione mezzo/fini.
La somma degli effetti dello Stato sociale totalitario e della democrazia di massa ha prodotto, pertanto, due effetti: 1) aumento dei compiti di natura tecnica in capo allo Stato; 2) affidamento di questi compiti al primo che passa per strada e che risulti simpatico e attraente in misura sufficiente da rimbecillire milioni di essere umani.
Voglio fare un ultimo esempio: può un ignorante scelto da 30 milioni di elettori guidare processi economici e finanziari che si inseriscono in un contesto già definito all’interno del quale ogni azione provoca una (già conosciuta) reazione? Può un ignorante investito dal popolo stampare moneta, uscire dall’euro, fare debito pubblico senza limite, senza avere consapevolezza delle conseguenze inevitabili (inevitabili perché legate da un nesso causale già conosciuto)?
Non sto dicendo che non si possano battere strade radicalmente diverse; sto dicendo, puoi agire senza avere la minima cognizione di quello che potrebbe accadere in seguito alle tue azioni? In conclusione, il male è sempre lo stesso, da qualche secolo oramai; Stato non più minimo, Stato amministrativo, collettivismo, socialdemocrazia e democrazia di massa.
Non finirà bene.